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Autore: defyin_gravity    06/10/2015    1 recensioni
Quand il me prend dans ses bras,
il me parles tous bas,
je vois la vie en rose.

Come Blaine Anderson, avendo dimenticato l'ombrello, dovette entrare al Bowties, e tutte le conseguenze che questo fatto ebbe sulla sua vita.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Hunter Clarington, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Se, guardando il cielo, si vedono delle nuvole, la logica vorrebbe che tu prenda l'ombrello prima di uscire di casa.

È un ragionamento semplice, immediato, che non richiede uno sforzo significativo.

Eppure, per un Blaine Anderson in estremo ritardo per l'università, anche questo semplicissimo ragionamento era fuori portata. Così all'uscita dell'ennesima lezione di Anatomia alla NYU un bagnatissimo Blaine Anderson si ritrovò a maledirsi mentre correva verso il primo negozio che vide.

Senza, ovviamente, immaginarne le conseguenze.

 

“Ehi Kurt!”

“Ciao Blaine!”

Ormai Kurt Hummel e Blaine Anderson si conoscevano da qualche mese, precisamente da quel giorno di pioggia in cui il riccio aveva dimenticato l'ombrello.

Il negozio in cui era entrato alla disperata ricerca di un ombrello, una mantellina o qualsiasi cosa che potesse ripararlo dalla pioggia era il “Bowties”, un negozio di abbigliamento maschile dove lavorava Kurt Hummel.

Kurt era un ex-stagista a Vogue.com, e quando aveva lasciato il lavoro il suo capo, Isabelle Wright, gli aveva fatto una raccomandazione per quel negozio. In meno di un anno era stato promosso a responsabile, grazie alla sua abilità coi clienti e alla sua affidabilità. Era rimasto anche molto legato alla sua mentore, e ad ogni sfilata era sempre dietro le quinte con lei.

Quando aveva visto per la prima volta quel turbine di vitalità e riccioli neri ne era rimasto rapito. Sembrava che quel ragazzo fosse immune al grigiore della metropoli in quel giorno di pioggia. Nonostante fosse fradicio aveva sorriso tutto il tempo, mentre Kurt gli mostrava gli ombrelli che aveva in negozio e lo faceva asciugare alla bene e meglio, e al momento di pagare aveva promesso di ripassare.

Ma quello che aveva stupito il castano era che, il giorno dopo, era tornato davvero.

Così la loro amicizia era cresciuta, e adesso Blaine passava da lui tutti i pomeriggi dopo l'università.

Quel pomeriggio, però, il ricciolo era deciso a chiedere finalmente a Kurt di uscire con lui. Erano settimane ormai che aveva in testa di chiederglielo, ma si sentiva in imbarazzo tutte le volte che ci provava. Così, mentre Kurt era intento a sistemare i nuovi arrivi in negozio, Blaine decise di mettere insieme tutto il coraggio che possedeva e si avvicinò al castano.

“Cosa fai stasera?” domandò il riccio.

“Nulla, direi. Perché?” rispose il castano, voltandosi con un sorriso sul volto.

“Beh… Ti andrebbe di uscire? Conosco un locale qua vicino, potremmo bere qualcosa” propose l'altro, un po' incespicante. Kurt sorrise ancora di più, prima di annuire.

“Oh” rispose Blaine, sorridendo timidamente a sua volta. “Beh, allora vengo a prenderti quando chiudi?”

“Se non hai nulla da fare puoi anche restare, la tua compagnia mi fa molto piacere”

Blaine arrossì.

“Va bene. Hai bisogno di una mano?”

“Se ti va”.

In tutto lo scambio di battute i due non avevano smesso un attimo di sorridersi.

 

Venne la sera. I due avevano passato tutto il pomeriggio insieme, Kurt a seguire i clienti e Blaine a studiare. All'ora di chiusura i due sistemarono il negozio, dopodiché chiusero le saracinesche e si avviarono verso il locale.

Il riccio condusse il castano in un jazz club di sua conoscenza. Era ricavato nel seminterrato di un palazzo di fine '800, e i muri in mattoni erano coperti da tantissime foto di divi della musica e del cinema dagli anni '40 in poi. Il bancone era in legno scuro così come i tavolini, che erano circondati da poltroncine dello stesso colore foderate in velluto rosso. Le luci rosse soffuse donavano al locale un atmosfera d'altri tempi.

