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Autore: Elsa Maria    26/09/2015    3 recensioni
“Abbiamo scommesso.” Disse Kili.
“Volevamo vedere se riusciva a strapparti un bacio.” Spiegò Fili.
“E abbiamo vinto.” Concluse l’altro, ridacchiando.
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One shot basata sul film.
Buona lettura!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questioni d'orgoglio
 

Sedevano tutti intorno al fuoco. Chi ancora sveglio, chi già sotto il mantello a riposare, stanco da quel lungo viaggio portato avanti ormai da quattro mesi e per uno di loro erano quattro mesi lontano da casa, alla quale sempre tornava con la mente, ripensando alla sua poltrona, ai suoi libri e alla fumante tazza di tè che accompagnava i pomeriggi più tranquilli -anche se ormai di erbe per farne ce ne erano rimaste ben poche data l’ultima visita ricevuta.
Almeno una volta al giorno si pentiva di non essere lì e il desiderio di tornare indietro era parecchio forte, ma, purtroppo, ancor di più lo era quello di procedere; l’aveva sempre pensato che la sua curiosità un giorno gli si sarebbe ritorta contro.
Si perse per un secondo di nuovo in quei pensieri: il tempo trascorso, la casa, il ritorno (se ci sarebbe stato), il desiderio che tutto sarebbe andato liscio e che prima o poi la compagnia di 13 nani sarebbe tornata a casa sua, senza nessuno in meno, con un invito -magari. Lo sguardo era perso a guardare il fuoco consumare la legna, scoppiettare e bruciare, consumare e carbonizzare. Il respiro si fece poco più pesante dopo averlo trattenuto. Subito alla mente gli tornarono le parole di Bofur e la dettagliata descrizione di come Smaug amasse uccidere le sue vittime, non che da un drago ci si potesse aspettare altro di finire bruciati vivi.
A distrarlo fu un certo confabulare; si voltò. Fili e Kili parlavano lanciandogli di tanto in tanto un’occhiata. Si erano accorti che l’aveva notati, ma a loro sembrò interessare ben poco, sghignazzarono persino dandogli l’idea che sperassero di ricevere le sue attenzioni. Poi d’un tratto seri, diedero persino un colpo di tosse, ricevendo null’altro che uno sguardo stranito da lui. Qualcosa non andava ed era ovvio, se non limpido.
O forse, era uno scherzo: fingevano di parlar di lui quando invece si raccontavano di chi dei due assomigliasse più a Thorin, non credendo positivo assomigliare a quel nano. Re, principe, o qualunque titolo preciso avesse non era che il più testardo fra tutti, testardo, taciturno e a suo parere persino permaloso. Sospirò piano. C’era però d’ammettere che, obiettivamente, era un bel nano, quella qualità non gliel’avrebbe negata.
Ecco, Thorin era uno fra i pensieri fissi di Bilbo come la casa e le cose a cui non voleva ripensare troppo calde e macabre a suo parere. Ebbe un brivido, per la paura. Si guardò poi attorno notando che proprio quel nano non c’era e ora anche Fili e Kili erano scomparsi da sotto il suo naso… Poteva essere a tal punto distratto?
Si alzò con uno scatto, iniziando a ragionare su dove fossero. Ascoltò la foresta, ma nulla se non il vento che muoveva le foglie e il ronfare di Bombur. Sospirò di nuovo, come se lo facesse poco. Decise di addentrarsi nella foresta con il proposito di allontanarsi poco, giusto il necessario per vedere se fossero nei dintorni.
Non poco lontano da dove si erano accampati c’era un altro piazzale circondato dagli arbusti, solo erba, nessuna ombra di fiori, giusto qualche fungo velenoso attaccato alla corteccia degli alberi. Sentì finalmente delle voci e prima che se ne accorgesse si ritrovò Thorin in tutta la sua fierezza fermo a guardare le stelle, assorto in chissà quale pensiero o ricordo. Vedendolo solo, però, fece per andarsene, ritenendolo più saggio, ma…
“Mastro Baggins.” Detestava quando pronunciava con quella voce autoritaria il suo nome, sembrava volesse sgridarlo di chissà cosa. Si voltò con la testa, guardandolo: gelido. Un nuovo brivido, di nuovo paura.
