Libri > The Maze Runner
Segui la storia  |       
Autore: _Karis    10/10/2015    5 recensioni
In cui Thomas ha una cotta per Brenda, ma si ritrova ad essere il ragazzo di Newt a causa di una scommessa persa - perché Minho lo odia e non tiene minimamente conto dei suoi sentimenti. O forse avrebbe dovuto semplicemente dirgli che odia Newt.
I suoi si definiscono "genitori moderni", Chuck minaccia il suo non-ragazzo con un fucile e Teresa esce con Gally. A quanto pare, la sua vita sta andando a rotoli e Thomas non può farci nulla. O forse sì.
|| Newt/Thomas || Pretend Relationship || HighSchool!AU ||
 
« E ricordate che siete una coppia e che le coppie amano il contatto fisico, tipo mani intrecciate e quelle smancerie lì, si parlano dolcemente e si baciano » rammenta loro infine con un sorriso sadico in volto.
Thomas quasi si strozza con la sua stessa saliva.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Minho, Newt, Newt/Thomas, Teresa, Thomas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccomi di ritorno (finalmente, aggiungerete)! Ora, come al solito, non mi dilungo, ma mi sembra giusto avvertirvi che si può ufficialmente cominciare con il conto alla rovescia, a partire proprio dal tre. Eh sì, dopo questo, manca un capitolo più l’epilogo. Ovviamente grazie a chi segue e a chi mi fa sapere cosa pensa di questa storia, è sempre un piacere poter leggere le vostre opinioni ^^


 

 

 

 

 

#mai cercarlo

 

 

 

 

 

Thomas gioca distrattamente con il suo cellulare. In realtà, fissa il nome di Newt sulla sua rubrica – alla fine l’ha cambiato: non è più “Sempre tra i piedi Newt”, ma solo “Newt”. In fondo sa perché l’ha fatto, non sente il bisogno di ingannarsi riguardo ai propri sentimenti.

Rotola, attorcigliandosi addosso le coperte. Quando sua madre è entrata in camera per chiedergli perché non fosse ancora pronto per la scuola, l’ha trovato ancora sotto le coperte e l’ha visto distrutto. È bastato dirle che aveva avuto un brutto litigio con Newt e che non si sentiva affatto bene per convincerla a fargli perdere un giorno di scuola. Teresa, invece, è entrata come una furia e ha urlato qualcosa sul fatto che non può passare il tempo ad auto-commiserarsi per essere stato una testa di cazzo e aver capito tutto troppo tardi, sul fatto che non è una tragedia se a Newt piace un altro ragazzo e che non si era ridotto in questo modo pietoso nemmeno per Brenda. Gli insulti e le parolacce hanno assunto il ruolo di intercalari nella sua predica. Thomas, in ogni caso, si è limitato a borbottare qualcosa di simile a “non puoi capirmi” con tono lamentoso e a nascondersi sotto le coperte. Si rende perfettamente conto di essere stato – ed essere tutt’ora – incredibilmente ridicolo, ma non riesce a non esserlo. Sente quasi il bisogno di ridursi in questo stato pietoso.

Sospira pesantemente prima di rotolare nuovamente sul letto per cambiare ancora posizione. Dà un’occhiata alla sveglia sul comodino e nota che le lezioni ormai sono terminate da circa due ore. Teresa non l’ha più disturbato da quella mattina – dopotutto, Thomas sapeva già che sua sorella non sarebbe tornata, se non la sera, dopo aver sbollito l’irritazione per il suo comportamento. Quella mattina è uscita dalla stanza di Thomas sbattendo platealmente i piedi a terra e chiudendosi la porta con molta più forza di quella necessaria, desiderosa di sottolineare il suo fastidio.

Esther gli ha portato qualcosa da mangiare, gli ha chiesto se avesse voglia di parlare o solo di stare insieme. Thomas le ha detto di andare via in malo modo, di lasciarlo in pace una buona volta; si sente un po’ in colpa per come l’ha trattata.