Blaine salutò il barista – un certo Sebastian, un amico di Blaine fidanzato con il pianista Hunter – e lo presentò a Kurt. Lo condusse poi ad un tavolino più appartato, e da vero gentiluomo lo fece accomodare prima di sedersi di fronte a lui.

I due ordinarono da bere, e nell'attesa cominciarono a chiacchierare della loro vita.

 

“Quindi tu disegni una tua linea di moda?”

La bocca di Blaine si spalancò quando vide il castano annuire sorridendo.

“Wow. È fantastico! Io non ne sarei mai capace” commentò stupito il ricciolo, lasciandosi scappare una risatina sul finale.

“Tu invece? Qual è la tua passione?” domandò Kurt.

A parte quella per il tuo sorriso, i tuoi capelli, la tua bellezza, la tua voce e tutto quello che ti riguarda?

“Mi piace cantare” rispose Blaine.

“Scommetto che sei anche bravo” commentò sorridendo Kurt. Il ragazzo arrossì e sorrise.

“Perché non mi fai sentire qualcosa?” chiese Kurt, e Blaine sentì che gli interessava davvero sentire la sua voce, non lo diceva solo per rimorchiarlo o per compiacerlo. Quindi annuì, e si diresse al pianoforte dove suonava Hunter per chiedergli di suonare un pezzo per lui; si posizionò quindi davanti al microfono, chiuse gli occhi e cominciò a cantare.

 

Des yeux qui font baiser le miens,

un rire qui se perd sur sa bouche,

voila le portrait sans retouche

de l'homme auquel j'appartiens.

 

Quand il me prend dans ses bras,

il me parles tous bas,

je vois la vie en rose.

Il me dit des mots d'amour,

des mots de tous le jour,

et ça me fait quelque chose.

Il est entre dans mon coeur

une part de bonheur

dont je connais la cause.

C'est lui pour moi, moi pour lui

dans la vie,

il me l'a dit, l'a jure pour la vie.

 

La canzone continuò per poco tempo, prima che le note conclusive lasciassero le corde del pianoforte ed uno scrosciare di applausi accompagnasse l'uscita di scena di Blaine. Al tavolo trovò un Kurt raggiante ed anche un po' commosso.

“Sei stato meraviglioso” furono le parole di Kurt prima che questi si sporgesse per lasciargli un bacio sulla guancia. Blaine arrossì vistosamente, prima di sorridere e sedersi di nuovo.

 

La serata era andata oltremodo bene. I due si erano sentiti bene per tutta la sera, e non si stancavano mai di parlare e di sfiorarsi (più o meno intenzionalmente).

Quando uscirono dal locale era ormai sera, e l'inverno newyorkese non perdona; mancava poco che nevicasse. Kurt tremava leggermente per il freddo, così Blaine si tolse la sciarpa per metterla al collo del castano. In tutta risposta l'altro gli sorrise ampiamente.

“Vuoi fermarti da me stasera? Fa freddo, e non voglio che tu prenda la metropolitana da solo.”

La domanda di Kurt cadde con l'imprevedibilità di un fulmine in un parcheggio. Blaine avvampò.

“Non vorrei darti noia” rispose.

“Assolutamente no, sei il benvenuto!” fu la risposta del castano.

“Allora va bene, grazie mille”

I due arrivarono a casa di Kurt. Era un loft in tipico stile newyorkese, ma la personalità del ragazzo traspariva in tanti dettagli. Il padrone di casa prese il cappotto del riccio e lo appese nell'armadio dell'ingresso, accanto al proprio, per poi accompagnarlo nel soggiorno.

“Casa tua è bellissima” commentò Blaine, facendo sorridere il padrone di casa.

“Posso offrirti un caffè?” gli chiese il castano. Il riccio annuì.

I due si sedettero vicini sul divano, chiacchierando ancora.

“Sono stato davvero bene stasera” disse Kurt, avvicinandosi piano al viso di Blaine.

