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Autore: Hikari_F    07/10/2015    2 recensioni
Sono ormai tre anni che Kotaru ha accantonato la speranza di trovare qualcuno che gli stia accanto senza prendersi gioco di lui o picchiarlo, pagando cara la scelta infelice di essersi dichiarato gay pubblicamente il primo anno di liceo. Sembra impossibile che, un giorno, qualcuno possa guardare oltre il pregiudizio ed imparare ad amare il piccolo ed imbranato ragazzino per ciò che è davvero. Eppure un giorno, quasi come fosse un disegno divino, Kotaru si ritrova a fare la conoscenza di Ryota, suo affascinante e taciturno senpai. E se il filo rosso del destino volesse condurlo proprio da lui?
Un racconto introspettivo, a tratti malinconico, scritto in prima persona dallo stesso Kotaru.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Strofino le mani rapidamente per riscaldarle. Fuori ci saranno meno di dieci gradi e sono stato capace di dimenticare i guanti a casa, il solito smemorato...è che sono stanco! Sono stati dei mesi lunghi e difficili, sia dal punto di vista scolastico che da quello personale, non ricordo un solo giorno in cui non mi hanno preso a botte. Da quell'indimenticabile giorno di metà settembre sembra essere passata un'eternità, le vacanze di Natale sono alle porte (praticamente finiscono domani) e non ho avuto, a parte i tre pomeriggi alla settimana di studio col senpai Ryota, un solo momento di felicità.

Sono stato bene al corso di approfondimento (medioevo, musica celtica ed un bel ragazzo per compagnia), ho imparato parecchie cose che non sapevo e mi sono tirato fuori dai soliti pestaggi con la scusa di quell'impegno protratto fino al tardo pomeriggio. Non nego di aver sperato che gli impegni con Ryota finissero in modo diverso, invece puntualmente ci siamo limitati a tornare ciascuno a casa propria, salutandoci fugacemente e senza nemmeno scambiarci i numeri di cellulare.

Che ti aspettavi, scemo? Uno del genere non potrebbe mai interessarsi a uno come te.

Ehi, non è che non è mai successo niente! Abbiamo conversato piacevolmente tutte le volte, adesso so un sacco di cose su di lui. Il suo colore preferito è l'arancione (il mio è il blu), è diciottenne e frequenta l'ultimo anno. Gli piace molto leggere, ama gli animali ed è bravissimo a disegnare, anche se non l'ho mai visto in azione e mi ha solo mostrato alcuni suoi sketch fatti a lezione. Ama il genere fantasy e sogna di diventare un bravo fumettista. A quanto pare, dopo la scuola cercherà di entrare all'accademia di fumetto.

Ha un'espressività molto particolare: quando sorride (raramente) gli compaiono due minuscole fossette sulle guance, quando è tranquillo increspa le labbra e tiene le spalle rilassate. Capisco subito anche quando è stressato o di cattivo umore! Non dimostra i sui stato d'animo in modo convenzionale, ma con il tempo ho imparato a decodificarli. Sotto questo punto di vista è completamente diverso da me. Io sono un libro aperto, non sono in grado di mimetizzare le emozioni come fa lui, né sarei capace di stare tanto tempo senza dire nulla...e se la mia bocca tace, allora ci pensa il mio corpo ad esternare ciò che sento.

-Kotaru?- La voce di Ryota mi distoglie dai miei pensieri.

-Senpai? Perché sei venuto in classe?- Sussurro, cercando di non far capire ai compagni che sta parlando con me. Non voglio che lo prendano in giro.

-Domani iniziano le vacanze di Natale.-

-Lo so.- Farfuglio, mettendo le mie cose nello zaino e preparandomi a lasciare l'aula per la pausa pranzo -Allora?-

-Hai compagnia a pranzo?-

-No.- Rispondo, continuando a tenere lo sguardo concentrato sui quaderni che infilo disordinatamente a posto.

-Cos'hai portato?-

-Onigiri.- Certo, è l'unica cosa che so fare!

-Io ho del pollo fritto. Una montagna...e mi piacerebbe assaggiare un onigiri.-

Questo è forse un invito a pranzare insieme? Arrossisco, ma nascondo rapidamente il viso nella sciarpa.

-Anche a me piacerebbe mangiare del pollo fritto.- Bisbiglio. Mi guardo intorno e tiro un sospiro di sollievo, in aula siamo rimasti solo noi.

Scegliamo di pranzare in un angolino della mensa. Ryota prende una bibita frizzante al distributore automatico e ne offre una anche a me...spero solo che i miei onigiri non facciano troppo schifo ma, soprattutto, che nessuno che conosco ci veda insieme.

