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Autore: Moody_Espeon    29/09/2015    2 recensioni
Quel giorno, quando successe tutto, non capivo cos’avevo fatto finché non riacquisii lucidità e aprendo gli occhi vidi… il sangue di quella bambina che mi colava dalle mani...
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Purple, Guy
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Senza identità




« La gente crede che io sia strano, non so se è veramente così, mi hanno sempre giudicato per il mio passato... La verità è che non ho mai voluto far del male a nessuno. Quel giorno, quando successe tutto, non capivo cos’avevo fatto finché non riacquisii lucidità e aprendo gli occhi vidi… il sangue di quella bambina che mi colava dalle mani. E lei era lì davanti a me, giaceva sul pavimento, immobile… fredda. Non volevo crederci. Eppure il coltello che tenevo in mano dimostrava che ero stato proprio io ad ucciderla. In quel momento, pregai Dio di perdonarmi. Quale spietato mostro privo di cuore ero diventato? Indossavo ancora il costume del Golden Freddy per metà, ricordo ancora l’odore rancido di ferro arrugginito che emanava quel coso… a volte me lo sento ancora sulla pelle, Dio… che sensazione orribile. Le ultime parole della piccola, prima di morire dissanguata; furono “perché Freddy…?” Era persino riuscita a girare la testa e a guardarmi negli occhi, dopo ben due coltellate nella schiena e un profondissimo taglio nella pancia… Non ricordo il suo sguardo, la mia mente deve averlo rimosso, sarà stato pieno di terrore e di morte. Chissà come deve essere morire annegando nel proprio sangue…  
            « Vivere così è diventato un incubo. La notte non dormo per paura di sognarla e di sentire le sue urla strazianti… o le sue mani sul mio petto che mi stringevano la camicia… come se stesse cercando di aggrapparsi a me… Avevo i vestiti e la faccia completamente ricoperti dal suo sangue, non mi sono mai tolto di bocca quel sapore così amaro, ma amaro non era il sangue di cui mi sono macchiato, era l’idea di non sapere più chi ero... e questo ha iniziato a spaventarmi sempre di più. « Dopo due settimane di prigione, mi rilasciarono per insanità mentale o qualcosa del genere, così passai il successivo anno all’interno di un ospedale psichiatrico. È stato più terribile della galera. Il senso di colpa mi stava piano piano uccidendo sempre di più, a farmi pressioni mentali c’erano gli psichiatri che, oltre a drogarmi e imbottirmi di medicine, trapanavano sempre più nella mia mente per cercare di cavare le radici del mio squilibrio. Lo stress arrivò a un punto tale che inconsciamente entrai in un tunnel dal quale non sarei più uscito. Iniziai col rifiutarmi di mangiare, dovettero imboccarmi a forza; all’inizio, per farlo, mi somministravano tranquillanti, ma siccome lottavo con tutte le mie forze per non far sì che la mia bocca toccasse cibo, arrivarono a sedarmi… come un animale. Non so perché ma l’idea del suicidio iniziò a diventare la mia via di fuga. Poi cominciai anche a rifiutare di fare le sedute psichiatriche, così tanto che mi dovettero portare con la forza, spesso venivano a prendermi quattro o cinque uomini tra inservienti, dottori e la sicurezza… anche lì dovevano sedarmi, non mandavano più una donna perché ero diventato troppo violento... Decisero di isolarmi e spesso quando perdevo il controllo mi mettevano la camicia di forza per paura che potessi fare del male a qualcuno o a me stesso. Toccai il fondo quando il desiderio di morte mi fece perdere ogni segno di lucidità. Iniziai a lesionarmi con tutto ciò che mi capitava a tiro, spaccavo con le mie stesse mani vetri e specchi per poi tagliarmi profondamente con i cocci in ogni parte del corpo. Era la mia punizione… il mio sangue per quello della bambina. Ma non sarei mai riuscito a riaverla indietro…      
            « Dopo un paio d'anni, quando i medici si assicurarono che i sintomi della schizofrenia si potessero tenere sotto controllo con solo l'uso dei farmaci, li liberarono dal manicomio e tornai a lavorare al Freddy Fazbear’s. Per le persone fu uno scandalo, non ero più nulla per loro, non contavo più come una persona. Mi chiamarono Purple guy. E così passai la mia vita sotto un nome che non mi apparteneva, imprigionato in un corpo che non volevo. Ero diventato un essere senza identità…  
            La gente crede che io sia strano, non so se è veramente così, io non sono d’accordo con loro. Non è stranezza… a me piace chiamarla… pazzia… »
   
 
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