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Autore: Arcadia_    11/10/2015    4 recensioni
It all seems so improbable,
I never would have thought that you're the one for me:
The definition of impossible
and I'm never gonna let you go.
-HD That's What Makes You Mine
[Mini Long][Kendall/Nuovo Personaggio][Schmidt Family]
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kendall, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Art Of Moving On'
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Capitolo Nove
 
Osservai il mio viso riflesso nello specchio del bagno, ero davvero molto pallida.
Cercai la cipria all’interno della borsa e diedi una passata con il pennello sul viso, pizzicandomi poi le guance per avere più colore.
Non ero ancora molto convincente.
Feci un respiro profondo e sorrisi allo specchio, già molto meglio.
Quando uscii, ritrovandomi nella hall dell’albergo, mi guardai attorno e vidi mia nipote Ophelia e le sorelle di Astrid giocare a nascondino con Kenneth.
Sorrisi a quella scena, osservando mio cognato mimetizzarsi dietro una lampada in modo abbastanza ridicolo, facendosi smascherare subito.
«Ah, dannazione! Tocca a me contare. – esclamò con far teatrale – A meno che qualcuno non faccia tana»
Mi guardai attorno, pronta a veder comparire Jonas o Mike, i cuginetti di Astrid, ma non pensavo di vedere Kendall sbucare da dietro una tenda.
«Zio! – esclamò Ophelia – Hai perso»
Lui uscì e alzò le spalle, sconfitto, «Che ci posso fare? Siete bravissime cercatrici. – prese in braccio la nipote – Dovrei farti provinare per la squadra junior di Quidditch di Los Angeles» disse, facendomi l’occhiolino.
«Zia Jade, giochi con noi?» mi chiese Ophelia vedendomi arrivare.
«Non sto molto bene tesoro, se vuoi ti nascondo sotto la mia gonna. – guardai gli altri presenti – Come mai siete qui?»
«Volevamo sgranchirci le gambe tra la cena e la torta. – disse Kenneth – Non hai una bella cera. – guardò Kendall – Te l’avevo detto di non stressarla»
Mi misi a ridere, «Kenneth, tuo fratello non c’entra nulla. – mi sedetti accanto a Ginevra e Merin – Ho semplicemente ignorato tua moglie quando mi ha detto di mettere le scarpe basse anziché i tacchi»
«Devi sempre ascoltare la mamma» mi rimproverò Ophelia.
«Hai ragione Phel. – feci una croce sul cuore – Prometto di ascoltarla sempre d’ora in poi»
La vidi sorridere, poi tornò con i piedi per terra, «Papà, vado in bagno»
Kenneth annuì e poi si sedette accanto a me, «Posso darti mia figlia per sempre? – mi chiese – Non è che non le voglio bene, ma sta esaurendo tutte le mie energie e settimana prossima ho un incontro in tribunale per un caso che sto seguendo»
Kendall gli diede una pacca sulle spalle, «Auguri fratello» e si allontanò, andando agli ascensori.
«Dove vai?» chiesi perplessa.
«La mia chitarra. – mi ricordò – Devo suonare e l’ho lasciata in camera»
Mi alzai e lo raggiunsi, «Mi metto un paio di scarpe più basse e recupero l’antidolorifico» gli spiegai entrando nell’ascensore con lui.
Pigiò il tasto del piano e le porte si chiusero, lasciandoci da soli.
«Allora, come stiamo andando? – gli chiesi giocherellando con la fede – Insomma, a parte i nonni di Astrid»
Kendall sorrise, «Per me stiamo andando bene e, non ti preoccupare, se continuiamo a reggere la storia di Beth, andrà tutto bene. – mi accarezzò un braccio – Non riesco a smettere di dirti quanto sei bella» mormorò mentre arrivavamo al piano.
«Kendall, non fare lo smielato. – lo ammonii raggiungendo la porta di camera nostra – Sai che lo odio»
«Beh, non ti vedo con un vestito dal giorno del tuo dottorato, quindi permettimi di farti i complimenti ancora per un minuto. – prese le chiavi – Inoltre, è vero, sei bellissima»
Accennai un sorriso, «Grazie. – appena entrammo, mi fiondai sul letto – Ho la schiena a pezzi»
Kendall si guardò attorno e recuperò la chitarra dall’armadio, «Vuoi un antidolorifico?»
