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Autore: eldarion    28/09/2015    9 recensioni
"La Luna sbirciava nella stanza mentre la fresca brezza autunnale si insinuava all'interno.
Le tende danzavano mentre Il pittore era completamente assorto nel suo acquerello giapponese.
Accanto a lui sedeva un ragazzino tranquillo che pareva in attesa.
Un'ombra agile entrò ..."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Taro Misaki/Tom
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non sono miei, appartengono a Yoichi Takahashi. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

Note personali: vorrei dedicare questa storia a una delle mie autrici preferite: Sanae78; è lei che mi ha ispirata nella scelta del protagonista per queste righe. Purtroppo è un po’ che manca da questo fandom ma non smetto di sperare che torni.

Ringrazio coloro che dedicheranno del tempo alla lettura della mia storia e coloro che avranno la pazienza di recensirla.

Buona lettura!

 

Tsukimi*

 

La Luna sbirciava nella stanza mentre la fresca brezza autunnale si insinuava all'interno.

Le tende danzavano e Il pittore era completamente assorto nel suo acquerello giapponese. 

Accanto a lui sedeva un ragazzino tranquillo che pareva in attesa.

Un'ombra agile entrò atterrando  con un rumore sordo sul pavimento di legno.

Il giovane si riscosse dai suoi pensieri.

"Ah! Eccoti finalmente. Ti aspettavo, c'è una luna speciale stasera, ricordi? È la festa della signora della notte in Giappone!”

Detto ciò, si diresse verso l'ampio davanzale di pietra, ci si sedette, sorrise alla figura sinuosa che poco prima aveva fatto il suo ingresso e poi volse lo sguardo verso il cielo perdendosi in esso.

"Miaaaoooooo..."

Yotaro accolse l'invito del ragazzino e gli saltò in braccio.

Il micio sentiva di amare molto il suo amico umano. 

Egli era speciale, gli aveva salvato la vita ed era stata la prima persona che lo avesse amato dopo la scomparsa di mamma gatto. Tuttavia non era solo questo: Taro era speciale soprattutto perché  aveva in sé una profonda gentilezza ma anche grinta; non era certo un debole, la sua era piuttosto una forza mite e nascosta. 

Yotaro questo lo sapeva bene perché Taro gli parlava sempre dolcemente ma, fin da subito, gli aveva anche spiegato alcune regole della casa che doveva seguire e gliele faceva rispettare con molta fermezza. 

Il gatto pensava che anche gli amici umani del suo padrone trovassero in lui una persona piacevole  su cui fare affidamento perché, il suo sesto senso felino non sbagliava mai, sembravano contare molto su di lui; specialmente gli amici umani che con lui giocavano a calcio. 

Questa era un’altra caratteristica del suo padrone: amava giocare con quella strana cosa bianca macchiata di nero a quello strano gioco che si chiamava calcio.

Taro gli aveva confidato che anche il pallone era uno dei suoi amici, un amico silenzioso che lo aiutava: ovunque andasse riusciva a fare amicizia grazie a quello strano oggetto inanimato e Yotaro, dal canto suo, aveva spesso pensato che quell’oggetto fosse un po’ magico e che racchiudesse in sé il potere di dare la gioia ma anche la tristezza. 

Era davvero strano il pallone, certo sapeva dare molta felicità a Taro: tante volte ne aveva vista nei suoi occhi mentre lo rincorreva. Era pur vero però che, spesso, negli attimi di solitudine aveva visto il suo piccolo amico osservare con rammarico quella sfera e i suoi occhi gioiosi e sinceri velarsi di malinconia. 

Quella stessa malinconia che poteva percepire in quel preciso momento nello sguardo concentrato verso la luna e nella piega della bocca. 

Il gatto si accoccolò ancora di più contro il corpo del calciatore per consolarlo: Taro gli aveva raccontato che in Giappone aveva lasciato alcuni amici che gli mancavano molto e che quella sera ci teneva a osservare la luna che, certamente, qualche ora prima avevano osservato anche i suoi amici lontani. 

Nella terra del Sol Levante, era così che l’aveva definita, era la festa della luna e tutti si ritrovavano a osservare la Signora della notte mangiando dolcetti di riso. 

Yotaro pensò che il ragazzo ci tenesse tanto a osservare la luna proprio quella sera per sentirsi più vicino ai suoi amici e chissà se anche loro avevano pensato la stessa cosa in quella terra lontana.
Il gattino amava molto guardare la luna e raccontarle le sue avventure ma quella sera no, nessuna avventura, era la sera del silenzio affettuoso, dell’amicizia, dei ricordi e della consolazione.
Yotaro avrebbe dato a Taro tutto l’amore che poteva per scacciare la malinconia della lontananza dagli amici perché lui non era solo un gatto: era una gatto che sapeva ascoltare, era un gatto che sapeva amare, era il gatto di Taro Misaki e quello non era un semplice caso.


 

*La festa in onore della Luna si chiama Tsukimi 月見 (“guardare la luna”) e costituisce ancora, a distanza di oltre mille anni, una delle ricorrenze più affascinanti. Famiglie ed amici si riuniscono nelle case per assistere a questo evento annuale, consumando tsukimi dango (dolcetti di riso tondi, la loro forma ricorda la luna) e sake, mentre nei templi vengono organizzati concerti di musica tradizionale. Ogni anno cade in un giorno diverso, quest’anno è capitata il 27 settembre.

  
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