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Autore: chilometri    12/10/2015    9 recensioni
[Midez]
Di quella volta in cui Michael aveva stressato così tanto Federico, fino a convincerlo ad un'uscita a quattro.
~
“Qual è tuo problema, Federico?”, quest’ultimo si volta verso di lui e spalanca le braccia disperato, “qual è il problema, secondo te?” chiede mentre ride — di sé stesso, sì —.
“La cravatta?” 
“Direi.”
“Ah, Fedéz, Fedéz, tu vieni qua, la metto al suo posto io.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(fedez viene, in questa one shot, chiamato due volte "coso dipinto" ovvero il nomignolo ignorante con cui Gasparri lo aveva chiamato su Twitter)


disclaimer:  con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera
del carattere di questa persona, né della sua sessualità e non intendo offenderla in alcun modo.






Di cravatte e nodi troppo stretti.
 


“Questa è la peggiore idea che io abbia mai sentito, scordatelo”, è tutto quello che dice Federico, lanciandosi sul divano di pelle nera della sala relax nel backstage.
“Non è una cattiva idea! Tu vuoi sapere la rasgione?” Mika si passa una mano tra i capelli, poi incrocia le braccia, appoggiandosi al tavolo di fronte — non ci si siede su perché ha le gambe troppo lunghe e il tavolo è decisamente troppo basso —.
“Non lo voglio sapere il perché”, risponde il più piccolo quasi con fare capriccioso, si gratta il collo colorato dai tatuaggi, appoggiando la testa allo schienale e chiudendo gli occhi, “ti prego, aiutami a farlo tacere”, chiede disperato a Skin.
La donna, seduta a qualche centimetro di distanza da lui nel suo vestito nero, lo guarda confuso: un po’ è presa dal suo telefono e un po’ non ha capito.
Federico vorrebbe strapparsi la faccia.
Michael non lo ascolta e “è una idea buona perché è mia”.
Federico lo guarda e si limita ad inarcare un sopracciglio.
“Qual è tua paura, Federiiico? — la voce acuta e carina è la sua specialità —, forse pensi che Giulia non è abbastanza simpatico?”
C’è qualche secondo di silenzio durante il quale Fedez si bagna le labbra con la lingua, e poi, “anche se fosse simpatica non lo capiresti — proferisce —, perché sei inglese e il tuo umorismo fa schifo”, gli dice e poi ride.
Mika gonfia le guance, offeso e “stronzo di meeeerda!” è il modo in cui la conversazione finisce, con Federico che ride e la consapevolezza che, alla fine della storia, Michael ce l’ha avuta vinta.



Che Mika fosse strano, Fedez lo aveva capito sin dal primo momento che lo aveva visto, un metro e novanta di goffaggine e capelli ricci, un italiano tremendo e un sorriso carino. Comunque, per i suoi gusti, metteva troppe cravatte e faceva parecchio l’altezzoso e si sa che ai rapper quelli come lui non vanno giù.
In quel momento più di tutti, però, con la camicia sbottonata per metà ed i pantaloni neri larghi, l’unica cosa a cui riesce a pensare è a quanto vorrebbe ucciderlo.
Se le immagina già le testate dei giornali: “Coso Dipinto uccide star internazionale Michael Holbrook Penniman Junior, conosciuto con il nome d’arte di Mika”, conosciuto anche come maledetto bastardo.
Razionalmente, comunque, Federico sa di non poterlo fare, nella sua testa però gli piace pensare di sì, quindi afferra il telefono — ci sono due telefonate da Giulia, la sua ragazza, una da sua madre (una da sua madre?!) e le notifiche di Twitter che puntualmente dimentica di disattivare — e apre i messaggi perché ha intenzione di dire a Michael che a quella cena del cazzo non ci va e che non sarà quello il momento in cui avrà la sua prima crisi da guardaroba vuoto per gli eventi speciali.
Lui va in giro con i pantaloni sopra al ginocchio, andiamo.
E, tanto per la cronaca, quel messaggio lo paga pure perché Mika è evidentemente troppo vecchio per sapere cosa sia Whatsapp.

A: Mika

“Non ho cravatte per le camicie, o cinte per i pantaloni, posso venire sì o no in canottiera? Al massimo metto un jeans”
, gli scrive — aggiungendoci una spropositata quantità di emoji gialle con la faccia infastidita.

A lui le uscite a quattro non sono mai andate a genio.
Scava ancora un po’ nel cassetto della stanza di hotel dove tiene le cose più eleganti — maglie non fosforescenti e pantaloni non da ginnastica, solitamente — e davvero, non è che lui non si impegni, ma lì non c’è nulla per davvero.
La risposta di Michael, comunque non tarda ad arrivare, il telefono di Federico suona e lui salta, troppo concentrato sulla ricerca di quelle dannate cose che piacciono tanto al più grande.
Torna vicino al letto, sblocca l’iPhone e apre il messaggio.