-Ma questo pollo ha un aspetto divino!- Commento, ammirando affamato i bocconcini perfetti che traboccano del bento -Posso?-

-Certo. Anzi, in cambio del tuo bento puoi mangiarli tutti- Dice, con uno strano sorriso dipinto sul volto.

-Vuoi scambiare il pranzo? Ma sei proprio sicuro?- Getto uno sguardo ai miei onigiri informi, straripanti di ripieno. Non c'è paragone con quei succosi bocconcini!

-Ti svelo un segreto. Sono tre giorni che mangio soltanto pollo fritto. La sola vista mi fa venire la nausea. Darei qualsiasi cosa in cambio dei tuoi onigiri.-

Sollevo un sopracciglio -E come ti sei ritrovato con tutto quel pollo?-

-Qualcuno ha sparso la voce che è il mio piatto preferito.- Mormora, alzando gli occhi al cielo -E un'anonima ammiratrice mi ha fatto recapitare un pacco pieno. Saranno stati almeno cinque chili di pollo. Il cibo non si butta e inizialmente l'ho mangiato volentieri...ma a casa ne ho ancora una tonnellata, l'ho dovuto anche congelare. Sono disperato!-

Non posso trattenermi da ridere bonariamente -Però è ancora il tuo piatto preferito?-

-Non lo è mai stato. Non so chi se lo sia inventato.-

-E allora qual è?-

-Gli onigiri.- Risponde, addentando voracemente una delle mie polpette di riso. Mastica manda giù e... -Non so se sia colpa del pollo o altro.- Dice, facendosi largo nel bento e afferrando un'altra polpetta -Ma questi sono i migliori onigiri che abbia mai mangiato!-

Mi viene in mente che è la prima volta che lo vedo mangiare, sembra una buona forchetta.

-Sono lusingato.- Commento, lanciandomi subito su quel fantastico pollo fritto.

-Quindi li hai fatti tu?-

-Non so fare altro.- Dico, tra un boccone e l'altro.

-Be', il ripieno è delizioso ed il riso è cotto bene, quindi...- Viene interrotto da una mano robusta che si poggia sulla sua spalla. La riconosco, è la stessa mano che, chiusa a pugno, ha avuto molti appuntamenti con la mia faccia...la mano di Kyojin. In realtà Kyojin non è il suo vero nome, ma tutti lo chiamano in questo modo. Significa gigante e, in effetti, non ci sarebbe un appellativo più adeguato per uno che frequenta il terzo anno ed è alto più di due metri. Credo che le sue gambe, da sole, siano più lunghe di me.

-Senpai Ryo!- Esordisce, facendo lo sguardo da cucciolo (nei limiti che la sua brutta faccia gli impone) e guaendo con una vocetta tutta miele -Perché non ti unisci al nostro tavolo? Sai, ci sono tutti quelli che contano...manchi solo tu.-

Ryota non risponde, si limita a contrarre la mascella e tenere gli occhi chiusi. Sono stato abbastanza vicino a lui da capire che quelli sono inequivocabili segni di rabbia.

-Toglimi. La. Mano. Da. Lì.- Ringhia, senza nemmeno voltarsi a guardarlo. In qualche modo, sembra che l'essersi sentito toccare all'improvviso l'abbia esageratamente contrariato.

-S...sì, senpai Ryo. Scusami.-

-E non chiamarmi Ryo.- Ribadisce, stavolta volgendo leggermente lo sguardo su di lui -Non sei mio conoscente né mio amico.-

-Ti...chiedo scusa sempai. Ryo. Ryota.- Farfuglia. Sta per allontanarsi quando mi viene da starnutire. Lo starnuto fa voltare Kyojin di scatto, con sguardo scrutatore...ed infine mi nota, seminascosto accanto al senpai, con il viso sprofondato nel fazzoletto ed un bento pieno di pollo fritto davanti a me.

Le sue labbra si curvano in un sadico ghigno -Oh...ma chi abbiamo qui? Hai il raffreddore, Kotaru? O forse è meglio chiamarti Kotaro?- Scoppia a ridere, indicandomi e gridando a gran voce -Ehi, ragazzi, venite a vedere! Kotaro! Kotaro!- Alla sua risata si aggiungono quella degli altri compagni di classe, sbucati all'impovviso come funghi.

-Kotaro! Naso intasato!- Urla qualche capitan Ovvio di turno, mimando il gesto di soffiarsi il naso. Sospiro e mi limito ad ignorarli, tornando a mangiare il pollo. Ci sono abituato e prima o poi si stuferanno, sicuramente non mi picchieranno in pubblico. Sono troppo codardi per farlo.

Di colpo Kyojin si fa serio e, con tono premuroso, si curva verso Ryota.

