02/10/2015
1 recensioniWe are seven, we are two
"Two of us in the churchyard lie,
My sister and my brother;
And, in the churchyard cottage, I
Dwell near them with my mother."
Il francese arricciò il naso, percependo quasi indistintamente quella flebile voce farsi timidamente largo nel crogiolante silenzio della stanza, per poco non sormontata dalla frizzante brezza che trasportava il profumo della spuma o dalla risacca del placido mare che trasportava sulle rive francesi conchiglie e tesori da paesi lontani. Le inconsistenti tendine precariamente agganciate sopra la grande finestra socchiusa che sovrastava il letto matrimoniale danzavano al leggero intensificarsi del vento mentre gli eburnei raggi dei tre quarti di una Luna malinconica che scrutava nostalgica la superficie del pianeta azzurro trapelava la solida vetrata, inondavano la spaziosa area dedicata al riposo notturno con una luce siderea. L'uomo socchiude pigramente gli occhi celesti, mentre sul suo viso si dipingeva un'espressione puramente seccata; cosa aveva mai da borbottare, Sopracciglio, ad un'ora tanto tarda, nella quale pure i gufi cessavano i loro lugubri richiami? La mano del francese si mosse flemmatica verso il capo di Inghilterra, posandovici con un'attenzione non sua alcune deboli carezze. Nella penombra della camera, rotta solamente dalla rotante luce di un faro in lontananza sulla scogliera, scorse il suo viso placidamente addormentato. Si cominciava a chiedere, a quel punto, se quella voce tanto cedevole e cantilenante udita in precedenza fosse stata solamente frutto della sua immaginazione. Stava per rigettarsi tra le braccia di Morfeo per riprendere il ben sperato sonno quando quell'insicura vibrazione sonora si ripropose alle sue intorpidite orecchie.
"Seven boys and girls are we;
Two of us in the churchyard lie,
Beneath the churchyard tree."
Il respiro di Francis riprese solamente quando l'altro smise di recitare il passo della poesia. Non poteva credere di aver appena percepito le parole di Arthur Kirkland, l'ampollosa e fiera nazione britannica, incarnare nel sonno le parole di un poeta di un certo prestigio -non tanto per la carrellata di sfottimenti che avrebbe ricevuto non appena si fosse ridestato- ma per l'intonazione amletica e vacillante che aveva assunto la sua voce. Pareva quella di chi è sull'orlo delle lacrime. Di un pianto silenziosamente disperato. Conosceva quella poesia, We Are Seven, di William Wordsworth, poeta appartenente alla prima generazione per quanto riguardava la poetica romantica. Eppure l'uomo stentava a concepire quello che il subconscio dell'inglese plasmava all'interno delle sue proiezioni oniriche. Probabilmente anche uno stato gagliardo e indomito come era il biondo nascondeva dei demoni che saltavano fuori per appestarne il sonno. Non sapeva come reagire davanti a quella inconsapevole debolezza che Inghilterra stava mostrandogli, non avendo mai pensato di ritrovarsi in una tale situazione. Erano stati tutto; nemici perenni, momentanei alleati e da sempre amanti. Sebbene il loro rapporto fosse basato su di una splendida alchimia di amore/odio, demistificando ogni forma di più lontana tenerezza, Francia non riuscì a resistere all'impulso di accogliere quella creatura tremante tra le proprie braccia. Lo avvolse teneramente tra esse, cominciando a cullarlo quasi come una madre farebbe con il proprio figlio. Non poteva conoscere quali immagini di guerre intestine, campi insanguinati o cadaveri di compatrioti stessero scorrendo come diapositive all'interno del suo disturbato sonno ma era convinto di riuscire a far cessare il suo tremore, di potergli almeno assicurare una notte senza preoccupazioni. Rimuginò per alcuni minuti sul da farsi, scartando di rispondere con frasi di poeti francesi dello stesso periodo di quello citato da Sopracciglio. Improvvisamente il Fratellone sorrise, quando un'idea a dir poco geniale attraversò la sua mente, ulteriormente sollevato dall'incapacità di Arthur di rispondere. Un lieve bacio si depositò sui suoi capelli scompigliati, mentre la voce calda e pacata di Francis risuonò nell'aria.
"We are two, Angleterre. Just you and me."
In quel preciso momento percepì i muscoli dell'inglese rilassarsi, l'espressione addormentata tornò serena e il respiro regolare e giurò di averlo sentito accoccolarsi contro il proprio petto. Il francese sbuffò intenerito, riprendendo a giocherellare con le morbide ciocche dei suoi capelli dorati. Ora non aveva più senso dormire; avrebbe vegliato su di lui, pronto a rimembrargli di non essere in sette, ma solamente in due. Loro due. Incuneati nella dolce semioscurità di quella notte senza tempo.
Angolino dell'Ananas~.
Queste sono gli scleri creativi nelle ore buche della vostra Pineapple__, lor signori lettori. Ebbene sì, anche in questi grigi giorni scolastici si trova spazio per l'amore; e quale miglior modo di spargere l'amore se non una bella FrUK. Da grande shipper di questa coppia mi vergogno che questa sia la prima storiella che mi accingo a scrivere. Sono stata felice di poter intrecciare una mia OTP potentissima (over nine thousand!) ad uno dei miei autori preferiti e, no, questo non è uno sfoggio di erudizione da parte mia. È solo che ho i miei scleri, tutto qui~. Grazie a tutti quelli che sono arrivati fin qui e anche a quelli che lasceranno una piccola recensione. ❤
bacissimi
Pineapple__
((Piccolo appunto della _Rouge che sta postando perchè Pineapple__ è un ananasso barbone privo di tecnologia e neuroni: "We are Seven" gliel'ho fatta conoscere io, puntualizziamo.))