Annuii e gli indicai il bagno, «Nel mio beauty ci sono delle bustine verdi e bianche, prendine due. – mi slacciai i sandali finalmente poggiai i piedi per terra – Molto meglio»
«Effettivamente, perché non hai ascoltato Agnes?» mi chiese porgendomi le bustine.
Alzai le spalle, «Pensavo di farcela. – recuperai un paio di scarpe piane e le misi – Che gioia», sospirai sollevata, alzandomi dal letto.
«Vuoi davvero scendere con le All Star?» chiese Kendall scettico.
«Non si vedono. – borbottai muovendo il vestito che nascondeva perfettamente le scarpe – La chitarra?»
Si voltò e la estrasse dalla custodia, poggiandola delicatamente sul tavolo, «Devo solo sperare di avere un plettro. – controllò nelle varie tasche, ma trovò solo biro e spartiti – Fantastico»
«Magari nel portafogli. – provai – Di solito ne hai sempre dentro uno»
Frugò tra i vari scontrini e i biglietti da visita, «No, ho fatto cambio di portafogli prima di partire e non ho preso il plettro nero che ho sempre con me. – mi guardò – Quando mai non ho messo in valigia il crea plettri»
«Faccio sempre regali utili che puntualmente tu non usi mai» borbottai.
Lui mi guardò alzando un sopracciglio, poi il suo sguardo cadde sulla mia scollatura, dove si nascondeva la collana.
«Posso usare il tuo?» chiese avvicinandosi.
Annuii e feci per slegarmi la catenina, ma Kendall aveva già le mani dietro il mio collo, pronto a sganciarla.
Fece scivolare il plettro nero che avevo come ciondolo tra le mie mani e poi mi riallacciò la collana.
«Ricorda che è per il basso, è molto rigido. – dissi, osservando le sue labbra a qualche centimetro dalle mie – Hai fatto?»
«Sì. – rispose, spostando le mani da dietro il mio collo e arrivando alle spalle, che accarezzò con movimenti lenti e rassicuranti – Torniamo giù?»
Annuii e lo seguii nuovamente all’ascensore, «Come si chiama la canzone?»
«La senti tra qualche minuto. – mi invitò a pazientare – Dopo che ti va di fare?» mi chiese.
Alzai le spalle, «Cosa si fa ai matrimoni?»
«Si balla, si canta, si parla con gli altri ospiti. – la mia faccia sfumò dal felice al terrorizzato – Dai, per ora te la sei cavata bene»
«Perché non ho dato sfogo alla mia creatività su un palco e ho scambiato due parole con la nonna di Astrid e poi sempre con te»
«Beh, far finta di scambiarsi paroline dolci per tutta la cena è stato divertente. – ridacchiò, spostandosi per farmi uscire per prima dall’ascensore – Però la signora Dahl ci guardava davvero molto interessata»
Alzai le spalle, «Forse pensava ancora a noi due con un bambino di mezzo. – provai – Oh, ci siamo persi il discorso di tuo fratello» esclamai entrando nella sala e vedendo Kenneth sul palco mentre elencava una serie di momenti imbarazzanti di Kevin.
«E finalmente mio fratello Kendall è tornato. – e più o meno tutta la sala si voltò verso di noi – Quindi direi che passo la parola a lui. Vi auguro un buon proseguimento. – alzò il bicchiere di vino – Agli sposi» brindò.
«Fammi gli auguri» sussurrò Kendall.
«Non ne hai bisogno», gli lasciai un bacio sulla guancia e tornai al mio tavolo, dove subito Ophelia mi abbracciò.
«Dov’eri con lo zio Kendall?» mi chiese sospetta.
«Siamo saliti un attimo in camera. – mi ricordai dell’antidolorifico, così presi un bicchiere e sciolsi la polvere all’interno dell’acqua – La tua zia è un vecchio carretto da buttare»
«Ti prendo io!» esclamò, pronta ad aiutarmi.
