Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: shirupandasarunekotenshi    01/10/2015    1 recensioni
Seiji si comporta in modo strano e prende decisioni non da lui... tutto per un motivo ben specifico... un motivo che si chiama Touma
[Partecipante alla challenge "In love", indetta sul foruma di EFP]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rowen Hashiba, Sage Date
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Svago pomeridiano

Autore: Shirupandasarunekotenshi

Prompt: Passione

Fandom: Yoroiden Samurai Troopers (I cinque samurai)

Rating: Giallo

Avvertimenti: Shonen-ai

Eventuali note dell’autore: E finalmente arriva la prima traccia di questa challenge, già pronte anche altre, ma da correggere :P


 
SVAGO POMERIDIANO


(Challenge “In love”, prompt: Passione)






Seduto sulla poltrona, una gamba accavallata sull’altra, Seiji sfogliava distrattamente una rivista automobilistica, così distrattamente che da un po’ le pagine erano immobili e i suoi occhi si mossero, per indugiare su qualcosa che gli interessava molto di più.
L’oggetto di tale osservazione, ignaro, se ne stava inginocchiato su uno sgabello, i gomiti appoggiati al davanzale della finestra, a guardare fuori, il naso sollevato verso il cielo nuvoloso, l’espressione annoiata.
Seiji e Touma erano soli in casa quel giorno, loro due e Byakuen; era un evento raro che i nakama fossero tutti immersi in impegni universitari tranne loro due. Touma spesso e volentieri saltava le lezioni, non aveva bisogno di frequentare assiduamente mentre Seiji, quella mattina, aveva semplicemente deciso che si sarebbe preso un giorno di vacanza. La scusa ufficiale era che non gli andava di uscire con quella pioggia insistente, ma di sicuro nessuno aveva creduto che allo stoico samurai desse fastidio un po’ di pioggia.
Il primo a capire era stato Shin che, con un’inequivocabile faccia da schiaffi, gli aveva rivolto un’occhiata fin troppo monella e aveva trascinato gli altri due fuori di casa.
“Non è che mi dispiaccia...” borbottò Touma, più a se stesso che al nakama. “Ma sono dieci giorni che piove... voglio il sole”.
Certo, la pioggia e la lettura assieme erano fantastiche, ma anche passeggiare con i nakama, prendere un gelato, giocare a baseball al parco...
Tutte cose che con quella pioggia...
Touma si voltò, roteando sullo sgabello rosso su cui, spesso, giocava per trovare ispirazione.
“Anche tu, Seiji, volevi una pausa dalla pioggia?”.
L’interpellato si affrettò a riportare gli occhi su quella pagina che gli interessava così poco.
“Forse volevo una pausa e basta”.
Il capo di Touma si piegò leggermente, in un atteggiamento pensieroso.
“Il nostro Seiji che si lascia andare al dolce far niente... sicuro di star bene?”.
La mano di Seiji si mosse e la pagina si voltò, ma quella nuova era destinata, probabilmente, a venire ignorata come la precedente, anche se lo sguardo del giovane sembrava molto concentrato sulle fotografie di quelle macchine variopinte.
“Volere una pausa dal mondo esterno non necessariamente si risolve nel ‘non fare’”.
Lo sguardo che gli rivolse Touma fu sempre più perplesso.
“Questa me la salvo per una volta che ne avrò bisogno”.
Si alzò, quasi in punta di piedi, stiracchiandosi con un sospiro e un'energia che risultò eccessiva, visto che si ritrovò a caracollare, subito dopo, sul divano, con un mugugno e un lamento.
“Accidenti... alla pressione bassa...”.
Questa volta Seiji non poté più fingere e mise letteralmente da parte la rivista. Non poteva farci nulla, l’istinto protettivo, in certi momenti, aveva la meglio. Si alzò e raggiunse il compagno, sedendosi sul bracciolo del divano. Non provò neanche a fermare la propria mano che sfiorò lievemente i capelli di Touma.
“Pressione bassa? Non fa caldo. Non è che ti sarai preso l’influenza?”.
“No...” bofonchiò l'altro. “Non con tutte le spremute che ci dà Shin ogni mattina. È solo un po' di pressione bassa... passerà...”.
“Le spremute non sono una garanzia anti-influenza”.
La carezza si fece più decisa.
Touma per un poco rispose col silenzio; poi, con la sua solita lingua lunga, disse:
“Le tue carezze, però, sì...”.
Seiji si fermò un attimo a bocca aperta, quindi la carezza si trasformò in un’arruffata decisa ma affettuosa ai capelli:
