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Autore: __Echo__    25/09/2015    3 recensioni
Il suo sguardo vagò per la sala, finché non incontrò i suoi occhi. Quegli stessi occhi cobalto per i quali era scappata. Era riuscita a non pensare a lui, ad allontanarsi da ciò che aveva provato. Eppure ora, difronte al principe della Luna, sembrava che ogni suo sforzo fosse stato inutile.
Non sarebbe mai dovuta scappare dai suoi sentimenti, ne era finalmente consapevole. Come era altrettanto consapevole di dover chiarire le cose.
Ora o mai più.
[Bluemoon]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Mirlo, Rein, Shade, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sua camera non le era mai sembrata più soffocante. Seduta di fronte alla finestra, Rein guardava le gocce di pioggia scivolare sul vetro. Le nuvole grigie avevano coperto il Sole già da parecchie ore. Mai avrebbe immaginato quanto quel colore, che aveva sempre creduto di odiare, potesse rappresentare il suo umore.
Si sentiva così codarda, così... stupida.
Aveva preferito mentire a sua sorella, buttando giù una scusa a dir poco pessima, pur di non uscire e passare in compagnia quel venerdì di pioggia.
Eppure lei non era così. Non lo era mai stato, e mai avrebbe voluto, o dovuto, diventarlo. Odiava essere pessimista, affranta e triste. Aveva vissuto tutti quegli anni sorridendo alla gente e aiutando chi aveva perso l'ottimismo.
E, ora, cos'era successo? Ma lei lo sapeva. Sapeva cos'era accaduto, e suo malgrado, dovette ammettere che la colpa non era altro che sua. Era colpa sua se aveva sempre rifiutato le avances del principe della Luna; era colpa sua se era stata accecata dalle gentilezze del principe Bright, non accorgendosi delle persone meravigliose che la circondavano ogni giorno; era solo colpa sua se aveva capito troppo tardi di chi si era davvero innamorata.
La ragazza dai lunghi capelli turchini seguì con lo sguardo la gocciolina che correva sul vetro. Quella stessa piccola goccia di pioggia che ora si era unita ad un'altra, diventando più grande.
Un rumore di passi le fece distogliere lo sguardo. Sapeva di chi si trattasse, e sapeva altrettanto bene che lui non avrebbe voluto vederla così debole. Avrebbe riconosciuto quel passo felpato e sicuro tra mille.
La porta si aprì con quell'ormai familiare cigolio inquietante. Sorrise ripensando a quando, da piccola, doveva dormire con la sorella perché non aveva mai sopportato vederla impaurita, rannicchiata su sé stessa, scossa da violenti tremiti, tutto a causa di quel cigolio da brivido.
- Rein...
La ragazza si alzò dalla sedia sulla quale era seduta. Cercò di sistemarsi alcune ciocche di capelli dietro alle orecchie, giusto per sembrare un po' meno disperata di quel che già era. Ma sapeva già in partenza che lui avrebbe capito. E l'avrebbe sgridata.
Era poco ma sicuro.
- Ciao, Bright - lo salutò la turchina. Non rimase per nulla sorpresa quando il biondo incrociò le braccia al petto e le lanciò uno sguardo severo, ma allo stesso tempo carico di preoccupazione.
Un tempo aveva avuto una cotta per il principe del regno dei Gioielli, ma solo dopo essere cresciuta e aver messo le cose in chiaro con sé stessa, aveva capito che la loro non era altro che una bellissima amicizia. E Rein ne aveva avuto la prova più di una volta. Bastava pensare a tutti quei pomeriggi, durante i quali il giovane preferiva restare insieme a lei, piuttosto che uscire e divertirsi con gli altri reali.
Ormai, Bright per lei era indispensabile. Era la cosa più vicina ad un fratello che potesse mai immaginare.
Nei periodi più bui della sua vita lui c'era. Aveva rappresentato una roccia a cui aggrapparsi, una luce in un tunnel tetro. L'aveva salvata. E lei sapeva di poter contare sempre su di lui.
- Dovresti smetterla di trascurarti in questo modo, Rein - disse Bright prima di aprire le braccia in un invito silenzioso.
Rein non aspettò oltre. Abbracciò il biondo con una tale forza che, per un attimo, temette di avergli potuto far male. Strinse sempre più forte la presa, sorridendo per la prima volta dopo tempo. Gli abbracci di Bright era i migliori che lei potesse mai desiderare. Caldi e pieni di affetto sincero. Le piaceva il modo in cui le accarezzava i capelli o la schiena.
- Ti va di passare un po' di tempo con i tuoi migliori amici? - propose.
Rein si staccò riluttante, guardando il biondo con uno sguardo confuso. Lui non smetteva di sorridere, aumentando la confusione della ragazza.
E, solo dopo aver sbirciato alle spalle di Bright, capì a cosa si riferisse. In un attimo un ampio sorriso le nacque in volto, mentre si ritrovò tra due paia di braccia che conosceva come le proprie.
Mirlo e Lione la strinsero forte, come se avessero paura di non poterla vedere più.
- Cosa ci fate qui?
La bruna storse il naso, mentre una luce divertita le illuminò i grandi occhi ametista. - Cosa c'è, non ci vuoi più? - disse facendo finta di essere offesa.
- Sai benissimo che voi siete molto più di quello che ho sempre voluto.
In un attimo gli occhi di Rein si velarono di lacrime, ma stavolta di commozione.
- Siamo venute a consolare la nostra inconsolabile amica. E... - iniziò Lione - e a proporti una cosa.
- Di che si tratta?
Mirlo sorrise - Una vacanza.
- Una vacanza?
Bright le avvolse un braccio intorno alle spalle, mentre si schiarì la voce con un colpo di tosse. Evidentemente sapeva che la turchese sarebbe esplosa da un momento all'altro.
- Se ci pensi bene, non è una cattivissima idea - disse lui - In questo periodo sei molto più distante del solito, Rein. Non dico che dovresti levarti Shade dalla testa, perché è impossibile e lo sappiamo entrambi. Ma sono sicuro che non pensarci per un po' potrà solo farti bene.
Rein annuì poco convinta. Fece scorrere lo sguardo sui volti dei suoi amici. E, capì tutto quello che avevano fatto per lei. Non si erano limitati a starle accanto nei momenti peggiori, il che era già tanto, ma avevano creduto davvero in lei, in un miglioramento da parte sua. E non avevano mai smesso.
Leggeva stima nei loro occhi. E, l'ultima cosa che avrebbe voluto era riempire quegli stessi occhi di delusione, una delusione che di sicuro non avrebbe voluto recargli lei.
Sorrise come faceva un tempo, con i denti bianchi perfettamente scoperti e una luce che da troppo non tornava a illuminarle gli occhi.
E si sentì di nuovo sé stessa. Lei era Rein, la coraggiosa principessa del Sole che aveva salvato Wonder.
Aveva superato di peggio insieme alla gemella. E anche se stavolta era diverso, poteva riuscire a superare un altro ostacolo. Perché non era sola, non lo era mai davvero stata, e mai avrebbe potuto esserlo se con lei ci sarebbero stati Bright, Lione e Mirlo.
- E vacanza sia! - disse incrociando lo sguardo cremisi e impaziente del biondo.
No, ripeté, non l'avrebbe delusi.

