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Autore: Fiamma Drakon    13/02/2009    0 recensioni
Il colonnello, Edward e Alphonse si ritrovano su un'isola deserta e devono trovare il modo di fuggire e sopravvivere a madre natura, ma soprattutto ai conflitti fra il colonnello e Acciaio. Riusciranno Ed e Roy a imparare a coesistere?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Roy Mustang
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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4_Siamo senza speranza... Siamo senza speranza...
- Roy sei figo! -
- Oh, Roy sei bellissimo! -
- Roy! Roy ti amo! -
Roy, Roy, Roy. Nessun’altro eccetto Roy.
Il colonnello, beatamente sdraiato su una spiaggia bianca sotto il caldo sole tropicale, circondato da decine, forse centinaia di affascinanti donne in bikini.
Era il genere di circostanza che non gli sarebbe certamente dispiaciuto affrontare. Era il genere di circostanza che avrebbe desiderato. In fondo, non poteva certo negare allo stuolo pressoché infinito di donne la sua innegabile bellezza. Sarebbe stato un reato anche solo pensarci.
Il moro scrollò via con fare altezzoso i ciuffi di capelli che aveva sugli occhi e sospirò.
- UAAAAH! ROY SEI BELLISSIMO! -
- Sì... lo so - rispose il colonnello.
- Roy? Roy Mustang? Oddio che emozione! - esclamò una voce davvero poco femminile, al fianco di Mustang, che si voltò incuriosito verso la persona che aveva appena parlato.
Il cuore mancò un battito. Era sì una femmina, ma gli assomigliava troppo per essere solo una coincidenza: una lunga treccia di capelli dorati si snodava cadendo fuori dalla visuale del moro, incentrata tutta sugli occhioni color oro liquido, circondati da lunghe ciglia nere e sovrastati da sopracciglia bionde che tracciavano sulla sua fronte pallida due archi quasi perfetti. Le labbra, semiaperte per l’emozione, erano colorate di una forte tinta rossa, mentre ai lobi delle orecchie seminascoste da due grossi ciuffi brillavano un paio di croci argentate. Fra l’attaccatura dei due ciuffi, emergeva un ciuffetto ribelle, quasi drizzato verso il cielo. Era l’unica a non essere in costume: indossava un vestitino nero attillato sostenuto sulle spalle da lacci così sottili da essere praticamente invisibili e dai gomiti in giù portava un paio di guanti neri di pizzo.
Se ne stava perfettamente immobile inginocchiata a terra, a fissare il colonnello con occhi colmi di stupore. Quello stupore che mai nella realtà avrebbe colto in quegli stessi occhi maschili.
- Acciaio?! - esclamò Mustang sconvolto.
 Le labbra di lei si incresparono a formare un mezzo sorrisetto malizioso, attraverso il quale era possibile vedere i sottostanti denti bianchissimi.
- È da un po’ che non ci vediamo, eh colonnello? - sussurrò la solita voce maschile di sempre.
- UAAH! - urlò il moro, svegliandosi di colpo, ansante.
Si guardò intorno: niente donne, niente Edward. O almeno, non la versione in gonnella.
- Cavolo colonnello! Finalmente si è svegliato! - fu in caldo buongiorno del biondo non appena si fu accorto di lui.
Mustang si alzò e si guardò intorno, deluso: nessuna donna da nessuna parte.
- Ehi, colonnello, ma che ha? - chiese ancora il biondo.
Senza rispondergli, il moro si diresse verso di lui e gli assestò un pugno in testa.
- AHIO! Ma che ho fatto?! - urlò Edward, massaggiandosi la testa.
Mustang sospirò e si accasciò a terra.
- Nessuna bella donna, nessuna bella donna, nessuna bella donna... - mormorò, in una sorta di paranoica nenia melanconica.
- Ma questo è scemo dentro! Che gli è preso? - domandò Edward al fratello, seduto accanto a lui, intento a coccolare il gattino-puma.
- Non lo so... forse il caldo gli ha mandato in tilt il cervello... - rispose Alphonse.
- Bah... francamente non penso. Credi davvero che in quella scatola cranica ci sia qualcosa? - esclamò il biondo divertito.
- Fratellone... forse è il caso di aiutarlo... - lo rimbrottò Alphonse.
- Lo prendo a pugni fino a farlo rinsavire? - propose Edward maliziosamente.
- No, non credo sia la soluzione migliore. Però è meglio zittirlo... - commentò l’armatura.
