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Autore: Rowena    15/02/2009    0 recensioni
Storia su quanti danni possono essere provocati da un pacco inaspettato, una mail non spedita e una ragazza ingenua e molto distratta. Ma... Saranno davvero danni, o succederà qualcosa di meglio?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Hisaya Nakajo che ne detiene tutti i diritti. Non scrivo a scopo di lucro e pertanto nessuna violazione del copyrigh è intesa.Tutti gli elementi di mia invenzione appartengono a me e sarò terribile nel caso dovessi trovarli da qualche altra parte.
Note dell'Autore: Questa storia doveva essere molto più breve e molto più semplice, ma ormai le mie storie sono mutanti (X-stories!) e prendono sempre piede libero. Ho mischiato alcuni elementi del drama con la storia del manga, spero che non sia di disturbo, ma la storia si basa sulla trama originale. Kiss Kiss fall in love è il primo verso di Sakura Kiss, la canzone di Kawabe Chieco che è anche la sigla d'apertura dell'anime di Host Club. Questa è per Roby, che mi ha indirettamente fatto diventare una drogata di Hana Kimi, e ad Alektos, che ha fatto da pusher intermediario. Grazie e alla prossima demenziale follia made in Japan!
Questa storia è stata scritta per il contest Amour su Writers Arena



11 Febbraio
Sabato



Dear Sano,
Oggi è successa una cosa davvero particolare: è arrivato un pacco per me dal Giappone, e scommetto che non indovinerai mai chi me l’ha mandato. Sempre che questa persona non te ne abbia già parlando, ma conoscendo il tipo… Oh, insomma! È stato Nanba-senpai, incredibile vero? La cosa più buffa è che nella scatola c’è un pacco più piccolo, immerso nei pezzetti di polistirolo dell’imballaggio, e questo pacchetto, non ci crederai mai, è un regalo di San Valentino per Julia. Julia, la mia amica Julia!
Chi avrebbe mai pensato che dopo tutto questo tempo Nanba fosse ancora interessato a lei?
Boh, è curioso, però mi ha chiesto di farle avere il suo regalo per il quattordici, senza aggiungere altro. Che tipo strano….
In fondo, conoscendo Umeda e il resto della sua famiglia non dovrei stupirmi più di tanto, ho ragione?
Mi dispiace davvero che il tuo allenatore abbia deciso di intensificare i tuoi allenamenti proprio in questi giorni, non c’era niente che volevo di più che passare San Valentino con te. Pazienza, vuol dire che saremo Julia ed io; a lei farà bene visto che ha rotto con il suo ragazzo, di nuovo.
Forse per te sarà una fortuna non vederci, sai? A meno che tu non sia così coraggioso da assaggiare il cioccolato che ti sto preparando…
Ora ti saluto, se non vado subito a dormire papà mi fa il terzo grado.
Bye,