Rein sospirò di fronte alla porta. Appoggiò la fronte sul legno, chiedendosi ancora come avrebbe spiegato ai propri genitori la sua imminente quanto inaspettata decisione di voler fare una vacanza. Contare fino a tre non era servito a molto. Dopo il due, la ragazza ricominciava da capo, indecisa sulle parole che avrebbe dovuto usare.
  Alla fine raccolse quel briciolo di coraggio che le era rimasto, e bussò. La sua mano arrivò alla maniglia, che aprì con fare tremante.
Dentro la stanza trovò la madre intenta a suonare il lungo pianoforte a coda, mentre il padre leggeva interessato un libro. Tutto come previsto, pensò.
Rein entrò nella stanza, la quale era avvolta da un'atmosfera che solo la melodia di un pianoforte suonato con maestria poteva dare. Rein riconobbe le canzoni che da piccola si dilettava a suonare.
- Rein, cara, cosa succede? - chiese Elza alzando lo sguardo dalla tastiera. Ogni volta che vedeva la madre suonare, facendo scivolare le dita su un tasto a un altro con una velocità e una delicatezza incredibile, si sentiva incredibilmente fiera di aver imparato da lei.
Rein si avvicinò alla donna, e quando questa si fece un po' più in là per far posto alla figlia sullo sgabello, lei si sedette al suo fianco.
Senza neanche accorgersene, le sue dita finirono sui tasti bianchi, iniziando a suonare una nuova versione a quattro mani di una delle tante melodie che aveva imparato con il tempo.
- Devo parlarvi - disse.
Touluse alzò gli occhi dalle pagine ingiallite del libro e, dopo aver scrutato la figlia con sguardo indagatore, chiuse il tomo che aveva tra le mani e si avvicinò al pianoforte.
Elsa continuava a suonare con la turchese, mentre la stanza veniva riempita dal suono dei sincopati e dagli accordi a seconda di ciò che illustrava lo spartito.
Ben presto, il brano a quattro mani, improvvisato poco prima, divenne una normale melodia a due mani. Elsa, infatti, aveva smesso di suonare, lasciando spazio a Rein.
- Ho deciso di partire - disse sovrastando il suono della musica - sulla Terra.
Touluse scosse la testa, contrariato - Se è per una vacanza potrà anche andare bene, ma non puoi andare da sola. Almeno porta Fine con te.
- No! - sbottò all'improvviso - Non per qualcosa, ma ultimamente ho bisogno di stare un po' da sola per schiarirmi le idee.
Rein guardò gli occhi azzurri del padre così simili ai suoi. Quegli stessi occhi che le avevano espresso molte volte comprensione, consenso, coraggio, fierezza e amore. Eppure vi poté leggere anche la sua stessa testardaggine.
Elsa sorrise comprensiva. Poggiò una mano sulla spalla del marito. Rein sapeva di poter contare su di lei. Elsa l'aveva vista piangere e l'aveva consolata innumerevoli volte, lasciandole però il suo spazio. E dire che Rein le era grata era un eufemismo.
- Sai, caro, penso che questa possa essere una grande opportunità. Potrebbe diventare più responsabile, il che non può che farle bene - disse infine Elsa facendo l'occhiolino alla figlia.
Touluse parve pensarci su', ma Rein capì dallo sguardo che era già stato convinto.
- E sia - sorrise - Ma non sparire dalla circolazione, capito?