Qualcuno bussa alla porta e Thomas, quasi in automatico, senza rendersene veramente conto, invita la persona ad entrare. E poi Newt è lì davanti a lui, che lo saluta con un sorriso gentile in volto.

Thomas si nasconde sotto le coperte e: « Sto malissimo, sono contagioso, va via » brontola indistintamente, cercando di modulare la voce per sembrare un po’ raffreddato. Newt non deve esserci cascato, però, perché sta ridendo. Thomas esce da sotto il suo nascondiglio con un broncio contrariato. Ha i capelli disordinati e probabilmente un brutto aspetto, forse si sorprende nell’essere a disagio a farsi vedere così.

 « L’aspetto da ammalato ce l’hai, però » scherza Newt, sedendosi sul materasso del letto di Thomas. Il suo interlocutore rotea gli occhi al cielo, stizzito.

 « Perché sei qui? » chiede. Forse non dovrebbe sperare troppo in una particolare risposta, ma lo fa e, maledizione, quanto fa male, quando scopre che la risposta che Newt gli dà non coincide per nulla con quella in cui avrebbe desiderato lui.

 « Tua madre ha chiamato a casa mia per parlarmi, – afferma distrattamente Newt, senza guardare Thomas in maniera diretta – ha detto che eri, ehm, giù a causa di questo nostro presunto litigio e che potevamo sistemare, che sei orgoglioso e testardo, ma che ci tieni … che tieni a me. E mi sembrava brutto dirle che aveva completamente torto, perché, beh, perché non siamo mai stati insieme e di certo tu non tieni a me in quel modo. In nessun modo, per la verità, ma non è questo il punto. In ogni caso, sono venuto qui perché è stata gentile e mi sembrava brutto dire di no, magari posso aiutarti, non so » spiega, martoriandosi il pollice della mano destra. Sembra nervoso e agitato, ma Thomas non se ne accorge, troppo preso a mugugnare frustrato e imbarazzato. Mastica qualche imprecazione tra i denti, prima di chiedersi a voce alta perché sua madre l’abbia fatto, perché si ritrovi una madre del genere. Di certo non si aspettava una reale risposta, ma “Perché ti vuole bene e cerca di aiutarti” afferma Newt con tono deciso. Thomas inarca un sopracciglio.

 « Beh, se così fosse, non farebbe di tutto per mettermi a disagio » ribatte acidamente. Ed è allora che Newt scatta in piedi, furioso.

 « Perché non ti rendi conto di quanto sei fortunato ad avere dei genitori come i tuoi? » domanda fuori di sé, sbracciandosi in maniera quasi disperata. E Thomas alza il tono della voce di rimando, senza esserne realmente consapevole.

 « Fortunato? » ride sarcastico, mentre ripensa a tutte le volte che i suoi genitori l’hanno messo in imbarazzo in un modo o nell’altro, che l’hanno costretto a trasferirsi da un luogo all’altro, costringendolo a lasciare gli amici e le persone a cui teneva, senza lasciargli la minima possibilità di scegliere. E forse Thomas è offuscato dalla rabbia e da quel sentimento non ricambiato che prova nei confronti di Newt, c’è un po’ di gelosia, rancore e odio verso se stesso perché è stato talmente cieco da non rendersene conto prima; tutto questo lo porta a vedere solo i difetti dei suoi genitori, oscurando tutto il resto. È fuori di sé almeno quanto lo sembra Newt.

 « Sì, – ribatte Newt, la voce dura che trema appena – sì, lo sei. I tuoi ti vogliono bene e ti accettano per quello che sei, niente domande, nessuno sguardo deluso, e … e sai cosa ha fatto mio padre quando gli ho detto che mi piacevano i ragazzi? – chiede retoricamente – Mi ha detto che sono il suo più grande fallimento e ha smesso di parlarmi. Ha fatto finta che non esistessi. Ed ad un certo punto mi sono chiesto “Se non importa a lui, perché dovrebbe importare a me?” Sai perché zoppico, Thomas? Perché mi sono buttato giù dal balcone di casa per … non lo so nemmeno io perché, forse per avere di nuovo la sua attenzione, forse per finirla. Non mi importava nulla di me, so solo questo. Mia madre non ha alcun interesse nel vedermi, mio padre continua ad ignorarmi, è sempre via per lavoro, non mi ha nemmeno chiesto il motivo per cui mi sono buttato, e tu – la sua voce comincia ad affievolirsi, è rotta – tu non capisci quanto tu sia fortunato » mormora, abbassando lo sguardo sul pavimento.

