Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: _Riri_Sunflower_    28/09/2015    1 recensioni
"I veri amici ti pugnalano di fronte." [Oscar Wilde]
Londra, 1881.
È periodo di caccia, così il signor Wilde e sua moglie decidono di ospitare alcuni amici per l'occasione.
Vecchi amici e conoscenti si ritrovano nella loro tenuta nella contea di Berskhire, in un clima di gioia e felicità.
Questo almeno finché uno degli invitati non viene trovato dalla moglie in una pozza di sangue.
Quella che era un'aria di festa, si trasforma improvvisamente in un'atmosfera di paura e di pregiudizi, incolpandosi e sospettandosi l'un l'altro.
La polizia e gli abitanti della tenuta stessa indagano, sperando di scoprire l'assassino del povero mal capitato quando, convinti di aver trovato il colpevole, qualcosa stravolge ogni idea che si erano fatti.
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic" />
 
Berkshire, 18 Dicembre 1881

Cara cugina Jane,
Ho saputo che sei tornata a Londra dal tuo viaggio in Germania. Immagino che tu e Catherine vi siate divertite molto nel visitare tale Paese.
A maggio, Charles e io abbiamo festeggiato il nostro primo anniversario di matrimonio. A differenza dello scorso anno, però, ha piovuto tanto. Infatti, quel giorno pensavamo di fare un picnic ma, appena svegli, ci ha dato il buongiorno un brutto temporale.

La nostra governante ha ricreato l’atmosfera del giardino nel nostro salotto, riempiendo dei vasi con fiori di campo che aveva comperato al mercato qualche ora prima che ci svegliassimo. È stata una sorpresa molto gradita, tanto che ci sentivamo in debito con lei: decisi così di farla accomodare con noi al momento della torta che avevo preparato la sera prima. Ci disse che non era necessario, ma abbiamo insistito finché non ha accettato.

Gli affari di tuo cugino vanno a gonfie vele, tanto che ha pensato di portarmi a visitare la Scozia. Ho sempre letto di quel posto nei libri nella mia biblioteca, ma viaggiare con la fantasia non basta. Molto probabilmente ci andremo con la stagione estiva, cosicché troveremo bel tempo per fare un giro in barca sul lago di Loch Ness. Mi viene già voglia di preparare tutto il necessario!

In ogni caso, ti sto scrivendo questa lettera per invitare te e Catherine a passare del tempo nella nostra tenuta: Charles sta organizzando una battuta di caccia nel bosco attiguo al castello con degli amici e io non voglio rimanere sola durante il giorno. Ho chiesto di venire anche a delle amiche, mogli degli amici di mio marito, in modo che possiamo dilettarci di più tutte assieme: alla fine più siamo, più ci divertiamo.

La signora Moore e la signora Blake hanno già accettato; manca solo la risposta della signora Wilson. Sicuramente verranno anche il vecchio socio di Alexander Moore, il signor Leeds, e un altro giovane uomo che ho visto solo di rado: Ronnie Lewis. Charles lo conosce perché è stato suo cliente in diverse occasioni e hanno stretto amicizia. Me ne ha sempre parlato bene, di conseguenza non potrebbe farmi che piacere se accettasse l’invito.

So che Catherine è perennemente nella tua abitazione, così rivolgo anche a lei la possibilità di passare alcune settimane presso la mia casa. Spero vivamente che accettiate, mi manca chiacchierare con voi e sono curiosa delle avventure che vi sono capitate mentre viaggiavate per l’Europa.

Vi mando un caloroso abbraccio, in attesa di una vostra risposta.

Emma Wilde
 
***
 
Emma rilesse attentamente la lettera e, non appena si convinse che era adatta, la chiuse in una busta per sigillarla con della ceralacca. Scrisse l’indirizzo di Jane Morgan, cugina di suo marito, impilandola così insieme alle altre lettere che la mattina successiva il loro maggiordomo avrebbe portato alla posta del paese. Ripose molto attentamente il calamaio nel ripiano della libreria in cui suo marito teneva gli inchiostri di scorta.

Uscì dallo studio di Charles, sciogliendosi i lunghi capelli biondi che non volevano saperne di rimanere incastrati nello chignon che si era fatta da sola. Si passò rapidamente le dita tra le ciocche, dividendole in tre più grosse. Iniziò a farsi una treccia mentre entrava nel salotto, cercando di farla il meglio possibile; suo marito sentì i suoi passi risuonare nel corridoio, abbassò il giornale che stava leggendo attentamente e aspettò che entrasse nella stanza, lamentandosi del fatto che non riusciva mai a farsi la treccia da sola.