Sorrisi e le diedi un bacio sulla fronte, osservando poi Kendall appropriarsi del palco con la sua fedele chitarra.
«Buonasera a tutti. – esordì, sedendosi su uno sgabello alto – Sono Kendall, come molti di voi avranno intuito. – sorrise e, mentre parlava, accordò la chitarra – È tradizione per i testimoni dello sposo fare un breve discorso per mettere al corrente la sposa dei fatti imbarazzanti riguardanti l’uomo che le ha appena messo un anello al dito. – Kevin lo guardò male e questo suscitò le risate di Astrid – Purtroppo, ci ha già pensato mio fratello Kenneth, anche se avrei molte altre cose da raccontare. Ti farò avere una lettera dettagliata con tutto, As»
«Grazie» esclamò lei.
Kendall ridacchiò, poi prese il mio plettro, «Stavo parlando con mio fratello qualche settimana fa e ho scoperto che i nostri novelli sposi non hanno una canzone d’amore, una di quelle sdolcinate per ricordare quanto si amano e quanto sono stati fortunati a trovarsi, così ci ho pensato io. – sistemò il microfono e fece un giro di accordi – S’intitola Set on fire», Kendall attaccò, pizzicando dolcemente le corde della chitarra. Una dolce melodia, un ritmo lento e romantico avvolsero la sala. Gli ospiti, in religioso silenzio, ascoltarono le parole che Kendall stava dedicando a Kevin e Astrid. Gli sposi si erano stretti in un tenero abbraccio e avevano gli occhi chiusi, come isolati dal mondo, concentrati solo ed esclusivamente su quella canzone che stava descrivendo il loro amore.
Abbracciai mia nipote e chiusi gli occhi anche io, coccolandola. Era davvero una canzone fantastica e mi venne in mente la prima volta che Kendall mi cantò That’s What Makes You Mine. Avevo appena finito il turno nel locale dove lavoravo d’estate ed eravamo andati a fare un giro assieme per le strade sterrate di Wichita, in Kansas, incuranti dell’orario o delle urla che sua nonna avrebbe fatto una volta rientrati.
Ci eravamo stretti sul retro del mio fin troppo curato pick up e, presa la chitarra, aveva iniziato a cantare, regalandomi un fantastico anniversario dal nostro primo incontro.
«… and then I met you» ancora poche note e la canzone finì, suscitando subito un applauso da parte dei presenti.
Astrid si alzò e corse ad abbracciare Kendall, che per poco non cadde dalla sedia. Kevin si limitò a dargli una pacca sulla schiena e a ringraziarlo, ma si vedeva che era evidentemente emozionato.
«Wow, bravo fratellino! Una canzone niente male» si complimentò Kenneth non appena Kendall tornò al nostro tavolo.
«Grazie. – scambiò due parole con la signora Dahl e la madre, poi si rivolse a me – Troppo smielato?»
«Hai fatto di meglio, ma anche di peggio. – Ophelia andò verso la pista da ballo, raggiungendo le amiche – Sto scherzando, era davvero molto bella, sei stato bravo» lo rassicurai, accennando un sorriso.
«Quindi posso metterla nel prossimo album degli Heffron Drive?» chiese speranzoso.
Sbuffai, «Cerchi ancora la mia approvazione per le tracce dei tuoi album?»
«Beh, la maggior parte delle mie canzoni parlano di te, mi sembra ovvio. – un dj prese posto alla console e nella sala si diffusero le prime note di Love Never Felt So Good – Ti va di ballare?» chiese alzandosi e porgendomi la mano.
«Ho scritto Billy Elliot in fronte?» risposi con far sarcastico.
«Quanto sei noiosa. – borbottò facendomi alzare e trascinandomi in pista da ballo – Vieni qui dai» mi tirò contro il suo petto e iniziammo a ballare, ondeggiando sul posto.
Quando arrivò la parte del ritornello, Kendall mi fece fare due piroette e poi mi tirò nuovamente vicino a sé, sorridendomi.
«Visto? Sei brava. – mi incoraggiò – E anche molto sciolta»
«Kendall» lo richiamai.
«Sì?»