Thomas rimane in silenzio, perché non sa cosa dire. Non è sicuro ci sia effettivamente qualcosa che possa dire. Deglutisce faticosamente, continuando a fissare Newt con la bocca leggermente dischiusa. È a disagio, si sente inutile e stupido, maledizione.

Newt si passa un palmo sul collo, mentre si morde nervosamente il labbro inferiore. Scuote il capo e chiude le palpebre per pochi secondi, poi mormora qualcosa sul fatto che non volesse gettargli addosso così il suo passato. Guarda Thomas di sfuggita, pochi secondi. Incrocia il suo sguardo e subito lo distoglie.

Se ne va senza dire nulla.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Il giorno seguente, a scuola, Newt lo evita con eleganza. Lo incrocia, lo saluta velocemente e subito continua per la sua strada. Thomas non reagisce mai, non riesce nemmeno a salutarlo che Newt è già passato oltre. Se si trovano nella stessa stanza insieme, non resistono per più di cinque minuti, poi, inevitabilmente, uno dei due trova un motivo per andarsene.

Si è creata questa tensione che ha portato il gruppo a dividersi: Minho passa molto più tempo con Newt che con gli altri, mentre Thomas tende ad accodarsi a Teresa e Gally con evidente disappunto di quest’ultimo. È chiaro che c’è qualcosa che non va, ma nessuno vi accenna. Teresa pensa che non sia ancora il momento di chiedere a Thomas di aprirsi completamente, mentre a Gally semplicemente non interessa.

Quando Thomas rimane solo al tavolo della mensa, perché Teresa e Gally avevano bisogno di “parlare” da soli, Minho si materializza davanti a lui. Un attimo prima era da solo, l’attimo dopo Minho era davanti a lui.

 « Bene, – dice senza alcun tipo di preambolo – dimmi cosa succede tra te e Newt » sbotta, incrociando le braccia al petto.

 « Lo sai già, Minho » sbuffa in risposta Thomas. Non alza nemmeno lo sguardo dal suo piatto, il cibo al suo interno non è ancora stato toccato. Se non si tiene conto del continuo punzecchiamento di forchetta che Thomas infligge alle verdure di contorno.

Minho inarca un sopracciglio e: « Non vuoi darmi la tua versione? » domanda curioso. Thomas scuote subito il capo, sconsolato. « Qualunque cosa ti abbia detto, ha ragione » dice soltanto. E Thomas lo pensa davvero: Newt potrebbe accusarlo di essere una sorta di mostro e sarebbe comunque d’accordo con lui.

 « Odio risolvere i vostri casini, – sbotta Minho – siete due deficienti. Soprattutto tu » lo insulta. Thomas non ci presta troppa attenzione, si limita a un “okay” spento e stanco. Minho alza le sopracciglia, sorpreso.

 « Non ribatti? – chiede – Ti ho insultato » sottolinea. Thomas scrolla le spalle, perché davvero non gli importa.

 « È quello che mi merito ».

 « È un problema serio allora » sostiene Minho. Poggia i gomiti sul tavolo e si sporge un po’ di più verso Thomas. Il ragazzo continua a non guardare l’amico, si concentra sulle verdure ormai fredde e martoriate. 

 « Dai, parlami » lo incita Minho, addolcendo appena la propria voce. Thomas alza lo sguardo su di lui per pochi secondi, dopodiché torna a concentrarsi sul proprio piatto. Non ha voglia di parlare.

 « Non ho nulla da dire » mugugna soltanto con tono sconsolato.

