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Autore: shadspecs    11/10/2015    2 recensioni
Sterek Student\Teacher AU.
Derek Hale è il nuovo, giovanissimo professore di chimica alla Beacon Hills High School.
Stiles Stilinski è uno studente dell'ultimo anno che si distrae molto facilmente.
Derek decide che la sua nuova missione sarà aiutare Stiles a migliorare i suoi voti per entrare al college.
Genere: Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ultimamente Derek odiava la scuola, la odiava davvero. Il problema era che non poteva restare a casa fingendosi malato come faceva quando era adolescente, perché ora era un venticinquenne appena assunto alla Beacon Hills High School.
Sapeva di essere stato particolarmente fortunato a trovare lavoro così in fretta, ma sapeva anche che in gran parte era grazie alla fama di suo padre, Robert Hale, che aveva insegnato nella stessa scuola e di cui molti professori tuttora presenti ancora si ricordavano. Professori, pensava spesso Derek, che riuscivano ancora a insegnare solo per grazia divina, data l’età.

Ad ogni modo, poco dopo il suo ritorno da New York con una laurea in chimica, gli era stato offerto un posto, e il preside non voleva saperne di accettare un no come risposta. Derek, dato che era un gran codardo, aveva accettato immediatamente, anche perché non sopportava lo sguardo di disappunto che si era stampato sul viso del padre appena aveva accennato all’idea di rifiutare.

Quindi ora, ad un mese dall’inizio delle lezioni, si stava preparando per una nuova giornata in mezzo agli studenti.
Dopo aver bevuto quello che probabilmente era il quarto caffè della mattina, si sentì pronto ad entrare nel laboratorio di chimica, dove la classe era già riunita.

Quel giorno, in particolare, Derek non era molto felice di far lezione, visto che la classe, pur essendo uno dei livelli più avanzati, era composta da gente non particolarmente matura, che di sicuro avrebbe reso difficile svolgere l’argomento della giornata.
Entrando, Derek si schiarì la voce e posò pesantemente i libri sulla cattedra, in modo che gli studenti smettessero di chiacchierare tra loro o scrivere sms e si concentrassero solamente su di lui. Quando fu sicuro di avere l’attenzione desiderata, iniziò a fare l’appello. Come al solito c’era qualche ritardatario, che cercava di entrare di nascosto e intrufolarsi nei banchi in fondo, ma il professore li ignorò e continuò a scorrere l’elenco.

Appena finito di leggere la lista, il giovane poté dedicarsi alla sua lezione senza ulteriori indugi. Prese un gesso e scrisse rapidamente alla lavagna l’argomento del giorno,“Gli Alcalini”, rivolgendosi poi alla classe.
“Qualcuno ricorda cosa abbiamo fatto ieri?” chiese in modo generale, di modo che chiunque potesse alzare la mano e rispondere. O almeno, questo era quello che lui sperava. L’unica mano alzata, invece, era come al solito quella di Lydia Martin, a cui Derek diede la parola con un cenno della mano.

“Abbiamo fatto le basi della chimica organica, partendo dagli idrocarburi ovvero i composti di carbonio e idrogeno, che possono essere aromatici o alifatici. Questi a loro volta si dividono in saturi e insaturi.” Disse la ragazza con una sicurezza tale che a Derek non restò altro che annuire.
“Molto bene, signorina Martin. Oggi approfondiremo queste divisioni, studiando appunto gli alcalini. Gli alcalini sono idrocarburi alifatici saturi, come ad esempio il metano.” A questo punto, sapendo già cosa stava per spiegare, decise di iniziare a scrivere alla lavagna, per evitare di guardare in faccia gli studenti.

Scrisse le varie formule con cui si potevano indicare gli alcalini, per poi sottolineare il suffisso in ognuno, mentre spiegava ad alta voce “Come potete vedere, gli alcalini presentano un suffisso in comune, ovvero ano a cui vengono aggiunti i rispettivi prefissi in base al numero di atomi di carbonio presenti”.
Per un momento, a Derek sembrò che nessuno si fosse accorto di quella piccola parola, e quasi tirò un sospiro di sollievo. Ma non poteva di certo essere così fortunato: appena finì di scrivere e si spostò dalla lavagna, sentì un’unica, bassa, risatina provenire dal fondo dell’aula. Evidentemente era quello che serviva per risvegliare anche tutti gli altri studenti: si creò così un caos composto di risate e gente che sussurrava da un banco all’altro, facendo battute che Derek non voleva sforzarsi per sentire.