Guardò per l'ultima volta il suo armadio vuoto, chiedendosi se fosse il caso di rimettere a posto alcuni vestiti.
Il vento, entrato dalla finestra aperta, le scompigliò i capelli, facendoli finire sul viso. Rabbrividì. Forse non era stato il caso di indossare quei pantaloncini e quella canotta, ma per quanto potesse essere maturata negli anni, la sua mania per la moda era rimasta invariata.
Si avvicinò alle enormi valigie che giacevano per terra. E in quel momento si accorse di averle riempite forse un po' troppo.
Cercò di sollevarne una, rischiando di  cadere per terra come un sacco di patate.
- Non credi che siano un po' troppo pesanti? - chiese una voce divertita.
Rein sorrise, dando le spalle al ragazzo. - Per niente, Bright.
- La prossima volta, verrò io a farti le valigie.
- No, grazie.
Bright le  si avvicinò, porgendole una mano - Su, dammi la più pesante.
Rein sorrise, porgendogli la valigia cremisi che aveva tra le mani.
- Lo sai che ti adoro?
Il ragazzo sorrise, alzando una mano e le scompigliò i capelli, per l'ennesima volta.
- Fin troppo, ma non mi basta più la tua adorazione - disse facendo il falso offeso.
- Allora dimmi dove vuoi la statua. Verrò io stessa a costruirla.
Bright si bloccò di colpo - Ho cambiato idea.
Rein gonfiò le guance con fare infantile, facendo scoppiare a ridere il biondo. - Guarda che sono migliorata dall'ultima volta!
- Ti credo sulla parola.

