Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Cocol_Sasso_97    28/09/2015    2 recensioni
Lovino alzò un sopracciglio e aprì la stanza lentamente, osservando la stanza illuminata dalla flebile luce di una candela.
E lo vide.
Spagna allora era tornato.
Semplicemente non aveva fatto il minimo rumore quando era tornato e non era andato a cercarlo e... E lo aveva lasciato perdere.
Era andato a dormire.
Probabilmente era stanco, certo, ma... Non era mai successo prima.
Sbuffò e si avvicinò al suo letto, pronto a tirargli una testata come punizione, quando, vedendolo, si bloccò di colpo. Il suo corpo era ricoperto di bende, al momento pulite. Allora Belgio era entrata a controllarlo e a cambiargli le bende sporche.
Il viso dello spagnolo era ornato da vistosi graffi, più o meno profondi. Chissà chi glieli aveva fatti, quale arma? Lovino si alzò a sedere sul letto, carezzandogli un graffio con la punta delle dita, leggero. Era sempre ridotto così male? No, di solito stava meglio...
Si sentì improvvisamente in colpa, dandosi dello stupido per essersi arrabbiato perché lo spagnolo non lo aveva salutato. Non era nelle condizioni ideali.
[Lovino ancora colonia di Antonio, adolescente]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~Smile~

Lovino si avvolse nelle coperte, osservando con la coda dell'occhio il foglio di carta che era posato sul comodino della sua stanza. Quella mattina Belgio era entrata in camera sua, svegliandolo tutta allegra.
«Guarda Romano, una lettera del Boss! E' arrivata stamattina, ma è datata una settimana fa, sai cosa vuol dire?»
«Che le lettere del bastardo sono lente come la Quaresima» aveva sbadigliato il Sud Italia, stringendosi nelle coperte per non farsi vedere in mutande dalla nazione per cui aveva preso una bella cotta.
Lei sorrise «Sì, anche... Ma vuol dire che oggi il Boss torna Romanito!»
Lovino si era alzato seduto, spalancando gli occhi. Il bastardo sarebbe tornato quel giorno?? Aveva strappato la lettera dalle mani del Belgio e aveva letto velocemente - o almeno ci aveva provato, ancora aveva difficoltà nello leggere lo spagnolo - il contenuto della lettera e non era riuscito a trattenere un piccolo sorriso, pentendosene subito dopo, sentendo la risatina del Belgio.
Scivolò ancora più dentro le coperte, voltandosi a guardare la luna che filtrava dalla finestra. Beh, aveva mentito, il bastardo non era ancora tornato.
Non sopportava doverlo aspettare, soprattutto perché non voleva aspettarlo! Attenderlo impazientemente era come ammettere che gli importava qualcosa di quel bastardo che gli aveva passato la passione per i pomodori, quel bastardo che lo aveva salvato dai Turchi quando era più piccolo, quel bastardo che si era impoverito per occuparsi di lui...
Nascose il volto contro il cuscino, scrollando il capo. Beh, era solo un idiota ad aver fatto tutto ciò per lui. Eppure quando glielo diceva, lui gli sorrideva, dicendo che ne valeva la pena per vederlo crescere. Un leggero rossore gli incorniciò il viso, mentre borbottava qualcosa come «Stupido spagnolo...»
Che aveva sempre da sorridere, poi? Era così dannatamente irritante vederlo sorridere anche dopo che lo aveva preso a testate, per via di un abbraccio o di un bacio sulla guancia che Lovino non gli aveva concesso.
E trovava ancora più insopportabile il fatto che sorridesse anche quando indossava la sua armatura e li salutava, pronti a partire. Non era passato molto dall'ultimo saluto che si erano scambiati. Lovino da quel giorno di qualche mese prima era improvvisamente cresciuto, prendendo altri centimetri. Chissà se ora sarebbe arrivato all'altezza dello spagnolo? Quando erano partiti, Spagna si era dovuto ancora piegare sulle ginocchia per baciargli la fronte...
 
