PS LEGGERO RATING ROSSO ALLA FINE DEL CAPITOLO.
30.
Uccidere
la strega che Josephine le aveva chiesto di levarle
di torno, era stato semplice, forse fin troppo. Allison
non aveva mai avuto grossi problemi con le streghe, ma quella volta era filato
tutto in modo così liscio da destare sospetto.
Sì,
aveva avuto l’aiuto di Cass, arrivato dal Kansas
proprio per darle una mano, e per aggiornarla sulle condizioni di Dean che, a
quanto le aveva detto, erano disastrose, ma era stato comunque troppo facile.
Si
ripromise, mentre camminava verso l’auto con Castiel,
di andare a trovare i Winchester appena possibile. Di capire che fine aveva
fatto Charlie dopo la sua partenza per l’Italia e di mettersi a cercare una
soluzione per il suo amico. A quel punto anche qualcosa capace di fargli
guadagnare tempo sarebbe stato sufficiente.
Ora
però doveva pensare ad un’altra cosa, una cosa che si era ripromessa di fare
dopo il suo primo incontro con Josephine. Una cosa
che non le era stata chiesta ma che sentiva dentro.
“Cass,” gli disse mentre lui posava alcune cose sulla sua
auto. “grazie per avermi aiutata con questa strega.”
L’angelo
si strinse nelle spalle e abbozzò un sorriso. “Non c’è bisogno di dirmi grazie,”
le disse. “E oltretutto è stato un gioco da ragazzi.”
“Già,”
Allison si guardò indietro, con gli occhi puntati su
quell’edificio dentro il quale aveva prestato fede alla promessa fatta all’anziana
donna che comandava le streghe di New Orleans. Poi sorrise a Castiel “Come rubare caramelle ad un bambino.”
Lo
sguardo che ricevette in ritorno era confuso e per riflesso anche lei corrugò
la fronte.
“Cosa?”
domandò. “Credevo che Metatron ti avesse trasformato
in una specie di database della cultura pop. Non dirmi che non conosci l’espressione
rubare caramelle ad un bambino.”
“La
conosco.” Castiel chiuse le mani nelle tasche dell’impermeabile,
alzò gli occhi al cielo per qualche secondo e poi guardò di nuovo Allison. “È solo che la trovo senza senso.”
“Come
la maggior parte dei modi di dire” affermò la cacciatrice legandosi i capelli
in una morbida coda di cavallo. “Cass, vorrei
chiederti un altro favore prima che tu vada.”
“Qualunque
cosa.”
“Ho
bisogno del tuo aiuto per… sistemare qualcosa di rotto.”
****
Il
maggiordomo li fece accomodare in salotto mentre andava a chiamare la padrona
di casa che già dormiva. Allison guardò l’antico
orologio a pendolo posizionato all’angolo della stanza e si rese conto che
effettivamente era un po’ tardi; quasi le due del mattino.
Non
ci aveva fatto caso mentre guidava a velocità moderata verso la città, Castiel dietro di lei su un’auto scassata ma su cui
sembrava sentirsi particolarmente a suo agio.
Mentre
aspettavano che Josephine scendesse, seduti su quel
divano ordinato, nel silenzio di una casa che sembrava la versione elegante di
quella dentro la quale avevano cacciato, Allison
ripensò al giorno in cui gli aveva dato una lezione di guida. Allora Dean gli
aveva già insegnato le nozioni base, Sam lo aveva fatto esercitare e lei era
arrivata solo per migliorare il tutto.
Era
stata una giornata divertente, come non ne vedeva da parecchio.
“La
signora sarà da voi tra qualche minuto. Posso portarvi qualcosa da bere nel
frattempo?” parlò il maggiordomo interrompendo i suoi pensieri.
Entrambi
Cass ed Allison scossero il
capo mentre lei tirava fuori dalla tasca della giacca il suo cellulare. Un
messaggio di Enzo sul display la avvertiva che si tirava fuori da quel piccolo
piano che prevedeva di fingersi un alleato di Matt per scoprirne le mosse.
Ho cose più importanti di cui
occuparmi recitava il testo. Ma spero che tu te la cavi, bellissima. Subito dopo un altro
avviso, un nuovo messaggio da parte dello stesso mittente. Lo so, ti devo ancora un favore…
Allison
serrò le labbra stringendo forte il cellulare in mano prima di spegnerlo e
rimetterlo in tasca. Fu allora che Josephine arrivò
in salotto, elegante e con i capelli raccolti, anche a quell’ora di notte.
“Signorina
Morgan,” le disse sorpresa. “Nonostante lei mi sia particolarmente simpatica,
non credo che una visita a quest’ora sia appropriata.”
“Mi
dispiace Josephine” si scusò l’altra. “Ma era piuttosto
urgente e non sono sicura di avere molto tempo a disposizione.”
Lo
sguardo dell’anziana signora si fece confuso prima di poggiarsi su Castiel. “Lei è?” gli chiese.
“Lui
è Castiel,” rispose Allison
avvicinandosi alla donna. “È qui per sistemare le sue mani.”
E
uno sguardo alle mani della donna fu sufficiente a far capire a Cass cosa dovesse fare.
****
Le
aveva detto che la amava, ma lei non aveva risposto. Almeno non a parole… perché
quel bacio, quel bacio era stato la risposta migliore che potesse dargli.