“Anche io” rispose, prima che le labbra del castano urtassero leggermente le sue. Il bacio che seguì fu dolce, delicato, come se entrambi avessero paura, con un bacio troppo passionale, di ferire l'altro.

Quando, dopo un po', Blaine cercò di approfondire il bacio l'altro si ritrasse leggermente. Il riccio si interruppe subito.

“Scusa, non volevo darti fastidio” disse, sinceramente dispiaciuto.

“No, non è colpa tua! È solo che...” il castano si interruppe.

“Solo che?” lo incoraggiò il riccio. Kurt sospirò.

“Beh, il mio ex era un po'… possessivo, diciamo. Dovevo fare tutto quello che voleva, a letto e fuori. Ancora non l'ho del tutto superata, a quanto pare” ammise il castano, una risata senza gioia ad accompagnare le ultime parole. Chiuse gli occhi, ma li riaprì di scatto quando sentì due braccia che lo avvolgevano.

“Prenditi tutto il tempo che ti serve. Io aspetterò” disse semplicemente il riccio, stringendolo al suo petto. Kurt sussurrò un “grazie” prima di prorompere in un singhiozzo. Al primo ne seguì un altro, finché un pianto liberatorio riempì gli occhi del castano di lacrime che Blaine tempestivamente asciugò. Quando il castano si fu calmato si alzarono dal divano e si spostarono in camera da letto, dove Kurt gli diede un pantalone di tuta e una maglietta che per lui erano troppo grandi e che supponeva fossero della misura giusta per il riccio. Questi andò a cambiarsi in bagno: non voleva mettere Kurt a disagio. Quando tornò il castano era già in pigiama, e lo guardò sorridendo.

“Blaine?”

“Si?”

“Dormi con me? Non voglio stare solo, o farti dormire sul divano”

Il riccio fu preso in contropiede, ma annuì per poi avvicinarsi al letto e sedervisi sopra. Il castano si sdraiò sotto le coperte facendo cenno al riccio di seguirlo; e il ragazzo non se lo fece certo ripetere due volte, raggiungendolo subito. Kurt gli si fece immediatamente vicino, appoggiando la testa sul suo petto e lasciandovi qua e là qualche bacio. Blaine gli sorrise, gli diede un bacio sulla testa e poi lo strinse a sé, accarezzandogli la schiena finché non si addormentò: lo seguì poco dopo.

 

La mattina dopo i due ragazzi si svegliarono contemporaneamente.

“Buongiorno” disse Kurt. Blaine lo trovò adorabile con i capelli in disordine, la voce impastata dal sonno e gli occhi semichiusi ma splendenti.

“Oh, eccoti, ti aspettavo da una vita” rispose il riccio, lasciandogli un bacio sulle labbra tese in un sorriso.

 

Due settimane dopo Blaine, su insistenza di Kurt, si era trasferito nel loft. Il riccio aveva trovato lavoro in un negozio di musica vicino al negozio del castano, e passavano le pause pranzo insieme. Blaine aveva deciso di lasciare la facoltà: infatti il suo ragazzo (Kurt amava definirsi così) aveva scoperto che si era iscritto in Medicina a malincuore e solo per compiacere la sua famiglia. Il castano lo aveva spinto a parlare apertamente coi suoi genitori, che avevano compreso e spalleggiato il figlio insieme al nonno paterno, Jack. Gli altri membri della famiglia non avevano decisamente gradito la notizia, ma a Blaine – finalmente – non interessava proprio.

Ora stava finalmente seguendo il suo sogno, ossia aprire un proprio negozio di musica, e aveva accanto quello che era sicuro fosse il ragazzo della sua vita.

Ora sì che finalmente vedeva la vie en rose.

 

 

 

 

Note d'autore

 

Ehi!

Dopo secoli torno a scrivere su EFP. Che emozione eh?

*coro di cicale*

Comunque.

Ho in mente altre storie che non so se vedranno mai la luce, ma giuro che ci proverò hahaha

Fatemi sapere che cosa ne pensate di questa! Una piccola recensione non fa mai male, no? :3

Un grazie enorme va alla mia beta preferita. Questa è per te Anto :3 E anche per il mio splendido fidanzato <3 

Un bacione!

 

Sempre vostro,

Federico. 

   
 
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