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Autore: akinamikaze    03/10/2015    0 recensioni
La storia di lei, prudente ragazza sempre pronta alle più incredibili fughe dai problemi d'amore, e quella di lui facoltoso e affascinante avvocato con il mondo ai suoi piedi.
C'è solo un problema: Lorenzo Nobili è il suo professore, il più sadico e arrogante uomo con cui Emma abbia mai avuto a che fare.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Lezione 0: Quando una cosa deve andare male, andrà male: chiamasi sfiga.

 

Alzai lo sguardo dal libro di testo solo per un secondo, giusto il tempo di sentir pronunciare il nome di Giovanna Franceschetti: così alta e bella da sembrare una modella, una ragazza di viso e connotati abbastanza fini se non si fosse vestita con un miniabito nero e una giacchetta di pelle rossa come le sue labbra carnose. I suoi occhioni da cerbiatta azzurri si fissarono per un secondo nei miei, sorrise con fare sicuro di sé mentre scendeva la scalinata che portava alla cattedra del professor Lorenzo Nobili, il più temuto docente di tutto il corso di laurea e temuto... è un eufemismo. Nonostante la sua giovane età aveva conseguito brillanti risultati in ambito lavorativo e in quello accademico, avvocato rispettato nell'ambiente, affascinante nei suoi 34 anni e lui ovviamente era pienamente consapevole dell'ascendente sulle giovani studentesse del suo corso, la cosa sembrava sempre compiacere il suo smisurato ego. Un uomo così affascinante e brillante quanto patetico, dico davvero, borioso e pieno di sé.

Chiusi il libro cercando di concentrarmi sull'esame della ragazza al turno prima di me, sbagliò tutto o la maggior parte delle cose erano incomplete o inesatte ma devo ammettere che il tono in cui rispose al professore era suadente ed accattivante accompagnato ad un costante movimento in avanti per mostrare le sue “grazie” non so se la cosa che più mi infastidii fu lo sguardo compiaciuto di lui o il comportamento civettuolo e superficiale di lei. Ma non potevo permettermi distrazioni, dovevo concentrarmi.
Studiare per questo esame era diventato un inferno ma mi armai di tutta la mia forza di volontà e per tre settimane esistevamo solo io e il libro scritto dal facoltoso Lorenzo Nobili. Fu una relazione complicata ma potei definirmi pienamente soddisfatta: ero preparata e avevo studiato e ragionato su ogni clausola o tranello che il perfido Nobili poteva sottopormi con il suo sadico ghigno, ero preparata a tutto armata di piena sapienza, non avevo paura.
Emma Franceschi” pronunciò con aria annoiata.
Okay, il mio training di auto convinzione vacillò pericolosamente come un castello di carta, dicevo di sentirmi pronta e coraggiosa? In realtà avevo il cuore in gola e le labbra secche e la mia mente era completamente offuscata da una nebbia di ignoranza.
Scesi la scalinata titubante e quasi persi l'equilibrio mentre la bionda focosa ritornava con un sorriso soddisfatto “21” disse all'amica ridacchiando.
21?! Sorrisi dentro di me armata di una grande speranza che ora sembrava sradicare le nebbie che attanagliavano la mia mente, forse sarei andata alla grande anzi sicuramente!
Ero così entusiasta e piena di speranze e pochi secondi dopo mi ritrovai dritta all'Inferno con un diavolo per professore.
Nobili mi interrompette più e più volte aggiungendo dettagli ai suoi già dettagli, vaneggiando su casi particolari e ipotetiche clausole che solo lui sembrava comprendere.
Allibita? Ero furiosa! Avrei voluto cancellare quel suo sorrisetto soddisfatto dalla faccia mentre si sentiva così appagato dal suo continuo ribattere ad ogni mia risposta, ero sfinita e snervata quando alla fine fece scattare la penna a sfera mi lanciò un'occhiata sadica con i suoi occhi glaciali ma ero troppo furiosa per interpretarlo come un gesto di compiacimento malizioso.
“Non ci siamo” disse scuotendo la testa “Non ci siamo davvero” sibilò trattenendosi dallo scrivere, mi pietrificai sulla sedia e invece di mordermi la lingua come era mia consuetudine fare, feci qualcosa che non era usuale per il mio carattere: risposi e risposi a tono. In quel momento mi sembrò la cosa più giusta e ovvia per salvare il mio orgoglio se ancora ne avevo uno dopo quella batosta.
“Come scusi?!” il mio tono sfiorò la sfida lo capì da come alzò gli occhi sorpreso, durò pochi secondi prima che il suo solito ghigno balenasse sul suo viso, sorrise compiaciuto.
“Sarebbe un 17 scarso signorina...” abbassò lo sguardo per leggere il mio nome “...Franceschi, ma se la cosa la può consolare possiamo patteggiare un diciotto politico”
Deglutii tutto il veleno prima che potessi peggiorare la situazione ma ormai il treno del tono irato e presuntuoso era partito e nulla poteva più fermarlo “Non sono assolutamente d'accordo e non accetterò il suo voto” esclamai senza abbassare lo sguardo, non gli avrei dato anche quella soddisfazione.
“Bene allora” sussurrò scrivendo con un sorriso soddisfatto, mi porse il foglio con un gesto lento: si stava godendo il momento, la mia dipartita con il suo sguardo glaciale incollato al mio “Ci rivedremo al prossimo appello” aggiunse.
Dannazione! Avrei dovuto abbassare lo sguardo per firmare, per firmare la mia sconfitta; non ero del tutto sicura che lui interpretasse quel gesto come lo interpretai io ma le conferme arrivarono quando lo sentii sbuffare soddisfatto abbandonandosi all'indietro contro lo schienale della sedia.
Alzai nuovamente gli occhi ma lui era distratto dai fogli che continuava a sfogliare con attenzione “Arrivederci” sibilai a denti stretti frenando tutta la rabbia che avevo dentro, non aspettai una sua risposta e mi allontanai a testa alta tra i mormorii degli altri studenti, ripresi la mia roba ed uscii dall'aula.
Chiamò Fusto Alberto solamente quando la porta si richiuse alle mie spalle.

 

Lanciai la borsa nel lungo corridoio, ero furiosa, arrabbiata e sull'orlo di una crisi di nervi. Avevo studiato su quel pedante libro, avevo dato l'anima per questo esame e non ero solo stata bocciata, ero stata umiliata!
Afferrai il telefono “Let” esclamai abbandonandomi contro al davanzale, non aspettai che mi rispondesse con il suo solito saluto, mi svuotai come un fiume in piena spiegandole per filo e per segno ogni cosa che accadde, con rabbia e con completa soggettività condendo il tutto con epiteti poco fini.
“L'ho sempre pensato te l'ho detto: scommetto che è un represso! Oh sì e sai che ti dico e che ne sono del tutto sicura. È un bastardo egocentrico pieno di sé e... oh porca miseria” mi fermai nel bel mezzo del discorso sentii unicamente la voce di Letizia chiamarmi dall'altra parte del cellulare, avvampai chiedendomi se fosse possibile che quella giornata potesse andarmi peggio di così, ma non c'è mai limite al peggio giusto?

Gli occhi del professore mi raggiunsero a pochi metri da me, notai la sua espressione curiosa alzarsi dal costoso smartphone che aveva in mano.
Fu istinto di sopravvivenza o semplicemente pazzia, non fui sicura che mi avesse sentito o che avesse capito che l'oggetto del mio sfogo fosse lui ma riafferrai la borsa indispettita e me ne andai, rossa in viso per la vergogna.

 

   
 
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