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Autore: acchiappanuvole    28/09/2015    0 recensioni
[-Altro - anime/manga vari]
Manga: Boy's next door -Kaori Yuki
Aveva sentito quel momento avvicinarsi, il presentimento pungergli il cuore anno dopo anno. Aveva osservato il segreto di Dallas in silenzio, sperando che si rivelasse e lo comprendesse nei suoi piani. Il segreto è una strana malattia. Non si è scoperta una cura contro il segreto, per tenere a bada il segreto. Il segreto che ti fa da migliore amico e da nemico prediletto: il paradosso del segreto che non vive –che giace in eccitata animazione sospesa- finché prima lo si uccide e poi lo si resuscita, lo si mette in funzione. Il segreto che non infetta finché non cessa di essere segreto, finché non lo si condivide, non lo si dissemina, non lo si contagia. Il segreto racconta come nessuno. Il segreto sa che tutti contano su di lui.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Now that I’ve lost everything to you
You say you wanna start something new
And it’s breakin’ my heart you’re leavin’
Baby, I’m grievin’
But if you wanna leave, take good care
I hope you have a lot of nice things to wear
But then a lot of nice things turn bad out there

 

 

 


Dissolvenza  in nero sulla linda casa di Brentwood. Dallas sistema le proprie cose dentro una borsa, poca roba a nascondere un bel pacchetto di soldi. Ci ha scritto sopra un biglietto: l’inizio. E la cosa lo eccita in modo quasi sessuale. Perché finalmente la sua biografia invertebrata comincerà ad assumere le prime tracce di uno scheletro. Qualcosa che l’avvicina al nitore di un inizio preciso, alla suddivisione dei buoni e dei cattivi, alla struttura complessa delle vite complesse. Prende in mano il modellino di una Mustang regalatogli da Dick, lo getta nella borsa tra gli indumenti. E’ un promemoria. C’è un momento in cui la vita comincia a riempirsi di morti. Luogo comune dove tutti prima o poi si va a finire. Al momento, nella testa di Dallas, è intesa come un verbo che si coniuga soltanto alla seconda e alla terza persona del singolare e del plurale.


-Starai via molto?-

E’ l’ultima volta che Lawrence lo fisserà con aria imbronciata seduto sulla sponda del letto; le braccia a stringere le spalle, le gambe incrociate sulla trapunta scura.

-Devi darmi una definizione di molto- ribatte Dallas chiudendo la cerniera della borsa – Voilà!-
.Dovresti essere tu a darmi una definizione di molto, Dallas- Lawr è serio – Non ho nemmeno capito dove vai-
-Quante domande fratellino, non sei contento di sbarazzarti di me? Perché io sono molto contento di non vedere più quei tuoi occhiacci scrutarmi di continuo-
Lawrence incassa ma non lo da a vedere, la paura non gli permette di replicare come vorrebbe. Aveva sentito quel momento avvicinarsi, il presentimento pungergli il cuore anno dopo anno. Aveva osservato il segreto di Dallas in silenzio, sperando che si rivelasse e lo comprendesse nei suoi piani. Il segreto è una strana malattia. Non si è scoperta una cura contro il segreto, per tenere a bada il segreto. Il segreto che ti fa da migliore amico e da nemico prediletto: il paradosso del segreto che non vive –che giace in eccitata animazione sospesa- finché prima lo si uccide e poi lo si resuscita, lo si mette in funzione. Il segreto che non infetta finché non cessa di essere segreto, finché non lo si condivide, non lo si dissemina, non lo si contagia. Il segreto racconta come nessuno. Il segreto sa che tutti contano su di lui.

