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Autore: Lost In Donbass    11/10/2015    1 recensioni
I Tokio Hotel vengono invitati ai World Music Award, una grande premiazione per i più famosi musicisti pop del pianeta. Niente di strano, all'apparenza. Anzi, per i quattro danni ambulanti si rivela anche un'ottima occasione per divertirsi ai danni degli altri invitati, combinandone di tutti i colori. Ma qualcuno trama nell'ombra per trasformare questo "lieto evento" in un bagno di sangue e di terrore. Chi è l'assassino che si aggira a piede libero nell'albergo? Perché ha ucciso la cameriera?
Nonostante la paura serpeggi, i nostri eroi non si lasciano intimidire e, con tutto il loro coraggio, la loro follia e le loro inimitabili gaffe, porteranno alla luce molto più di quello che si sarebbero aspettati. E, questa volta, metteranno a rischio la loro stessa vita pur di scoprire la verità.
P.S. questa è il sequel di "Make some noise", comunque si può leggere anche senza aver letto la prima.
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il terrore vien per Hotel.'
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CLEVERLESS

-Ma si può sapere che diavolo avete combinato?!- urlò Claudia, dopo praticamente un’ora passata a ripulire tutta la schiuma che i Tokio Hotel avevano sparso per la lavanderia, e dopo aver tratto in salvo gli abiti degli ospiti dell’ albergo.
-Ehm, ma non è colpa nostra, è solo che Gustav ha rovesciato la marmellata su una camicia, e così io volevo pulirla, ma temo di aver sbagliato le dosi del sapone, ma non l’ho fatto apposta, volevo essere d’aiuto … - Georg, l’unico, vero, colpevole della faccenda, si fece piccolo piccolo in un angolo, raggomitolandosi come Junjou.
-Ah, quindi è colpa tua, essere immondo, se mi sono trovato ammollo nell’acqua saponata!- Bill si avvicinò con aria malefica, le unghie da strega protese per ghermire il povero bassista, che non trovando altro di meglio da fare, mise le braccia a croce e chiuse gli occhi, sussurrando:
-Dei, praesidio me a daemonio liberarem! Vade retro, Satana!
-Uh, Geo, ma da quando sai il latino?- esclamò Tom, acchiappando suo fratello prima che gli facesse fuori il bassista, e tenendolo stretto per la collottola mentre si dibatteva impotente, strillando:
-Lasciami andare, devo ucciderlo, devo accecarlo, devo eliminarlo dalla faccia di questa Terra!
Georg si alzò con circospezione, posizionandosi a distanza di sicurezza dal cantante, e rispose con un filo di voce:
-Ho preso lezioni da una specie di santona visionaria di “Esorcismo”. Per esorcizzare Bill quando sarà il momento opportuno; questa è la prima fase.
-Bello!- fischiò Tom, girandosi subito dal suo gemello – Eh, Bill? Cosa ne dici se ti esorcizziamo?!
-Se tu mi esorcizzi, io ti castro nel sonno. Gemello avvisato, mezzo salvato.
Bill fece un ringhio disumano, scalciando un po’ nel vano tentativo di liberarsi dalla presa di suo fratello.
-Comunque, bando alle ciance!- urlò Gustav, ristabilendo l’ordine, e notando con disappunto che il ladro criceto non era affogato nel sapone, ma anzi, se ne stava beatamente raggomitolato nella sua gabbietta a rosicchiarsi una nocciolina. -  Passando sopra al piccolo disastro che abbiamo combinato io e Geo, cosa assolutamente di poco conto, concentriamoci piuttosto su questo stramaledetto caso! Claudia, cosa hai trovato?
La ragazza lo guardò severamente, togliendogli con violenza le patatine di mano di modo che non insudiciasse ancora di più la lavanderia e i vestiti, grugnendo:
-Non sono d’accordo sul tuo “di poco conto”, Gustav, comunque ecco qua i risultati: nella camera n°345, fino al giorno dell’omicidio, alloggiava un certo Bernard Enquist. Arrivato tre giorni fa, e andato via ieri, poco dopo l’omicidio.
