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Il
ballo si teneva in una villa in centro città,
circondata da un giardino con alberi sempreverdi lievemente coperti di
neve e
ai cui rami erano appese alcune illuminazioni, dando alla serata
un’atmosfera
onirica.
Sul
viale principale, un costante rumore di passi
sulla neve indicava l’arrivo degli invitati, una colorata
folla formata da
stoffe svolazzanti ed eccentriche maschere e tutto ciò era
racchiuso da una
sensazione di euforia quasi tangibile.
All’interno
della villa, la sala era illuminata da
un magnifico candeliere in stile Luigi XIV che faceva risaltare
l’affresco alle
pareti e rendeva il pavimento di marmo lucido come una lastra di
ghiaccio.
L’effetto
era
rafforzato dalla vetrata che mostrava il panorama circostante e dalla
cui porta
si poteva accedere ad un balcone di pietra che con le sue scale,
conduceva al
giardino.
Un
gruppo di cinque persone fece la sua entrata
nella sala.
Ad
una prima occhiata sembravano normali ospiti come
tutti gli altri ma sotto le eleganti vesti si celavano le loro armi,
pronte ad
essere usate in caso di bisogno.
Erano
il gruppo di cacciatori in incognito mandati a
monitorare la sicurezza dell’evento ed assicurarsi che il
misterioso assassino
non mietesse una nuova vittima.
Il
cacciatore da tratti asiatici nascondeva nelle
ampie maniche del suo hanfu un paio di daghe e nella fascia che gli
cingeva la
vita si trovava un ventaglio, che se maneggiato alla giusta
velocità era più
affilato di qualsiasi lama.
Accanto
a lui c’era il suo compagno di caccia, un
russo dal sorriso gentile; un sorriso che molti vampiri avevano
imparato a
temere e per che molti altri era stata l’ultima cosa che
avevano visto prima
della loro fine.
Nel
gruppo era presente anche una cacciatrice,
letale con la spada. Ma dato che era un’arma difficile da
nascondere, aveva
optato per dei coltelli da lancio, nascosti in punti strategici sotto i
vari
strati del suo vestito dalle sfumature blu-verdi. E nella crocchia in
cui aveva
raccolto i suoi lunghi capelli castani, quelle che potevano sembrare
delle innocue
bacchette per capelli in argento erano in realtà un paio di
stiletti.
Tra
tutti spiccava particolarmente un cacciatore per
via della muscolatura e i suoi penetranti occhi azzurri. La sua arma
era la
frusta, arrotolata intorno al polso e nascosta dai guanti bianchi che
indossava.
A
fianco a lui infine c’era Roderich con fondina e
pistola nascoste sotto la giaccia del suo completo.
Non
indossava gli occhiali ma delle lenti a contatto
per via della maschera che doveva indossare, che con il suo color blu
pavone e
bordata in argento metteva in risalto la sfumatura violetta dei suoi
occhi.
Silenziosamente
il gruppo si disperse e mescolò con
la folla nella sala.
*
Gilbert
era appoggiato contro una delle pareti della
sala con le braccia incrociate sul petto, osservando come
l’evento si stava
rivelando una noia mortale. Troppo formale per i suoi gusti.
Il
suo sguardo vagava distratto per la sala,
dall’affresco sulle pareti ai suoi amici che ballavano fino a
quando non venne catturato
da una persona dai capelli biondi che, nonostante il volto parzialmente
coperto
dalla maschera, riconobbe immediatamente.
Era
suo fratello.
Immobilizzato
dalla scoperta, i ricordi riemersero
violentemente:
La
loro
disperata fuga nella notte per sfuggire alle guardie, lo sparo che lo
colpì al
fianco e le urla del suo fratellino quando lo vide cadere a terra; con
una
pozza di sangue che si andava allargando sulla neve sotto di lui. Come
la sua
voce rantolante intimò suo fratello di continuare a correre
senza fermarsi,
l’apparizione di una persona con accento francese che lo
sollevò e portò
lontano dai suoi inseguitori mentre suoi calava
l’oscurità.
