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Autore: Madelyne Scott    26/09/2015    3 recensioni
[ 876 parole | Pearl*Amethyst poco più che accennata | Verde | Introspettivo | Missing Moment | Ambientato durante la 3° Stevenbomb, o Sardonyx' Week | No spoiler ]
Davanti alla soglia della propria stanza, Ametista la osservava con espressione sorpresa, le iridi nere come bottoni di liquirizia in contrasto con la pelle resa pallida dalla luce riflessa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Amethyst/Ametista, Pearl/Perla
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Raspberry sweetness

 
 
Immersa nella calma placida che pervadeva la stanza, la gemma volteggiava con eleganza sulla superficie fluida, seguendo il ritmo infinito e rilassante delle cascate. Una luce soffusa, come proveniente dall’acqua stessa, illuminava l’enorme spazio silenzioso che la circondava. Era una delle zone più elevate del tempio, ed il soffitto color blu notte risplendeva di tanto in tanto, rischiarato dal bagliore momentaneo di stelle lontane.

Aveva trascorso la notte a sistemare le proprie spade, avvolta dal silenzio e dalla solitudine, ma ormai aveva terminato da un pezzo. Decise, infine, di controllare il bambino che dormiva oltre la soglia della stanza, e passare così le ultime ore prima dell’alba. In punta di piedi raggiunse e superò il portale ed improvvisamente si trovò immersa nell’oscurità; solo fioche luci argentee, provenienti dalle finestre, indicavano che splendesse la luna piena.

Procedette in silenzio, leggera come l’aria e delicata come un petalo, sino al letto del ragazzino. Si inginocchiò con un movimento fluido, esattamente all’altezza del suo torace, posando le mani sulle ginocchia, e prese ad osservarlo. I suoi occhi, abituatisi alla gradevole penombra, distinguevano le ciglia nere perfettamente immobili, le labbra socchiuse, il petto che si alzava e abbassava regolarmente, e rimase a studiarlo per qualche attimo. Venne interrotta da un suono familiare – il portale che si apriva – e senza pensarci troppo si mise in piedi e saltò dal soppalco, atterrando sul pavimento in legno senza fare alcun rumore.

Davanti alla soglia della propria stanza, Ametista la osservava con espressione sorpresa, le iridi nere come bottoni di liquirizia in contrasto con la pelle resa pallida dalla luce riflessa. Non disse nulla, semplicemente si mosse in avanti, lasciando che il passaggio alle sue spalle si richiudesse. La vide dirigersi verso il divano, per poi sdraiarcisi sopra, il viso rivolto al soffitto. L’altra rimase nella sua posizione, un ginocchio a terra e l’altra gamba piegata, senza distogliere lo sguardo da lei.

Un raggio di luna la sfiorava, illuminandole il volto tondo e i capelli folti, sparsi sui cuscini, con alcune ciocche che sfioravano il pavimento; lo sguardo scivolò sul naso piccolo e sulle labbra carnose, e lì si fermò, come stregato. L’incanto durò molto poco, spezzato dal movimento della gemma, che si era sollevata su un gomito. A quel punto Perla chiuse gli occhi, mettendosi in piedi e dirigendosi verso la porta del tempio.

Si bloccò a metà strada, il cuore che pulsava più velocemente di prima, nonostante sembrasse ingabbiato e oppresso da una cappa pesante, e si voltò verso di lei; pregò che nella penombra non si notasse il suo disagio e il colorito più acceso che avevano assunto le sue gote. Fece per parlare, ma dalle labbra dischiuse l’aria si riversò fuori senza emettere nota, come spinta a forza dagli stessi polmoni.

«P? Tutto ok?» Sibilò l’altra, sollevando un sopracciglio. Una lieve arricciatura del naso indicava fastidio, forse nell’insieme sembrava risentimento, ma Perla non ci badò molto.

Indugiando un poco, inizialmente, tornò sui suoi passi, avvicinandosi a lei; mantenne lo sguardo fisso sul pavimento per tutto il tempo.

«Grazie. – sussurrò, semplicemente – Mi sei rimasta affianco, nonostante tutto ciò che ho fatto.»

Fu come se il nodo che le stringeva la gola e le impedisse di deglutire fosse diventato ancora più saldo; rimase immobile, in attesa di una qualsiasi risposta, il capo chino e le braccia lungo i fianchi, ma ciò che sentì non rispecchiò nessuna prevedibile reazione.

«Puoi anche guardarmi, se vuoi.» Il sussurro suonò calmo e gentile, timido.

Sollevò la testa, interdetta: non si aspettava nulla in particolare, tuttavia non poté che restare sorpresa. Quando i suoi occhi turchesi trovarono quelli neri e profondi dell’altra, inginocchiata, accanto al cuore le si accese una scintilla di emozioni miste e contrastanti, indescrivibili. Sollievo e malinconia, riconoscenza e stupore la pervasero in un istante, confondendola.

L’intenso  legame dei loro sguardi si spezzò quando la più giovane decise di alzarsi in piedi sul divano, anche se l’altra rimase ad osservarla; la pietra al centro del suo petto sembrava illuminare vagamente lo spazio circostante, brillando di una fioca luce violetta.

D’improvviso Perla si trovò stretta in un abbraccio caldo e rassicurante, e boccheggiò per lo stupore, mentre il nodo alla gola e il peso sul suo cuore si scioglievano. Lentamente sollevò le braccia, prima abbandonate lungo i fianchi, e cinse la schiena della gemma, abbandonandosi un poco alla stretta. Affondò il viso nei suoi capelli, inspirandone a pieni polmoni l’intenso e insolito profumo di lampone.

Sentiva le sue labbra sfiorarle la nuca, l’aria tiepida che esalava le provocava leggeri brividi. In un attimo si sentì trascinare di lato, e poi si ritrovò sdraiata sul sofà, l’altra che ridacchiava. Per qualche istante rimasero in silenzio, abbracciate, i loro respiri che si confondevano, la calma che si adagiava su di loro come una coperta.

«Dormi con me? Se no non riesco.» Soffiò Ametista contro il suo orecchio, accoccolandosi un poco: ora il suo naso le solleticava il collo nudo. Aveva posato una mano calda sulla propria vita, abbastanza stretta per essere cinta per metà, e l’aveva attirata un poco a sé.

Annuì in segno di risposta, sorridendo vagamente, mentre intrecciava le dita lunghe e sottili con le ciocche lilla dei suoi capelli; avvicinò le labbra sottili al suo capo, per lasciarci un bacio delicato, e si assopirono. 
 




Note dell'Autrice

Salve, anime che siete arrivate sino a qui. Eccomi che mi unisco a questo fandom pubblicando la mia prima fan fiction sullo stesso, una One Shot senza pretese che inizialmente voleva essere una Pearlmathyst Slice of Life e poi si è trasformata in questa.
La scriverò, un giorno, quella SoL--
Dicevo, eccomi. Ripeto, si tratta di un qualcosa senza pretese, delicato e non eccessivo, poiché non volevo rischiare troppo di cadere nell'OOC. Però ci tenevo, quindi ho scritto e ora mi trovo a pubblicare.
Fra l'altro, perché non c'è Opal tra i personaggi? E Sugi? E-- MA COME FANNO A MANCARE---
Insomma, perché mancano le Giant Women?! 
Dobbiamo lavorarci.
Detto ciò, spero che la storia vi sia piaciuta. Essendo la prima, non mi aspettavo niente di particolare, ma da qualcosa avrei comunque dovuto iniziare. 
I commenti sono sempre graditi, in ogni caso vi ringrazio anche solo di essere arrivati qui.
Bye
~

 
  
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