-Allora è lui l’assassino.- commentò Tom, grattandosi un dread.
-Tutto direbbe di sì- annuì Georg, sistemandosi per sicurezza dietro Claudia, visto che Tom aveva appena liberato Bill. – Però non abbiamo foto di sto qui.
-Beh, le troveremo. Cosa ci vuole?- strillò Bill, sorridendo a trentadue denti e fregandosi le manine entusiasta. Sembrava che tutto si stesse finalmente rimettendo al suo posto, un po’ come i puzzle delle Barbie che si divertiva a fare quando era bambino al posto di sua cugina. Così alla fine, la loro mamma e la zia Hanna trovavano lui chiuso in camera intento a fare l’enorme, splendido puzzle 500 pezzi di Barbie Principessa tutto rosa e ricoperto di brillantini, da solo come al solito, e Tom e la cugina Hilda fuori in giardino a rotolarsi nel fango. Insomma, erano letteralmente perfetti loro tre. Anche se non aveva ancora capito perché mamma e zia Hanna si mettessero sempre le mani nei capelli quando vedevano questo “capovolgimento dei ruoli”, come erano solite chiamarlo. In verità, Bill si faceva ancora molte domande sul perché, in quel lontano Natale del 1995, mamma e zia Hanna avevano insistito per farli smettere di giocare e farli andare a cantar quelle pallose carole natalizie, solo perché li avevano visti in soffitta impegnati a giocare a “Salviamo la principessa”, con lui accuratamente vestito con il travestimento da principessina di Hilda, con quello splendido vestitone rosa e la coroncina di brillantini rossi, arrampicato sull’altissima sedia a dondolo della bisnonna, che recitava oltretutto alla perfezione la parte della fanciulla in pericolo, e Tom e Hilda che facevano i due coraggiosi principi che dovevano attraversare tutta la palude-soffita, per salvarlo dal terribile drago-calzino dello zio. Come avevano spiegato alle loro ignoranti genitrici, chi sarebbe riuscito a salvare la principessa Bill avrebbe vinto un bacino sul naso, e poi ci sarebbe dovuto essere il matrimonio, mentre il principe che non era riuscito a salvarla avrebbe fatto il prete. Evidentemente, lo trovavano sbagliato, che Bill facesse la femmina e Hilda il maschio. E poi c’era Tom, stile terzo incomodo. Comunque, aveva diciotto anni appena compiuti, e ancora non aveva capito perché si ostinassero a rovinar loro tutti i giochi d’infanzia. E nemmeno Tom e Hilda lo avevano capito, visto che ogni tanto, quelle poche volte che riuscivano a vedersi, continuavano a fare queste complicate recite.
-Scherziamo?- ironizzò Gustav – C’abbiamo il nuovo Lisbeth Salander qui …
-Appunto!- disse Tom, che come al solito non aveva colto l’ironia – Eh, vedi fratello, potremmo proporre a Hilda questa nuova recita.
Bill annuì entusiasta. Certo che lui e Tom erano proprio sulla stessa, splendida linea d’onda. Avere un gemello era una cosa semplicemente geniale.
-Ma scusate- interruppe Georg – Se avessimo ragione, che la morta e questo Enquist erano nel giro della droga, non penso che abbia dato il suo nome vero.
-Anche. Va beh, andiamo su di sopra e vediamo di scoprire qualcosa. Grazie, tesoro, intanto ne approfittiamo per dire a quell’incompetente del nostro manager di assumerti.
Bill si diresse a passo di carica fuori dalla lavanderia, con la gabbietta di Junjou stretta al petto e un sorriso da poco di buono sulle labbra, seguito docilmente dagli altri tre. Claudia li osservò andarsene, scuotendo la testa. Allora era veramente convinto di farla diventare sua stylist … beh, magari l’avrebbero pagata meglio e sfruttata meno che in quell’albergo di vampiri, chissà.