-Senpai, questa nullità ti sta dando fastidio?-

-Sì. Cosa aspetti a smammare?- Risponde placidamente Ryota. Cazzo, che mito! Ha sempre la risposta pronta.

Ma Kyojin è troppo idiota per capire che stesse parlando di lui.

-Mi permetto di invitarti ancora una volta al tuo tavolo. Davvero, non sta bene che dividi lo spazio con questo frocio di merda.-

-...- Le mani del senpai si chiudono a pugno. Sospira, si gira completamente verso Kyojin e lo guarda fisso negli occhi, con un coraggio che io non avrei mai. Deve essere un vantaggio del fare karate -Come hai detto?-

-Se ti va di...sederti con noi eh...-

-No. La seconda parte.-

-Ah...il frocio di merda?- Ripete, trattenendo una risata.

Ryota si alza in piedi; è bassissimo in confronto all'imbecille che ha di fronte (chiunque lo sarebbe), eppure lo guarda con fierezza e Kyojin quasi trema, intimidito dalla grandezza del senpai.

-Stavo pranzando piacevolmente, e tu sei venuto ad infastirdimi. Per quanto riguarda Kotaro, è qui perché l'ho invitato io.- Sospira ancora una volta -Ti chiederò gentilmente, una sola volta, di portare il tuo culo lontano da qui. E portati via anche questi altri idiota.- Aggiunge, indicando con il mento i miei compagni di classe. Credo di non aver mai conosciuto questo lato di Ryota. Cos'è stato a farlo innervosire in questo modo? Il contatto improvviso o il fatto che mi abbiano deriso? Sospiro anche io, mi sento così debole e inadeguato...non so che darei per smaterializzarmi altrove, in qualsiasi altro posto.

-Come vuoi tu, senpai...ehi, ragazzi, fine dei giochi, tornate a tavola!- Ordina, per poi piazzarsi prepotentemente davanti a me -Ehi, frocetto. Con te farò i conti dopo.- Sibila, afferrandomi per la divisa e portando il mio viso vicinissimo al suo. Cercando di non farsi sentire da Ryota (invano), sussurra -Mi hai fatto fare una figura di merda davanti al senpai. Quando avrò finito con te non ti basteranno le vacanze di Natale per rimetterti in sesto.-

Ma accade tutto in fretta. Troppo in fretta...a ripensarci vorrei una moviola per godermi la scena all'infinito. Nel giro di un battito di ciglia, Ryota ha afferrato Kyojin per i capelli e l'ha spinto con il viso dritto dentro il bento pieno di pollo fritto. Resto imbambolato per alcuni istanti ad osservare il mio senpai sfigurato dall'ira. La sua calma serafica è stata brutalmente messa da parte per dare vita a ciò che vedo: un ragazzo fuori di sé dalla rabbia che, da solo, ha messo fuori combattimento quello che da tre anni è il mio incubo peggiore.

-E se non ti basta, a casa ne ho altro dove puoi ficcarci la faccia.- Sibila, continuando a fare pressione.

Questo nuovo lato di Ryota un po' mi affascina ed un po' mi terrorizza...per adesso scelgo di tacere, stare in disparte, osservare cosa succederà.

Non so quanto tempo sia passato -secondi, minuti, ore?- quando la mano di Ryota si rilassa e molla la presa, permettendo al bullo di rialzarsi. Non appena il viso di Kyojin riemerge dal porta-pranzo, mi si stampa in faccia un sorriso beffardo. Colui che mi ha tormentato da sempre, con vessazioni fisiche e psicologiche, adesso è umiliato, schiacciato, impotente, sbeffeggiato davanti a tutti i suoi sgherri. Se il senpai l'avesse picchiato, probabilmente, non l'avrebbe ferito nell'orgoglio più che con quel gesto.

-Chiedi perdono.- Gli ordina, imperioso, costringendolo a voltarsi verso di me.

-Ti chiedo perdono...senpai.- Piagnucola. In risposta, Ryota lo spinge nuovamente col viso nel pollo, strofinando forte.

-Non a me.- Sibila -A Kotaru.-

Kyojin riemerge, prende fiato, stringe i denti ed i pugni. Mi lancia un'occhiata ricolma di odio, uno sguardo che da solo esprime le peggiori minacce esistenti.

-Ti...chiedo...- Prende fiato, il suo corpo è scosso da fremiti -...Perdono...Kotaro.-

-Accetti le sue scuse?- Chiede premurosamente il senpai, quasi come se volesse il mio permesso per lasciare definitivamente libero il gigante.

Non ho la forza di parlare. Sono frastornato dagli eventi, e mi limito ad annuire lentamente. Questa è la volta buona che Kyojin si allontana, muto, senza arrischiarsi a minacciarmi sottovoce.