“Sì?” Chiese celando quel suo sentimento, mostrandosi più sicuro.
“Proteste avvicinarvi qui, un secondo.” Lo invitò con un movimento del dito, accanto a sé. Un’altro avvenimento strano, tanto da guardarsi attorno, magari esistesse un altro Baggins.
Non si fece attendere e lo affiancò guardando in alto.
“Le piacciono le stelle?” Una domanda che mai avrebbe aspettato da Thorin, una domanda che neanche sembrava sua.
“Ammetto che amo vederle le notti d’estate.”
“Solo l’estate?”
“L’inverno fa troppo freddo e le coperte sono ben migliori che il prato.” Disse con un mezzo sorrisetto, ancora preoccupato per quello che gli sarebbe stato richiesto -perché Thorin voleva chiedergli qualcosa.
Il Re sotto la montagna si voltò a guardarlo, sembrava totalmente disinteressato al discorso e soprattutto forzato a fare qualcosa; che si sbagliasse?
“Mastro Baggins, devo rivelarle che…” Iniziò a quel modo prendendogli il volto con una mano, accarezzandolo. “… Ha un fascino tutto suo.” Gli mormora procurandogli nient’altro che l’espressione più sorpresa, e allo stesso tempo buffa, che avesse mai fatto.
“Thorin, io non credo che…” Balbettò prima, deglutendo infine non riuscendo a far uscire le parole dalla gola.
Doveva mettere in chiaro quel momento e non pensare all’imbarazzo che gli tingeva le gote. Gli venne poi da pensare una folle ipotesi: che tutto quell’astio nei suoi confronti non fosse altro che attrazione? Quel continuo sminuirlo, non fidarsi, era una forma contorta d'attrazione? O almeno a queste conclusioni lo stava portando quell'improvviso atteggiamento. 
“Non crede cosa?”
“Sia idoneo.”
“Davvero? Quindi lei mi rifiuta.”
“Oh, no, certo che no… Anzi, sì, volevo dire…” La situazione stava precipitando, gli sfuggiva dalle dita, per quanto di fatto mai l’avesse avuta in pugno. Si perse un attimo negli occhi di Thorin, azzurri e freddi quanto lui, o almeno quanto il Thorin di quel pomeriggio, di dieci minuti prima.
Ci fu un attimo di silenzio, un intenso attimo di silenzio, che ne valse cento di attimi, almeno per lui che si ritrovava schiacciato dall’imponenza del nano; poi ebbe come l’impressione che si stesse avvicinando. Si chinava verso le sue labbra, convinto notando che non si ribellasse, non sembrava avvertire quel leggero tremolio delle sue gambe quando… Si ritrovò a terra spinto da Thorin stesso. Ringhiava mentre con la mano, che poco prima lo teneva, si copriva il volto.
“Abbiamo vinto!” Esordì una voce allegra, seguita subito da un battito di mani. Erano i due nipoti del Re che si davano il cinque, vittoriosi; ma di cosa?
Arrivarono l’uno circondando le spalle dell’altro gongolandosi un po’ dello zio che non osava muoversi dalla posizione assunta poco prima.
“Cosa…”
“Abbiamo scommesso.” Disse Kili.
“Volevamo vedere se riusciva a strapparti un bacio.” Spiegò Fili.
“E abbiamo vinto.” Concluse l’altro, ridacchiando.
E Thorin aveva accettato?
“So cosa stai pensando, con quella faccia tutta strana, ma non ci fidavamo molto dell’abilità dello zio di conquistare.” Parlò di nuovo Kili accompagnato dal fratello che annuiva.
“L’abbiamo solo messo alla prova, se riusciva con uno come te non avremmo più dubitato, ma... non ci è riuscito.”
Su questo, però, Bilbo avrebbe ribattuto al biondo –Fili. C’era riuscito eccome, aveva ancora il petto in preda al batticuore e ora i brividi erano caldi, non più freddi; ma quella conclusione fu la migliore, almeno per sé.
“E cosa avete vinto?” Perché sapeva che con i nani c’era sempre un premio, che fosse l'oro?
“La barba.” Annunciò Kili, voltandosi poi con il fratello, a cui era rimasto abbracciato, verso Thorin. Un ghigno malefico si mostrò sul loro volto.
“Abbiamo vinto la sua barba.” Dissero infine.
 
E il giorno dopo Thorin, per un puro motivo d’orgoglio, non si tirò indietro.
“Ti dona.” Fu il commento di Gandalf prima di incitarli a ripartire.
Non poteva di certo rivelargli che assomigliasse ad un elfo... Ma basso.
   
 
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