I Tokio Hotel salirono nelle loro stanze, cogliendo anche l’occasione di fare lo sgambetto a Taylor Swift e farla capitombolare giù dalle scale (Tom non l’aveva ancora perdonata dopo che aveva tentato di violentarlo), di rubare un panino dalle mani di un’ignara Lana Del Rey senza che lei nemmeno se ne accorgesse (Gustav aveva scoperto che la suddetta cantante era un’appassionata di panini al tacchino: e quale migliore ladro di panini al tacchino esisteva, dopo il biondo batterista?), di rovesciare “casualmente” una tazza di caffè sul vestito ultra costosissimo di Beyoncé (Georg covava da anni una rabbia inespressa verso di lei, dopo che gli aveva rovesciato addosso un Martini sul suo maglione con le renne preferito, quello che gli aveva cucito nonna Gertrude), e di infilare a tradimento qualche pizzico di polverina irritante nel vestito di Katy Perry (Bill si era preparato a una vendetta gelida e terribile nei confronti della cantante, dopo che ella gli aveva brutalmente detto, un anno primo “Bill, tesoro, scusa se te lo dico, ma questo smalto non ti sta molto bene”. Beh, certe cose lui non le accettava.). Insomma, mettersi contro i Tokio Hotel non era cosa raccomandabile, perché non esistevano “figli della sempre potente e opulenta Germania, terra di eroi e grandi imprese”, per dirla alla Gustav, più vendicativi di loro quattro. Ricordavano, covavano, e inventavano piani diabolici per farti pentire amaramente di esserti messo contro di loro.
Si infilarono tutti nella stanza dei gemelli, chiudendosi per bene a chiave dentro, sbarrando la porta per sicurezza, e si buttarono a peso morto sul letto, sentendo il solito “crack”, che oramai facevano tutti i letti di tutti gli alberghi dove loro alloggiavano. Ma mai fu terribile come quando Tom e Bill decisero di provare a vedere cosa c’era dentro al materasso ad acqua e lo bucarono, allagando completamente tutta la stanza e ritrovandosi anche senza materasso. Oppure come quando Gustav ebbe la geniale idea di riempire il suo materasso di patatine per i suoi spuntini notturni e si ritrovò il letto completamente invaso dalle formiche. Senza dimenticare l’ ingegnoso trucco di Georg di nascondere tutte le sue scorte medicinali dentro al materasso per proteggerle da eventuali ladri e di ritrovarsi quindi il giorno dopo un cane antidroga arrabbiato sulla pancia che aveva individuato il suo letto come possibile nascondiglio per stupefacenti vari.
-Allora, banda di sciattoni, datemi il computer e vediamo di trovare questo fantomatico assassino.- Bill si stravaccò sul letto, facendosi portare l’I-Pad e cominciando a darci ditate sopra.
Gustav rovistò a lungo nelle tasche per poi riesumare un barretta energetica alla ciliegia, di quelle che gli comprava Georg per farlo star buono, e un mazzo di carte da gioco. Le agitò e disse:
-Dai, facciamoci una partitina già che la principessa è impegnata.
Gli altri due si scambiarono un’occhiata entusiasta e si affrettarono ad afferrare le carte che il batterista distribuiva con un sorriso da mazziere di Las Vegas. Ogni volta che c’era Bill in giro, era impossibile giocare, perché lui vinceva sistematicamente tutte le partite, e talmente in poco tempo che ti faceva passare la voglia. I tre si guardarono felici, stringendo le carte unte e bisunte di patatine di Gus, pronti a lanciarsi in un’appassionata partita di Scala 40, quando la petulante, acuta, antipatica, noiosa, vocina di Bill li fece bloccare.
-E a me non fate giocare?
-Ma tu stai lavorando, no che non giochi!- lo rimbeccò Georg.
-Guarda che posso benissimo giocare e lavorare contemporaneamente, non ci vuole una cima, eh.- Bill li guardò di traverso, da sotto la cortina di capelli neri.
-Va beh, piantala, siamo già in tre, non rompere.- grugnì Tom, pescando una carta dal mazzo.
-In quattro è sempre meglio giocare. Gustav, dammi le carte.
-Ma io … - tentò Gus, grattandosi la testa.
-Ti compro quattro panini quando siamo di sotto.