-Scusami per il pranzo.- Mormora Ryota, grattandosi piano la nuca, visibilmente a disagio. Non credo che gli sia piaciuto perdere la calma in quel modo davanti a tutti...in realtà credo che non gli piaccia in generale. Dopotutto è un karateka, la disciplina che pratica si fonda proprio sull'autocontrollo e sfuggirgli non deve essere motivo d'orgoglio -Oggi pomeriggio ti offrirò qualcosa per rimediare.- Dice.

-Non è necessario.-

-Per favore, Kotaru.- Sospira -Lasciami fare.- Raccoglie i pezzi di pollo caduti dal bento, li rimette a posto e getta tutto in pattumiera. Lo credo bene!

In tutto questo trambusto, la paura pranzo è praticamente finita. Porto con me la bibita frizzante che mi ha comprato Ryota, non ho intenzione di aprire la lattina. La conserverò come ricordo del nostro primo pranzo insieme (in tutti questi mesi la cotta per il sempai non mi è certo passata, anzi!) e della mia piccola rivincita.

In classe tutti bisbigliano su quanto accaduto e mi guardano di sottecchi, cercando di non farmene accorgere; Kyojin, dal canto suo, si è seduto in fondo all'aula, scuro in volto, i pugni serrati. Non parla con nessuno e tiene lo sguardo basso, vuoto...deve essere la prima volta che subisce un'umiliazione, ma non riesco a provare empatia per lui, non dopo che gli ho fatto da punchingball per anni solo perché non mi piacciono le donne.

Ascolto con scarso interesse l'ultima lezione dell'anno, desiderando come non mai le vacanze di Natale. Rivedrò il mio piccolo Haku, starò più di un mese senza prenderle da nessuno e, se tutto va bene, per paura di finire come Kyojin nessuno mi picchierà più. Una liberazione simile val bene l'essere rimasto senza pranzo!

 

Io e Ryota camminiamo paralleli, in silenzio, senza guardarci. Mi ha aspettato all'uscita dalla classe e mi ha scortato fino all'uscita, per poi darmi appuntamento alla fermata dell'autobus per il tardo pomeriggio; ci siamo incontrati, salutati freddamente e adesso ci stiamo dirigendo verso un bistrot nei paraggi. Non ho mangiato niente nemmeno a casa per colpa del turbinio di emozioni che ho vissuto in poche ore e, in fin dei conti, mi è stato promesso un pasto.

Non posso sopportare il silenzio, siamo seduti al tavolo l'uno di fronte all'altro e devo dire qualcosa, qualsiasi cosa, pur di spezzare quest'atmosfera soffocante.

-Carino qui.- Azzardo, guardandomi intorno con falsa curiosità.

-Cosa prendi?- Dice, scavalcando la mia voce.

Fingo di dare un'occhiata approfondita al menù, poi ordino la prima cosa in lista. Ryota ordina qualcosa di dolce e dopo un'attesa di una manciata di minuti, sempre caratterizzata dal più profondo silenzio, ci arrivano sul tavolo i piatti ordinati. Colorati, gradevoli ed appetitosi, se non fosse che ho lo stomaco completamente chiuso dall'ansia. Perchè non mi parla? I bocconi sembrano pesanti come pietre, anche se sono sicuro che la cucina di questo posto sia fantastica.

Una volta finito, Ryota paga e mi invita a seguirlo fuori, ovviamente senza dire una parola. Sento ancora una volta la necessità di parlare ma, incredibilmente, il mio accompagnatore è più veloce di me.

-Ti chiedo ancora scusa per il pessimo comportamento di oggi.- Dice -Detesto perdere la calma. Non volevo mostrare a nessuno quella parte di me. Ma quando mi ha toccato all'improvviso la spalla...e quando ha cominciato a deriderti ed insultarti, io...- Scuote la testa, contrariato -Ci sono tante cose che non sai di me.- Sospira -E credo che forse è il caso di parlartene. Ora.-

-Anche tu non sai molte cose di me.- Bisbiglio, con un fil di voce quasi impercettibile, poi aggiungo -Ma è giusto che le persone custodiscano gelosamente i propri segreti.-

-Non con un amico!- Ribatte, guardandomi finalmente negli occhi. Non reggo il suo sguardo e sono costretto ad abbassare la testa -Kotaro...tu sei vittima di bullismo?-

...Alla fine l'ha capito da solo. Non servirebbe a niente mentire e nascondersi dalla realtà dei fatti.

-Sì.- Sputo questa sillaba come se avesse un cattivo sapore -Da quando ho dichiarato pubblicamente di essere gay.-

Trasalisce appena. No, questa non se l'aspettava.