“La verità è che ti piace il ruolo del panda spiaggiato che prende coccole”.
Un sorriso si disegnò sulle labbra di Touma, ancora abbandonato sul divano a occhi chiusi.
“Sarei uno sciocco a dire che non mi piace...”.
E Seiji sarebbe stato uno sciocco a negare che gli piacesse fargliele quelle coccole.
Non espresse il pensiero ad alta voce, si limitò a sorridere tra sé e socchiuse gli occhi, guardando Touma con un’espressione che, se il samurai del cielo se ne fosse accorto, avrebbe generato un ben grande imbarazzo.
La figura di Touma si stiracchiò ancora, dalle labbra uscì un mugolo di piacere e languidezza, poi un sospiro e un ‘mmh’ di apprezzamento. Nemmeno Byakuen era capace di tanto in una volta sola.
“Avrei voglia di un bel bagno caldo...”.
Seiji smise di colpo di accarezzarlo e si alzò con un entusiasmo ed una fretta ben poco da lui.
“Anch’io!”.
Un bel bagno caldo…
“Certo che 250QI-sama la sa far funzionare la sua testolina quando vuole e quando si tratta di comodità”.
Gli occhi di Touma si riaprirono all'istante, mentre il corpo di metteva in ginocchio sul divano.
Era perplesso e – quasi – diffidente.
“Io amo le comodità... strano Seiji...”. Squadrò il nakama e lo fece con grande accuratezza. “Mi stai ricordando Ryo...”.
Seiji inarcò l’unico sopracciglio visibile, mentre con una mano andò a lisciarsi il ciuffo che ricopriva l’altra parte del volto.
“Io almeno ho una certa eleganza nel dire le cose. Allora, andiamo?”.
“Eleganza?”. Touma era già sulle sue. Incrociò le braccia. “Tu non me la racconti giusta...”.
Il QI stava dormendo, profondamente.
Perché, altrimenti, Touma avrebbe dovuto rivelarsi così... complottista?
Ma se il QI di Touma dormiva, quello di Seiji era fin troppo sveglio… e non solo il QI. Possibile che il panda non avesse compreso il motivo per cui aveva desiderato restare a casa proprio quando sarebbero rimasti soli? Ma davvero?
Si avvicinò, sovrastando il ragazzo sul divano; Touma era più alto di lui ma, in quel momento, a Seiji appariva piccolo, un esserino piccolo e delizioso sotto di lui, un bell’addormentato da far risvegliare a furia di baci… e non solo di baci.
Lo scrutò con un sorrisetto equivoco e gli tese una mano:
“Vieni?”.
Sembrava una domanda, ma il tono aveva l’inflessione di un comando che non ammetteva repliche e ben pochi resistevano quando Seiji assumeva quel tono e quell’atteggiamento.
Ma non era il tono. Per Touma era lo sguardo.
Il suo sguardo intenso, bellissimo, d'ametista... che era solo suo.
Per il suo sguardo, solo per quello, Touma avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Qualsiasi.
“Verrei sempre... per te...”.
Doppio senso?
Tanto il Q.I. Di Touma era spento.
In un altro momento Seiji avrebbe reagito con un rimprovero o, magari, anche arrossendo per l’imbarazzo. Ma non quel giorno, aveva deciso di lasciar libera una parte di sé alla quale raramente dava sfogo e non avrebbe lasciato scampo a nessun imbarazzo.
Si impossessò della mano di Touma e lo attirò verso di sé, per farlo alzare dal divano.
Touma lo assecondò, leggero come una piuma e modellabile come una pasta per le mani del suo Seiji.
Fece un sorriso timido, quasi impacciato, quando si ritrovò naso contro naso con il guerriero di Korin.
“Non so... mai che dire in certi... momenti...”.
Seiji appoggiò la punta del naso a quella del nakama e spinse, senza mutare la propria espressione:
“Forse perché parlare fa perdere tempo… in certi momenti”.
Una risatina nervosa scosse le spalle di Touma, le gote gli si arrossarono violentemente e abbassò lo sguardo. Faticava a guardare Seiji negli occhi, in situazioni simili.
“A-andiamo?”.
E, di solito, balbettava.
“Ecco… questa, ad esempio, è una cosa sensata da dire”.
Seiji sigillò l’affermazione con un bacio a fior di labbra, che terminò con un sussurro:
“Andiamo”.
Strano a dirsi, fu Touma ad aprire la strada verso il bagno, con un'energia e velocità che davano adito a qualunque cosa. Chiuse addirittura la porta a chiave, alle proprie spalle, con un sospiro di sollievo.
Si girò verso Seiji con l'aria più innocente e decisa che riuscì a pescare.
“Ryo non bussa mai...”.
Su un lato, le labbra di Seiji si sollevarono verso l’alto; poteva apparire a un tempo malizioso e maligno.