«Metti le mani a posto» soffiai, posizionando le sue mani sulla mia schiena.
«Ci stanno guardando. – mormorò a mo’ di scuse – Mi piace questa canzone» cambiò discorso, fermandosi per evitare di andare contro Ophelia che stava ballando con il suo papà.
«Anche se ci guardano, evita di toccarmi il fondoschiena. – mormorai – Mi dà fastidio»
Alzò gli occhi al cielo, «D’accordo, mi dispiace. – disse sbuffando e facendomi fare un’altra piroetta – Posso avvicinarmi un po’ di più o mi uccidi?»
«A tuo rischio e pericolo» lo invitai sorridendo. In fondo, quel rapporto mi piaceva, scherzare e tirarsi frecciatine, come all’inizio della nostra relazione, ma non potevo continuare ad essere malinconica e vivere nel passato.
Appoggiai la testa nell’incavo della sua spalla, chiudendo gli occhi e pensando che, magari, un tuffo nel passato per quella sera potevo farlo. Volevo sentirmi ancora una volta davvero bene.
«State davvero fingendo?», aprii leggermente gli occhi e vidi Astrid e Kevin ballare accanto a noi.
«As. – la riprese Kevin – Non si chiedono queste cose»
«Ero curiosa. – borbottò lei e poi mi guardò – Cos’ha la signorina?» chiese piegando la testa e guardandomi.
«È solo una brontolona. – rispose Kendall, guadagnandosi un pizzicotto sul fianco – Ahio!»
«Io non sono una brontolona, non volevo ballare»
«Perché no? Insomma, siete una tra le coppie più dolci sulla pista da ballo, ovviamente dopo noi. – Astrid guardò il marito – Amore, possiamo sederci un attimo? Inizio a essere stanca»
«Certamente»
La musica cambiò e il dj mise Honey, I’m Good. Kendall mi guardò con uno sorrisetto complice e si allontanò leggermente, facendomi un inchino.
«Posso avere l’onore di questo ballo, madame?», sapeva che amavo alla follia quella canzone.
Mi misi a ridere, «Certamente» accettai e ci scatenammo assieme agli altri ospiti sulla pista da ballo in uno pseudo ballo country.
Dopo almeno dieci canzoni e altrettanti balli, tornammo al nostro tavolo per riposarci, trovandoci da soli. Mi guardai attorno e vidi i genitori di Kendall sulla pista assieme a Kenneth, Agnes, i signori Dahl e addirittura i nonni di Astrid, intenti a imparare una strana coreografia da Merin, Ginevra e Ophelia.
«Ce la svigniamo?» propose Kendall bevendo un bicchiere di vino rosso e passando una mano tra i capelli, spettinandoli.
«Beh, possiamo anche restare. – dissi – Magari mettono una tua canzone e non voglio perdermi il piacere di ballarla»
«Disse Katey Miller» scherzò Kendall.
«Non ci credo. – lo guardai scioccata – Alla fine hai guardato Dirty Dancing 2
Lui alzò le spalle, «È questo il problema delle serate con i ragazzi. – borbottò – Se sei a casa di Logan o di James, trovi solo film orrendi»
«Ehi, a me Dirty Dancing piace!»
«Anche a me, ma il remake è orribile»
Lo guardai male, poi mi alzai, tendendogli la mano, «Usciamo?»
Lui annuì e ci dirigemmo fuori dalla sala, mentre gli sposi si stavano scatenando in un’improbabile versione di Johnny Be Good.
«Andiamo sul terrazzo o preferisci la spiaggia?» mi propose slacciando i primi due bottoni della camicia per via del caldo.
«Beh, potremmo andare sul terrazzo. – proposi, entrando nell’ascensore, già al piano – O volevi fare il bagno nell’oceano a mezzanotte?» scherzai premendo il tasto del nostro piano, forse era meglio prendere una felpa o una coperta per stare all’aria aperta.
Non appena le porte si chiusero, Kendall mi spinse contro la parete e mi baciò.