-Tieni, Bill!- Gustav, con gli occhi cupidi, gli diede le 13 carte di rito, mentre Tom e Georg si guardarono scuotendo la testa. Gustav era tutto meno che una buona e fedele spia. Lo si comprava con niente, bastava promettergli del cibo!
Bill fece una linguaccia divertita ai due strumenti a corda, e cominciò a giocare tranquillamente, mentre picchettava sul tablet in tutta tranquillità. Puntualmente, in meno di cinque minuti, Bill aveva già gloriosamente chiuso, lasciandoli ancora tutti con un palmo di naso e tutte le carte in mano,  se escludiamo un misero tris di re di Georg e un inutile tris di regine di Gustav.
-Ma come diavolo fa?- sussurrarono i G&G.
-E’ un demonio, ve l’ho sempre detto. Tipo figlio di Satana- sussurrò di rimando Tom, osservando con malcelato disgusto il gemello che infilava le dita nel barattolo di Nutella riesumato da Gus dalla valigia del cantante.
-Guarda che ti ho sentito, eh, Tom. – miagolò Bill, tranquillissimo. – E a parte il fatto che appena finiamo qua dirò alla mamma che me l’hai detto, e così lei ti mette in castigo, e non potrai dire niente perché ci sono i G&G come testimoni, sai come si dice no? Sfortunato in amore, fortunato nel gioco. Che oltretutto è anche meglio.
Tom impallidì di colpo e si mise a urlare, acchiappando il gemello per le spalle.
-Tu non oserai dirlo alla mamma, piccolo s**** maledetto?!
-Vediamo?- Bill tese la zampetta verso il telefono, con un ghigno malefico.
-No, no, ti prego, dai, scusa, non volevo dirti che sei un demonio, dai, ti prego … - Tom si gettò in ginocchio di fronte a Bill, le mani giunte, un’espressione implorante sul viso.
-Non accetto nessuna scusa, Tom. Ti sei giocato la carriera per sempre.
Bill rise maleficamente, prendendo il telefono e cominciando a comporre un numero. Finalmente i G&G, vedendo Tom scoppiare in lacrime, si resero conto che magari sarebbe servita la loro mediazione tra loro due e il Giudice Mamma. Che poi, Gustav si chiedeva ancora come potesse una signora così carina e gentile come lei essere il terrore cieco dei gemelli. Anche se Georg ogni tanto accennava a racconti poco tranquilli su quello che succedeva in quella casa un tempo
-Dai, Bill, su, Tom non l’ha fatto apposta, si è lasciato prendere dal momento ..
-Non accetto nessuna mediazione, G&G. Basta, mi sono rotto che lui si ostini a chiamarmi Figlio di Satana; questa volta lo dirò alla mamma, e lei lo metterà finalmente in castigo, come si merita da diciotto lunghi anni, aahahah!- Bill rise satanicamente, agitando il telefono come fosse un’arma letale.
Tom, con un balzo felino, gli rotolò sopra, tentando si strapparglielo dalle mani, sempre piangendo come un infante, scalciando e dicendo frasi sconclusionate del tipo:
-Bene, davvero? Allora io le dico che tu continui a darmi dell’idiota in continuazione, così finirai in castigo anche tu, e poi voglio proprio vedere!
Evidentemente quella frase ebbe l’effetto sperato, perché Bill si bloccò di scatto e ringhiò
-Non oserai dirglielo, vero?
-Se tu le dici questo, io le dico tutto.- Tom tirò rumorosamente su col naso, sedendosi a gambe incrociate davanti al fratello, grosse lacrimone colavano mollemente.
Bill, semplicemente, scoppiò a piangere a sua volta, tempestando di pugnetti il petto di Tom, urlando ancora più forte parole insensate
-Ti odio, ti odio, ti odio, ti odio … - si ripetevano a vicenda come una nenia, picchiandosi come fossero due bambinette di quattro anni che hanno paura di farsi male.
Sfortuna volle che nella foga, la chiamata partì veramente, e poco dopo si sentì il filo di voce della signora Kaulitz dire
-Bill, caro, è successo qualcosa?