“Ryo non tornerà se non tra ore. Dì la verità: non è che vuoi farmi prigioniero perché ti frulla qualcosa in quella testolina?”.
In realtà qualcosa di molto poco innocente frullava nella testolina di Seiji, ma giocare a scarica-barile rendeva la cosa più divertente.
“L’idea del bagno è stata tua. O meglio, la tua voglia di un bagno caldo si è rivelata una fonte di ispirazione”.
Fece un passo verso di lui; era incredibile come riuscisse ad apparire minaccioso e protettivo a un tempo.
“Ma io volevo solo un bagno...”.
Con un gesto plateale e veloce, le braccia di Touma si mossero e fecero volare felpa e maglietta a terra.
Con buona pace di Shin.
Seiji si fece particolarmente vicino e, quando le braccia di Touma ricaddero, le fece prigioniere, attirandolo con uno strattone verso di sé.
“È davvero così importante stabilire di chi è stata l’idea?”.
Lo fissò con quell’espressione ammaliante che sapeva assumere solo lui… e che assumeva solo nei confronti di Touma.
“Sei sempre pieno di energia... con me...”. Le mani di Touma si mossero sul bacino di Seiji, andando ad aprire i bottoni più in basso della camicia di Seiji. “Direi un'energia pari a quella di Ryo con Shu e Shin...”. Le mani salivano, lente. “... ma la tua energia... ha un'autorità molto... diversa...”.
Il sorriso di Seiji si accentuò:
“Ecco, appunto. L’autorità non ha paragoni e comunque…”, si fermò un istante, per assaporare sulla pelle le carezze di Touma lungo il suo corpo, “pare che il tuo QI si sia svegliato”.
“Non è il Q.I.... è solo istinto...” e Touma scivolò all'indietro, verso la vasca. Aprì l'acqua e, mentre questa si scaldava, diede le spalle a Seiji, facendo scivolare tutto quello che ancora lo copriva a terra. Poi si mosse, con una naturalezza che non si sarebbe mai immaginato, scegliendo il bagnoschiuma, dosandolo con lentezza, sempre dando la schiena... e tutto il resto... a Seiji.
Seiji rimase fermo per un po’, beandosi solo del piacere che gli dava osservarlo; Touma non si rendeva conto di quanto potesse essere aggraziato agli occhi degli altri, riteneva troppo spesso che la grazia non fosse tra le sue virtù… e invece Seiji la vedeva in quel momento, in ogni passo, in ogni movimento delle braccia, in ogni curva del corpo slanciato e tornito, forgiato dalle numerose battaglie, senza tuttavia che queste fossero riuscite a guastarlo.
Si decise a muoversi e si fermò dietro a lui, bloccandolo nel bel mezzo dei suoi movimenti e circondandogli il busto in un abbraccio possessivo.
“Sei mio” sospirò, affondando il viso nell’incavo della spalla di Touma.
“Sono sempre tuo... e sempre lo sarò” bisbigliò l'altro, aggrappandosi alle braccia che lo avvolgevano. “Fai di me... quello che vuoi...”.
Seiji prese il mento di Touma tra le dita e gli fece piegare la testa all’indietro, per poter passare un dito, lentamente, sulla gola, mentre con le labbra gli lambiva un orecchio:
“Questo risuona tanto come un invito irresistibile ai miei sensi”.
Touma richiuse gli occhi e sorrise, abbandonandosi completamente alle sue mani.
“Non voglio... che resisti...”.
“Mica ti ho detto che voglio resistere”.
Lo invitò gentilmente a voltarsi, cosicché i loro sguardi poterono incontrarsi; prese le mani di Touma tra le proprie e le guidò verso la cerniera dei propri pantaloni.
“Mi aiuti?”.
Il sorriso di Touma si fece birichino, quasi saccente. Le mani scivolarono lontane da quelle di Seiji, incrociandosi dietro la propria schiena.
“Hai pianificato tutto... dì la verità...”.
Le mani di Seiji inseguirono quelle del compagno e le riacchiapparono, riportandole dov’erano prima:
“Ce ne mette il tuo QI per carburare, vero?”.
Le mani di Touma gli sfuggirono ancora, così come il corpo nudo che scivolava dall'altra parte della vasca: il guerriero di Tenku si chinò, inginocchiandosi e passando poi una mano sulla superficie d'acqua che si alzava lentamente.
“Se mi dicessi chiaramente le cose potrei... soddisfarti... di più...”.
Touma perse lo sguardo nell'acqua, soprattutto per coprire il rossore che pronunciare tali parole gli aveva causato.