 « Tommy, » lo riprende Minho esasperato.

 « Non chiamarmi così » ribatte subito Thomas, sovrappensiero. Minho sorride distrattamente e: « Interessante » sibila. Appoggia il mento sui palmi e si sporge appena verso l’amico, ha un sorriso inquietante ben fermo in volto e gli occhi quasi chiusi a formare due fessure. Thomas probabilmente capirebbe che c’è qualcosa che frulla per la mente di Minho – qualcosa di potenzialmente pericoloso per lui –, ma è troppo concentrato sulle sue verdure per prestare veramente interesse a Minho.

 « Thomas? – cerca di attirare la sua attenzione l’asiatico. Il diretto interessato alza svogliatamente il capo e incrocia lo sguardo dell’amico – siete due deficienti » dice soltanto, poi si alza rumorosamente dalla sedia e lo lascia solo. Thomas non se ne interessa veramente.

 

 

 

 

 

Thomas non sa perché si trovi lì, fermo, davanti alla porta di casa di Newt, indeciso se suonare al campanello o meno. Quando è uscito da scuola, ha detto a Teresa che aveva bisogno di fare un giro e ha continuato a camminare finché non si è ritrovato nelle vicinanze della casa di Newt, poi non ha semplicemente più pensato.

Ha ancora il braccio alzato con l’indice vicino al campanello, quando la porta si apre. Thomas sobbalza, sorpreso e un po’ in imbarazzo, distendendo velocemente il braccio lungo il fianco.

 « Bene, pensavi di suonare o rimanere qui fermo come un idiota ancora per molto? » asserisce Sonya in una risata. Indossa una tuta comoda di un verde sbiadito e ha i capelli raccolti in una coda bassa, il viso è struccato e ai piedi fanno bella vista un paio di ciabatte consumate. Thomas la prima volta che l’aveva vista pensava fosse una di quelle ragazze ossessionate dal proprio aspetto, mentre ora Sonya sembra perfettamente a proprio agio con questo look trasandato e tutto sommato Thomas deve ammettere che è molto carina anche così.

 « Io … » farfuglia imbarazzato Thomas, abbassando lo sguardo sulle proprie scarpe.

 « Sei qui per mio fratello? » lo interrompe subito la ragazza, appoggiandosi contro la porta. Ha lo sguardo di chi la sa lunga e Thomas non sa se esserne spaventato o meno, in ogni caso annuisce timoroso. In realtà non è realmente sicuro del motivo per cui si trova lì, ma sa che ha bisogno di vedere Newt – chiedergli scusa, parlargli o solo vederlo, questo ora non ha davvero molta importanza.

 « Non c’è, – afferma Sonya distrattamente – però dovrebbe tornare tra poco, credo. È andato da Ben per non so quale motivo » continua, incrociando le braccia al petto.

 « Oh » è tutto quello che riesce a dire Thomas, perché è triste ed arrabbiato, nonostante sappia che Newt ha il diritto di vedersi con chi vuole e non deve di certo fare conto a lui. Maledizione, quanto gli brucia il petto in questo momento.

 « Vuoi aspettarlo dentro? » chiede gentilmente Sonya, facendogli spazio per permettergli l’ingresso, ma Thomas declina educatamente l’invito con il cuore a pezzi e un groppo in gola che gli impedisce di parlare normalmente.

 « Gli dico che sei passato? » domanda la ragazza allora e il sorriso è orami completamente scomparso dal suo volto.

 « Non dirgli niente » la prega Thomas. Sonya all’inizio appare titubante, ma alla fine accetta. Mentre se ne va, Thomas riesce a vedere che sta aspettando che qualcuno le risponda al telefono. In ogni caso, Thomas se ne va prima di poter sentire chi ha chiamato.

 

 

 

 

 

 « Tom, davvero, devi reagire ».

Thomas alza svogliatamente lo sguardo su sua sorella, mugugna e poi torna a concentrarsi sulla televisione.

