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Autore: Billie_Jean    16/02/2009    3 recensioni
«Questa storia del reclutamento è una faccenda molto strana…mai successo prima.» disse il signor Denver nel silenzio, rotto solo dagli animali notturni fuori dalla stalla «Tuttavia pensiamo di sapere cosa succede. Il Re sta cercando di creare un esercito… per essere pronto a combattere.»
«Combattere?» domandò Marienne preoccupata. [..] «Perché cerca ragazzi tra i 16 e i 19 anni? Perché solo così giovani?» domandò Donny.[...]«Perché è così essenziale che io e Bill non ci presentiamo?>> domandò Tom.[...] «Cosa? Cosa non sappiamo?» esclamò Bill, sempre più agitato. [...] «La vostra storia.»
Hallo, leute! Eccomi qui, sono di nuovo io, con questa fan fiction Fantasy, ambientata in un altro mondo e in cui, ovviamente i Tokio Hotel non esistono. Godetevi la lettura![INTERROTTA]
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

I GEMELLI DEL SOLE


PROLOGO


L’aria fresca del mattino di una calda giornata estiva soffiò attraverso i buchi della parete della piccola stanzetta sporca e luminosa, svegliando Bill dal sonno. Aveva fatto un sogno molto strano: sognava che lui e qualcun altro di cui non ricordava il volto, nonostante sentiva che fosse molto vicino a lui in quel momento, erano inseguiti da un esercito di elfi infuriati, che cercavano di ucciderli. Poi, Bill ricordò, un’altra persona, un uomo sconosciuto, spuntava dagli alberi del bosco in cui si trovavano e… il sogno era finito perché la brezza l’aveva svegliato.
Bill si alzò in piedi: era magro ma forte. Come al solito era il primo a svegliarsi, mentre tutti gli altri dormivano ancora. Doveva essere molto presto, perché il sole era poco più alto delle colline a est e il gallo era ancora addormentato.
Con circospezione Bill scavalcò tutti i corpi addormentati dei suoi fratelli fino alla porta, l’aprì e la richiuse senza far rumore. Attraversò anche la stanza che fungeva da cucina, sala da pranzo e cuccia di cani e gatti e sbirciò attraverso la porta della terza stanza della casetta di campagna sgangherata: anche le sue sorelle e i suoi genitori parevano profondamente addormentati, come Macchia, Carta, Paletto e Ringhio, i cani, mentre Penna, Chiave e Candela, i gatti, non erano in giro.
Bill uscì all’aperto e respirò a fondo l’aria pura e silenziosa del mattino, riparandosi gli occhi per guardare a est, verso il sole appena sorto. Si preannunciava una giornata intensa. Avrebbero dovuto seminare il grano nel campo grande; arare quello piccolo e innaffiare i legumi; poi c’erano anche da raccogliere le mele, le pere, e le prime arance; inoltre qualcuno sarebbe dovuto andare in paese a comprare la carne e con un po’ di fortuna, anche del pesce.
Sicuramente questo compito sarebbe andato a lui e a Tom: erano i più veloci e non avevano bisogno del cavallo perché potevano benissimo accorciare la strada attraverso il bosco; la mamma non avrebbe approvato per niente, anzi lei e papà avevano espressamente proibito a tutti i loro figli di andarci, ma non era la prima volta che lo facevano e di certo non sarebbe stata l’ultima.
Bill pensò a quando, qualche ora dopo, lui e Tom sarebbero andati in paese: dovevano sbrigare le faccende in fretta o non sarebbero mai riusciti ad incontrare Lynne, Francisca e tutte le altre ragazze carine che sarebbero certamente state indaffarate a preparare la Festa della Polenta. Tom era il suo gemello: sarebbero stati identici, non fosse stato che Bill, per il suo nono compleanno, si era fatto tingere permanentemente i capelli biondo cenere di nero, da un vecchio mago del paese, e Tom, pur avendoli mantenuti del colore naturale, li aveva fatti intrecciare dai mercanti del sud in un modo molto buffo che veniva chiamato “rasta”. Da bambini si divertivano come matti a scambiarsi, mandando su tutte le furie i genitori e i fratelli più grandi; ora avevano smesso con questi scherzi, nonostante a volte sarebbero tornati utili.
Bill si sedette all’ombra di un albero, con i folti capelli neri che sfioravano le sue esili spalle, scompigliati dal vento che si era alzato, ed osservando le formiche indaffarate che zampettavano in fila vicino ai suoi piedi nudi, pensando, come spesso accadeva, alla sua vita.
Faceva parte di una famiglia povera ma numerosissima: erano in tutto diciassette persone.
Nonostante Clarence, il primogenito, avesse lasciato la casa e fosse andato in giro per il mondo(tanto di braccia non ne mancavano), lo spazio era davvero poco. In ordine di età venivano, dopo Clarence che aveva 26 anni, Marienne, 24 anni, Rudolfo, 22 anni, e Donny, 20 anni. C’erano poi loro due, Bill e Tom, che avevano da poco compiuto 17 anni, Derryck, 15 anni, Susanne, 14 anni, Giselle, 12 anni e Benedetta, 10 anni. Infine, i piccoli: Harry e Belinda, 8 anni, Gregoiro,7 anni, Colette, 5 anni, e l’ultimo arrivato Kierren, 3 anni. Di lavoro alla fattoria ce n’era per tutti, ma di cibo mai abbastanza. Erano tutti preoccupati per Gregoiro, Colette e Kierren: ce l’avrebbero fatta a superare quell’età critica in cui la vita era appesa al filo dei raccolti?
Bill allontanò questi pensieri e si concentrò su Candela, il gatto rossiccio che gli era appena saltato in braccio, e lo accarezzò dolcemente mentre dalla casa si iniziavano a udire i primi rumori, i primi segni che qualcuno si era svegliato; Bill era sicuro che la bambina che cantava fosse Benedetta, e che fosse Derryck (Bill sorrise al pensiero) che le diceva di chiudere quella boccaccia e le rivolgeva improperi talmente maleducati che gli sarebbero costati un bel po’ di sberle; poi un pianto di una bambina offesa, delle grida, la mamma che sgridava forte Derryck sopra il frastuono e, Bill ne era certo, tutta la fattoria era sveglia. Si alzò in piedi, cosa che Candela non gradì molto, e raggiunse la sua famiglia dentro.
   
