Si sente solo il cuore, di sottofondo. Un tintinnio di argenti, un urlo strozzato in un semplice inganno. Aria che entra, aria che esce; una mano tremante, un desiderio che cresce. Manchi tu. Sei lontano, eppur vicino. Sei la luce del crepuscolo, un rotolar di stelle fino al mattino. Sei la terra ferma dopo una tempesta tropicale, un inesauribile alito di vita che disseta le labbra in un girone infernale. Sei una mappa oscena di crateri viola, il caldo vento di Scirocco che riscalda quattro fottute, gelida mura. Sei la fine ed il suo inizio, un cavaliere errante; il coraggio di essere vivi, la risposta esatta ad eterne domande. Manchi. Incessantemente. E tutto ciò che sorge si scolora, aggrappato sangue ed ossa al profilo dolce del tuo viso, senza paura. Mi sento inerme, precaria. Inconsolabile. Triste, euforica, spensierata. Incontrollabile. Stuzzicata dai capricci, con l’acqua alla gola, inseguo testarda la catena dei respiri incastrati fra le umide, sporche lenzuola. E voglio i tuoi palmi, instancabili viaggiatori, le tue piccole dita oscillanti che traboccano avide dei miei umori. Desidero cieca i tuoi occhi, infuocati dardi, quell’impetuoso sfregare lascivo che incatena la mia anima ai tuoi sguardi. Ma si sente solo il cuore, di sottofondo. Una voce innocente e sincera, la speranza di un futuro migliore. Di una nuova vita. Una vera.