 « Parlo sul serio, ti sei ridotto ad un vegetale – sbotta Teresa, incrociando le braccia al petto ed esibendosi nella sua migliore espressione contrariata – e cosa diamine stai guardando? » domanda, sporgendosi un poco per vedere le immagini sullo schermo.

 « Notting Hill » risponde Thomas atono.

Teresa rotea gli occhi al cielo e: « Tom, solo perché la tua vita sentimentale fa schifo, non significa- ».

 « Grazie » la blocca subito Thomas, mantenendo lo sguardo fisso sul film. Teresa vorrebbe gridare per la frustrazione, ma si costringe a prendere un grosso respiro e a mantenere la calma. Solo perché suo fratello è un deficiente, non significa che lei debba rimetterci la voce in inutili urla – d’altronde, Thomas non l’ascolterebbe indipendentemente dal volume della sua voce.

 « Tom » lo richiama Teresa con più convinzione. Perché sua madre ha deciso di uscire con le amiche proprio quel giorno? Teresa sa che sarebbe stata un valido aiuto, peccato che non c’è, e Chuck … beh, Chuck non è esattamente la persona più adatta a consolare gli altri, anzi, generalmente tende a peggiore la situazione.

 « Teresa » ribatte Thomas senza nemmeno alzare lo sguardo.

 « Puoi almeno guardarmi in faccia? » si lamenta la ragazza, allargando le braccia in un gesto esasperato. Thomas scrolla distrattamente le spalle e: « Non è strettamente necessario » sbotta annoiato.

Teresa si morde a sangue l’interno della guancia per non urlare di disperazione. Il mondo è crudele e ha deciso che lei doveva essere punita con un fratello altamente idiota – davvero, cosa ha fatto di male per meritarsi un deficiente simile?

Prende il telecomando dall’angolo finale del divano e preme il pulsante di spegnimento della televisione con una brutalità decisamente eccessiva. Thomas la guarda, furioso, e: « Dammi quel telecomando, Teresa » ordina con tono minaccioso e lo sguardo fiammeggiante. Teresa si stringe l’oggetto al petto.

 « Dovresti prestarmi più attenzione, quando ti parlo » lo rimprovera la ragazza.

 « Non essere ridicola, – sbuffa Thomas – io ti stavo ascoltando » mette in chiaro. Passano alcuni minuti a guardarsi in cagnesco prima che il ragazzo riprenda la parola: « Lasciami vedere la fine ».

 « La conosci già » ribatte Teresa, sottolineando l’inutilità di quell’azione. Thomas rotea gli occhi al cielo e mostra il palmo alla sorella in una muta richiesta di resa del telecomando.

 « Hai intenzione di passare i prossimi giorni a piangerti addosso? » domanda sprezzante Teresa, continuando a stringere fra le mani il telecomando. Il tono usato è tutto volto a far reagire il fratello, ma sembra non funzionare perché Thomas si limita ad annuire e a portare lo sguardo sullo schermo spento come se non gli importi più se la televisione sia accesa o meno, perché quell’oggetto si è nuovamente ripreso tutta la sua attenzione. A quel punto Teresa perde le staffe e: « Fai quel diavolo che ti pare » sbotta, prima di rinchiudersi in camera. Il telecomando, comunque, se lo porta con sé.

Thomas sbuffa e si sistema meglio sul divano, mentre pensa che sua sorella è un incredibile rompicoglioni. Lo ripete più volte nella propria testa come a volerlo rendere vero ed è tanto preso da questa operazione che non si accorge subito che il cellulare sta vibrando nella tasca dei suoi jeans. Lo tira fuori esitante e, quando vede il nome di chi sta chiamando, sbianca. Una parte di lui vorrebbe lasciarlo suonare fino a far partire la segreteria, un’altra, quella codarda, vorrebbe riattaccare subito, e l’ultima vorrebbe rispondere senza alcuna esitazione.

Continua a fissare lo schermo e il nome che lampeggia su questo prepotentemente. È Newt.

 

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > The Maze Runner / Vai alla pagina dell'autore: _Karis