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Autore: Zaffiro    13/02/2009    0 recensioni
Un fantasma appare dal nulla e lì vi ritorna, niente di banale (almeno spero), una persona media che trova una grande felicità. in un modo in cui TUTTI sono felici il crimine è scomparso, ma basta poco per farlo rivivere. una pagina di buona lettura, che si trasformeranno in decine di capitoli tra inseguiti e inseguitori
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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I morti gli sorridono

I morti gli sorridono

“Allora John? Ti piace giocare a nascondino?”

Una figura tremante si sporse da dietro una porta socchiusa, era tutto sudato, teso, era giovane, ma già stempiato, era un giocatore, era quello che si nascondeva. Era morto.

Dai John, dimmi fuochino, dammi qualche indizio”

Una figura alta e sottile, coperta da una lunga giacca, camminava lentamente per l’ampio garage del palazzo, scrutava attento ogni punto, ogni nascondiglio, ogni ombra, ogni zona buia. Faceva finta, sapeva perfettamente dove fosse il fuggiasco, ma la tensione è sempre molto più alta e gradita se c’è un briciolo di speranza, anche illusoria, e il divertimento che ne consegue è infinitamente migliore. Che bel gioco, pensava, mentre stringeva in pugno la sua colt nove colpi pressoché nuova.

Quando John non vide più la lunga giacca decise il tutto per tutto, non c’era più qualcosa da perdere, se non la vita, oramai quasi un ricordo. Silenziosamente uscì dal precario nascondiglio e si spostò sfruttando la copertura offerta dalle luci sporche e rotte. Avanzava sempre più veloce appiccicato alla parete, con lo sguardo furtivo ispezionava attorno con circospezione, cosciente che prima o poi l’avrebbe trovato. I secondi parevano interminabili, la tensione gli faceva battere il cuore in modo incessante, senza ritmo, non riusciva più a coordinarsi, il respiro era ridotto a poco più che un rantolo, a una live raffica di sospiri. Girò l’angolo per scappare dall’entrata principale e il suo cuore, i suoi polmoni, il suo cervello, tutti i suoi muscoli gli si pietrificarono, morì per un paio di secondi. In quel lasso di tempo potè vedere bene per la prima volta il suoi inseguitore, l’ombra di prima ora era ben delineata. Anche con la flebile luce dell’autorimessa l’uomo era veramente molto alto, e fortemente slanciato dalla giacca in pelle rossa aderente, ma l’aria da spettro risiedeva tutta sulla faccia, coperta per metà da un pezzo di maschera bianca, inespressiva, e la restante metà sorrideva dietro a ad un trucco pesantissimo che ne esaltava l’intensità. Tutti il volto, sovrastato da lunghi capelli neri pareva uscito da un sogno, e non appartenere a questo mondo.

La stasi di John venne cancellata dalla lunga canna puntatagli ai denti. “Tana per John.” Con uno scarto velocissimo il ragazzo evitò una pallottola che, di rimbalzo, si conficcò su di un pilastro. Altri due colpi esplosero, lo mancarono volutamente, e altri due fori apparvero sulla parete. L’inseguimento vero è proprio iniziò, quello mascherato corse, e contro uno fuori esercizio non ebbe problemi a stargli dietro, magari dando la piacevole sensazione di farsi seminare.

John si nascondeva ogni tanto dietro a delle auto parcheggiate, e ogni volta che tentava di scappare per questa o quella uscita, una pallottola gli serrava la strada. Quando ebbe preso sufficiente coraggio il poveraccio si buttò, non curante che qualche colpo potesse andare a segno, cosa che effettivamente accadde. Con un fortissimo dolore alla gamba destra, precisamente sul ginocchio, john si ritrovò a terra, con l’inerzia del proprio corpo era riuscito a scagliare la testa contro un mucchio di vetri, frantumandoli in tante lame trasparenti, colorate in parte dal rosso del sangue che usciva copiosamente dalla tempia.

“No, no, no, John, non si fa così – il fantasma parlava con un filo di voce, molto calma – perché hai voluto che il gioco finisse così in fretta? Perché non hai voluto farci divertire ancora un po’? Peccato John, è stato fin piacevole, ma ora è ora di andare a casa, tutti a nanna”

E detto questo si prestò ad alzare la colt all’altezza della faccia dell’altro. Il ferito mugugnava appena, vedendo della sua vita solo alcuni flash, la prima volta in bicicletta, il secondo amore (chissà perché non il primo?), il matrimonio mai avuto. Tutto questo in pochi, esuli attimi. La canna puntò un viso rigato dalle lacrime e il grilletto fu premuto. Il percussore impiegò un tempo nullo per un osservatore esterno, ma un tempo incredibile fu per John, che attendeva, oramai accanitamente, che il colpo esplodesse. Arrivato a fine corsa il percussore impatto contro il retro del bossolo e non successe niente, assolutamente niente, solo un click.

Trascorse un altro attimo, questa volta meno stressante, il viso di John ebbe dapprima dei lievi tic, che divennero spasmi lievi e poi sempre più violenti, le lacrime di terrore divennero lacrime di gioia, la fragorosa risata riecheggiò per tutta l’autorimessa, a pieni polmoni.

“A pieni polmoni John, ridi con tutto il fiato che hai in gola, fai sentire al mondo intero che forse hai vinto.

Il sussurro demoniaco dava anch’esso la sensazione che il cacciatore fosse sollevato, fosse felice per John, ed effettivamente lo era, aveva ridato la felicità a quel povero uomo. Ora quel povero si accingeva a prendere uno dei colli di bottiglia rotti che aveva a portata di mano, pronto a sferrare una ferita mortale, mantenendo la sua risata a pieni polmoni.

Il percussore diede un altro colpo ad un altro proiettile. Questa volta si formò un forellino nel fondo della gola di John, e un grosso squarcio fumante sulla nuca faceva uscire gli ultimi sprizzi degli ultimi battiti del cuore.

“Peccato John, ho detto ‘forse’ e come ben saprai i momenti felici durano poco. Ah, già, quasi dimenticavo, ho semplicemente tolto un proiettile.

Il fantasma sparì come apparve qualche minuto prima nell’ombra offerta dalle luci rotte e sporche del garage, lasciandosi alle spalle un corpo privo di vita, ma con un ampio sorriso congelato sulle labbra e sul viso per l’eternità.

John, una persona come le altre, vita mediocre, aspetto mediocre, lavoro mediocre. Muore felice.

 

  
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