«Forse in parte Astrid aveva ragione, io non stavo fingendo. – poggiò la fronte contro la mia e riprese fiato – Sarà l’adrenalina da ballo, la tua vicinanza, il fatto che sono due giorni che ti vedo e l’unica cosa che voglio fare è baciarti, ma non ce la faccio più», si allontanò leggermente e mi guardò negli occhi, aprendo leggermente la bocca, pronto a riprendere il discorso, ma non glielo permisi.
Mi avvicinai e lo spinsi contro la parete alle sue spalle, baciandolo intensamente per qualche istante.
«Jade» m’interruppe Kendall, facendomi notare che eravamo arrivati.
Mi staccai leggermente da lui e annuii, uscendo nel corridoio del piano, dove, dopo qualche istante, riprendemmo da dove ci eravamo interrotti.
Ci concedemmo un attimo di tregua davanti alla porta della camera, giusto per aprire ed entrare, chiudendo il resto del mondo fuori, e poi le labbra di Kendall si scontrarono nuovamente contro le mie.
Ci sdraiammo sul letto in intimo, i vestiti ormai sparpagliati sul pavimento, e cercai ancora una volta la sua bocca, i suoi baci sul mio corpo, altre sensazioni di piacere, altre cose che mi facessero sentire di nuovo viva.
Il suo sguardo vagò sul mio corpo per qualche istante, lo vidi indugiare sul mio seno per poi baciarlo lentamente, spezzandomi il respiro. Mentre mi toccava e mi baciava, cercai di ricambiare in qualche modo, accarezzandogli i capelli con movimenti lenti circolari e dopo qualche secondo infatti lo vidi alzare gli occhi verso il mio viso e baciarmi, massaggiando i miei fianchi con le mani calde.
Non volevo più aspettare e nemmeno Kendall era intenzionato a prolungare quell’attesa. Ribaltai la situazione, prendendo il controllo e spingendo Kendall contro il materasso. In un attimo, mi levai il reggiseno e lo lasciai sul bordo del letto, lanciando un’occhiata maliziosa a mio marito, che nel frattempo aveva puntato i gomiti sul materasso e aveva alzato il busto verso il mio, alla spasmodica ricerca di un contatto più profondo.
Lo baciai sul collo, tirando leggermente la pelle accanto al pomo d’Adamo. Sospirò, mormorando il mio nome e offrendomi il lembo di pelle che ancora non avevo segnato. Sfiorai con la punta delle dita il suo petto, scendendo sul suo fisico asciutto e tirando l’elastico dei boxer, facendolo sbuffare. Dopo qualche istante, persi il comando e mi ritrovai con la testa tra i morbidi cuscini del letto.
Sentii le sue dita passare sui miei fianchi e la sua bocca scivolare dal mio collo giù fino all’ombelico. Il battito del mio cuore accelerò quando lo sentii sfilarmi l’intimo. Chiusi gli occhi e mi rilassai, beandomi di quelle sensazioni da cui ero stata lontana fin troppo a lungo.
Effettivamente era quasi un anno che io e Kendall avevamo smesso di fare l’amore regolarmente ogni sera e in quel momento non riuscivo a capacitarmi di come avessi potuto rinunciare alla sua vicinanza e al suo tocco per così tanto.
I miei pensieri furono interrotti da mio marito. Le sue labbra cercarono fameliche le mie, mentre le mani correvano tra le mie gambe, impossessandosi di me.
Lo guardai incantata, schiudendo la bocca e sospirando di piacere. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi, così magnetici e intensi. Fu lui a rompere l’incantesimo, baciandomi ancora una volta e lasciandomi sull’orlo del piacere, che non giunse.
«È frustrante» mormorai, sperando non mi sentisse, ma dal suo sorriso malizioso capii che aveva ricevuto forte e chiaro il messaggio. Guidò le mie mani sui suoi fianchi, invitandomi a togliere quell’ormai inutile e stretto indumento.
Quando anche lui rimase senza nulla addosso, osservai i suoi movimenti mentre, cercando di trattenere un sospiro eccitato, entrava in me, soffermandosi per qualche istante a guardarmi di conseguenza.
