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Autore: Helena_27    25/09/2015    0 recensioni
I once was lost but I swear I'm fine
There are two reasons why we don’t trust people.First - we don’t know them.Second - we know them.
Ci sono due motivi per cui non crediamo alla gente. Primo- non li conosciamo. Secondo- li conosciamo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mi faccio chiamare Helena, un nome come tanti. il primo che ho visto dopo essermi svegliata vicino ad una lapide, con su incisa la frase "i once was lost but I swear i'm fine".

Al tempo mi misi a ridere all'assurdità di quella frase. non ho mai saputo chi fosse quella donna. non ho neanche badato alla sua età, ho solo deciso di punto in bianco che quel nome doveva appartenermi come anche la frase incisa sulla lapide. Il nome però aveva un qualcosa di melodioso e affascinante ed era in netto contrasto con il mio aspetto: comunissima pelle pallida, occhi di un marrone spento circondati da occhiaie violacee e matita nera e occhiali per nascondere quel mostro che sentivo di essere. Avevo una corporatura piuttosto esile per la mia altrezza e capelli ricci di un marrone simile a quello dei miei occhi.

Ero un essere con aspetto umano, una persona all'apparenza con i piedi per terra ma la testa era sempre altrove, impegnata a cercare di rispondere a domande esistenziali, ma sopratutto ai tanti perchè che mi torturavano senza ricevere risposta.

le apparenze ingannano sempre. ma il genere umano sembrava non averlo ancora concepito.

Per adeguarmi a quella che loro chiamavano società, ogni mattina mi svegliavo presto quando la città era ancora addormentata, contemplando la bellezza del silenzio misto al rumore assordante dei miei pensieri. Non ero in grado di resistere al rumore, diventava insostenibile per me insieme a tutti gli altri suoni.

Dopo un'attenta analisi del panorama circondante, che si stava deteriorando a causa dell'egoismo del genere umano; mettevo una maschera che alterava la mia faccia, rendendola non irriconoscibile ma diversa, meno mia, piu adatta a ciò che dovevo dimostrare di essere. Nessuno sapeva il mio vero nome, ma tutti inconsciamente usavano quello della lapide, quella bellissima lapide che mostrava la mia rinascita

Strane figure popolavano le mie giornate, ma sopratutto le mie notti. Erano figure oscure, malvagie, mi insegnavano come distruggere, come annientare, come vendicarmi, come ferire, ma nessuna di loro mi insegnava come riparare, come guarire, come sistemare. Nessuna. Mi urlavano solo che le persone non mi avrebbero mai capito, che non sei mai stata parte integrante del loro mondo. Sarei sempre stata un roito, un'asociale incapace di adeguarsi.

Che qualcuno mi dia quello di cui ho bisogno! qualcuno mi dia una ragione per credere! qualcuno mi salvi da me stessa e da quello che sto diventando!

non volevo essere cattiva, non volevo fare del male. ma il mio subinconscio mi ordinava di farlo, mi ordinava di infliggere agli altri ciò che loro avevano inflitto a me.

Molte volte mi abbandonavo alle lacrime in ginocchio, sempre con quegli occhi spenti che prendevanola luce e la inghiottivano, mai sazi.

Non sono mai riuscita a capire e a trovare da dove provengo, quindi devo farcela da sola in qualche modo, con le mie sole forze, devo prendere tutto il mio dolore e affrontarlo, sola, come sono sempre stata.

C'è un solo problema: devo annientare le voci prima che loro annientino me.

Qualcuno se n'è mai accorto? a qualcuno è mai importato?

Molto spesso mi chiedo se affrontando le mie paure, alla fine io possa vedere un cielo limpido, per quello che veramente è. Non ricordo piu neanche le città che un tempo conoscevo e attraversavo, dove la gente ti degnava di sorrisi ingiustificati. Qui invece nessuno se ne fregava se perdevi te stesso. io stavo perdendo me stessa? molto probabile, quasi certo. Ero un fantasma visibile al sole, ma che scompariva mimetizzandosi nella neve.

A volte mi capita di urlare internamente: cavolo voglio andare a casa, voglio ritornare me stessa! ma ironicamente io ero a casa. ero a casa... ma la mia vera casa dove era? dove ero rimasta io? chi stavo diventando? tutto era cominciato cosi bene e ora stavo odiando come si stava svolgendo. per caso stavo diventando una bestia senza cuore? no, potevo sentire il mio cuore battere, ad un suono costante, quasi noioso, ma confortante. Purtroppo stavo solo sopravvivendo, sopravvivendo alla pesantezza del mio corpo, alle voci insistenti, alla mia mancanza di volontà quasi penosa.

Ero caduta dalla luce delle stelle al freddo cemento del pavimento, dal guidare al conseguimento dei miei sogni dietro alla luce del sole al restare distesa sul terreno bagnato e umidiccio pieno di lacrime, dal vedere le malattie e restarne lontana all'essere un paziente costante alla ricerca di pillole, ma nessuno poteva sapere e sapeva cosa veramente ero. Neanche io.

Una cosa di cui ero sicura era che dalla terra,un giorno sarei finita a 3 metri e mezzo sottoterra. Non sapevo se prenderla come consolazione o disperarmi.

Speravo che le voci nel tempo scomparissero. Come fanno tutti del resto, no?

Eravamo solo un insieme di nomi, testimoni di un mondo che le nuove generazioni colgono solo di striscio, nomi anonimi, insensibili che trasmettono solo una frase e una data.

Poca gente riusciva a staccarsi dalla normalità, a rendere se stessa quel qualcuno che tutti ambivano, ma che nessuno si impegnava ad essere.

  
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