-Dunque è questo il segreto che custodivi gelosamente? Con me soltanto, a quanto pare.- Dice, con una punta di amarezza nella voce -Mi dispiace di averlo scoperto per ultimo e da terze parti.-

-Io...credevo che...se te lo avessi detto non...non avresti più voluto passare il tuo tempo con me.-

Sorride, è un sorriso malinconico.

-Anche io sono stato vittima di bullismo. Per anni...ma mi sono sembrati secoli.-

-Tu?!- Strabuzzo gli occhi, analizzando la sua figura. Alto, robusto, affascinante. Un tipo del genere non verrebbe mai preso di mira da nessuno!

-Ho iniziato a fare karate per autodifesa. Quando sono diventato abbastanza bravo, miracolosamente hanno smesso tutti di darmi fastidio. Ma ancora adesso, anche se me ne sono liberato...non sopporto chi si prende gioco dei più deboli. Non sopporto questo genere di vigliaccheria...ed è per questo che oggi mi hai visto in quello stato.-

-Non devi giustificarti. Ti ringrazio di aver preso le mie parti.-

Restiamo zitti per alcuni istanti, guardando dritto davanti a noi. Sediamo su una panchina, infagottati nei cappotti e nelle sciarpe, mentre il cielo minaccia di regalarci una bella nevicata.

-Ti faccio schifo?- Chiedo a bruciapelo.

-Come?-

-Adesso che sai come sono.-

-Sei Kota. Un ragazzo sensibile, generoso, amante degli animali. Studioso, appassionato di musica celtica e medioevo, aspirante scrittore. Sei un po' impacciato con gli sconosciuti, ma tutto sommato socievole.- Sorride. Un sorriso vero -Adesso spiegami come l'essere gay possa cambiare tutto questo.-

Sento qualcosa di caldo e piacevole all'altezza del petto. Il senpai Ryota...e mi ha anche chiamato con il vezzeggiativo del mio nome. Forse è la prima persona al mondo che mi conosce davvero e, nonostante tutto, ha scelto di non voltarmi le spalle, di non lasciarmi solo.

Sollevo la testa ed un fiocco di neve mi sfiora lievemente il naso, seguito ben presto da altri. L'aria si riempe di soffici fiocchi candidi, gelati, dando quasi l'impressione che il tempo si sia fermato.

Apro il palmo e lasciando che un fiocco vi si depositi sopra; mi avvicino di più a Ryota e gli mostro il palmo aperto, con sopra un pezzetto di neve ormai in via di sciogliersi completamente.

-Lo sapevi che i fiocchi di neve sono come le persone?- Dico.

-Nessuno di loro è uguale agli altri, ognuno ha sfaccettature diverse. Simili, ma mai uguali.- Risponde, anticipando ciò che stavo per dire io.

Resto a guardarlo a bocca aperta, allibito. Stavamo pensando esattamente alla stessa cosa.

 

Mi riesce difficile parlare al telefono e, contemporaneamente, finire di chiudere la valigia strapiena. Certo, si tratta solo di una settimana, ma la prudenza non è mai troppa, i miei potrebbero insistere e convincermi a restare più tempo...inoltre con tutti i peli che perde Haku, rischierò di fare anche più di un cambio al giorno. I miei genitori sono intransigenti su ordine e pulizia, molto più di me..

-Sì, mamma. Va bene. Ok. Certo.- Le conversazioni con lei sono quasi tutte così; intanto devo stare con la testa piegata di lato, nello sforzo di trattenere il cellulare tra il collo e la spalla. Brutto non avere le mani libere, per fortuna sta per riattaccare.

-Stai prendendo le tue medicine tutti i giorni?- Sbotta ad un tratto.

-Sì, mamma.- Ripeto, come se avessi messo su un disco.

-Ti stai lavando spesso le mani? Tesoro, non si scherza con il tuo problema respiratorio, lo sai benissimo.-

Mi trattengo dal mettermi a sbuffare -Sì. Lo so, non preoccuparti.-

-Ho già prenotato due visite specialistiche. Scommetto che durante l'anno non te ne curi mai, giusto?-

Con mia madre e, più in generale, con i miei, è sempre stato così. Sono nato prematuramente, ero molto delicato e a pochi giorni dalla nascita mi è stata diagnosticata il problema di cui parlava lei, che mi costringe a periodici controlli e a prendere alcune medicine. Non è niente di grave, ormai ci convivo da sempre e non riesco ad immaginare la vita da “persona sana”. Non posso fare attività sportive, devo fare i conti con decine di stupide allergie e mi ammalo al minimo sbalzo di clima ma, per il resto, credo di essere normalissimo.

-Non c'era bisogno ma, grazie.- Balbetto, cercando di invitarla gentilmente a chiudere la conversazione. Non mi dispiace l'idea di passare del tempo in famiglia, ma il mio Natale a casa sarà ben diverso da come lo starete immaginando.