Eppure dopo quel momento, due sere prima, era sparita. Quando aveva provato a
telefonarle non aveva risposto, e solo dopo ore lo aveva avvertito con un
messaggio di testo che si stava occupando con Castiel
di quella strega che Josephine le aveva chiesto di
uccidere.
Si
stava portando il telefono all’orecchio, per chiamarla di nuovo, quando lei
avanzò nella stanza fasciata da un paio di jeans scuri che mettevano in risalto
le sue forme.
“Allison” le disse alzandosi per andarle incontro.
Lei
lo scrutò da capo a piedi e sorrise. “Quindi è così che dormi di solito? Con i
pantaloni di una tuta e senza maglietta? Ed io che credevo che dormissi
indossando uno di quei pigiami di seta color blu diplomatico.”
“E
perché lo pensavi?
“Non
lo so,” ammise lei sedendosi sul grande davanzale della finestra. Fuori un
vento fortissimo minacciava l’inizio di un temporale. “Abbiamo dormito diverse
volte insieme ma ogni volta che è successo, l’uso dei vestiti non era
contemplato e quindi ho iniziato a far galoppare la fantasia. Un pigiama di
seta mi sembrava da te.”
Elijah
accennò una risata avvicinandosi a lei. Con delicatezza le accarezzò le cosce
allargandole piano, per farsi largo tra di esse. “Per una volta direi che ti
sei sbagliata.”
“Sì,
succede anche ai migliori a volte” disse lei poggiandogli una mano sull’addome
nudo, sentendo un brivido pervaderla per intero quando i loro corpi entrarono
in contatto. “Ho alcune richieste prima.”
Lui
le baciò delicatamente le labbra, poi annuì. “Parla pure.”
“Abbiamo,
o comunque stiamo per intraprendere una relazione, giusto?”
“Corretto.”
“Bene,”
Allison gli baciò il collo ed il mento prima di
continuare. “Affinché funzioni dobbiamo stabilire qualche semplice regola.”
L’Originale
fece cenno di sì col capo mentre un calore lo scaldava e il suo corpo reagiva istintivamente
al profumo che lei emanava.
“Primo,
nessun segreto. Ci diremo tutto, anche se sapremo che l’altro non sarà d’accordo,
anche se probabilmente ci arrabbieremo l’uno con l’altra. Nessun segreto” la
donna alzò le braccia invitandolo a sfilarle la maglietta e lui lo fece facendo
poi scorrere il dorso di una mano sulla parte di seno destro libera dal
reggiseno.
“Nessun
segreto” ripeté sbottonandole i jeans.
“Secondo,
ci preoccupiamo l’uno per l’altra, ma rispettiamo i reciproci spazi. Io mi
fiderò delle tue scelte e tu ti fiderai delle mie. Magari ne discuteremo, ma
non dobbiamo mai dimenticare che indipendentemente da tutto, io so ciò che
faccio e…beh anche tu sai ciò che fai.”
“Non
ti dirò mai e poi mai cosa fare. Capito.”
Allison
rise facendo leva sulle braccia per sollevare il bacino e permettergli di
sfilarle i jeans. Elijah tirò via anche gli slip, poi lasciò che lei slegasse i
laccetti dei suoi pantaloni e lentamente li facesse scendere giù per le gambe.
“Sei
sveglio, Mikaelson. Hai saputo leggere tra le righe.”
Il
vampiro sospirò, le prese il viso tra le mani e disegnò il contorno di quelle
labbra rosate con la punta della lingua. “Hai altre richieste?” le domandò
facendo scivolare le mani fino a fianchi.
“Dimmelo
di nuovo,” la voce della donna divenne un sussurro mentre lui lentamente le
scivolava dentro, stringendosela addosso, facendo aderire perfettamente i loro
corpi.
Elijah
diede la prima spinta. “Cosa?” le chiese intrecciando le dita alle sue e
sollevandole le braccia in alto, bloccandole contro il vetro freddo della
finestra.
Allison
gemette, chiuse gli occhi mentre il respiro diventava affannoso sotto le spinte
decise ma gentili dell’Originale. Quelle labbra che le baciavano il collo, l’incavo
tra i seni, la bocca… lasciavano una scia di fuoco al loro passaggio. “Che mi
ami” riuscì a dire mentre i gemiti si rincorrevano nel silenzio della stanza,
mentre il freddo della finestra dietro la sua schiena si faceva bollente.
Lui
le strinse di più le mani, affondando la lingua dentro la sua bocca, in un
bacio forte, intenso, appassionato. Si perse in quella danza calda e umida di
cui non avrebbe più saputo fare a meno e le lasciò le mani per stringerla
ancora di più. “Ti amo tantissimo” le sussurrò staccandosi dalle sue labbra.
Le
mani di Allison si persero tra i suoi capelli,
stringevano di più ad ogni spinta, seguendo quel violento piacere che sentiva
nascerle dentro.
“Ti
amo anche io” rispose stavolta, un attimo prima che l’orgasmo la scuotesse
facendola gemere profondamente.
Elijah
la seguì dopo pochi secondi; le dita strette sulle sue cosce, il viso perso tra
i suoi capelli. Si sentì felice, come non si sentiva da secoli, mentre le dita
affusolate della donna che amava gli accarezzavano la nuca.
Con
decisione la tirò su e portandola in braccio la poggiò sul materasso con una veemenza
che la fece ridere e poi tremare di nuovo di piacere.