Georg fu lestissimo ad acchiappare l’apparecchio prima che quei due scriteriati se n’accorgessero, e se lo premette contro l’orecchio
-Signora? Sono io, Georg. Scusi se l’abbiamo disturbata, ma …
Un lungo sospiro depresso.
-Cos’hanno fatto, Georg?
-Ahem … - il ragazzo si grattò la testa, osservando i due che piangevano e facevano finta di picchiarsi sul letto e Gustav che tentava con scarso successo di staccarli. – Diciamo che Bill ha minacciato Tom di dirle una determinata cosa, Tom si è messo a piangere e ha ricattato Bill con la stessa cosa girata al contrario, Bill si è messo a piangere a sua volta, e ora si stanno incolpando a vicenda di cose risalenti a quando nemmeno erano nati. Può aiutarci? Anche perché saremmo in un momento leggermente critico, e ci servirebbero svegli e normali.
La signora sbuffò di nuovo, e Georg poté immaginare la faccia stanca e tirata che assumeva ogni volta che qualcuno le faceva presente che i suoi figli avevano il livello mentale di due caviette da laboratorio, con tutto il rispetto per le caviette.
-Fai così, caro. Dì loro che a prescindere li perdono, qualunque cosa mi volessero dire, non verrà loro fatto nulla. Sono assolti.
Georg tirò un sospiro di sollievo e stava già per ringraziare, quando la signora aggiunse:
-Oh, e già che ci sei, per favore, dì a Tom che gli ho comprato il Lego che voleva, quello della stazione dei pompieri. E dì a Bill che a lui gli ho comprato quel coso dal nome impronunciabile che tanto voleva.
-Bene, riferirò. A presto signora Kaulitz, spero di vederla presto.
Georg chiuse la chiamata, prese un profondo respiro e urlò.
-Genug! Vostra madre vi ha assolti da tutto, siete perdonati a prescindere entrambi, non vi metterà in castigo né altro! Calmatevi!
Immediatamente, i gemelli si zittirono, guardarono il bassista, si guardarono, e si saltarono di nuovo addosso urlando e sbaciucchiandosi entusiasti della notizia.
-Sì, non ci sgrida! Yeah!
-Ah, e ha detto di dirvi che, Tom, quando arriverai a casa troverai il Lego dei pompieri, mentre tu Bill troverai quel coso dal nome impronunciabile che tanto volevi.
I G&G si lanciarono un’occhiata disperata quando li videro fangirlare, abbracciandosi come se non si fossero scannati fino a un secondo prima, contenti e beati come quando avevano cinque anni e la mamma portava loro lo strudel per cena. Più o meno uguale.

****
A: SCUSATE PER FAVORE SCUSATE! Ok, davvero, mi sento uno schifo ad aver aggiornato così tardi, ma non avevo più idee divertenti da darvi. Per faovre, vogliate perdonarmi :( Ma se qui c'è qualcuno che già mi conosce, sa che sono la diretta prole di un bradipo per lentezza di aggiornamenti.
B: Va beh, dai, però le tue altre storie sono carine! Se voleste darci un'occhiata a proposito ... io sono sempre così figo *si pavoneggia*
T: Cosa volete, l'Autrice Suprema è una patata bollita ... comunque, anche se il capitolo è corto, è fatto apposta per farvi vedere che siamo ancora vivi.
A: Tu non per tanto se non mi restituisci la mia maglietta!
G2: Promettiamo che frusteremo l'Autrice se non si impegna a scrivere Breathless.
G1: Esatto, Gus. Ci impegneremo tutti un sacco.
T+B+A: Non riusciamo a indentificarci con il tipo di etica professionale dei G&G ...
G1: Comunque la frase in latino sarebbe tipo "Dio, salvami da questo demone". E scusate la maccheronicità, ma l'Autrice anche se è in seconda classico è una capra di latino.
A: Ma se sono tra i più bravi! *sbuffa arrabbiata*.
G2: Va beh, ora ci ritiriamo e torneremo presto comunque. Per favore recensite!
A: E grazie per la pazienza
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