********

Tom si svegliò di colpo e controvoglia dal sonno profondo in cui era caduto la sera prima. Si guardò verso la pancia, e scoprì senza sorpresa che Candela, gatto invadente a cui piaceva in modo incredibile infastidire le persone, gli era saltato addosso in cerca di coccole. Tom lo allontanò e lo seguì con lo sguardo mentre, offeso, se ne andava cercando qualcun altro a cui fare le fusa. Il ragazzo si guardò intorno: il sole era da poco sorto, e tutti i suoi fratelli erano ancora lì. Tutti tranne Bill, ovviamente, che doveva essere sveglio già da un bel po’ e probabilmente approfittava di quel momento di calma per pensare ai fatti suoi. Non che ne avesse molti, vista la loro scarsa vita sociale, ma Bill riusciva sempre a trovare qualcosa a cui pensare.
Tom chiuse gli occhi, sentendo le palpebre sempre più pesanti, rivivendo il sogno che stava facendo.
Ricordava benissimo il bosco, e la sensazione soffocante di pericolo per sé e per il suo compagno, di cui scoprì non riuscire a vedere il volto. Non si soffermò troppo su questo particolare, mentre ripensava agli elfi che li inseguivano, tentando di ucciderli. Elfi che tentavano di ucciderli? Gli elfi, si sapeva, erano sempre stati pacifici e molto neutri, non avevano mai preso parte a nessuna delle numerose guerre del passato fra gli esseri umani, anzi erano portatori di bene.
Andiamo Tom, si disse, era solo un sogno. Un sogno strano, ma pur sempre un sogno. Che stupido!
Aprì gli occhi, fissò il soffitto e cercò di continuare a ricordare. Correvano attraverso il bosco e all’ improvviso uno sconosciuto sbucava dagli alberi, tenendo fra le mani un oggetto lungo e stretto, di un colore che, Tom ricordò con un brivido, somigliava in modo spaventoso al sangue fresco (non che Tom avesse paura del sangue, anzi aveva visto un sacco di volte la mamma scuoiare le anatre e spesso lui e Bill la aiutavano, ma non era comunque una cosa che lo lasciasse indifferente). Poi l’uomo si voltava verso di loro e sulla sua faccia si dipingeva un ghigno per nulla promettente. Tom ricordò di avere continuato a correre con la paura nel cuore verso lo sconosciuto, ma l’altro, o altra, il suo compagno, o compagna, era rimasto, o rimasta, indietro.
Tom avrebbe voluto sapere cosa succedeva poi, ma ricordò solo gli occhi gialli di Candela, e lo maledisse per averlo svegliato. Poi sentì le palpebre sempre più pesanti e il cervello pieno di sonno, così ricadde indietro sulla paglia che gli pungeva la schiena, incurante del vento che si era alzato, e si riaddormentò.


_*_*_*_*_
Salve a tutti, gente.
Oh, no, direte, di nuovo lei! Ebbene sì, di nuovo io, e con una Fan Fiction tutta nuova. È fantasy, e ci sarà un alto contenuto di magia e simili. Sarà pittosto lunga, infatti all'inizio l'avevo pensata come un libro, ma ho abbandonato l'idea. Comunque, ho pronti i primi otto o nove capitoli...
Beh, non ho altro da dire. Spero che come inizio vi possa intrigare, e ovviamente spero che vi piaccia.
Un grosso bacio,
ArY_EnGeL

   
 
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