Da: Mika

“No!!! Sta serra deve essere la serata più bella di siempre! Tu hai poche cravatte, io no, chiamo un Taxi and I’ll bring you ten cravvatte!”


Fedez ridacchia per l’italiano pessimo di Mika e gli risponde velocemente che farebbe meglio a sbrigarsi perché inizia a stufarsi.
E’ più di una settimana che il più grande lo stressa, e, dato che a quanto pare il riccio conosce tutti i modi in cui un essere umano possa essere fastidioso e convincente allo stesso tempo, alla fine, due giorni prima, lo aveva convinto (costretto, più che altro).
Un’uscita a quattro, lui con Giulia e Mika con Andy, la motivazione era stata che i sabato sera sono più belli se si passano con gli amici.
Fedez aveva provato a spiegarli che era tanto che non passava un po’ di tempo con la sua ragazza e quello era stato solo un modo per alimentare l’esaltazione di Mika, “appunto, possiamo stare insieme tutti insieme”.
Federico, dal canto suo, è difficile che riesca a dirgli di no. Quindi, semplicemente, aveva sospirato e non gli aveva risposto, Michael aveva fatto tutto il resto.
Ora si trova sdraiato sul letto con le coperte bianche e sfatte, la mano che si allunga verso il comodino, afferrando il telefono — manda un messaggio a Giulia — ed il pacchetto mezzo vuoto di sigarette, ad aspettare che gli vengano portate delle cravatte.
Lui.
Delle cravatte.
Spera davvero che insieme a quelle, Mika abbia con sé anche una dose di bon-ton da prestargli.
Il solo pensiero di conoscere il suo fidanzato di cui non sapeva niente se non il nome con cui Michael lo aveva rinominato sulla rubrica, lo fa sentire strano. Un po’ in tensione, perché nonostante sia un cantante, abbia dei fan, conosca sempre un sacco di gente nuova, dica un sacco di parolacce nelle sue canzoni e bla bla bla, è timido. Non lo ammette quasi mai, ma.
C’è anche un certo imbarazzo e qualcos’altro che non identifica bene ma non ci pensa più di tanto perché ha già abbastanza ansia così, grazie tante, riflette, prima di sbadigliare rumorosamente e girarsi su un fianco.


Quando Federico apre gli occhi, è perché sente un bussare senza interruzioni provenire dalla porta in mogano della stanza d’hotel.
In un primo momento è confuso e non capisce perché qualcuno stia cercando di buttare giù l’uscio, si stropiccia gli occhi ed è, a quanto pare, quel gesto a far sì che il suo cervello si svegli.
La cena. Le cravatte. Mika.
Si alza di scatto dal letto, rischia di inciampare nella valigia che è lì da una settimana e mezzo — e no, per il momento non ha intenzione di metterla al suo posto — e si rende conto di essersi appisolato, spera per non troppo e sa dentro di sé che potrebbero essere le due di notte e Mika passerà tutta la nottata a lamentarsi di quanto faccia schifo come amico e tutte quelle altre cose che dice sempre lui quando si offende.
Preferisce non controllare l’orario e si fionda sulla maniglia, aprendo la porta.
Di fronte a lui c’è una fronte corrucciata e una spalla precedentemente appoggiata al muro, che si sposta in un secondo con un solo movimento agile e “pensavo che tu eri morto!” dice Mika, giacca e pantaloni neri, camicia bianca ed i ricci che gli incorniciano perfettamente il volto.
Federico quando lo guarda si ritrova a pensare che sia una visione piacevole.
“Io non sono morto, ma tu lo sarai presto”, proferisce Federico, la voce impastata mentre si sposta per far passare il Grande Gigante Gentile che storce la bocca non appena mette piede sulla moquette, una mano sulla borsa a tracolla.
“Tu hai fumato.”
Fedez ride e “No, cazzo, Sherlock, sei tu?”, gli risponde, Mika lo guarda male e apre la finestra “c’è puzza” gli dice — Federico lo sente da sé, ma apprezza lo sforzo — e poi si avvicina al letto, guarda le coperte sfatte e, con un sospiro rassegnato, ci si siede sopra.
“Io ho portato tre cravatte” poi lo guarda — anzi, gli guarda i pantaloni — e sorride “ed una cinzia.”
“Una Cinzia?”
“Una cinzia!”, gli dice, mentre apre la borsa e tira fuori una cinta nera, per poi indicarla come se fosse Federico lo stupido nella stanza.
“Cinta, Michael, cinta”, ridacchia e quello fa spallucce, tira fuori la lingua “whatever.
“Io non ti avevo chiesto una cinta, però.”
“Ma io ho notato che serve, ora.”
“Come facevi a-” inizia Federico, seduto sul ripiano all’interno dell’armadio, ma viene bloccato dalla mano dell’altro che si alza in aria, “intuito inglese”, dice e per tutta risposta Fedez si batte una mano sulla faccia mentre “sei un caso perso.”
“E tu sei un c-… coso? dipinto!”