Innanzitutto, i miei non festeggiano il Natale. Né altro, nemmeno i compleanni. Sono talmente occupati a far soldi che, molto probabilmente, il 25 dicembre lo passerò da solo con Haku mentre loro fanno affari. Ci sono abituato, è così da sempre, il tempo che trascorreremo insieme su sette giorni si limiterà alle due ore delle due visite mediche. Tutto regolare, insomma, e a me sta bene così. I miei sono diversi dalla maggior parte dei genitori, loro hanno la mania di programmare e calcolare tutto e, quando le cose non vanno come desideravano, entrano nel panico più totale. A tratti mi fanno un po' pena, sempre a far progetti e supposizioni...poi restano delusi! Quando dovrò dirgli che non sono etero e che da me non avranno alcun desiderato nipotino, resteranno così sconvolti che mi costringeranno a cambiare cognome...o forse mi ammazzeranno, chissà. Sono talmente puritani che, nella loro testa, i gay sono gente pervertita e malata di sesso che si dedica a chissà quali porcherie. Francamente non mi sento né più né meno pervertito di un comune adolescente in fase di sviluppo, ma vaglielo a spiegare!

Finalmente mia madre ha riattaccato. Metto giù il telefonino e do un ultima spinta alla valigia: finalmente chusa. Il display accanto a me si illumina e vedo comparire l'icona di un sms. Se è ancora mamma, giuro che lo getto nel water.

Fortunatamente, è soltanto Ryota. Dopo quella chiacchierata sotto la neve, in cui ho finalmente capito di aver trovato in lui il mio primo amico (e viceversa), sono passati un paio di giorni. Ci siamo incontrati una volta per salutarci e scambiarci i numeri in vista della mia partenza, la cosa mi ha reso felice. Forse sto imparando ad accantonare i miei innegabili sentimenti per il senpai ed accontentarmi di una grande amicizia, non al livello di quanto desidero ma certamente più semplice da ottenere.

Mi lascio cadere sul divano, esauso, sfioro lo schermo illuminato e tocco l'icona degli sms.

 

Oggi è il grande giorno?

Ricordavo bene?

Se riesci, mandami una foto

di Haku quando lo vedi.

 

Sorrido spontaneamente a leggere il suo messaggio. Essere nei pensieri di qualcuno è una sensazione calda e confortevole. Rispondo rapidamente.

 

Sarà la prima cosa che farò!

Tu come passerai il Natale?

 

La risposta non tarda ad arrivare:

 

Con una sigaretta ed una birra.

 

Storco il naso. L'ho visto fumare soltanto l'ultima volta che l'ho incontrato ma, a quanto mi ha detto, è un vizio abituale. Vorrei tanto che non lo facesse, il fumo mi fa molto male, anche quello passivo...e poi fa male a lui. Non voglio che il senpai danneggi la propria salute ma, in fin dei conti, non sono affari miei. Rispondo con un saluto e lui fa altrettanto. Fine conversazione.

 

***

 

Irritante. Dio, quanto è irritante! Non c'è niente di peggio che trovarsi in macchina con i propri genitori, che non sanno nulla di me, che non mi vedono da mesi e che, prima ancora di salutarmi esordiscono così:

-Allora, anche quest'anno niente fidanzatina?-

Non sbuffo. Non voglio sorbirmi mezz'ora di prediche sull'educazione e altre cose del genere. Il punto è che i miei hanno scelto di non farmi da mamma e papà, ma da addestratori. Regole, comandi, ferrea educazione. Il loro obiettivo era quello di rendermi un degno erede per la fortuna di famiglia e, se ci tengono così tanto alla mia salute è soltanto perché non hanno più l'età per fare altri figli (io sono arrivato tardi) e, se mi accadesse qualcosa, sarebbero costretti ad adottare un mio sostituto...e addestrare anche lui.

Forse penserete che sono frasi buttate lì per dire, ma potrei giurarlo su qualcunque cosa. Più che un figlio, loro hanno bisogno di un successore...e io, sfortunatamente, non credo di essere idoneo.

Haku è rimasto a casa. Mi preparo ad affrontare in macchina invocando il supporto di Ryota, messaggiando con lui, conversando di cose futili. Tanto, dopo le prime frasi di circostanza, i miei hanno già perso interesse a chiacchierare; mio padre poi è totalmente concrentato sulla guida. Di solito abbiamo un autista, ma anche lui ha diritto alle ferie...come chiunque, tranne mamma e papà.