Derek lasciò che quella baraonda continuasse per qualche momento, spostando in alto gli occhiali dalla grossa montatura nera in modo da premersi due dita sugli occhi. Dopo aver preso un respiro profondo , si sistemò gli occhiali sul naso e disse, con voce più ferma e autoritaria possibile

“Basta.”

Bastò quella parola perché la classe si calmasse, anche se quando il ragazzo alzò finalmente lo sguardo sui suoi studenti, uno in particolare aveva ancora un sorrisetto piuttosto idiota stampato sul viso. Ad ogni modo, Derek decise di ignorarlo per il momento, e proseguire con la sua spiegazione.

*****

La lezione continuò senza altre particolari interruzioni da parte della classe, se non per chiarimenti o richieste di ripetere dei concetti più difficili. L’unica cosa che però stava rendendo Derek sempre più nervoso, era il sorriso che da tutta l’ora non spariva dal volto di quell’unico studente, che sapeva perfettamente chiamarsi Mieczyslaw Stilinski, perché il nome gli era rimasto impresso (e perché, il primo giorno, il ragazzo aveva insisto per essere chiamato Stiles).

Dopo l’ennesima volta che, sollevando lo sguardo, vide quella smorfia, Derek non riuscì più a controllarsi e proruppe in un’esclamazione esasperata.
“Stilinski! Si può sapere che cosa c’è di tanto divertente?”  disse incrociando le braccia sul petto, con la camicia leggermente tirata dai muscoli in tensione.

Lo studente in questione si raddrizzò sulla sedia, lasciando immediatamente cadere sul libro aperto la matita che teneva in mano.
“Uh, niente, professor Hale! Assolutamente niente di divertente!” si affrettò a rispondere. Derek notò però che nel frattempo il ragazzo stava cercando di nascondere ciò che, dedusse, erano gli appunti che aveva preso fino a quel momento.
“Le dispiacerebbe venire alla lavagna e rileggere gli appunti che ha preso oggi, signor Stilinski? Così possiamo essere tutti sicuri di aver capito a pieno la lezione” disse il professore, spostandosi dietro la cattedra e appoggiandosi poi ad essa, mentre fissava lo studente con uno sguardo che non ammetteva repliche.

Stiles si alzò visibilmente controvoglia e imbarazzato, se di questo poteva essere un’indicazione solo il colore che avevano assunto le sue guance e il suo collo. Si sistemò nell’angolo più distante dalla cattedra, con gli appunti tenuti ben saldi al petto. Non li lesse affatto quando iniziò a parlare con voce incerta, e poi più sicuro dopo essersi schiarito la voce.

“Allora, uhm, sì. L’argomento di oggi sono gli alcalini.. Uhm, idrocarburi alifatici saturi che.. Ehm, possono essere.. Uh, possono formare strutture lineari, o ramificate, o cicliche, e poi…”

Derek sospirò, interrompendo il discorso pressoché insensato del ragazzo con un semplice gesto della mano. Con la stessa mano, poi, fece cenno a Stiles di passargli gli appunti e anche questa volta, seppur con disgusto palese, lo studente non ebbe altra scelta se non quella di posare il quaderno tra le dita del professore, tornando poi a nascondersi all’ultimo banco.

Derek, che pur si aspettava uno schema confusionario o parziale, avvampò quando vide che le uniche parole scritte da Stiles erano semplicemente una ripetizione continua di “ano” e disegni di una coppia di uomini via via più espliciti e, verso la fine del foglio, decisamente pornografici. Certo, notò anche che c’era una certa tecnica e bravura in quei disegni, l’attenzione di qualcuno che aveva decisamente disegnato cose simili in precedenza, ma mise da parte il quaderno prima che il proprio corpo decidesse di avere una reazione decisamente non consona alla situazione.

“Stilinski. Punizione. Fino alle cinque” riuscì a dire appena prima che la campanella suonasse e il diretto interessato si fiondasse, letteralmente, fuori dall’aula, senza nemmeno recuperare gli appunti.

*****

Alle quattro e due minuti, il rumore della porta del laboratorio che sbatteva fece alzare a Derek gli occhi dai test che stava correggendo. Sulla soglia, piegato in due e con il fiatone, c’era Stiles.

Derek si limitò ad alzare gli occhi al cielo e si schiarì la gola, aspettando che lo studente si riprendesse abbastanza da sedersi dall’altro lato della cattedra, dove era già sistemato uno sgabello: Derek credeva che le ore di punizione passate in silenzio mentre l’alunno pensava ai modi più disparati per farlo licenziare fossero estremamente inutili. Solitamente, se arrivava al punto di dare una punizione a qualcuno, voleva anche discutere il motivo di tale scelta. Era uno dei pochi momenti, a parte le lezioni, in cui riusciva a conversare con una persona in tutta tranquillità.

