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Autore: LePableu    05/10/2015    1 recensioni
L'avventura di Timothy Clockton, agente delle tasse, nei peggiori segreti della città di Attville.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Afferrai il telefono e cercai nervosamente il nome di Karl nella rubrica. Dopo un paio di squilli mi rispose con quel suo tono tranquillo da ‘non ho fatto niente’.
-Sei un vero bastardo Karl –
-Non avresti mai accettato se ti avessi detto che l’azienda sospetta era la Siel. –
Aveva ragione in effetti, io non avevo grandi ambizioni: infiltrarmi nella più grande casa di animazioni del paese non era nei miei piani e non avrei mai accettato. Ma ormai avevo accettato: c’ero dentro.
-Alla Siel cercano un contabile, fatti assumere, noi ci vediamo stasera al bar.-
-Ok Karl –
-A stasera –
Mi rimisi in tasca il telefono e guardai ancora una volta l’imponente e maestosa facciata dell’azienda.
Mentre ero assorto nei miei pensieri e cercavo di trovare il coraggio per entrare nell’edificio e chiedere per il posto di contabile sentii qualcosa afferrarmi la mano.
Mi voltai terrorizzato e mi trovai davanti una simpatica faccia dalle guance rosse e i corti capelli neri con due grandi occhi marroni che mi fissavano contenti e contemporaneamente sentii la sua simpatica voce che sembrava fatta apposta per attirare la gente.
-Benvenuto alla Siel signore, posso fare qualcosa per lei? – disse agitando la mia mano mentre io lo fissavo sconvolto.
-Mi chiamo Timothy Clockton, ho sentito che cercate un contabile. –
-Un contabile? – disse lui con quella voce che pareva sempre più bussa e simpatica – beh, sei venuto dall’uomo giusto amico, mi chiamo Russel Kincald, addetto alle assunzioni del personale –
-Veramente lei è venuto da me. – dissi cercando di fargli notare quella sua invadenza che nonostante tutto mi rendeva più allegra quella giornata iniziata in maniera tanto inattesa.
-Prima di discutere della tua assunzione però devo farti visitare l’azienda, seguimi. – disse mettendomi la mano sulla spalla e spingendomi frettolosamente verso la porta in ferro che dominava la facciata attraverso il viale alberato che precede il primo blocco dell’edificio.
Accompagnandomi tra i grandi corridoi bianchi della Siel, sia nel primo che nel secondo dei blocchi in cui il complesso era diviso avevo un senso di timore e mi sentivo piccolo paragonato all’edificio e a chi lo possedeva, il fantomatico Le Pableu.
Al contempo però ci si sentiva a proprio agio, fontane, piante e ogni genere di agi erano presenti nella hall e nelle stanze del primo blocco.
-E questo sarebbe un posto di lavoro? – chiesi a Russel che sembrava in ogni momento pronto a rispondere a tutte le mie domande.
-Qui alla Siel adottiamo una politica che mette i dipendenti a proprio agio per sviluppare creatività e produttività. –
-Interessante… - borbottai sentendomi sempre più vicino a quel curioso personaggio nel quale sentivo di aver già trovato un collega amichevole e disponibile.
Il giro dell’azienda durò tre quarti d’ora buoni nei quali fui accompagnato attraverso quella ingegnosa struttura: dall’ufficio sospeso di LePableu che troneggiava nella hall e che era collegato al piano superiore tramite un ponticino, il chiostro del secondo blocco intorno al quale si diramavano i suoi tre piani, il ponte sospeso che collega i piani superiori dei due blocchi passando sopra il parcheggio e la zona security che le collega al piano di sotto. Visitammo le sale dei doppiaggi, il piccolo cinema dell’azienda per le antepriem dei film, la sala riunioni e gli uffici dove avrei lavorato. Solo la sala server del terzo piano, mi disse a malincuore Russel Kincald, mi era vietato vedere.
Al termine del giro, esausto, mi accasciai ad un tavolino e, sperando di essermi liberato per un attimo della presenza dell’addetto alle assunzioni tirai un sospiro di sollievo e feci riposare le orecchie alle quali, a lungo andare, quell’adorabile voce era sembrato un fastidioso ronzio. Ma mi ero illuso. Sentii una violenta pacca sulla spalla e subito dopo la sua voce.
-Ehy, ora che hai visto l’azienda seguimi nel tuo ufficio, dobbiamo parlare della tua assunzione. –
 
Uscii molto provato da quel primo giorno alla Siel, ma tutto sommavo ero contento di aver incontrato Russel, sapevo che già dal giorno successivo avrei avuto qualcuno con cui parlare durante la mia indagine segreta.
Quella sera andai al bar dove io e Karl passavamo da anni le nostre serate e mi sedetti al nostro solito tavolo che sentivamo entrambi come il nostro ‘luogo di ritrovo segreto’.
Ci sentivamo sempre come degli agenti segreti quando ci scambiavamo informazioni sul lavoro del giorno appena trascorso.
-E così ti sei fatto assumere, ottimo lavoro Timothy. –
-Grazie Karl, e domani comincio. – Tutto sommato non mi spaventava più così tanto.
-Perfetto, mi aspetto un lavoro coi fiocchi da te,  domani inizierai a scoprire dove Le Pableu tiene i registri contabili. –
-Volentieri Karl… è il mio lavoro. – dissi sorridendogli e alzando verso di lui il mio bicchiere.
 
Solo qualche giorno più avanti avrei appreso l’altro evento che segnò quella fatidica sera.
Russel Kincald infatti alla stessa ora si era recato nell’ufficio del misterioso uomo di platino Le Pableu per riferirgli ciò che aveva fatto in giornata.
-L’agente del fisco è assunto signore, come secondo i suoi piani. – disse libero dalla finta voce gioiosa che si era costruito durante la mattinata per me. Ancora non sapeva però la vera natura di Le Pableu, e ciò che gli sarebbe spettato.
-E tu che ne sai dei miei piani? – disse lui aggrottando le sopracciglia illuminate dalla luce lunare che filtrava dal lucernario dell’ufficio.
-Niente signore… - balbettò Russel mettendosi sulla difensiva, ma Le Pableu non lo ascoltò e continuò a parlare.
-Fino al compimento del mio progetto non ci devono essere testimoni. –
-Lo so, è per questo che depisteremo l’agente del fisco, per liberarci delle tasse… -
-Ed è per questo che devo liberarmi di te. – disse sbattendo il pugno sul tavolo. –
-Cosa? – fece lui con gli occhi iniettati di terrore.
-Ho detto… - disse afferrando una vistosa pistola dorata dalla sua giacca.
-Niente testimoni. –
Come le sue labbra i chiusero un lampo squarciò l’oscurità della notte e un tuono ne ruppe il profondo silenzio. L’eco dello sparo fu sormontato solo dal tonfo del corpo senza vita del giovane Russel sul freddo pavimento dell’ufficio.
Ma io ancora non lo sapevo.
Al contrario non vedevo l’ora che quella notte passasse… per iniziare il mio primo giorno alla Siel.
   
 
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