La tua Mizuki


Nel rileggere la mail, l’autrice sospira e si scompiglia i capelli, un po’ nervosa.
Si accorgerà della bugia? Speriamo di no, con tutto quello che mi è costato ordire un piano per fargli una sorpresa…
Questo pensa Mizuki mentre clicca sul tasto invio e osserva lo schermo mentre la sua mail viene spedita nel cyberspazio. Sano in fondo è sempre stato molto bravo a capire quando mentiva o gli nascondeva i problemi.
Sulla sua scrivania, sistemato tra la tastiera e il monitor in modo che sia ben visibile, c’è un biglietto aereo pronto per essere usato.
Sorride, felice e soddisfatta di sé: figuriamoci se, dopo tutto quello che ha fatto per conoscere il suo adorato atleta, ora si fa sconfiggere dalle bizze di un allenatore esigente! E meno male che Sano non ha ancora ripreso il programma di preparazione che gli ha consigliato suo padre, altrimenti vivrebbe in una tenda accampato sul campo di atletica.
Chissà come rimarrà sorpreso: Mizuki non vede l’ora di fargli assaggiare il suo cioccolato, è stata un secolo in cucina per trovare il giusto sapore, super fondente, abbastanza amaro perché una persona che odia i dolci come il suo ragazzo possa apprezzare il pensiero.
Le viene da ridere, al ricordo di Sano che sviene per gli aromi dolciastri troppo forti che permeavano il dormitorio all’ultimo San Valentino!
Speriamo che abbocchi… Meno male che può contare su Kayashima per controllare che lui non cerchi di farle una sorpresa a sua volta, gli leggerà l’aura di continuo informandola al volo se ci saranno novità. Avrebbe chiesto a Nakatsu, ma il suo amico proprio non è capace a mantenere un segreto. Conoscendolo, riuscirebbe a confessare a Sano il suo arrivo in meno di mezza giornata.
Sarebbe davvero il colmo se entrambi partissero per fare una visita inaspettata all’altro e non si trovassero, no? Già è difficile stare così lontani dopo aver vissuto tanto tempo insieme, anche se da amici per la maggior parte del tempo, ma se si scambiassero in quel modo e finissero uno in America e l’altra in Giappone senza trovarsi… Sarebbe veramente il colmo anche per una coppia strana e particolare come loro!
Mizuki si è impegnata tanto per avere il permesso di tornare a Tokyo per qualche giorno: sta studiando duramente e si è impegnata anche con un paio di lavoretti per pagarsi il biglietto, tanto che suo padre non ha trovato argomenti per impedirle di partire. Lei ha idea che ci sia lo zampino di sua madre, che potrebbe regnare sul mondo intero se volesse, ma è meglio non approfondire e concentrarsi sul viaggio: ha voglia di tornare all’Osaka, di rivedere tutti i suoi amici e, soprattutto, di riabbracciare Sano.
Sta camminando sulle nuvole, mentre s’infila il pigiama e si prepara per la notte; perfino lavarsi i denti diventa un gesto carico di poesia e romanticismo, al pensiero del suo ragazzo, anche se da qualche parte nella sua testa una vocina molto simile a quella di Umeda la prende in giro senza risparmiarsi colpi bassi.
Prima di andare a dormire, però, il suo sguardo cade di nuovo sulla scatola arrivata quella mattina. Ok, è il caso di dire che Mizuki stava ancora sognando e ci si è inciampata, ma sono sottigliezze: che deve fare, se l’amore la porta a non fare attenzione agli oggetti che la circondano?
Non si sarebbe mai aspettata un gesto del genere da parte di Nanba, e in un certo senso non le fa tanto piacere che l’abbia messa in mezzo.
Stupida, si dice, è solo perché non aveva l’indirizzo di Julia.
Dovrebbe scrivergli per fargli sapere che il pacco è arrivato, e assicurargli che farà avere il regalo all’amica… Ma il sonno ha la meglio, e la ragazza si lascia cadere sul suo letto morbido senza resistenza. Ci penserà domani.

