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Autore: _fallen_in_love_    08/10/2015    0 recensioni
prese in giro, insulti, risate... Ormai era diventata un'abitudine, ogni giorno in quell'orrenda scuola, mi prendevano in giro, per cose futili, inutili, ma ci prendevano gusto, vedevano come io ci stavo male, come rovinavano ogni mio sorriso, in pianti, ormai tutto ciò era all'ordine del giorno,gli altri si divertivano...ridevano,mentre io tutt'altro ci stavo male.
Godevano nel rovinarmi le giornate più "felici".
-continua nella trama-
storia scritta anche su wattpad, postata sul mio profilo (@fallen_in_love_) scritta da me e da @etiscorderaidime
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era quel tipo di ragazza che non credeva ai complimenti, ma a qualsiasi insulto.


1° Capitolo:
la ff è stata scritta su wattpad  da me (@fallen_in_love_) e da @etiscorderaidime . E' stata pubblicata  nel mio profilo
"Scarlett, Scarlett svegliati Dio mio, farai ancora tardi a scuola" urlò mia madre come un elegante -per modo di dire- camionista, "Arrivo" urlai io a mia volta con voce ancora impastata dal sonno. 
Mi alzai con lentezza assoluta dal letto e mi stiracchiai, stropicciando i miei piccoli occhi. Andai in bagno come un morto vivente e mi bagnai la faccia con dell'acqua ghiacciata, così da farmi svegliare all'istante. Mi legai i capelli in una crocchia disordinata e mi lavai i denti facendo smorfie strane per far arrivare lo spazzolino più dietro. Iniziai a truccarmi poco con il trucco base, per poi passare dell'eyeliner nero sulla palpebra superiore e mettere del mascara.
Andai in camera vestendomi con un paio di skinny neri e una felpa con la scritta -STAY STRONG- e legai i capelli in una coda di cavallo afferrai lo zaino e collegai le cuffiette al cellulare mettendolo poi nella tasca degli skinny e uscendo di casa dirigendomi alla fermata. Appena arrivò il pullman io entrai dentro mettendomi in un posto isolato dagli altri, stando con lo sguardo basso iniziando a sentire la solita sensazione mista ad ansia e paura. Guardai fuori dal finestrino le nuvole grigie, sospirai pensando che il tempo era proprio come il mio umore, solo che il tempo cambia. Diventa anche soleggiato, io no. Io porto solo "noia", sono queste le parole che mi sento ripetere continuamente dalle persone che mi circondano, e la cosa più brutta è che sto iniziando a crederci anch’io... chiusi gli occhi e mi feci coraggio: era l'ora di scendere dal pullman e dare il via alle lezioni scolastiche. Alzai il cappuccio della felpa, aggiustai leggermente le "spalline" dello zaino, e scesi gli scalini, qualcuno mi spinse, e stavo per cadere davanti a tutti, ma un ragazzo dai capelli ricci, sorretti da una bandana rossa, mi prese, lo guardai stupita, e sorrisi ampiamente, per ringraziarlo in un certo senso, lui mi guardò con una smorfia di disgusto, lasciandomi li, impalata a fissare il vuoto chiedendomi dove avevo sbagliato ancora una volta. Tutti si divertivano, mi giravo e vedevo in ogni angolo ragazze e ragazzi della mia età che ridevano, scherzavano, altri che aspettavano i loro amici, mentre altri erano intenti a baciarsi con la propria fidanzata. Quello era il momento della giornata che più odiavo, tutti erano felici, e poi c'ero io, seduta tra gli scalini sudici della mia scuola, lontana da tutti, ero solo una spettatrice della mia vitae proprio in quel momento che mi auto convincevo che io ero diversa, che io non avrei mai potuto godere tutta la mia adolescenza, io non sarei mai stata la protagonista della mia vita, figurati di quella degli altri, come ogni pensiero, il mio fu interrotto dalla campanella che suonava, e da vari sussurri, indirizzati a me. Entrai in classe ancora a testa bassa sentendo sempre più vocii e persona guardarmi ridendo. Mi sedetti al mio posto, ovvero, l'ultimo banco all'angolino. "Ehi guardate chi è entrata in classe “disse una bionda ossigenata; la sua frase fu accompagnata dalla risata di tutta la classe. Stetti lì, seduta per sei ore, a sentire tutti fare battutine su di me, iniziai a pensare che tutte le ragazze avevano: il migliore amico, un gruppo di amici, fumavano, uscivano sempre, ridevano e avevano una persona che le amava. Poi c'ero io sola..con nessuno accanto, e tutti contro. Ero l'unica che invece di avere un tatuaggio sul braccio aveva i tagli. Ero l'unica che passava i pomeriggi chiusa in casa a suonare la chitarra. Ero l'unica che aveva paura di uscire dalla propria camera. La campanella suonò ancora facendomi alzare dalla sedia solo dopo che tutti quanti se ne andarono e uscirono. Afferrai lo zaino e lo misi in spalla iniziando a camminare ancora a testa bassa. “Ehi anoressica ci vediamo domani” urlò divertita una ragazza. A quelle parole ebbi un tuffo al cuore talmente tanto forte che corsi via dall'istituto e arrivai alla fermata, ma giustamente il pullman non arrivava e io iniziai a pensare ad una soluzione per tornare a casa più velocemente Sentivo la risata di 4 ragazzi, alzai lentamente lo sguardo notando che uno di loro era il ragazzo dalla bandana rossa di questa mattina. Riabbassai lo sguardo e poi presi il telefono chiamando mio zio. Lui era il produttore discografico più importante del paese "emh,sono Scarlett la nipote di Coleman Browns, può passarmi mio zio?" chiesi in un sussurro, non volevo farmi sentire, in quel momento i quattro ragazzi si zittirono,creando un silenzio interrotto dalle macchine che passavano di li, ma non ci feci molto caso,continuai a parlare con mi zio,pregandolo di fermare il proprio lavoro e di venirmi a prendere,visto che i miei genitori avevano precedentemente detto di no. Come sempre, non ottenni ciò che desideravo, mio zio aveva terminato la chiamata con un semplice "tesoro, scusa ma è importante ciò che sto svolgendo, ci sentiamo domani" come se io ero una cosa inutile. Attaccai sbuffando il mio cellulare di poco valore, e m’incamminai verso l'unico posto in cui mi sentivo protetta e utile, la mia casa.
   
 
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