- Concordo. Mi è venuto mal di testa. Ehi, colonnello! La finisce con questa lagna?! -
- Nessuna bella donna, nessuna bella donna, nessuna bella donna... -
- Gli si è spappolato il cervello per davvero! -
- Presto fratellone, fa’ qualcosa! -
- Ma che vuoi che faccia?! -
- Una seduta psichiatrica? -
- Sei davvero convinto che non ci sia altra soluzione? -
- Giudica tu stesso... -
- Nessuna bella donna, nessuna bella donna... -
- Okay... ma mi aspetto che almeno si zittisca, altrimenti lo zittisco io! -
- Bravo fratellone...! -
E così, contro ogni possibile previsione, Edward si ritrovò a fare lo strizzacervelli con il colonnello. Roba da non credere...
- Allora colonnello, mi dica la prima cosa che le viene in mente... -
- Donne... -
Edward rimase interdetto per qualche istante.
- Wow... non si era capito! - mormorò fra sé.
- Che cosa le ricorda quel cespuglio laggiù? -
- Donne... -
- E quella quercia? -
- Donne... -
- E Alphonse? -
- EHI! -
- Donne... -
- Bene... suppongo non ci sia altro da dire... -
- Donne... -
- Okay, la seduta è finita... -
- Donne... -
- LA FINISCA! -
- Donne... -
Edward, stufo di quella paranoica ripetizione, assestò un pugno al colonnello, lasciandolo privo di sensi a terra.
- Oh... non ne potevo più! -
- E ora che si fa con lui fratellone? -
- Che si fa, che si fa! Bisogna fare qualcosa per farlo rinsavire prima che mi faccia saltare il sistema nervoso, ecco cosa si fa! -
- E come? -
- Gli mancano le donne... e qui di donne non ce n’è neanche l’ombra... -
- E quindi? -
- Quindi... -
Edward alzò lo sguardo verso il cielo, sovrappensiero. Alphonse lo lasciò riflettere senza interromperlo. Il biondo abbassò di nuovo lo sguardo e curvò le spalle, sconsolato.
- Non lo so... -
I due rimasero in silenzio per qualche istante, pensando ad un modo per quietare il colonnello, prima che si friggesse il cervello, ammesso che ne avesse uno.
Lo stomaco di Edward ricominciò a brontolare.
- Ah... ci mancava solo questa... come se non ne avessimo già abbastanza! -
- Mi è venuta un’idea! E se non importasse una donna vera?! -
- Al non so perché ma mi stai spaventando... -
- Sì, insomma... un qualcuno che non sia per forza una donna... -
- AAH! Ho capito dove vuoi arrivare, ma la risposta è no! Non mi metterò una minigonna e inizierò a sculettare per lui, chiaro?! -
- Fratellone... pensa alle possibili ripercussioni sul nostro sistema nervoso se va avanti con questa storia... dobbiamo troncarla sul nascere! -
- Sì, lo so! Ma non voglio! -
- Senti, hai già i capelli lunghi e sei magrolino... un paio di pantaloncini attillati e un top aderente e sarai perfetto! -
- Non so perché, ma mi sento vagamente offeso... -
- Dai, vieni! -
- NO! AL STAMMI LONTANO! UUAAAAH! -
Alphonse lo ghermì con quanta forza aveva e lo immobilizzò, mentre cercava di arrangiare un completino attillato per la farsa.
Un’ora più tardi...
- Senti, ti sembro credibile? La gamba e il braccio d’acciaio sono una prova d’identità! Neanche il colonnello è così idiota da non accorgersene! - esclamò Edward, guardandosi.
- E va bene! Vediamo se riesco a fare qualcosa con i tuoi pantaloni... -
- Che cosa?! Perché devi sacrificare i miei pantaloni per quello lì?! -
Alphonse non gli diede ascoltò e con un violento strap tolse una gamba ai pantaloni di Edward.
- Prova adesso -
- Me li hai mutilati... -
- Anche per il top bisognerà fare qualcosa... in effetti non sei credibile... -
Senza Alchimia erano limitate le possibilità di arrangiare dei vestiti decenti, ma Alphonse riuscì comunque a tirare fuori qualcosa di carino.
- Sai Al... se mai usciremo vivi da questo posto dovresti andare a fare lo stilista... non te la cavi male... -
- Sì, ma manca ancora qualcosa... qualcosa che... ah! -
L’armatura si accanì sul top del biondo.
- Be’, va bene che devo sembrare una donna, ma addirittura le tette finte mi sembra un’esagerazione! -
- Perfetto! -
- Sto perdendo la pazienza... AAAAALLL! -
- Aaah...! -
Mentre Edward stava per picchiare suo fratello, il colonnello riprese i sensi.
La prima cosa che gli balzò agli occhi fu Acciaio. O meglio, la riproduzione piuttosto scadente dell’orribile versione in gonnella dell’Alchimista d’Acciaio che gli era apparsa quella notte.