Gilbert
scosse la testa per cercare di riprendersi
ed allontanare quei dolorosi ricordi cercando di concentrarsi sul
presente. Era
lieto di vedere suo fratello in buona salute e a giudicare dal suo
elegante
completo, aveva anche una buona posizione sociale. Ragion per cui
decise di
rimanere nell’ombra e non rivelare la sua presenza, anche se
una parte di lui
avrebbe voluto attraversare la sala ed abbracciarlo come quando erano
più
piccoli.
Ma
non voleva rovinare la nuova vita che suo
fratello si era costruito.
Ancora
scosso e distratto da tutto ciò finì per
accettare l’invito a ballare di una delle tante fanciulle che
durante la serate
erano state attirate dalla sua apparenza insolita. La
tonalità perlacea dei
suoi capelli contrastava con lo scarlatto della sua maschera, con
piccole spirali
dorate sul bordo inferiore, che inoltre accentuava la sua carnagione
pallida.
Notando
con sollievo che la ragazza era una buona ballerina,
lasciò che la musica lavasse via i suoi pensieri e lo
avvolgesse come un
bozzolo che lo isolasse da tutto ciò che non fosse
l’atto di danzare.
L’albino
venne riscosso da quello stato di apatia
quando intercettò nell’aria la debole traccia di
un odore che riconobbe subito,
nonostante avesse avuto occasione di sentirlo soltanto una volta.
Era
tutta la sera che attendeva questo momento.
Un
sorriso compiaciuto apparì sul suo volto quando
individuò il punto da dove si originava la traccia.
Vide
il cacciatore vicino ad una parete e parlare
con una ragazza, dai capelli castani e un vestito blu-verde, fino a
quando lei
non accettò un invito a ballare e lui non riportò
la sua attenzione sulla folla
di fronte a lui.
Fino
a quando, sentendosi osservato, girò la testa
ed i loro si incontrarono.
Dall’improvvisa
tensione nelle sue spalle, Gilbert
dedusse che doveva averlo riconosciuto e in segno di sfida decise di
mantenere
il contatto visivo.
Dopo
che la musica finì, si congedò con un inchino
dalla dama e si diresse verso l’uscita e dopo aver visto che
il cacciatore lo
stava seguendo, si disperse nella folla, il cui chiacchiericcio stava
riempendo
la sala.
Inizialmente
Roderich riuscì a tenere d’occhio gli
spostamenti di colui che stava seguendo, essendo l’unica
macchia bianca in quel
mare colorato di corpi, ma ben presto venne inghiottito da esso e perse
cosi
traccia del suo bersaglio.
Senza
pensare, si diresse all’uscita che conduceva
al giardino e scendendo le scale del balcone venne accolto dalla fredda
aria
invernale e dal rumore della neve sotto i suoi piedi.
Senza
avvisare nessuno dei suoi compagni della sua
caccia, anche se avrebbe dovuto.
*
La
notte con il suo scuro mantello aveva coperto le
cime degli alberi e il sentiero del giardino era rischiarato dalle
lanterne
decorative appese i rami. Il silenzio quasi irreale era rotto solamente
dal
costante rumore dei passi del cacciatore sulla neve.
Mentre
camminava, con il fiato che si condensava in
piccole nuvolette bianche, Roderich pensò che tutto
ciò era assurdo e avrebbe
fatto molto meglio a tornare indietro, ma continuò ad
avanzare.
Sentì
un rumore dietro di sé e si girò di scatto,
pronto a sfoderare la pistola ma alla fine si rivelò essere
solo della neve
caduta a terra da uno dei rami più alti.