-Voglio venire con te!- Lawrence si alza in piedi, scatta e si avvicina alla borsa come se questa potesse improvvisamente contenere anche lui insieme agli altri oggetti di Dallas.
Suo fratello non lo guarda, controlla la lunga fila di cd e ne sceglie uno da portare con sé.
-Baby, Baby it’s a wild world- canticchia lanciando un’occhiata eloquente alla volta di uno sguardo troppo verde.
-Dallas!-
-Lo sai che a volte i tuoi occhi hanno lo stesso colore della ganja?!- indica poi la finestra –Quando il cielo è pieno di nubi si fanno più scuri e, sì, ricordano le foglie di ganja- ridacchia e apre le braccia come a volervi inglobare la propria stanza – Puoi fare una bella caccia al tesoro qui dentro!- strizza l’occhio e si volta nuovamente, inutilmente, verso la borsa. Gli occhi di Lawrence sono lucidi, i denti tormentano le labbra, la mano si aggrappa alla dannata borsa e, come nulla fosse, Dallas la scaccia come si trattasse di una mosca fastidiosa.
-Perché?- domanda Lawr – Perché la mia esistenza è sempre stata un problema per te!- lo getta fuori così  il suo di segreto, il suo timore, il desiderio della risposta, il terrore della risposta. Dallas è rigido per un istante. Allunga la mano e gli stringe il braccio, lo stringe per qualche secondo e poi se lo tira contro con violenza. Lawrence sbatte contro il corpo robusto del fratello. Una mano di Dallas gli afferra una ciocca di capelli scuri dietro la nuca e tira indietro con prepotenza. Il viso di Lawr è trattenuto nell’obbligo di fissarlo.
-Ti ho maledetto fin dal primo vagito che hai emesso- confessa Dallas –Ero un bambino e tuttavia avevo già la sfrontatezza di maledire l’innocenza- tira con più forza e Lawrence stringe i denti per il dolore. –Ho desiderato sporcarti un sacco di volte per sentirmi meno corrotto e abbassarti a me. E lo desidero ancora, cosa credi- Dallas si piega, preme con rabbia contro le labbra di Lawrence, viola il suo candore con la foga dell’adulto. Di scatto lo lascia, lo fissa con terrore, gli occhi verdi sono specchi dove riflettersi e inorridire, i suoi occhi da sempre sono il monito più insopportabile. – A me doveva succedere! Perché! Ed ora mi biasimi se voglio salvarti e salvare me stesso!-
Il più giovane scuote il capo, è scosso e tuttavia non cede di un passo – Non ha importanza! Potrei volere la stessa cosa! Te lo sei mai chiesto?-
Dallas scoppia a ridere istericamente – Oh cazzo! Sei proprio il bimbo delle fate! Non conosci la realtà Lawr, non la percepisci nemmeno ora. Sei strafatto di te stesso da quando qualche alieno ha deciso di abbandonarti su questo pianeta per darmi il tormento- lo allontana con una spinta – Cos’è mi ami? Hai qualche complesso? La cosa divertente è che non mi conosci neanche un po’. Non mi vedi e questa è la tua maggior disgrazia-
Lawr deglutisce, è stordito, spaventato, allunga una mano nel tentativo di afferrare Dallas, ma non ci riesce, la sua mano si chiude a pugno sull’aria. – Io ti vedo Dallas. E da un po’ di tempo non stai bene e…-
Ride ancora Dallas. Come riderebbe Doris Day a sentire tante menate – Tu vuoi assolvere il mondo “che non sta bene” ma te l’ho già detto una volta, non corroderti la testa pensando che dietro ogni cosa ce ne sia un’altra a giustificarla. Perché non è così!- improvvisamente calmo, Dallas controlla l’orologio. Dovrà essere alla fermata dell’autobus entro quindici minuti. Afferra la borsa e stavolta Lawr non tenta di fermarlo. Si è abbandonato sul letto come una bambola rotta. Il cuore e le tempie martellano, lo stomaco fa male. Vorrebbe urlare e lo distrugge maggiormente il sapere che non servirebbe a nulla.
Dallas si ferma sulla porta –Vado a salutare mamma e papà! Entrambi sono contenti del mio viaggio a San Diego- si volta un’ultima volta sorridendo - Luogo ideale per scrivere una tesi, no?-
Lawrence piange e non ribatte.
“Non andrai a L.A. senza dirmelo, non è vero?”
Dissolvenza completa.

 

You know I’ve seen a lot of what the world can do
And it’s breakin’ my heart in two
Because I never wanna see you a sad boy
Don’t be a bad boy
But if you wanna leave, take good care
I hope you make a lot of nice friends out there
But just remember there’s a lot of bad and beware

 

 

 

 

 

  
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