*

Il giorno dopo

Mizuki oggi si è alzata presto: deve studiare parecchie pagine di storia e in più l’aspettano un sacco di lavoretti domestici. Inoltre deve scrivere a Nanba, dato che ieri è crollata mezza addormentata senza riuscirci.
Ci sono tante cose che vorrebbe dirgli, in realtà, oltre a dargli la conferma dell’arrivo del pacco: quanto la abbia sorpresa il biglietto per lei che il senpai ha messo nella scatola, tanto per dire, la sua convinzione che fare un regalo a Julia non sia poi una buona idea, quanto lei può diventare cattiva pure di difendere e proteggere la sua migliore amica.
La mossa di Nanba l’ha spiazzata davvero: d’accordo, ci ha provato con l’americana quando è arrivata in Giappone per la vacanza studio, però Mizuki pensava che per quel cascamorto fosse una delle tante ragazze che è solito corteggiare, non una persona speciale.
Non l’ha mai preso sul serio, anche perché la risposta di Julia è stata talmente chiara e definitiva che nessuno, nessuno sano di mente almeno, sarebbe tornato a ronzarle intorno. Forse il senpai aveva bisogno di prendersi un pugno in faccia per cedere all’amore…
Quella volta la sua amica, sempre senza misure, ha dato il peggio di sé; è strana con i ragazzi, dopo Mark. Come darle torto, in fondo: quel mascalzone, gli è solo andata bene che Mizuki in quel periodo non fosse a casa, altrimenti avrebbe dimostrato di essere molto più manesca di Julia e gli avrebbe dato il fatto suo!
Meglio darsi alle pulizie, così da potersi poi concentrare sullo studio e alle faccende in cui Minami l’ha incastrata. È inutile, è impossibile dire di no a quello!
Così, in meno di un’ora una lavatrice di colorati è partita e gira allegramente nello stanzino del piano terra, il letto della ragazza è stato rifatto alla perfezione e la sua cameretta splende come un gioiello. Che efficienza…
Se non le andrà bene con il dog training, pensa Mizuki osservando la sua stanza, potrà sempre mettere su una ditta di pulizie. Saranno le origini giapponesi ad averle trasmesso quell’efficienza, sembra uno di quei personaggi che negli anime fanno brillare il pavimento a suon di olio di gomito!
Eppure, neanche la sua solerzia è riuscita a far sparire la scatola che le ha mandato Nanba, che è sempre sul pavimento, quasi minacciosa.
Bah, meglio togliersi questo cruccio una volta per tutte: avviserà il senpai e poi andrà da Julia a consegnarle il regalo. Ambasciator non porta pena, in fondo; forse sta esagerando, la sua amica ci farà su una bella risata, manderà al diavolo il casanova dagli occhi a mandorla e tutto tornerà come prima.
Non potrebbe succedere altro, sono una coppia così mal assortita…
Decisa ad agire, Mizuki si mette alla scrivania e apre la posta elettronica, decisa a scrivere la famigerata mail.

Ciao Minami,
Ho ricevuto il tuo pacco e, da brava versione bassina di Cupido scelta per questa consegna, penserò a recapitarlo tra un paio di giorni. Non c’è niente che possa andare a male, vero? Che so, biscotti, dolci o roba simile, perché se è così apro tutto, controllo le condizioni del regalo e nel caso vado a sostituirlo.
Io sono rimasta colpita, ma non garantisco sul risultato, anche se immagino che ormai avrai capito che con Julia c’è da essere pazienti e non farsi troppe aspettative. Tu che hai preso pure un pugno sul naso, capirai benissimo quello che voglio dirti.


Accidenti, quale sarà il modo migliore per mettere giù questa storia? Mizuki non è poi così sicura di poter raccontare certe cose a Nanba… Però è meglio che si metta il cuore in pace, in fin dei conti, così che torni a stare con le sue quindici ragazze in contemporanea e che tenti di sfuggire alle dichiarazioni di Nakao.
Può anche divagare, in fondo il senpai ha finito le superiori e ora sta frequentando l’università, con grande soddisfazione di Io-san, per quello che le hanno raccontato Sano, Nakatsu e perfino Umeda, nelle sue sporadiche mail.
«Avanti, facciamo questa cosa!» esclama tutta convinta la ragazza sollevando un pugno verso il soffitto.

