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Autore: Bramepiuma    30/09/2015    1 recensioni
Dal testo:
"Ottaviano fissava con insistenza il grande cielo luminoso che lo sovrastava.
Perché? Non lo sapeva.
Di certo non perché amava le cose luminose. Anzi, si poteva benissimo dire che odiasse le cose luminose. Ma lui odiava tutto, quindi la cosa non faceva differenza. Lui stava là perché poteva restare ovunque, andare in ogni luogo, scappare in ogni rifugio, ma avrebbe sempre visto il lato negativo delle cose."
La storia di come Ottaviano imparò ad apprezzare i vasti cieli luminosi, i prati e pure le farfalle.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Octavian, Rachel Elizabeth Dare
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il volo degli uccelli-ovvero la storia di come Ottaviano scoprì che ne valeva la pena.
 
“Blackbird singing in the dead of night,
Take these broken wings and learn to fly.
All your life
You were only waiting for this moment to arise…”
The Beatles, Blackbird


Ottaviano fissava con insistenza il grande cielo luminoso che lo sovrastava.
Perché? Non lo sapeva.
Di certo non perché amava le cose luminose. Anzi, si poteva benissimo dire che odiasse le cose luminose. Ma lui odiava tutto, quindi la cosa non faceva differenza. Lui stava là perché poteva restare ovunque, andare in ogni luogo, scappare in ogni rifugio, ma avrebbe sempre visto il lato negativo delle cose.
Esempio.
Il cielo? Troppo luminoso. Brucia le retine.
Il prato? Troppo sporco, troppo scomodo.
Le farfalle? Roba da femminucce, tanto moriranno tra qualche ora.
Insomma, lui credeva di vedere come stessero veramente le cose, ma in realtà non riusciva a cogliere quello che tutte le altre persone invece coglievano.
Forse era colpa di sua madre,la quale lo aveva sempre fissato sulla concretezza delle cose, ricordandogli ogni volta che le circostanze favorevoli avrebbero potuto nuocergli, essergli  fatali.
Ottaviano, non ti fidare delle cose belle, gli diceva sempre la madre con sguardo assente, ti creano sempre dei problemi, ti faranno sempre stare male. Così è stato con tuo padre, lui era una cosa bella...a quel punto sospirava guardando nel vuoto. Ricorda,le cose belle non rimangono mai.
Raschiò il terriccio con un sassolino, e tirò un sospiro. Perfino quel silenzio non riusciva a dargli pace.
All’improvviso sentì un rumore di passi veloci e un chiacchiericcio soffuso. Si girò di scatto, e vide una chioma di capelli pel di carota agitarsi per salutare un’amica, quindi si voltò, seccato.
Perché? E’ il karma, ecco cos’è. Non doveva prendere in giro quel ragazzino del primo anno.
Si diede una manata in fronte e assunse un’espressione scocciata, per poi alzarsi con le mani sui fianchi.
In un modo che non riusciva a spiegarsi, Rachel riusciva ad accentuare il suo astio verso il mondo.
Forse era la sua espressione perennemente sicura di sè e sbarazzina, o forse i suoi ricci ribelli che svolazzavano allegramente di quà e di là. Se la immaginava  suonare una chitarra a piedi nudi sull’erba, mentre guardava ammaliata il cielo. Sicuramente lei sapeva come percepire la vera bellezza delle cose; peccato che fosse insopportabile.
Quando si accorse di lui aveva ancora il sorriso sulle labbra, che lentamente scomparì dal suo volto. Gli lanciò un’occhiataccia, e si diresse decisa verso di lui.
-Ottaviano! Perché sei qui?-
-Non ho per caso il diritto di sedermi sul prato, graecus?-
-
Smettila di chiamarmi così, non è divertente! Non sei un antico Romano!-
-Invece sì.-  il biondo sorrise soddisfatto, e incrociò le braccia.
-Ahh, sei incredibile.-
-
E tu sei irritante. Mi stavo godendo la vista.-
Rachel lo fissò scettica, le braccia incrociate sotto il seno.
-Tu non ti godi mai niente, Ottaviano.- lui resse lo sguardo, per poi sospirare.
-Hai ragione.- Rachel lo guardò storto, poi portò la testa in avanti.
-Tu mi hai dato ragione, per caso?-
-No, certo che no. Dicevo al panorama. Stava giusto dicendo che sei insopportabile.-
Rachel rise. Come al- aspetta cosa?
Ottaviano si voltò sbalordito verso la rossa. Non ci poteva credere.
Aveva una risata cristallina, singhiozzante e molto acuta.
Poi la rossa si riprese.
-Scusami, ma sei strano.-il biondo sbuffò.
-Ma ovviamente, Rossa, altrimenti non sopravviverei alla mia monotona vita.-
-Per esempio?-
-Quando mi annoio, guardo il volo degli uccelli. Sai, tipo gli auguri Romani, che riuscivano a predire le cose.-
Rachel si zittì, e osservò con attenzione gli uccelli che contrastavano con l’azzurro vivo del cielo.
-Cosa vedi?- Ottaviano si grattò il mento.
-Vedo che Apollo ti adora, ma a Giove non piaci.- lei ridacchiò leggermente.
-Ehi non posso stare simpatica a tutti, eh.- Ottaviano fece una smorfia ironica.
-Oh certo. Tanto Giove è solo il padre degli dei.- la rossa chiuse gli occhi e alzò un dito.
-Preferirei chiamarlo Zeus.- Ottaviano sbuffò.
-Argh, graecus.- Rachel gli diede un pugnetto sulla spalla, sorridente.
Allora, ma solo allora, Ottaviano si accorse di stare infrangendo gli insegnamenti posti dalla madre.
Guardò Rachel, e pensò che la sua bellezza gli avrebbe fatto male, l’avrebbe ferito nel profondo.
-Che c’è? E’ tutto okay?- la rossa lo guardò curiosa.
Ottaviano tentennò, poi fece un debole sorriso.
-Niente.-
Dopotutto
, pensò Ottaviano, ne valeva la pena.




-Spazio Autrice-

Ehilà, graeci! Lo so che mi volete male perché è una fanfiction su Ottaviano, ma non ci posso fare niente, quando mi viene un’idea la scrivo, eh.
Comunque ci tenevo a mettere la traduzione del verso della canzone (che io adoro), eccola qui.


“Merlo che canti nel cuore della notte,
Prendi queste ali spezzate e impara a volare.
Per tutta la vita
Non hai aspettato che questo momento per spiccare il volo...”

Pace e saluti semidivini
Bramepiuma
   
 
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