Ma
prima che la tensione del momento si dissipasse,
notò con la coda dell’occhio un movimento alle sue
spalle e mentre tirò fuori
la pistola, sentì una voce mormorare ironicamente in tedesco:
"Guten
Abend, Herr Jäger.”
Sentire
la sua lingua
madre distrasse Roderich per un momento e si ritrovò
così spinto contro
l’albero più vicino.
Quando
sbatte con la
schiena contro il tronco si lasciò sfuggire un imprecazione,
“Verdammt”
e velocemente puntò di fronte a sé la pistola,
mentre nello stesso istante
l’altro prese il cacciatore per la gola.
Erano
ad un punto di
stallo, fissandosi per un infinito momento fino a quando Gilbert non
abbassò la
testa, appoggiando la fronte contro il freddo metallo della canna della
pistola
come ad incitarlo a premere il grilletto.
“Sai
che potrei farlo.” Minacciò il cacciatore.
L’altro
rispose sogghignando. “No, non potresti. Non
vorresti mica rompere il patto e scatenare un’altra guerra,
vero? E poi sarebbe
un peccato se il nostro piccolo gioco si concludesse così in
fretta.”
Roderich
abbassò infine la pistola, irritato dal
fatto che l’altro avesse ragione.
Se
lo avesse ucciso senza un valido motivo, la
comunità dei vampiri lo avrebbe usato come pretesto per
scatenare il caos.
Gilbert
in cambio allentò la presa sul collo del
cacciatore, ma mentre stava per ritirare la mano, graffiò
con un’unghia un
punto vicino alla giugulare e da cui spillò una goccia di
sangue; che raccolse
con l’indice e da cui lentamente la leccò via.
“Cosa
vuoi?” Roderich chiese in tono fermo e
nonostante la sua calma apparente, nei suoi occhi bruciava un fuoco che
attendeva solo il momento opportuno per eruttare.
L’altro
non rispose ma invece allungo una mano per
slegare il laccio della maschera che il cacciatore ancora indossava,
che cadde
con un tonfo attutito sulla neve e gli per permise di osservarne il
volto,
notando come sotto la luce della luna la sua carnagione sembrasse
essere di
porcellana.
Il
silenzio tra i due venne interrotto da delle voci
in lontananza che chiamavano il suo nome. Roderich si girò
di scatto verso la
direzione da cui provenivano le voci e sentì
l’altro commentare: “Sembra che
abbiamo compagnia. Ma riprenderemo un’altra volta, in un
momento più adeguato.”
“Se
ci sarà una prossima volta, sarà la volta che ti
ucciderò e lo farò sembrare una regolare
esecuzione.” rispose minaccioso
Roderich prima di voltarsi con l’intenzione di andarsene.
Ma
prima che potesse farlo, Gilbert lo afferrò per
un braccio e si abbassò per catturare le labbra del
cacciatore tra le sue con
veemenza. Aveva deciso di agire così da una parte
perché voleva scoprire fino a
dove poteva spingersi con le sue provocazioni e dall’altra
perché dopo aver
assaggiato il suo sangue sentiva il bisogno di assaporare di
più.
A
questo contatto inaspettato Roderich inizialmente
fu immobile per la sorpresa ma poi reagì
all’intrusione mordendo con forza il
labbro inferiore dell’altro, che interruppe il contatto e
portandosi una mano
alla parte lesa, sogghignò dicendo:
“Ribelle.
Mi piace.” E se ne andò, sentendo che le
voci si facevano sempre più vicine.
Roderich
raccolse la maschera e raggiunse i suoi
compagni, Elizaveta e Ludwig, che si erano preoccupati per il fatto che
si
fosse allontanato senza una parola e per quello lo ripresero. Il gruppo
fece
così ritorno al salone.
In
lontananza una figura con un lungo mantello nero
ed una maschera che terminava a forma di becco di corvo, aveva
assistito alla
scena tra il vampiro ed il cacciatore, si allontano anch’esso
con un sorriso malevolo
sul volto.