Federico ha tante caratteristiche e atteggiamenti, si bagna spesso le labbra, si tocca sempre il collo, è perennemente seduto a gambe incrociate, scrive troppo, gli piace la pizza, fa nomi di tante persone e riceve parecchie denunce da questa stessa gente. Un’altra sua caratteristica è che lui le fottute cravatte non le usa, sa che ci sono almeno trenta modi di allacciarle — si dice allacciarle, poi? — e lui non riesce a farne. Neanche. Uno.
“Ma perché non posso semplicemente usare una canottiera”, borbotta davanti allo specchio, il colletto della camicia tirata su e la cravatta intorno al collo. E’ una classica, blu, che ha lo stesso odore del profumo che Mika indossa spesso, ma quello non è rilevante, la cosa più importante, ora è che si sente quasi è tentato di usarla come cappio.
“Perché — dice un Michael stravaccato sul letto con le mani dietro la testa e la spalla appoggiata alla testata del letto, le gambe lunghe che quasi fuoriescono dal materasso — questa è una serata sspeciale!”
Federico sbuffa e riprova a fare il nodo. Senza riuscirci, ma questo, beh, è piuttosto scontato.
“Qual è tuo problema, Federico?”, quest’ultimo si volta verso di lui e spalanca le braccia disperato, “qual è il problema, secondo te?” chiede mentre ride — di sé stesso, sì —.
“La cravatta?”
Direi.
“Ah, Fedéz, Fedéz, tu viene qua, la metto al suo posto io”, gli dice e batte la mano sul letto, mentre si tira su in una posizione da essere umano e non più da mollusco, mette sul comodino il suo telefono e gli fa spazio.
Federico sospira “questa — dice — sarà una serata di merda.”
Michael lo guarda male un po’ perché tutta quella negatività gli sta dando alla testa, un po’ perché il più piccolo è appena salito sul letto con le scarpe (ed ha incrociato le gambe, ovviamente), quindi decide di ignorare entrambe le cose.
“Allora. Ci sono tantissimi nodi di cravatte che tu puoi fare, una che m-”
Federico prova a stroncare il discorso sul nascere, “non dobbiamo necessariamente fare una conversazione sulle cravatte, spiegami solo come fai.”
“No, we have to. Non interrompere. Dicevo, c’è il nodo Windsor, che è quello da grandi… feste? no, occasioni! ed è anche detto quello all’inglese-”
“Allora non lo voglio”, lo stuzzica Fedez.
Michael aggrotta le sopracciglia e “non interrompere — poi riprende — c’è anche il mezzo nodo Windsor, e quello doppio, e quello piccolo. O quello semplice. Però a noi non interessa, tu deve imparare quelli più complicati e poi sarà più facile.”
“Ma—”
“Niente ma”, lo zittisce Mika e Federico non può fare altro che dargli corda e cercare di seguire le istruzioni.


