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Autore: SaraPon_    09/10/2015    3 recensioni
Non sono mai stato molto onesto con me stesso, ho sempre finto che tutto andasse bene, anche quando le cose stavano precipitando in un abisso senza fondo, e io ridevo, come se stessi guardando una marionetta da circo, più che osservando la mia lenta decaduta.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nota dell'autrice: 
Ciao a tutti!! Io sono Sara ed è la prima volta che pubblico qualcosa su EFP, quindi mi sento molto nervosa, lo ammetto xD Ma dovevo decidermi prima o poi, quindi eccomi qui u.u È una flashfic su Ruki  scritta in poco tempo ma spero vi piaccia! 
Mi farebbe davvero molto piacere ricevere qualche recensione! Percio' scrivete, scrivete! Sarei curiosa si conoscere il pensiero di ogni lettore! :3 Alla prossima! ^-^ 

FAKE.


Fa male. 
Questa maschera fa male, questo vuoto fa male, F I N G E R E, fa male. 
Non sono mai stato molto onesto con me stesso, ho sempre finto che tutto andasse bene, anche quando le cose stavano precipitando in un abisso senza fondo, e io ridevo, come se stessi guardando una marionetta da circo, più che osservando la mia lenta decaduta.
Ma forse...forse io sono proprio questo. Un manichino inanimato che si lascia manipolare dagli altri senza muovere un dito, una statua che osserva lo scorrere della propria esistenza immobile, muta, senza riuscire ad afferrarne le redini. 
Mi chiamo Ruki, o meglio, il mio alterego porta questo nome. In realta' io sono Takanori Matsumoto, un ragazzino nel corpo di un ormai adulto vocalist di una rock band, che fa impazzire miriadi di persone con l'uso della propria voce, o con l'inganno, se vogliamo vedere la situazione dal punto di vista che io preferisco. 
Sono circondato da persone che dicono o credono di amarmi, dai membri della band che ormai conosco da anni e che mi piace definire amici, anche se la verità è un'altra. 
Io mi sento solo. I miei genitori sono sempre stati severi con me, non mi hanno mai dimostrato di volermi bene come si fa comunemente con un bambino, e per cercare di contrastare questa situazione ho finito con il ribellarmi. Capelli colorati, risse, sigarette, ma soprattutto la musica, tutto pur di andare contro ai miei genitori, ed è proprio a causa di quest'ultima se sono scappato di casa, a causa della musica.
 Per anni ho creduto che potesse essere questa la mia strada, ma mi sbagliavo. La ferita che porto nel cuore da anni, non si è ancora richiusa. La musica ha solo contribuito a farmi sentire meno solo con me stesso, ma quanto a lungo ancora avrei potuto sopportare questa lenta agonia? Non sono piu' il ragazzino di un tempo, ma allo stesso tempo non sono mai cresciuto. L'amore, l'affetto, che cosa sono? Sentimenti che apparentemente ho provato ma che forse non erano reali. I baci umidi sulle labbra, sul collo, baci di ragazze e ragazzi sconosciuti con cui amavo passare del tempo dopo i nostri live, solo ora mi rendo conto che...non valgono assolutamente nulla. Mi sono mai innamorato? No. 
Sono mai stato amato? E la risposta probabilmente è sempre la stessa. No. 
Che senso ha continuare a vivere così, quando si tratta piu' che altro di sopravvivere? 
La mia voce, e' l'unica cosa che mi resta. L'unica cosa che so davvero non potra' mai abbandonarmi. 
Nemmeno qui, mentre sono solo in questo squallido hotel, per scappare dal mondo, lei so che c'è, che mi tiene compagnia. 
E piu' mi guardo attorno, piu' mi accorgo di quanto in tutti questi anni abbia finto splendidamente bene. 
I guanti appoggiati sul comodino, le scarpe di vernice rossa sul tappetino, il cappotto di pelle nera appeso, il pc, gli occhiali da sole, il mio cellulare..tutte cose che mi sono servite per tenermi in contatto con il mondo, per farmi stare bene con me stesso. In qualche modo. Perchè per stare bene con sè stessi oggigiorno bisogna piacere alla gente, è una cosa risaputa. E io ci ero riuscito alla grande. Ma una cosa che i miei fans non conoscono è tutto il dolore che mi porto dentro. Le cicatrici indelebili sul braccio sinistro, sono sicuro che non sarebbero affatto contenti di vederle. Un modo come gli altri per cercare di camuffare il dolore, e ti fai del male per tentare di sopprimere l'istinto suicida che porti dentro. E ti copri il viso di trucco e glitter. Per apparire perfetto, come una bambola di porcellana. 
Sono stanco, stanco di tutto questo. Non voglio piu' provare tutta questa sofferenza, questa solitudine.
E mentre ripeto questa frase a me stesso,  mi passo la punta delle dita sulle cicatrici, e osservo i visi delle persone che passano per la strada fuori dalla finestra, cercando di trovare una qualche sorta di apatia, l'unico modo di vivere che mi è rimasto. 
   
 
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