A giudicare dallo sguardo imbarazzato del biondo, era chiaro che non gli andava a genio essere conciato a quella maniera.
Un’idea malsana prese immediatamente forma nella mente del colonnello. Una dolce vendetta per l’incubo di quella notte.
Il moro si alzò e rimase a fissare Edward per qualche istante, prima di arrivargli davanti con una sola falcata rapida.
Gli prese le mani e lo fissò dritto negli occhi.
- Come ti chiami? -
Edward rimase decisamente spiazzato dal tono dolce della voce di Mustang. Anche se avrebbe voluto spaccargli la faccia, dato che quel casino l’aveva combinato lui, una vocina nella sua testa gli ricordò il motivo per cui era conciato in quella maniera orribile.
- Alexia... - mormorò lui, cercando di parlare con la voce più femminile che riuscì a trovare.
- Piacere. Io sono Roy Mustang, conosciuto come l’Alchimista di Fuoco - il colonnello s’interruppe e si guardò intorno - ...? Che fine ha fatto Acciaio? - chiese poi, rivolto ad Alphonse.
- Ooh... ecco, lui... doveva andare in bagno... sì, sì... -
Edward lo fulminò con un’occhiataccia iniettata di risentimento.
- Alexia... vorresti fare una passeggiata sulla spiaggia con me? - domandò Mustang con dolcezza, baciando il dorso della mano di Edward. Il biondo sentì un brivido di orrore percorrergli la spina dorsale quando le labbra del colonnello gli sfiorarono la pelle e resistette per un soffio dall’assestargli un calcio nel sedere.
Malgrado la sua voglia di squartarlo vivo a morsi, Edward seguì il colonnello lungo il sentiero che portava alla spiaggia, rimpiangendo i suoi adorati abiti maschili.
Il suo stomaco brontolò.
- ...? Alexia, hai fame? -
- Eh? No, no sto benissimo! -
Macché no e no! Non ci vedeva più dalla fame. Avrebbe scommesso il titolo di stato che in quei miseri quattro giorni aveva perso quasi dieci chili fra stress e fame, se non di più. Non aveva avuto comunque modo di controllare.
Il suo stomaco brontolò di nuovo.
- E sta’ zitto! Già sopportare in silenzio è brutto... - mormorò il biondo fra sé e sé.
Come a fargli torto, il suo stomaco rimuginò ancora.
Arrivarono in spiaggia pochi minuti più tardi.
- Hai voglia di fare un bagno? - gli chiese il colonnello.
- Eh? No, grazie. Mi si rovina la messa in piega... -.
Messa in piega un corno. Era stata la prima scusa che gli era venuta in mente, ma in realtà aveva i capelli conciati in maniera inguardabile. Nodi su nodi, aggrovigliati come una matassa di fili dorati. Non sapeva bene quanto tempo gli sarebbe servito a riaggiustare quell’obbrobrio, ma certo era che in quel momento non ne aveva la possibilità.
Edward si sedette sulla spiaggia ad osservare il colonnello gettarsi in acqua, mentre sentiva il tipico rumore dei passi di suo fratello che lo raggiungeva.
Il suo stomaco brontolò ancora.
- Al... credi che sia un atto di cannibalismo mangiarsi il colonnello? - mormorò il biondo.
- Sì. Fratellone resisti -
- Facile a dirsi... a proposito... devo saldare un debito nei tuoi confronti... -
- ...? -
Edward si alzò, facendo scrocchiare le nocche della mano sinistra.
- Tesoro! Vado a fare una passeggiata con il tuo amico... - esclamò Edward-Alexia, sogghignando malevolo.
- Va bene cara... -
- Allora... dove sono andato a sparire io...? - sibilò il biondo a denti stretti, facendo un passo avanti.
- A-aspetta fratellone... non essere impulsivo... -
- Oh, no... niente gesti impulsivi... -
- E allora perché fai così? -
- Saldo il debito... -
Alphonse corse nella boscaglia. Edward si lanciò al suo inseguimento.
Fecero ritorno in spiaggia qualche ora dopo.
Mustang se ne stava seduto a fissare l’orizzonte.
- Ah, Alexia... - esclamò, alzandosi e facendosi subito vicino a lui.
- Sì...? -
Il colonnello si protese verso di lui in maniera romantica e davvero singolare e ciò poteva significare solo una cosa: voleva baciarlo.
Edward aveva già baciato in vita sua, ma non era affatto disposto a lasciarsi avvicinare dal colonnello.
- WAAAH! BASTA! BASTA! - urlò, schizzando indietro con un salto.