Con un piccolo sbuffo, dal momento che Touma non rispondeva alla sua richiesta, Seiji si liberò da solo, velocemente, dei propri pantaloni. Poi si sedette sul bordo della vasca e lasciò scivolare le gambe nell’acqua, facendo precedere da esse il resto del corpo; ogni movimento venne compiuto senza che il samurai di Miyagi togliesse per un istante gli occhi dal ragazzo di Osaka, finché non poté guardarlo dal basso, abbandonandosi al tepore del liquido chiaro.
La mano di Touma si fermò d'improvviso, immergendosi nell'acqua e andando a cercare là sotto una mano di Seiji.
Non fece in tempo a rendersi conto del ghignetto furbo dell’altro che si sentì trascinato verso il basso e, con un urlo di sorpresa, cadde tra le braccia di un Seiji ridente che, per impedire che si facesse male, lo fece atterrare sopra di lui, permettendo ai loro corpi di aderire perfettamente.
Touma si levò allora, quasi cavalcioni sulle gambe di Seiji, con aria petulante e un po' immusonita.
“Dovevo aspettarmelo, oggi sei energico in tutto... sarà che è vicina la luna piena?” blaterò.
La posizione non aiutava certo Seiji a ridurre la propria energia in eccesso; in realtà se lo chiedeva anche lui cosa gli accadesse, in certi momenti.
Ma poi giungeva alla conclusione che la risposta era semplice: era lì davanti a lui, erano quegli occhi di cielo, erano quei capelli che parevano sempre spazzati dal vento, era quell’innocenza mascherata di saccenza e spavalderia, era tutto ciò che aveva reso la sua esistenza completa e vera fino in fondo, ciò che gli aveva permesso di conoscere parti di se stesso di cui non sospettava neanche l’esistenza. Era Touma, Touma che aveva risvegliato Seiji, Touma che lo aveva messo a contatto con il vero se stesso.
Allacciò le braccia intorno al suo corpo, si appoggiò con la schiena al bordo più interno della vasca e lo attirò ancora più contro di sé:
“Non è la luna piena, sei tu ad essere vicino, sei tu che dai tutto quello che serve alla mia vita”.
Touma si strinse a lui come un koala al suo albero di eucalipto, il respiro affannoso.
“Per fortuna...” gli bisbigliò nell'orecchio. “... che non puoi vedermi... ora...”.
“Io ti vedo sempre… ricordatelo… ti vedo ogni volta che guardo il cielo e le stelle”.
E adesso si sentiva sentimentale, eppure voleva esserlo, cosa c’era di male? Se un sentimento così intenso faceva stare bene, faceva sentire completi, perché non viverlo appieno? Perché non arricchirsi con esso e in funzione di esso?
Erano cresciuti insieme dopotutto, insieme avevano imparato ad amare e a far parlare i loro cuori, insieme avevano capito di non poter fare a meno l’uno dell’altro, due creature apparentemente tanto restie ad aprire i propri cuori erano riuscite a trovarsi e ad aprirli l’una all’altra, si erano, in qualche modo, salvati a vicenda, con l’aiuto dei nakama, con la scoperta di ciò che li legava.
“È bello sentirsi così”.
Da dove gli veniva quell’affermazione non lo sapeva e non importava: lui era la luce e la luce non mentiva, soprattutto dopo che era stata alimentata come era capitato a lui.
Il capo di Touma si levò, appena staccandosi dalle spalle di Seiji, gli occhi occultati da una frangia troppo lunga e bagnata.
Socchiuse le labbra, cercando vorticosamente parole che traducessero la sua risposta. E la risposta venne, improvvisa e inattesa... da entrambi.
“Vuoi sentirti così per tutta la vita?”.
“E tu?”.
“Non si risponde con una domanda a una domanda! La mia era una proposta!”.
“La mia risposta dipende anche da quello che vuoi tu!”.
Non era possibile, per loro il rischio di mettersi a sindacare sulle sfumature delle parole era un pericolo sempre in agguato.
“È OVVIO CHE VOGLIO SPOSARTI, ALTRIMENTI NON TE L'AVREI CHIESTO!”.
Prendere tutto alla lettera era una specialità di Touma, ma come dargli torto in un simile caso?
Seiji si trovò a ridacchiare.
“Ma non siamo già sposati in pratica?”.
“Certo, ma era per dire... ahhhhhhh...”. Il capo di Touma ricadde sulla spalla di Seiji. “Devo sempre fare una fatica con te!”.
“Perché non ti rendi conto della fatica che faccio io per farti chiudere quella bocca”.
E lo fece, labbra contro labbra. Non si udirono altre parole nella stanza, solo gemiti e sospiri accompagnavano il ticchettio della pioggia e lo sciacquio dei loro corpi nell’acqua.




 
  
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