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Autore: _only_ hope_    04/10/2015    0 recensioni
Rebecca è morta, mentre Wes è vivo e vegeto, questo ormai lo sappiamo.
Ma come reagirà Rebecca quando comprenderà di essere morta?
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rebecca Sutter, Wes Gibbins
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Lasciarti andare



Mi aveva uccisa.
Ho sentito lo scotch impedire la mia lotta contro quel dannato sacchetto di plastica, l'aria non riusciva più ad entrare nel mio corpo, i polmoni bruciavano, finché non mi sono addormentata.
Mi aveva uccisa, ma mentre riapro gli occhi mi rendo conto del fatto che non è così: vedo tutto nitidamente dall'angolo della cantina in cui l'omicida mi ha nascosta, il mio cervello funziona alla perfezione e sono addirittura in grado di muovere ogni singolo muscolo del mio corpo!
A questo punto, ecco il piano: mi alzo, esco cautamente da questa casa di assassini psicopatici che si fanno chiamare avvocati e cerco di raggiungere in fretta l'appartamento di Wes. Mi è stata data una seconda possibilità, meglio non sprecarla: gli racconterò che cosa mi è accaduto, gli ripeterò che sono innocente, gli racconterò della cisterna, e, sempre che mi creda, potremmo fuggire da questa diavolo di città, assieme, e lasciarci tutto alle spalle.
La prima parte del piano funziona alla grande: mi alzo in piedi con facilità. Solo che poi compio l'errore di voltarmi verso il posto che ho lasciato vuoto, che è tutt'altro che vuoto: mi vedo lì, a terra, gli occhi spalancati in un'espressione innaturale, il collo segnato dal laccio che ha stretto il sacchetto che mi ha lasciata letteralmente senza fiato.
Sono morta per davvero.
Cazzo.
Altro che seconda possibilità e altro che allegra vita saltellando da una nuvoletta all'altra del Paradiso: questo è l'Inferno. Mi vedranno, ma io non li vedrò.
All'improvviso sento dei passi che conosco fin troppo bene scendere le scale: mi nascondo di istinto, ma mi rendo presto conto del fatto che lei non può vedermi. Cioè, non può vedere la me viva. No, la me morta vivente. Ok, lasciamo perdere le definizioni.
Rimane il fatto che nota quasi subito la me distesa sul pavimento: decifro l'espressione che compare sul suo volto come un misto tra orrore e disgusto, contornato da quello che-non vorrei sbagliarmi- assomiglia molto allo sguardo di una persona che ha appena perso uno dei suoi cari.
Rimango lì a fissarla, e per un attimo mi sembra che i suoi occhi incrocino i miei, ma poi si affretta ad aprire le due ante che danno sul giardino e subito corre al piano di sopra urlando contro chi mi ha lasciata scappare. Esco anch'io nel cortile e tutti mi accerchiano, o, meglio, accerchiano Annalise, con aria interrogativa: l'unica che non appare sorpresa è la donna bionda appoggiata contro il muro della casa. Touché.
Mi cercano ovunque nel quartiere, mentre Wes e Frank si allontanano maggiormente, l'uno in bici e l'altro in automobile.
Seguo Wes, seduta sul portapacchi della sua bici, timorosa che lui decida di fare qualcosa di stupido, e rimango con lui anche la sera, mentre si fa confortare dalla professoressa Keating con la testa sulle sue gambe. Lo abbraccio anch'io, nonostante lui non possa percepire il mio corpo contro il suo, e nei giorni successivi rimango sempre al suo fianco, cercando di attirare la sua attenzione, sperando che lui mi veda e si metta il cuore in pace, perché non vale la pena torturarsi per qualcuno che non tornerà più.
Annalise lo lascia all'oscuro del fatto che sono bella e che defunta, e non so neppure che fine abbia fatto il mio corpo: due giorni dopo il mio omicidio sono tornata in quella casa assieme a Wes, sono volata giù in cantina dopo aver attraversato il pavimento e non mi sono trovata più. Fantastico, no?!
Mi hanno fatta sparire.
Alcune settimane dopo anche i sospetti che la Keating e Frank avevano su ognuno degli aspiranti avvocati smettono di manifestarsi, quindi ne deduco che la donna sia riuscita a scoprire il mio vero assassino: vorrei verificarlo di persona restandole appiccicata per qualche giorno, ma, visto che la morte non mi ha conferito la capacità di duplicarmi, alla fine decido di rimanere accanto a Wes.
Passa le nottate al computer, cercando ragazze scomparse, e quando invece riesce ad addormentarsi si sveglia di soprassalto qualche ora dopo, in preda agli incubi.
Piano piano, però, comincia ad arrendersi e ritorna alla normalità, ormai stanco di cercare la donna che lui crede lo abbia abbandonato a se stesso: io, invece, me ne sto qui accanto a lui, e a volte sembra che senta le carezze che lascio sul suo viso quando lo vedo stanco o disperato. Sono accanto a lui anche quando conosce l'inquilina che viene ad occupare il mio appartamento, quando le urla contro mentre lei è venuta a bussare solo per fare amicizia, e sono io che non so grazie a quale potere paranormale riesco ad aprire il cassetto in cui la mia bottiglia di champagne di benvenuto è custodita con cura. Lo osservo prenderla in mano e sorridere per la prima volta dopo mesi, lo seguo mentre corre a comprarne una nuova per scusarsi con la nuova arrivata e lo spingo a bussare a quella maledetta porta.
Mi ha amata, ha creduto in me fin dal primo momento in cui mi ha vista, e a causa mia ha ucciso e sofferto: il minimo che posso fare è aiutarlo ad essere di nuovo felice.
Quando ritorniamo dal mio ex appartamento lo vedo sorridere: gli sorrido di rimando, poi metto una mano sulla sua spalla e lui si volta di scatto nella mi direzione. Sembra vedermi: spalanca la bocca, incredulo, ma poco dopo scuote la testa dandosi dello sciocco.
Nella notte, mentre siamo sdraiati sul suo letto, però, sento la sua mano sforare la mia, e per un attimo mi illudo che lui sappia che sono lì.
"Non smetterò mai di amarti, Rebecca, ma forse è arrivato il momento di lasciarti andare." lo sento sussurrare, e vorrei che sentisse la mia risposta, vorrei che sapesse che lo amo, vorrei che sapesse che, anche se sono parecchio gelosa, mi va bene che si innamori della biondina dell'appartamento di fianco. Oh, e vorrei tanto potergli raccontare la verità.
Le mie parole, però, si confondono con quelle di una donna di colore, appena comparsa nella stanza, la quale osserva Wes con uno sguardo intenerito e gli sussurra di essere felice.
Alla fine mi guarda e mi fa cenno di seguirla.
Sì, Wes, forse è arrivato il momento di lasciarti andare.

  
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