Quindi, aspettò che Stiles si fosse accomodato per sistemare al centro della cattedra il famigerato foglio degli appunti. Immediatamente, il ragazzo avvampò e i suoi occhi iniziarono a vagare in qualunque parte dell’aula che non fosse la cattedra o Derek. Quest’ultimo, invece, tenne gli occhi fissi su Stiles, aspettando in silenzio che si calmasse, perché temeva di peggiorare la situazione aprendo bocca.
Alla fine, Stiles incrociò le braccia sul petto e deglutì un paio di volte a vuoto, aprendo la bocca per parlare, ma senza riuscire a emettere nemmeno un suono. Ci provò di nuovo, e stavolta uscì un qualcosa di sussurrato, che Derek interpretò come un “mi dispiace”.

Il più grande scosse la testa con un sospiro e si tolse gli occhiali per passare una mano sul viso stanco. Grattandosi la barba, ormai incolta perché non veniva tagliata da qualche giorno, osservò il ragazzo in silenzio: era evidente che fosse profondamente imbarazzato, ma Derek non riusciva a capire se fosse perché era stato colto in flagrante, o per un motivo più profondo.
“Stilinski..” iniziò Derek con voce incerta “Posso capire la tua disattenzione, e anche che quella lezione fosse particolarmente, uhm… Divertente, dal tuo punto di vista. Non voglio però che la tua distrazione diventi qualcosa di fisso, mi capisci?”
Derek non era uno psicologo, e non si riteneva nemmeno bravo a capire le persone, perciò fu felice di vedere il ragazzo anche solo annuire, e ripeté a sua volta l’azione prima di continuare.
“Bene, allora lasciamo da parte quello che è successo oggi. Sono sicuro che tu preferiresti parlare di tutto questo con qualcuno che ti conosce meglio, magari i tuoi amici, o tuo padre.. O forse la signorina Morrell. Il punto è.. Io so di non essere la persona che vorresti che ti facesse questo discorso ma ho, come dire, un’esperienza pratica in questo.”

Derek non aveva mai detto questo a qualcuno al di fuori della sua famiglia o del ristretto cerchio di amici che si era creato, e certamente non si aspettava di condividere una cosa del genere con uno studente. Capì che Stiles la pensava allo stesso modo quando la sua testa scattò verso l’alto e i suoi occhi, ora enormi e pieni di sorpresa, si fissarono su quelli di Derek.
“Anche lei è.. uhm..?” sussurrò timidamente, tormentando il polsino della camicia a quadri con le dita.
“Non esattamente.. O meglio, dipende da cosa intendi dicendo anche. Io, ad esempio, mi sono reso conto verso la fine delle superiori di provare attrazione per entrambi i generi, ma ero confuso, come probabilmente sarai anche tu in questo momento. E non c’è niente di male, devi sapere questo prima di tutto. Al college ho per così dire sperimentato e alla fine ero sicuro, come tutt’ora sono, di essere bisessuale.”

Appena quella definizione lasciò le labbra di Derek, Stiles arrossì di nuovo, annuendo appena mentre borbottava qualcosa tra sé e sé. Rimasero in silenzio per qualche minuto, finché Stiles non si fece coraggio.
“Quindi, secondo lei.. E’ normale quello che sto passando? Che io mi senta attratto anche dagli uomini?”
“Certo che lo è. Credo sia un dubbio che prima o poi ci poniamo tutti, e non c’è niente di male nel farsi delle domande, né nel cercare delle risposte. E’ sempre meglio però parlarne con qualcuno e, scusami se faccio ipotesi, ma penso di essere il primo a cui hai rivelato questo dubbio, o mi sbaglio?”
Di nuovo, Stiles si limitò a scuotere la testa. Questa volta però non abbassò lo sguardo, ma sostenne quello di Derek, decidendosi a parlare poco dopo.
“Non voglio che si sappia in giro.. Non ho una gran fama, e non voglio ottenerla solo per questo motivo..” spiegò mordendosi il labbro inferiore quando iniziò a tremare.