«Charles, dove sei?» domandò lei, alzando un poco la voce per farsi sentire.

«Nel salotto.» rispose tranquillamente. Come previsto, la vide entrare di fretta, con le mani intente a non confondere le ciocche tra di loro. Sorrise a quella scena e si alzò per aiutarla; rifece il lavoro che la sua dolce Emma aveva tentato di fare e bloccò i capelli con il nastro che gli passò poco dopo.

«Non so cosa farei senza di te.» mormorò lei, voltandosi verso Charles e incatenando i suoi occhi azzurro-grigio in quelli del compagno. Si erano sposati da poco più di un anno, ma l’atmosfera che si respirava nella loro casa era quella di due giovani innamorati che si promettevano eterno amore.

«Ah, è per questo che mi hai sposato?» chiese, fingendosi offeso. Emma scoppiò a ridere, facendo sorridere il giovane marito: la sua risata era una di quelle cose che aveva colpito subito il signor Wilde. La prima volta che la vide erano in un bistrot, lei intenta a leggere un romanzo d’avventura, lui festeggiava un affare appena concluso. Il suo sguardo si posò quasi immediatamente su quella ragazza che sfogliava le pagine del libro; ricordava quel pomeriggio come se fosse successo pochi attimi prima: Emma indossava un cappello color panna con un nastro azzurro alla base, abbinandosi perfettamente al vestito che marcava il suo corpo. Da come era seduta a quel tavolino adiacente la finestra, si intravedevano delle scarpette di lucido nero, sicuramente appena comprate.

«Ovvio che no, ma questo segna un punto a tuo favore.» Si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi si baciarono dolcemente, come facevano spesso quando in casa erano tutti svegli; di notte, invece, cercavano in più modi di diventare genitori.

«Ho mandato un invito anche alle tue cugine; spero vengano entrambe. Magari colgono l’occasione per raccontarci dei loro viaggi europei.» Emma aveva davvero voglia di rivedere le sue parenti acquisite.

«Hai fatto molto bene; avranno molto da dire in proposito.»

La tenuta dei Wilde comprendeva un ampio parco che circondava l’intera casa: una grande parte di questo vicino alla cucina era sfruttata come orto. La domenica era difficile che i domestici dei giovani coniugi si recassero al mercato, così come durante le feste; per questo motivo avevano chiesto al loro padrone se potevano coltivare loro stessi alcuni ortaggi. Alla donna piaceva prendersi cura degli animali, cosa abbastanza strana per una signora della borghesia inglese; dopo il matrimonio, avevano comprato una coppia di conigli, maschio e femmina e, una volta adattati, avevano iniziato a riprodursi. Possedevano anche delle galline, circa una decina, e tutti i giorni avevano nella credenza uova fresche di giornata.

«Vado a dare disposizioni per le camere di chi ha già accettato il nostro invito.» sussurrò allontanandosi appena da suo marito; lui la baciò sulla fronte e tornò a leggere il giornale sulla sua poltrona di velluto rosso. Uscendo dalla stanza, guardò la porta d’ingresso in legno scuro prima di volgere il suo sguardo alla porta della cucina, da cui proveniva un allettante profumo di pollo alle spezie. Bussò piano e la aprì, richiamando così l’attenzione delle sue domestiche. La signora Marple, l’anziana badante di casa Wilde, iniziò a dare disposizioni riguardo le camere che gli ospiti dei signori Wilde avrebbero occupato.

«Posso scegliere personalmente le stanze dei miei amici?» aveva chiesto Emma, mentre le sue sottoposte preparavano lo stretto necessario.

«Certo, signora Wilde. Lei conosce meglio le necessità dei suoi amici.»

La donna salì le scale di legno scuro che portavano al piano superiore, affacciandosi su un corridoio lungo ricoperto da un pesante tappeto scuro. Le camere erano tutte sulla destra, il ballatoio dava sull’androne all’ingresso, facendo sembrare la casa ancora più luminosa. Alla fine del corridoio, erano presenti altre scale che portavano al piano in cui erano presenti alcuni studi e la camera da letto degli sposi.

«Nella prima camera, quella a destra salendo le scale, ci dormiranno i signori Moore.» Emma stava decidendo chi avrebbe occupato le varie camere. Se le sue cugine avrebbero accettato, doveva tenerle lontane dalla camera degli scapoli: proprio perché erano delle ragazze particolari, voleva evitare che si fiondassero in avventure che poi sarebbero state solo un patimento. «Qui, invece, dormirà il signor Lewis e in quella attigua il signor Leeds. I Blake, invece, alloggeranno nella penultima stanza; se Jane e Catherine accetteranno l’invito, riservi loro le stanze che ho lasciate libere.»