- Che cosa c’è? -
- Io non sono Alexia. Io sono Edward. Edward Elric, rammenta?! NON SONO UNA DONNA! - esclamò il biondo, cadendo in ginocchio.
Mustang scoppiò a ridere.
- Non mi sarei mai aspettato una reazione così esilarante Acciaio! - affermò il moro, piegato in due dalle risate.
- Eh?! Lei... lei lo sapeva? -
- Chi vorresti prendere in giro conciato in quella maniera orribile? -
- E ha fatto finta di niente finora?! -
- Che ridere! Acciaio, sei davvero uno spasso! -
- COLONNELLO! IO L’AM...! -
Il brontolio del suo stomaco l’acquietò. Con un sospiro di rassegnazione, il biondo si lasciò cadere sdraiato sulla sabbia.
- Che fame... non ce la faccio più... - mormorò.
- Torniamo indietro? - propose Alphonse.
Il colonnello e Edward annuirono.
Lungo il sentiero per la radura, il biondo sentì uno strano odore come di frutta, che gli fece rimuginare lo stomaco. Preso dalla fame, il ragazzo imboccò una deviazione.
- Fratellone? Fratellone, dove vai?! Meglio seguirlo... - esclamò Alphonse, facendo dietrofront.
Il colonnello lo seguì.
Raggiunsero Edward in pochi minuti.
Quest’ultimo se ne stava fermo a fissare qualcosa di fronte a lui. Mustang seguì la traiettoria degli occhi di Acciaio e il suo sguardo si posò su un invitante cespuglio di bacche rosse.
Senza aspettare neanche un istante, i due alchimisti, accecati dalla fame, si buttarono sul cespuglio, mentre Alphonse li osservava, coccolando il piccolo puma fra le sue braccia.
- Finalmente si mangia! - esclamò Edward.
- M’è venuta una fame...! - aggiunse Roy.
I due finirono in quattro e quattr’otto il pasto e ripresero la strada per la radura.
- E così per un po’ non vi sentirò più lamentare per la fame! - disse Alphonse sollevato.
- Come se a te importasse qualcosa... - brontolò Edward.
- In effetti eravate diventati un po’ paranoici... -
- Ma sentilo! Noi paranoici? E la tua fissa dei gatti? - ribatté il biondo.
- Ma io non mi lamento... -
- Non puoi mangiare... di cosa dovresti lamentarti? Delle giunture scricchiolanti? -
- Non ci si metta pure lei, colonnello! -
Un ringhio ben udibile interruppe il discorso. Edward e Roy s’immobilizzarono all’istante e si piegarono in due.
- Ma che vi prende? -
- Ahi... che male... -
- La mia povera pancia... -
Un nuovo gorgoglio, più prolungato di quello precedente, irruppe dai loro stomaci. I due sgranarono gli occhi.
- Bagno...! - esalò Edward, schizzando via.
- Acciaio, aspettami! - sibilò Mustang, seguendolo di corsa.
Alphonse rise fra sé. Era davvero comico che, dopo quattro giorni di digiuno, l’unica cosa commestibile che erano riusciti a trovare fosse velenosa.
Alphonse, allegro, fece ritorno alla radura con il suo gattino-puma.
Edward e Mustang riaffiorarono dopo un bel po’ di tempo.
- Finalmente è finita... -
- Credevo che sarei morto in quell’inferno vegetale... -.
Crollarono esausti a terra, ma dovettero alzarsi di nuovo pochi istanti dopo, quando i loro stomaci irrequieti tornarono a tormentarli.
- Oooh... non di nuovo! - si lamentò Edward, correndo verso il sottobosco.
- Quando finirà? - si chiese il colonnello, schizzando via dietro al biondo.
- In certi casi ringrazio di non avere un corpo... - mormorò Alphonse fra sé e sé.
E così, fra atroci dolori di pancia, Edward e Mustang trascorsero la giornata. Alla sera, il loro stomaco decise di dar loro tregua.
- Siamo senza speranza... usciremo mai da questo posto? -
- Mah... chi può dirlo... -
- Non voglio passare la vita su quest’isola! Non voglio morire senza donne! -
- Razza di colonnello rincitrullito! Le pare questo il momento di pensare a certe cose?! -
- Fratellone... calmati. Francamente, anch’io non vedo l’ora di andarmene -
- A nuoto non penso che potremmo andarcene. Dovremmo pazientare... pazientare... pazientare... -
- E, se non l’avete ancora capito, “pazientare...”. Acciaio, finiscila! -
- Eh... calma Ed... calma... dormiamo che è meglio -
- Buonanotte -
- ‘notte -
- Sì... buonanotte... -.
   
 
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