Derek non riuscì a fare a meno di sorridere, nonostante la situazione non fosse esattamente adatta. Stiles gli ricordava un giovane sé, insicuro di quello che avrebbe potuto pensare la gente se avesse rivelato il suo grande “segreto”. Al contrario di quello che pensava, e per sua fortuna, a nessuno era importato un granché quando si era finalmente deciso a svelarlo.
“Sai, Stile- Posso chiamarti Stiles?” si interruppe Derek, aspettando la conferma per poi continuare con un sorriso ancora più grande “Ero così anche io prima di arrivare al college. Ma sai cosa ho scoperto lì? Che se vuoi evitare che la gente parli di te in modo negativo, devi solo dar loro un motivo valido per conoscerti per le cose buone che tu fai.”

Notando la confusione sul viso del ragazzo, Derek scosse la testa per poi continuare, più sicuro di prima ora che sapeva davvero quale fosse il problema.
“Sei all’ultimo anno, o mi sbaglio?”
“Uhm, sì, ma non capisco..”
“Per quanto imbarazzante possa essere quel foglio, tu hai del talento.” -Lo interruppe Derek.- “Mi sono permesso di chiedere agli altri professori, e so che ti succede spesso di distrarti anche durante altre materie. Ora, se tu passassi il tempo veramente concentrato sulle lezioni, potresti alzare la media dei tuoi voti quanto basta per ottenere una borsa di studio.”
“Una.. borsa di studio? Ma io.. non so cosa vorrei fare, non so nemmeno se potrò andare al college” scosse la testa, come se stesse già rifiutando l’intera idea.
“Stiles, con un talento del genere, potresti costruirti un portfolio, e fare richiesta a qualsiasi istituto di arte, se non vuoi pensare proprio al college.”

Derek aprì il cassetto della cattedra, tirando fuori vari depliant che aveva preso dall’ufficio della signorina Morrell. Alcuni erano di orientamento in uscita, ma molto generici, mentre altri presentavano istituti artistici e di architettura nella zona di San Francisco e di Los Angeles.
Stiles prese tra le mani il volantino del San Francisco Art Institute, sfogliandolo velocemente e rigirandolo tra le dita come se avesse paura di leggere davvero ciò che vi era scritto.
“Non dico che devi decidere ora cosa fare della tua vita” riprese Derek “Ma è sempre meglio valutare tutte le opzioni e tenersi aperte molte strade. Non potrai farlo se i tuoi voti continuano a essere così.”

Il ragazzo annuì, ma non rispose, visto che si stava concentrando sugli altri depliant che il professore gli aveva avvicinato. Sapendo che comunque stava ascoltando, Derek continuò.
“Per quanto riguarda la chimica, se sei disposto a rimanere a scuola per qualche pomeriggio, solitamente verso novembre organizzo dei corsi di approfondimento. Sono aperti a tutti, ma non sono contrario a fare lezioni individuali, visto che a te servirebbe fare innanzitutto un ripasso.”

Stiles avvampò, nascondendo il viso dietro a uno degli opuscoli, e Derek si rese conto di aver, se non altro, oltrepassato un limite.
“Non ti obbligo!” rimediò velocemente “Ovviamente puoi anche rispondermi di no. Voglio solo che tu sappia che puoi contare su un aiuto.”

All’ennesimo, esasperante, cenno della testa dello studente, Derek sospirò, gettando un occhio all’orologio appeso alla parete opposta. Si stupì immediatamente nel notare che era passata quasi l’intera ora di punizione, e nessuno dei due sembrava essersene reso conto fino a quel momento.
“Bene, Stiles, direi che puoi andare. Ripensa a quello che ti ho detto oggi, ok? E non esitare a chiedere aiuto, o consiglio.” Derek cercò di creare un contatto visivo, ma il ragazzo evitò il suo sguardo, preferendo invece dedicarsi a infilare in modo frettoloso i fogli nello zaino.

Quando fu arrivato alla porta, però, Stiles si girò, attirando l’attenzione di Derek con un timido “Professor Hale?”. L’interessato fece appena in tempo a sentire quello che disse dopo, prima che Stiles sparisse di nuovo fuori dal laboratorio.

Non mi dispiacerebbe passare del tempo con lei.”




______________________
Salve a tutti!
Allora, questa è la mia prima fanfic Sterek ed è anche la prima che pubblico su EFP da anni.
L'idea mi è nata da una delle lezioni di chimica che ho fatto quest'anno, perché sono un'idiota, sorry. 
Spero comunque che vi interessi come idea e che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Non sarà una fic lunghissima e sto lavorando al secondo capitolo!
Se lasciate una recensione vi amerò più di quanto amo Tyler Hoechlin (cioè parecchio) <3
-Mich
   
 
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