«Certamente, signora. Quando arriveranno gli ospiti?» La signora Marple non aveva tutti i torti: Emma soleva portarsi avanti con i preparativi, rischiando di far pulire inutilmente tutto il necessario. Fece un rapido calcolo mentale, accorgendosi che suo marito aveva organizzato il tutto per il mese di aprile.

«Lasci stare, signora Marple. Mi segnerò io su un taccuino la disposizione che ho appena scelto e, appena sarà il momento di preparare ogni cosa, ne riparleremo.» dicendo ciò, l’anziana domestica annuì e tornò al piano inferiore, finendo di impartire gli ordini alle giovani ragazze che avevano appena preso servizio presso di casa Wilde. Emma percorse tutto il corridoio, salì le scale e cercò nella sua piccola biblioteca personale un pezzo di carta per scrivere. Finito questo piccolo compito, diede uno sguardo alla stanza che Charles aveva fatto preparare appositamente tutto quello per lei: su tutte le pareti erano presenti delle librerie chiuse con una piccola chiave che era ancora inserita nella serratura. Al centro della stanza, in corrispondenza della grande finestra che dava a nord, era stato posto uno scrittoio in mogano mentre sotto la finestra c’era una poltrona dall’aria comoda su cui la sposina si sedeva per avere un po’ di tranquillità, mentre leggeva uno dei tanti romanzi presenti nella stanza. Sulla parete di sinistra, in mezzo a due librerie colme di enciclopedie e diari di viaggio dei loro antenati, vi era un camino ricavato dalla pietra. Quando l’inverno era molto rigido ed Emma voleva leggere, spostava la poltrona davanti a quella fonte di calore, scaldandosi e illuminando le pagine del libro che aveva in quel momento tra le mani. Sopra di esso era stato appeso un ritratto di lei e Charles vestiti molto eleganti: era un regalo dei loro amici Alexander ed Emily Moore, che fecero fare non appena la coppia annunciò il loro fidanzamento solo un paio di anni prima.

Quando si erano conosciuti era una piacevole giornata di maggio; Emma aveva appena finito il suo servizio come insegnante presso una scuola di fanciulle benestanti mentre Charles si trovava in un bistrot per festeggiare un affare appena concluso che gli aveva fruttato molti guadagni. Emma era seduta in un tavolino vicino la vetrina che dava sulla strada, un libro tra le mani. Lui l’aveva notata mentre proponeva il brindisi e rimase immediatamente colpito dalla riservatezza e dalla bellezza della ragazza che non si accorgeva neanche di cosa stava accadendo attorno a lei.

«Emma? Sei qui, tesoro?» la dolce voce di Charles la fece tornare con i piedi per terra e, dopo neanche un minuto, suo marito apparve sulla soglia, scuotendo la testa in modo esasperato. La conosceva fin troppo bene per sbagliare il posto in cui si nascondeva. Le andò incontro, avvicinandosi al loro ritratto sopra il camino spento. Adorava anche lui quel dipinto: rappresentava la perfetta incarnazione su tela del loro amore.

«Fa freddo, qui. Perché non vieni di sotto a farmi compagnia?» proprio mentre pronunciava quelle parole, un tuono fece sussultare i due sposi, spaventandoli appena. Un temporale si stava abbattendo sulla contea e videro in lontananza gli uccelli volare via dalle fronde degli alberi per cercare un riparo più adatto.
Mentre scendevano al piano inferiore Emma si immaginò il giorno in cui sarebbero arrivati i loro amici: le donne si sarebbero fiondate in salotto, raccontando degli ultimi avvenimenti accaduti in città e ascoltando rapite le avventure delle cugine di Charles. Gli amici del marito, invece, se ne stavano in un angolo a sorseggiare un buon liquore parlando di affari e caccia. Probabilmente anche loro avrebbero ascoltato i viaggi di Jane e Catherine, ma solo dopo aver parlato a lungo delle loro attività lavorative. Nella mente della signora Wilde appariva tutto perfetto, come se niente avrebbe potuto mai intaccare quel piccolo paradiso fatto di rose e fiori, in cui tutti si volevano bene e non serbavano rancore nei confronti degli altri.