Il tragitto durò abbastanza, ma ora, di fronte a tutti i suoi amici, il tempo sembrava essere volato. Fece vagare lo sguardo su tutti i volti dei presenti. Dalle due familiari trecce rosse di Fine, ai numerosi monili al collo di Altezza. C'erano persino Milky e Narlo. Entrambi erano cresciuti molto in fretta e il loro legame si era davvero rafforzato. Adesso erano due bambini di sette anni, ma con una maturità simile a quella di due quindicenne.
Furono proprio loro, mano nella mano, ad avvicinarsi per primi a Rein. Portavano tra le mani un tulipano rosa, il suo fiore preferito.
- Ciao, ciao Rein - dissero in coro.
La ragazza si aprì in un ampio sorriso. Si abbassò alla loro altezza, abbracciandoli di scatto. Avrebbe voluto sommergerli di baci e carezze, ma il tempo era sempre di meno, e non avrebbe più potuto salutare tutti gli altri.
Prese il fiore tra le mani, mentre osservava i due bambini correre via.
Quando si alzò, nel suo campo visivo entrarono la chioma crespa e bionda. Altezza le porse la mano, mentre Sophie, dietro di lei le sorrideva. - Buon viaggio - disse.
Rein strinse la mano della bionda, mentre rispose a Sophie con un sorriso. Guardandole meglio, chiunque poteva capire il forte legame che le univa. Quelle due erano la prova vivente che l'amicizia legava due persone completamente diverse, senza però rendere più sottile quel legame che le univa. Rein era sicura che le sarebbero mancati gli esileranti battibecchi tra le due.
- Ehi, Rein - disse Mirlo dietro di lei, facendola voltare. Sia la castana che Lione avevano le lacrime agli occhi. Aprirono le  braccia, e in un attimo, entrambe si ritrovarono strette nell'abbraccio di Rein. - Scrivici, ok?
La turchese annuì decisa. Mirlo si allontanò, mentre Lione le mimò con le labbra un " è ora ".  Rein sospirò, sapendo perfettamente a cosa si riferisse. Contò fino a tre, quando gli occhi cobalto di Shade incrociarono i suoi. Successe tutto in  un attimo. Il respiro le mancò, le labbra iniziarono a tremarle, gli occhi si velarono di lacrime e un lieve rossore le colorò le guance.
Gli occhi di Shade sapevano leggerla dentro. Ogni volta che la guardava, Rein si sentiva troppo esposta, debole.
- Stai bene? - chiese solo.
La ragazza sussultò. Per un attimo temette che Shade avesse capito tutto, ma poi si ricredette. Per quanto lui potesse leggerle l'anima, era troppo ottuso e cocciuto per comprendere la verità dei fatti.
- Addio, Shade - sussurrò, consapevole di essere stata sentita dal cobalto. Shade, infatti, aggrottò le sopracciglia, guardandola con fare preoccupato. Cercò di avvicinarsi alla ragazza, ma le braccia di Bright glielo impedirono.
- Ora tocca a me - disse il biondo, abbracciando la turchese più forte che poté. Rein si aggrappò alla schiena dell'amico, stringendolo con forza sempre maggiore.
- Sai, tra tutti sarai quello che mi mancherà di più.
Bright si avvicinò al suo orecchio  - Io tifo per voi, ricordalo.
Rein annuì. Aveva sempre contato sull'appoggio del ragazzo. Per lei era importante il suo parere, forse anche più del proprio. Si strinse più forte al biondo, prima che la presa si allentasse e un altro paio di braccia, più esili, la travolsero in pieno.
- Sorellina! - urlò Fine. 
Rein la guardò meglio. I capelli rossi erano stati tagliati, e seppur legati in quei due buffi codini, la sua aria infantile era sparita del tutto. Gli occhi cremisi, molto simili a quelli di Bright, esprimevano una maturità che nemmeno lei poteva vantare di avere. Fine era cresciuta. I ruoli si erano invertiti.
- Torna a sorridere - le sussurrò poi.
Rein sgranò gli occhi. Fine si era accorta del cambiamento della sorella, e ora che la stringeva forte, la turchese comprese tutto l'appoggio che in quel momento le stava dando. Le era grata, questo sì, eppure non riusciva ancora a guardarla negli occhi come faceva prima. Adesso la stava abbracciando e la stava incoraggiando, ma quando Rein era caduta nel buio, lasciandosi completamente andare ai suoi demoni interiori, lei non c'era stata. Fine, la sua gemella non c'era.
Le voleva bene, l'amava come solo due gemelle potevano amarsi, e l'avrebbe perdonata. Ma non in quel momento. E, ancora una volta, si rese conto di quanto quella vacanza potesse aiutarla. Doveva staccare la spina, allontanarsi il più possibile. Tornare sé stessa. E solo dopo sarebbe tornata a Wonder.
- Ci vediamo, Fine.
Si voltò quando una voce metallica chiamò il suo treno. Si girò per l'ultima volta, studiando gli sguardi sui volti dei suoi amici. Sorrise prima di entrare nel vagone.

Sarebbe tornata quella di una volta. Non li avrebbe delusi.


_______________

Ok, credo che debba spiegarvi un po' di cose.
Avevo pubblicato questa storia già qualche mese fa, su un altro account. Purtroppo, ho dimenticato la password - e scoperto che la mia memoria fa schifo!
E, visto che era la stessa password dell'e-mail ho dovuto dire bye bye al vecchio profilo. 
Ma non potevo lasciare la storia incompiuta, non l'avrei mai fatto. Così ho creato questo nuovo account. 
Quindi eccomi qua - di nuovo - per riproporvi la storia. 
Detto questo... spero di poter aggiornare più spesso.
Un bacio a chi decidesse di seguire la storia. 
                                                                                                 
                                                                                                            -Echo.

 
   
 
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