«Te ne vai di nuovo?»
Spagna si era allontanato dal Belgio, sorridendo al Sud Italia e, chinandosi sul bambino che ormai gli arrivava fino al gomito, gli aveva baciato la fronte, ottenendo un sonoro sbuffo da parte dell'italiano «Eh già, purtroppo sì... Mancherai molto al Boss mi querido!»
«Sono forti quelli contro cui combatti?» chiese poi, cercando di nascondere quel velo di preoccupazione che lo avvolgeva.
Spagna sbatté le palpebre sorprese e un nuovo sorriso gli dipinse le labbra. Alzò una mano e andò a scompigliargli i capelli, scendendo poi a carezzargli la guancia e ritirando la mano prima che Lovino potesse mordergliela «Mai quanto il Boss Lovinito... Sei preoccupato per me?»
Lovino scrollò le spalle, osservandolo truce per la carezza che non gli aveva autorizzato «Se sono più deboli torni prima e sto meno tempo senza una cena decente»
«C'è Belgio comunque querido»
«...Tu cucini meglio...»
E di nuovo quell'insopportabile sorriso mentre lo abbracciava «Ah, Lovinito, mi fai così felice, nemmeno immagini quanto!»
«LASCIAMI BASTARDO!!!»
 
Il ricordo di quegli abbracci e quei baci indesiderati gli fecero pensare al fatto che un po' gli mancavano, ma scrollò subito il capo. Se c'era una cosa che non gli mancava era il sorriso che per lui c'era sempre. Anche quando tornava da una guerra, le membra stanche e affaticate, il corpo provato dalle diverse ferite e dagli sforzi compiuti, l'armatura macchiata di sangue. Antonio, per quanto esausto e malconcio aveva sempre un dolce, seppur stanco, sorriso per lui.
 
«Mi sei mancato querido»
«Tu no»
E il sorriso stanco dello spagnolo vacillava per qualche istante. In realtà qualche volta, specie dopo degli incubi (Antonio lo accoglieva sempre nel suo letto, indipendentemente da che ora fosse, con qualche parola gentile e qualche dolce carezza sul capo per calmarlo), lo spagnolo... un po'... Gli mancava sì...
«Hai fame?»
«Certo che sì bastardo! Ma... Posso aspettare... Sarai stanco...»
E il sorriso dello spagnolo tornava in forze «Ti preoccupi per me? Sto bene Lovinito, tranquillo...» e magari lo diceva zoppicando verso la cucina o armeggiando con gli utensili con un solo braccio, l'altro lasciato a penzoloni.
 