Portai una mano dietro il suo collo e lo baciai, accennando un leggero movimento e invitandolo a seguirmi. Le sue mani finirono sulle mie cosce, sostenendomi mentre iniziava a muoversi dentro di me. Mi rilassai, appoggiando la testa sul cuscino e chiudendo gli occhi, mentre Kendall appoggiò la fronte tra il mio collo e la spalla sinistra, cercando di sopprimere un gemito appagato.
Provai a dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non riuscii a formulare nemmeno una misera parola, riuscii solo a mormorare il suo nome tra i mille sospiri di quella serata.
Un piacevole calore si diramò dentro di me, come un piccolo fuoco pronto a divampare per la stanza. Poggiai una mano sul viso di Kendall, costringendolo a guardarmi. Non appena i nostri occhi si incontrarono, quel fuoco iniziò a bruciare, facendomi gemere di puro piacere e più incitavo Kendall a proseguire, più mi sentivo pronta a portarlo con me.
Dopo poche spinte, Kendall venne e sospirò appagato, poggiando la fronte contro il mio petto e respirando a fondo.
La stanza era tornata nel silenzio, rotto solo dagli schiamazzi in sottofondo che provenivano dalla festa a quasi cinque piani di distanza da noi. Lentamente Kendall mi lasciò libera, sdraiandosi accanto a me sul letto e tirando un lenzuolo sopra di noi.
Riavviai i capelli all’indietro, cercando un elastico per raccoglierli, e mi appoggiai al petto di Kendall, sentendo il battito del suo cuore così simile al mio.
«Mi sei mancata» mormorò a bassa voce, come intimorito dal silenzio che ci aveva posseduti.
«Abbiamo tutta la notte per recuperare» azzardai, facendo un piccolo sorriso.
Kendall ricambiò, accennando una risata, e mi fece sdraiare sopra di sé, intrecciando le mie mani tra le sue.
«Ti amo»
Annuii e gli lasciai un piccolo bacio sulla punta del naso, «Anche io ti amo»



Angolo Autrice
A quanto pare ad Ade sto antipatica e ancora non ha chiamato la mia anima nel Regno dei Morti, quindi eccomi qui! 
Lo so, sono in ritardo. Scusate piccole puffole pigmee, ma la vostra Jade si è ritrovata in un vortice infinito di pandasauri infuriati (Tra la sessione estiva e il restart delle lezioni in università, la festa dei nonni festeggiata in ritardo -mia nonna si è arrabbiata perché non le ho fatto gli auguri subito-, il complotto di una mia amica per la mia vita sentimentale, un fratello stupido che non sa gestire camera sua e un gatto obeso che dipende dalla sottoscritta per il seicentoquarantanovesimo snack quotidiano non so più da che parte voltarmi!)
Ma, sfidando tutte queste belle cosine, Jade è qui e vi propina questo... sì, capitolo? Sì, chiamiamolo "capitolo". Non ho un bel rapporto con questo capitolo, diciamo solo che ho dovuto riscriverlo esattamente quarantanove volte, niente di che *nasconde machete per distruggere il pc* quindi non chiedetemi di fare di meglio, non ne sono capace T.T
Però che succede? Jade e Kendall hanno fatto pace (e anche qualcos altro) e principalmente questo è quanto, non succede nulla in questo capitolo.
...
E io ho speso due settimane della mia vita a scriverlo?! Ma vaff...
Ma parliamo di cose più allegre! Vi allego qui Love Never Felt So Good (tra l'altro James e Peta hanno ballato questa canzone a Dancing With The Stars), qui Honey, I'm Good (Andy Grammer partecipa all'edizione di quest'anno di Dancing With The Stars) e qui Johnny Be Good (dal momento che è quasi il ventuno, giorno di arrivo di Marty nel futuro in Back To The Future *non sono una fan, non sono una fan. Credeteci u.u*)
Penso conosciate la storia di Dirty Dancing, bene, hanno fatto Dirty Dancing 2, protagonista Katey Miller, una ragazza che all'inizio non sa ballare (il classico manico di scopa) e poi diventa bravina, anche se #spoiler non vincono la gara di ballo.
Ok, smetto di fare la Cicera e vado a dormire! 
Buonanotte tesorini miei della Madhouse *come faccio l'ananas?*

Jade
  
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