Vedi, Julia non ce l’ha con te, ma con quelli come te in generale, con chi si comporta un po’ da farfallone, ecco. Non devi prendertela, è che un paio d’anni fa ha subito una brutta delusione, appena prima di partire per lo scambio scolastico e raggiungermi in Giappone. Un pessimo soggetto l’ha ferita e ora lei…
Mizuki sospira. Mah, non è che quello che ha scritto le piaccia molto, ora le sembra di impicciarsi senza motivo. Forse è meglio dedicarsi prima anche allo studio e poi darsi alle spiegazioni.
In realtà farebbe di tutto per evitare di studiare la storia, proprio è una materia che non le va giù, ma se bisogna mettersi al lavoro… Ah no, ecco, alcuni fumetti le erano sfuggiti!
Proprio in quel momento, qualcuno bussa alla porta.
«Ehi, Mickey! Che stai facendo? Tua madre mi ha fatto entrare e mi ha detto che eri al lavoro».
Ed ecco l’amica a cui sta pensando da ieri, sempre serena e allegra, con quella cascata di riccioli biondi. Una vera americana, con gli occhi chiari e la pelle abbronzata.<
Mizuki lascia cadere un paio di manga a cui stava cercando di fare posto su uno scaffale, e corre a salutarla. «Hi, Julia! Che ci fai qui?»
«Come sarebbe a dire che ci faccio qui? Mi hai invitata tu per pranzo l’altro giorno o sbaglio? Mi hai proposto cucina giapponese, cinema e giro per negozi, se non sbaglio!»
Oh accidenti, è vero… Se n’era completamente dimenticata, da distrattona qual è. «Va bene, dammi dieci minuti e sono pronta. Scusa, dovevo sistemare la camera e mi è passato di mente».
Julia sorride, per nulla sorpresa. «Me lo aspettavo: avanti, datti una mossa, io ti aspetto».
Rossa come un pomodoro, la padrona di casa annuisce, recupera dall’armadio un paio di jeans e una maglietta e s’infila in bagno. La sua amica ridacchia e si guarda intorno: due anni in Giappone, eppure quel tipetto di Mickey non è cambiata neanche un po’.
Che bello avere una persona come Julia, pensa allo stesso tempo Mizuki, sfilandosi i vestiti da casa. È ormai pronta e fa per chiamare la ragazza, quando la vede seduta al computer: oh no, solo ora si ricorda della mail che ha lasciato a metà, in vista al centro del monitor. Ecco, questo non doveva succedere.
«Julia?» chiama piano, pur sapendo che l’aspetta una bella lavata di capo.
La sua amica sta ancora leggendo, ma la giapponese può ben immaginare la sua faccia, sempre più furiosa.
«So cosa stai pensando, ma non è come pensi…» azzarda, sapendo di non essere credibile.
No, non sto mandando una mail a quel tizio che in Giappone ti ha corteggiato e che tu odi, soprattutto non una mail in cui si parla solo di te.<
«Non lo è? Allora spiegami cosa significa questo messaggio» tuona Julia voltandosi lentamente.
Incerta, Mizuki cerca le parole più giuste per discolparsi, sapendo però che le sarà molto difficile. Non può dire che lo faceva per lei, né per rifiutare l’idea di Nanba.
«Io ti ho protetta per più di un anno, sapevo benissimo che non eri in una scuola mista, ti ho tagliato io i capelli, maledizione!» la sua amica ormai sta urlando, furente. «E tu cosa fai, vai a raccontare i miei fatti personali a questo tizio che conosco a malapena e già detesto con tutto il cuore?»
Inutile provare a negare la verità, non esiste candidato più degno di Minami per entrare nella categoria dei dongiovanni: l’anno scorso ci sarebbe voluto un tir, per spostare tutti i cioccolatini che ha ricevuto, Sano minacciva di dormire nel parco su una panchina perché l’odore di dolci si spandeva per tutto il Dormitorio 2…
«Non volevo agire alle tue spalle», prova a dire la ragazza.
L’altra scosta i capelli biondi dal viso e si allontana dalla scrivania; quando si arrabbia così, non c’è niente da fare se non aspettare che le passi. Mizuki lo sa bene, eppure questa volta non ne ha il tempo. «Ah no? A me sembra tutto il contrario» replica duramente.
E, indignata, se ne va.
Well done, Mizuki.


   
 
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