I giorni successivi sono una noia mortale. Non faccio che passare il tempo da solo, ad eccezione dei pomeriggio di gioco con Haku, durante i quali sono obbligato a portare una mascherina su imposizione dei miei; ho anche una tizia pagata apposta per controllare che non mi salti in mente di toglierla. Francamente reputo inutili sia lei che la mascherina, ma d'altra parte è soltanto una settimana. Posso farcela.

Ryota si fa sentire spesso. Chiacchierando scopro anche che il suo compleanno è già passato, è nato il 14 dicembre...se lo avessi saputo prima gli avrei portato un pensiero, anche solo un bigliettino. Se non ricordo male anche quel giorno è rimasto a scuola con me, al corso di approfondimento...strano modo di passare il compleanno, senza nemmeno prendersi il giorno libero per festeggiare. Io ci sono abituato, non l'ho mai festeggiato a causa dell'influenza dei miei, ma non nego che mi piacerebbe tanto rincasare e trovare sul tavolo una grande torta di cioccolato, con tanti ricciolini di panna e una marea di lucide ciliegine rosse.

-Ti sei divertito in questi giorni?- Chiede mamma con falsa premura -Visto che non abbiamo avuto tanto tempo per stare insieme, io e tuo padre pensavamo di portarti a mangiare fuori da qualche parte, questa sera. Possiamo andare in qualche posto vicino a casa tua, in modo da poterti riaccompagnare oggi stesso.-

Praticamente sta cercando un modo rapido per scaricarmi a casa stasera e non domani, come da copione. Tanto meglio, mi dispiace solo per Haku, che mi mancherà parecchio...al contrario della mascherina.

 

Mio padre parcheggia maldestramente l'auto davanti al ristorante. Non è il solito stellato a cui sono abituati, ma non conosco altri posti a parte il bistrot in cui ho mangiato con il senpai, e non mi sembrava il caso di portare questi due snob lì. Mia madre inizia a storcere il naso osservando con orrore i bicchieri (NON SONO DI CRISTALLO, QUALE ABOMINIO!) e le tovagliette americane sui tavoli invece di una tovaglia di seta degna del loro rango.

-Non troveremo di meglio, in zona.- Mormoro, quasi in segno di scusa.

-Povero figlio mio, ma come fai a vivere qui? Non appena ti diplomerai potrai frequentare l'Università migliore del Giappone. Fortunatamente non dovrai trasferirti, è abbastanza vicina dalla nostra villa.- Blatera mamma, come se fosse già deciso che avrò intenzione di continuare gli studi dopo il diploma.

Sorrido e annuisco, ho imparato la strategia.

-Non avete qualcosa a base di aragosta? Questo è il menù completo?- Chiede altezzosamente papà, indicando le poche portate disponibili ad un terrorizzato cameriere. Secondo me ci ha scambiati per critici gastronomici.

-Sono costernato, signore. Questo ristorate prepara piatti tradizionali giapponesi, siamo specializzati in cucina casereccia.-

-Ah!- Strilla mamma, come se il cameriere avesse appena bestemmiato -Ci porti qualsiasi cosa, purchè siano i vostri piatti migliori. Ammesso che esistano.-

-Sarà fatto.- Balbetta il povero malcapitato, trascinando un sorriso. Lo osservo scomparire in cucina con il notes in mano e le gambe di gelatina.

Non vedo l'ora di tornare a casa.

Il cibo è squisito. Ci portano cinque diverse portate, una più buona dell'altra, a regola d'arte. Da quanto tempo non mangiavo così bene, e così tanto! Ma con i miei è impossibile che le cose vadano bene, senza intoppi ed infatti, al momento del dolce, mio padre si alza in piedi di scatto e comincia a brandire il suo cucchiaino.

-CAMERIERE!- Grida, terrorizzando a morte il poveraccio che si avvicina pavidamente, come se temesse che il mio vecchio fosse in procinto di mettergli le mani addosso -CHIAMATE IMMEDIATAMENTE IL PERSONALE ADDETTO!-

-C..come, prego?- Sussurra il ragazzo, facendosi piccolo piccolo.

-Questo piatto è SPORCO.- Sbraita, facendo sussultare la mamma che, istintivamente, sputa il suo boccone di dolce sul tovagliolo e allontana schizzinosa il piatto -MIO DIO, caro, dici sul serio?!- Chiede, sgranando gli occhi e sporgendosi per osservare il corpo del reato.

Anche io guardo, ma non è sporco sul serio. Quello è soltanto un alone, formatosi perché il piatto non è stato asciugato alla perfezione, ma non è niente di aberrante o antigienico...ma ormai so come andrà a finire la serata. Faranno un casino tremendo per un alone sul piatto e mi faranno sentire in imbarazzo: tipico.

