-Adam, vai casa, riposati-, sorrise a suo marito cercando di non piangere. Lui la guardò con gli occhi gonfi di lacrime. -Vieni con me, riposiamoci insieme, parliamone, superiamolo insieme-. -Io devo restare qui, Adam. C’è un caso importante, un caso che dovrebbe interessare anche a te-. Adam in quel momento non era più triste, era solo arrabbiato. Come poteva essere un caso più importante della loro famiglia? Più importante di loro? -Kono…-, la supplicò prendendo in mano le chiavi della Ferrari. McGarrett bussò alla porta.
-Non correre! Non correre, non correre!-, urlava Danny seduto al sedile del passeggero. Steve ridacchiava fra sé. -Andiamo Danno, per quanto tempo deve andare avanti questa storia? E poi non sto correndo, guarda Kono, non dice una parola-. -Ma certo, lei ha una Ferrari! E poi non chiamarmi Danno-. Kono era seduta dietro, guardava fuori dal finestrino mentre la macchina sfrecciava diretta all’ospedale. Sophie Thompson si era risvegliata. -Steve, ti prego! Se non vuoi farlo per me, almeno fallo per Grace e Charlie. Cos’è un bambino, se non ha i genitori?-. Di certo qualcosa in più di genitori senza bambino, pensò Kono. McGarrett frenò bruscamente all’ingresso del Pronto Soccorso.
La dottoressa disse che quella ragazza era prodigiosa. Nel giro di poco non solo si era svegliata, ma si era anche messa seduta e aveva iniziato a scrivere. Consapevole del suo ruolo di “esperta” di bambini, Kono si avvicinò alla ragazza. -Ciao Sophie, io sono l’Agente Kono Noshimuri, Five-0. Io e i miei amici vorremmo farti qualche domanda-, disse, e per la prima volta da quella mattina abbozzò un sorriso. Non si era ancora abituata a presentarsi come “Kono Noshimuri”, le sembrava molto buffo come suonava. Pensò a suo marito da solo nella loro immensa villa. Di sicuro stava piangendo. -Sophie, sono Steve McGarrett. Potresti descrivermi quello che è successo stamattina?-. La ragazza non rispose. Anzi, sembrò non sentire nemmeno. Continuava a scrivere con il pennarello sul vassoio del pranzo. -Steve, segnati questi numeri-, fece Danny all’amico osservando la sequenza ripetitiva che la ragazza si ostinava a scrivere. -Cosa vogliono dire?-, le chiese. Ancora, nessuna risposta. -Sophie? Ci sei?-.