 
***
 
Passò una settimana prima che Emma ottenne risposta da Jane e Catherine: quando arrivò la lettera, aprì la busta molto velocemente, sperando con tutta se stessa che le cugine avessero acconsentito a trascorrere un po’ di tempo con lei. Proprio come si immaginava, le caparbie donzelle giramondo si sarebbero presentate alla tenuta di loro cugino al ritorno dal loro viaggio a Mosca. Non ne avevano mai abbastanza di visitare posti sconosciuti! Ammirava questo lato del loro carattere, perché sotto sotto, voleva essere come loro.

All’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, corse nel suo studio personale a cercare il foglietto in cui erano segnate le stanze che avrebbero occupato i suoi ospiti, scrisse i nomi mancanti alla lista e lo lasciò in bella vista, in modo che appena ne avesse avuto l’occasione, avrebbe scritto per ognuno di loro quello che non doveva assolutamente mancare nella stanza affidata.

 
***

Il nuovo anno arrivò rapidamente e i mesi passavano velocemente. Mancavano ormai due settimane al mese di aprile e la signora Wilde impazzava per casa sembrando un grillo. Le giovani domestiche non erano abituate a tanta esuberanza da parte della padrona, essendo sempre state in servizio in case in cui regnava la disciplina più assoluta. Emma diede alla signora Marple il biglietto su cui aveva segnato tutto lo stretto necessario per i suoi ospiti, dimenticandosi che la donna sapeva solo scrivere il suo nome. Tutte le finestre della tenuta erano state aperte dalla padrona in persona in modo che l’aria primaverile si imprimesse nelle pareti di ogni camera; aveva scelto diligentemente il catino per la faccia di ogni stanza, evitando di darne uno dipinto a fiori al signor Lewis e al signor Leeds. Charles era impegnato quasi tutto il giorno con i suoi affari e, anche se avesse potuto fare qualcosa, aveva le mani legate e di certo non si sarebbe immischiato nei preparativi che la moglie faceva molto volentieri.

I domestici lucidarono i fucili che avrebbero adoperato gli uomini, i bicchieri per i liquori erano stati tolti dalle credenze e spolverati, così come era stata fatta scorta di scotch e whiskey, nel caso in cui un giorno avessero dovuto rimanere in casa per colpa del maltempo. La signorina Johnson, su ordine dell’anziana Marple, aveva acquistato al mercato un cesto pieno di gomitoli di lana e tessuti vari, non facendo mancare niente alle amiche della sua padrona e insieme ad altre due domestiche, avevano lucidato ogni specchio e preparato ogni letto per gli ospiti in arrivo.

 
***

Finalmente, il mese di aprile era arrivato e con lui i primi ospiti dei Wilde. Mentre Charles scendeva le scale dopo aver tirato fuori dall’armadio il suo completo da caccia, sentì bussare al portone: Clarisse ed Edmund Blake furono accolti a braccia aperte dai padroni della tenuta. Non ebbero neanche il tempo di posare un bagaglio leggero nell’ingresso che la donna dai capelli biondo-rossicci fu trascinata in un’altra stanza da Emma, sua vecchia compagna di scuola. Non fecero in tempo nemmeno a salutarsi che sul selciato si udirono degli zoccoli e il nitrito di cavalli appena si fermarono a pochi metri dal portone di ingresso: le risate di Cathy e Jane erano inconfondibili, e subito il nuovo maggiordomo Evans aprì la porta, consapevole che erano appena arrivate due persone dal carattere molto esuberante.

«Dove sono gli striscioni di benvenuto? Mi aspetto per lo meno un gran banchetto!» Cathy aveva sempre voglia di scherzare, era famosa per questo lato del suo carattere. I suoi sorridenti occhi verdi erano già alla ricerca del cugino; si tolse un bellissimo cappello in paglia, mostrando i suoi lunghi capelli scuri che già si intravedevano sotto il nastro del cappellino che portava fino a poco prima.

«Catherine Campbell, sei sempre la solita! Se avessi dovuto organizzare la tua festa di bentornato, avrei dovuto reclutare una decina di giullari.» Charles apparve sul ballatoio proprio sopra la sua testa, costringendola ad alzare lo sguardo per vederlo meglio. Insieme a lui si trovava Edmund, che salutò la prima delle cugine con un gran sorriso da mozzare il fiato. Da quando aveva sposato Clarisse, tutte le donne che lo incontravano capivano che ormai quel semplice gesto affettuoso era riservato solo alla moglie, cosa che faceva scaturire in molte un sentimento di gelosia misto a invidia.