-Ripeto. Chiamate il personale addetto.-

-Sì, signore. Subito, signore.- Replica il cameriere, gli manca solo il saluto militare ed è fatta. Scompare ed alcuni istanti dopo ricompare con...il senpai Ryota?!

Sì, è proprio lui: entra in sala accanto al povero cameriere, vestito con un grembiule schizzato d'acqua, un cappello ed un paio di guanti di gomma, ancora umidi di acqua e detersivo.

-Buonasera, signori.- Dice flebilmente, diventando pallido come un lenzuolo alla mia vista -Qualche problema?-

-TU! TU! TU!- Ruggisce papà, puntandogli il dito contro -Hai osato farmi arrivare a tavola un piatto LURIDO.-

-Posso dare un'occhiata?- Chiede, evitando di incrociare direttamente il mio sguardo. Non posso tollerare che mio padre tratti Ryota in quel modo ulteriormente.

-Papà, ma non vedi che è soltanto un alone?- Intervengo -Capita quando si aspetta un po' prima di asciugare i piatti. A che serve tutta questa sceneggiata?-

-Tu restane fuori. TU NON STAVI PER MANGIARE IN UN PIAT...-

-Papà, mi stai mettendo in imbarazzo davanti ad un senpai!- Non mi sono accorto di aver gridato. I miei sussultano, ed anche Ryota.

Mamma Sospira e solleva le spalle -Andiamocene da qui, prima di perdere la calma.-

Ah, perché, fino ad ora erano calmi?

Mentre i miei prendono le loro cose e pagano il conto (non senza lasciare una lamentela per il proprietario) e si avviano alla macchina, cerco di prendere del tempo per scusarmi con Ryota e per rimediare il pasticcio che hanno combinato.

-E così, questo erano i miei genitori.- Rido nervosamente, poi torno serio -Ti chiedo scusa. Si sono comportati da cafoni.-

-Tranquillo. Ne vedo di tutti i colori, qui. Bentornato.- Bofonchia, tenendo gli occhi bassi. Sembra imbarazzatissimo, ma non ne capisco il motivo. Al suo posto sarei semplicemente furioso!

Prima di lasciare il locale mi assicuro di annullare la lamentela dei miei, riferendo che sono solo “due signori di mezz'età un pochino eccentrici, tutto qui.” e, compiuta la mia azione di soccorso verso Ryota e l'innocente cameriere, mi dirigo anch'io alla macchina.

Non manca un'asfissiante predica durante il breve viaggio ristorante-casa mia.

“Ah, te la fai con un lavapiatti?” e “Non è gente del tuo livello!” Finché ad un certo punto non ce la faccio proprio più.

-Adesso potreste anche finirla! Ryota è il mio senpai e non accetto che gli manchiate di rispetto in questo modo!-

Gli occhi di mio padre mi fulminano attraverso lo specchietto, mentre mamma si volta a guardarmi con astio.

-Cos'è tanto accanimento? Questo sguattero è solo tuo senpai o c'è qualcosina che dobbiamo sapere, eh?-

Sospiro, affrettandomi a rassicurarla -Non è solo un senpai, ma anche il mio unico amico, non mi piace che ve la prendiate tanto con lui per una banalità.-

Non rispondono. Forse preferiscono non indagare oltre. Mi depositano sotto casa e si allontanano salutandomi appena con un freddo “arrivederci”...e anche per quest'anno, hanno fatto la loro parte.

 

Stanotte non riesco proprio a dormire. Decido di scrivere a Ryota, mi sento malissimo per come si sono comportati i miei e ho un fortissimo bisogno di scusarmi ancora.

Risponde quasi subito, come se stesse aspettando il mio sms già da un po'.

 

Non è colpa tua, è tutto ok.

Mi fa sentire peggio che tu

mi abbia visto in questo stato.

 

Rifletto alcuni secondi prima di capire a cosa si riferisce...ma certo. Ciò che ha messo in imbarazzo Ryota non è stata la maleducazione dei miei, ma l'essere comparso durante la mia cena in divisa da lavapiatti. Non sono il tipo di persona superficiale che giudica le persone da queste cose futili, fortunatamente sono venuto su diverso dai due che mi hanno messo al mondo; mi affretto a comunicarlo anche a lui e, in risposta, mi arriva un altro breve sms.

 

Non ho mai pensato il contrario.

Buonanotte.

 

Adesso sì che posso lasciarmi andare ad una bella dormita, come se le parole del senpai fossero quelle di un incantesimo. Mi accuccio a letto sotterrato dal piumone e, sospirando di gioia, annuso la stoffa dei vestiti che gli ho prestato quella volta, il giorno del nostro primo incontro. Ormai il suo odore è sbiadito, ma la sensazione di calore che mi regalano non è mai andato via.

Finalmente sono a casa.

   
 
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