Sospirò nuovamente, allontanando la coperta dal lui e alzandosi, sbadigliando. Odiava non riuscire a dormire perché preoccupato per quello stupido di uno spagnolo.
Deciso ad andare a bere un bicchiere d'acqua, camminò per il corridoio buio, finché non si fermò di colpo. Belgio era uscita dalla stanza dello spagnolo, senza notarlo, e tornando probabilmente in camera sua. Che ci faceva nella camera del bastardo? Lovino alzò un sopracciglio e aprì la stanza lentamente, osservando la stanza illuminata dalla flebile luce di una candela.
E lo vide.
Spagna allora era tornato.
Semplicemente non aveva fatto il minimo rumore quando era tornato e non era andato a cercarlo e... E lo aveva lasciato perdere.
Era andato a dormire.
Probabilmente era stanco, certo, ma... Non era mai successo prima.
Sbuffò e si avvicinò al suo letto, pronto a tirargli una testata come punizione, quando, vedendolo, si bloccò di colpo. Il suo corpo era ricoperto di bende, al momento pulite. Allora Belgio era entrata a controllarlo e a cambiargli le bende sporche.
Il viso dello spagnolo era ornato da vistosi graffi, più o meno profondi. Chissà chi glieli aveva fatti, quale arma? Lovino si alzò a sedere sul letto, carezzandogli un graffio con la punta delle dita, leggero. Era sempre ridotto così male? No, di solito stava meglio...
Si sentì improvvisamente in colpa, dandosi dello stupido per essersi arrabbiato perché lo spagnolo non lo aveva salutato. Non era nelle condizioni ideali.
Scivolò con le dita sul collo, percorrendone la linea dei contorni. La pelle di Antonio era così calda... Arrivato al bordo delle coperte le scostò per vedere il suo petto e strinse la presa sul lenzuolo. Il corpo di Spagna era coperto di bende e tagli profondi, che sarebbero poi diventate cicatrici. Le cicatrici solitamente per le nazioni non erano permanenti. Rimanevano solamente finché la crisi che esse avevano causato passava. Tuttavia in quel momento Spagna ricordò a Lovino suo nonno. Si morse il labbro, sfiorando con le dita il petto dello spagnolo «Stupido España... Questo non ti farà sparire, vero?» mormorò, la voce che gli tremava. Lo osservò dormire, ringraziando che lo spagnolo avesse il sonno pesante. Tornò con la mano a carezzargli il volto, leggero, scivolando lentamente verso le labbra. Senza quel perenne sorriso sembrava pure una persona seria... Il fatto che lo sembrasse mentre dormiva era tutto dire.
Sfiorò le labbra con due dita. Erano morbide, calde... Ripensò a quante volte aveva voluto strappargli dalla faccia quel sorriso e sospirò. Erano comunque meno rispetto a tutte le volte che, specie ultimamente, aveva sognato di assaggiare quelle labbra. Le quali, a detta di chi le aveva provate, erano magnifiche.
Scrollò il capo, arrossendo.
Che gli passava per la testa!
Antonio era un maschio e lui era un maschio.
Antonio era il suo padrone e lui la colonia.
ANTONIO ERA IL BASTARDO!
...Ma il quel momento dormiva... Si mordicchiò le labbra e chinò appena verso di lui. Era solo... Solo curioso di sapere se quelle labbra potevano servire ad altro oltre che a sorridere...
Lentamente, si avvicinò ancora alle sue labbra, fino a sfiorarle appena con le sue. Sentiva il respiro caldo e regolare dello spagnolo sul suo viso e prese un respiro profondo, prima di posare definitivamente le labbra su quelle di Antonio.
Un bacio veloce, a fior di labbra, ma bastò per far avvampare Lovino che si allontanò di colpo, sperando che lo spagnolo non si svegliasse. E per fortuna, Antonio dormiva ancora. Sospirò, sollevato, sfiorandosi le labbra con la lingua.
Beh, almeno poteva concedergli di avere un buon sapore...
Imbarazzato si sdraiò al fianco dello spagnolo, poggiando il capo su un punto del petto dove non vi erano né bende, né ferite, né altro.
«Ho fatto un incubo, per questo rimango qui... Ho sognato che sparivi come Nonno Roma, e non voglio...» mormorò come per giustificarsi, chiudendo gli occhi. Fece scivolare una mano a carezzare quella di Antonio, per poi stringerla appena. Spagna era lì e stava relativamente bene. Non lo avrebbe lasciato andare, non lo avrebbe visto sparire come era sparito Nonno Roma. Lo teneva stretto.
Pensando ancora a quel leggero bacio che gli aveva dato, Lovino si addormento.
Antonio lo osservò, illuminato dalla candela. Con la mano libera gli scostò, seppur con non poca fatica, i capelli dal viso, sorridendo appena «Sei cresciuto ancora querido...» mormorò felice, per poi passarsi le dita sulle labbra, una leggera nota malinconica nella voce «Già... Sei cresciuto ancora...»
Si voltò a baciargli il capo, stringendolo un po' a sé «Prima o poi dovrò lasciarti andare...» mormorò «Ma c'è ancora tempo... E voglio godermi tutto il tempo che abbiamo ancora...»
Chiuse gli occhi, tenendo a sé l'italiano «Non ho intenzione di sparire come Impero Romano, voglio vederti crescere ancora Lovinito...»

 


NdA
Piccola One shot, nata in un momento di noia ^^
Non ho molto da dire :3 Qui si tratta di un Lovino che sta entrando nel mondo della pubertà, con le idee molto confuse e la curiosità di provare quello che la sua mente gli fa sognare.
La curiosità non ha mai ucciso nessuno no?
Quindi Lovino decide di provare quelle labbra che tanto ha sognato ma è ancora un bambino sotto sotto, infatti basta un lieve contatto per imbarazzarlo e soddisfare la sua curiosità.
Dal canto suo, Antonio, è decisamente indeciso e preoccupato sul da farsi. Come prendere una cosa del genere?
Credo opterà per il far finta di nulla, sì.
Lovino sta crescendo, è normale che sia curioso riguardo certe cose. Antonio deve accettare che il suo pequeño non è più tanto pequeño e il momento in cui Lovino vorrà - o dovrà - allontanarsi da lui, si sta avvicinando.
Ma per il momento, lasciamogli godere quello che ha <3

Spero che la ff vi sia piaciuta nonostante sia fine a sé stessa ^^
Fatemi sapere che ne pensate!
Un bacione <3
Cocol


 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Cocol_Sasso_97