«Una decina di giullari solo per me? Dimentichi che anche a Jane piacciono le feste in cui ci si diverte. Almeno devono essere una ventina!» ribatté lei, ridendo per l’idea che aveva appena avuto e raggiungendo le due amiche che si erano fermate sulla soglia del salotto per ascoltare cosa avesse da dire dopo neanche due minuti da che aveva fatto il suo ingresso. Jane fece notare la sua presenza facendo cadere rumorosamente a terra un’ampia borsa che adoperava per i suoi viaggi.

«Cathy ha ragione! Non siamo venute qui per annoiarci, fateci divertire!»
Charles ed Emma si precipitarono a salutare le due cugine, costringendole a raccontare tutti i viaggi che avevano fatto nell’ultimo anno durante la cena, in modo tale che non avrebbero dovuto ripetere più volte le cose all’infinito.

 
***

Il grande pendolo vicino al camino nel salotto suonò le sette quando si presentò Sebastian Leeds alla porta dei suoi amici. Una volta che portarono i suoi bagagli nella stanza che Emma aveva fatto preparare appositamente per lui, si prepararono tutti per la cena, che non sarebbe cominciata prima delle sette e mezza. Non appena Sebastian salutò tutti i suoi amici, ad Alexander non poté sfuggire una gelida occhiata nei suoi confronti, quando con la moglie Emily si dilungò un po’ troppo con i complimenti. Nessuno a parte il signor Moore parve notarlo, ma anche lui non ci diede molta importanza. L’ultima volta che aveva parlato con il signor Leeds risaliva a due anni prima e, allora, il suo comportamento sembrava del tutto normale, o almeno così gli era parso.
La cena si svolse in modo molto allegro: Jane e Catherine raccontarono per filo e per segno dei loro viaggi a Parigi, Berlino e Mosca, descrivendo con un’abilità incredibile ogni singolo posto che avevano visitato, facendo ridere di tanto in tanto il piccolo pubblico con alcuni aneddoti accaduti all'una o all'altra.

«Abbiamo deciso che il nostro prossimo viaggio sarà nuovamente nell’Europa dell’Est. Non lontano quanto Mosca, ma abbastanza da sfuggire a ipotetici ammiratori troppo sdolcinati o ubriachi» Sentenziò Jane mentre si apprestavano ad andare nel salotto, dando la possibilità ai domestici di pulire la sala da pranzo.

«Cosa vi attira di quella remota regione? Pare ci sia molto freddo da quelle parti.» Alexander Moore diede voce a una domanda che altri uomini si stavano facendo in quella sala. Curioso come era sempre stato sin da bambino, quell’uomo cercava di capire e valutare il comportamento delle bizzarre cugine del suo amico, ammettendo a se stesso che erano delle donne molto intraprendenti e coraggiose. I suoi occhi marroni si spostavano spesso dalla moglie seduta sul divanetto in velluto all’uomo dallo sguardo serio e riservato che se ne stava per conto suo vicino la finestra: Sebastian.

«Ma noi ci andremo quando farà più caldo. Inoltre, visitare paesi che hanno lo stesso clima di Londra ci ha stancato: vogliamo far parte di quelle persone che hanno il coraggio di addentrarsi nelle terre selvagge dell’Est Europa. Non abbiamo paura.» dichiarò apertamente Cathy, facendo nascere così diversi mormorii e commenti sul continente e sulla loro particolare voglia di viaggiare.

Tutti erano affascinati dai racconti delle cugine, probabilmente lo era anche qualche domestico curioso che passava per caso davanti la porta del salotto socchiusa. Le donne parlavano tra loro di ogni genere di argomento, mentre gli uomini, almeno quelli sposati, intrapresero un discorso riguardo la strana vita coniugale che stavano conducendo.
Ronnie e Sebastian erano gli unici a non far parte di quel gruppetto. Non si poteva dire che si sentissero esclusi, solo non capivano cosa ci fosse di così eccitante nell’avere una sola donna accanto per il resto della vita. Segretamente Ronnie sperava un giorno di sposarsi, ma non aveva ancora trovato una fanciulla che facesse breccia nel suo cuore. Sebastian aveva rinunciato a questa parte della vita da circa sei anni, così si distraeva quasi ogni sera con donne che facevano divertire gli uomini per mestiere.

«Lo avevi promesso.» sussurrò Ronnie all’amico. Non si voltò neanche nella sua direzione, perché sapeva esattamente chi stava guardando.

«Lo so, ma rivederla dopo anni fa male. Ma sarà mia un giorno o l’altro, a costo di fare qualcosa che nessuno potrebbe mai perdonarmi…»
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: _Riri_Sunflower_