Roma, maggio 2015
 
Era l’ultima sera a Roma.
La jib si era appena conclusa, l’indomani sarebbero partiti di nuovo per l’America.
Misha era in camera, stava sistemando le ultime cose.
I vestiti piegati male nella valigia, due pacchetti regalo per West e Maison.
Stava sorseggiando due dita di whiskey, seduto sul bordo del letto.
Uno squillo.
Un messaggio.

Jensen.
“Look at this pic”

In allegato una foto di loro due.
Jensen che fa una smorfia mentre cinge con il braccio le spalle di Misha che sorride.

Misha
“You’re so funny.
I’m drinking a bit of whiskey, you wanna enjoy me?”
Inviato.

Due minuti dopo come risposta Jensen si presentò davanti la camera di Misha con una bottiglia di Jack Daniel’s.
Misha un po’ stupito, lo fece accomodare nella sua stanza.
Jensen: “se dobbiamo bere, scelgo io!”
Misha prese un altro bicchiere e ne versò per entrambi una generosa quantità.
Jensen era visibilmente stanco. Misha avrebbe giurato fosse addirittura di malumore.

“A cosa brindiamo?” chiese Misha.
Jensen non ci pensò un attimo. “ A Jared, è un brindisi per lui, perché stia bene”.
I bicchieri si scontrarono, tintinnarono e i due uomini mandarono giù tutto d’un fiato, senza mai distogliere lo sguardo l’uno dall’altro.
“A Jared” aggiunse Misha, posando poi i bicchieri sul tavolino accanto alla bottiglia.
Il volo l’indomani sarebbe stato intorno alle dieci del mattino, la serata era ancora lunga e così decisero di spulciare le foto che gli avevano scattato nei giorni della convention.
Lì seduti sul letto, Misha col computer sulle gambe, Jensen vicino a lui mentre versava un altro po’ di whiskey nei bicchieri.
Jensen: “ le tue espressioni sono impagabili, ma come fai?”
Misha : “anni di duro allenamento, vedi che risultati però?”
Jensen scoppiò in una risata fragorosa, una delle sue tipiche risate dove spalanca la bocca e butta la testa all’indietro.
Misha lo guardava incantato.
“Grazie” disse poi Jensen, “mezz’ora con te e mi sento davvero meglio”
Posò una mano sulla gamba di Misha, che prontamente la coprì con la sua di mano.

Silenzio.
Sguardi.

Misha spostò la mano sulla guancia di Jensen.
Una carezza.
Misha sfiorava la barba di Jensen disegnando con il pollice dei piccoli cerchi.
Jensen chiuse gli occhi, Misha si avvicinò, posando l’altra mano sul viso dell’uomo.
Lì su quel letto, con il volto di Jensen tra le mani, Misha non ci pensò un attimo e posò le sue labbra su quelle dell’amico.
Jensen non si ritrasse e accolse quelle labbra tra le sue.
Un bacio.
Due, tre.

Misha di colpo incredulo si staccò da quel bacio, ma Jensen non gli diede neanche il tempo di formulare un pensiero.
“Please, Kiss me, don’t think”.

Le lingue in una danza vorticosa.
Bocca contro bocca.
Misha si ritrovò disteso su Jensen.
La bocca sul collo, le mani pronte a sbottonargli la camicia.
Un bacio sui capezzoli e poi giù.
Lo sterno, lo stomaco, jeans sbottonati.
Jensen eccitato.
La fronte imperlata di sudore.
Misha con la bocca abbassò l’elastico degli slip di Jensen che già ansimava.
Leccò sapientemente l’asta dalla base, per poi fare scomparire il membro nella sua bocca.
Jensen col volto arrossato dall’eccitazione, poggiò le mani sulla testa di Misha, tirandogli un po’ la chioma nera  dell’uomo.
“Misha, don’t…
…oh yeah,
don’t…
…stop it”

Quella notte fecero l’amore.
La passione.
La fusione di due corpi in una cosa sola.

Stanchi poi si addormentarono.


***

“I hope you will understand this was a mistake, I regret nothing, but it will never happen again.
Sorry Mishka.
Jensen”

Erano le cinque del mattino e di certo quel biglietto non fu il miglior buongiorno per Misha.