Federico Leonardo Lucia non imparerà mai ad annodare — ecco, quello era il termine giusto — le cravatte ed è sicuro che dopo questa serata avrà un trauma da vestiti eleganti.
E’ la quarta volta che ci prova, c’è Michael seduto di fronte a lui che gli dice di metterla intorno al collo e passare la parte destra sulla sinistra e girare la parte destra nello spazio che si è creato e… “basta. Okay, enough, girati”, gli dice Mika con le lacrime agli occhi dalle risate — perché diciamocelo, prendere in giro Federico lo diverte —.
Fedez lo guarda ed è davvero stanco e confuso e finiranno con il fare tardi, “cosa?” gli chiede.
“Tu giri, cmon, ti annodo io la cravatta”, e quasi non ci può credere perché quella è stata una battaglia persa sin dalla partenza ed è lieto che quel maledetto lo abbia finalmente realizzato. Così, semplicemente, con dei movimenti un po’ strani e scimmieschi e le scarpe sul lenzuolo bianco, gli da le spalle.
E’ qualche secondo, prima che Mika inizi ad intonare un movimento e Federico sente le sue mani sulle sue spalle che gli alzano il colletto della camicia. Le dita affusolate scendono poco sotto il collo per snodare il precedente tentativo del ragazzo e, con un movimento veloce, riparte dall’inizio come se avesse annodato cravatte a tantissimi ragazzi prima di lui.
Si sporge poco sopra la sua spalla e i riccioli pizzicano la faccia di Fedez, che per qualche motivo è rimasto fermo e con il fiato un po’ più corto.
Mika sembra totalmente tranquillo, continua a canticchiare ed è normale che sia così, questo Federico lo sa e non capisce la sudorazione sui palmi e il respiro quasi fermo in gola quando “look”, dice Mika e gli abbassa delicatamente la nuca col palmo di una mano, “questo è come lo fai”.
Le mani ruvide tornano entrambe sulla cravatta, creano un anello e fanno risalire un pezzo di stoffa all’interno del cerchio e la ripiegano, ripete la stessa cosa con il tessuto rimanente con una velocità impressionante, sfiora più volte il petto di Federico e continua a canticchiare.
“Dammi le mani”, dice poi e Federico si riscuote quando sente il fiato sul collo perché ha quasi dei brividi e che diavolo gli prende.
“Eh?”
“Le mani, tu fai il prossimo passaggio, io ti aiuto”, gli dice e gli prende le mani, nella sua mente il ragazzo sta imprecando perché sono sudate.
“Il terzo passaggio è semplice”, proferisce con le sue mani decisamente troppo grandi per stare su quelle di Federico “si fa così”, accompagna il movimento della mani del più piccolo e la stoffa si incastra dietro la gambetta della cravatta creando il tanto bramato nodo, “ora togli le pieghe”, gli spiega “così” e gli passa la mano lungo tutta la cravatta “prova!” ridacchia.
Federico si fa pressione mentale e ripete il movimento del ragazzo che gli sta a due centimetri dalla spalla e dal collo.
“Ultimo passaggio, facile: tiri il nodo in alto, proprio qui”, gli dice, picchiettando sulla pelle rimasta scoperta, “and you’re done!” gli dice Mika, e si tira piano indietro.
Ci vuole qualche secondo prima che Federico faccia quello che gli ha detto Michael e quando lo fa sente, oltre alle mani assolutamente bagnate, la faccia calda.
Ora, non è che lui. Insomma.
A venticinque anni i contatti fisici non dovrebbero farlo sentire così, ma, per qualche motivo quello lo ha fatto, quindi si stringe il nodo e si alza dal letto, forse troppo veloce perché Mika aggrotta per un istante le sopracciglia e tornare momento il momento dopo.
“Tutto okay?” gli chiede, afferrando il telefono e controllando qualcosa.
“No”, gli risponde Federico con troppa furia e pensando poco, mentre è davanti allo specchio e si rende conto che quel nodo è fatto veramente bene, nonostante questo vorrebbe scioglierlo per un motivo ben preciso che non vuole ammettere a sé stesso.
“Cosa c’è?” chiede Michael, si rizza ed è in quel momento che il telefono di Federico si illumina.

Da: Giù

Come procede con la missione “vestirsi elegante anche se non so come farlo”? Ahah :*


Fedez vorrebbe sorridere perché effettivamente il messaggio è divertente, ma non ci riesce dato che per qualche strano, dannato motivo, si sente quasi in colpa.
“Fedéz?”
“Non va tutto bene perché siamo maledettamente in ritardo, Giulia ci ucciderà”, risponde alla domanda precedente e si sforza di ridere, ma entrambi sanno di essere in perfetto orario. Mika, comunque, non chiede altro: si limita a sorridere e dirgli che quel colore gli dona, che magari dovrebbero scattarsi una foto.



Qualche ora prima, quando Federico stava praticamente smontando il suo armadio per cercare qualcosa di decente, prima che Michael gli facesse il nodo di una cravatta e prima che si sentisse stranamente… eccitato, per questa cosa, si era fatto una domanda.
Perché l’idea di incontrare Andy lo metteva a disagio? In imbarazzo? E cos’era quella strana sensazione al centro dello stomaco?
Ora, seduto al fianco di Giulia, con Mika di fronte e Andy al suo fianco, crede di averlo quasi capito. Non ne è certo, ma completamente stupido ancora non è diventato.
Quel modo in cui Andy guarda Michael, lo sfiora, gli sorride e poi riprende a parlare con Federico come se niente fosse — perché poi in realtà non è niente — lo infastidisce e lo fa nel modo sbagliato, inizia quasi a pensare che possa essere qualcosa come la gelosia. Che sia stata colpa delle maledette cravatte questo non lo sa, sa solo che Giulia, “amore?” lo richiama dandogli un colpetto sulla gamba con il residuo di un sorriso scaturito da qualcosa che Andy aveva detto.
Almeno uno dei due si sta divertendo, pensa e si sente ancora in colpa e la vorrebbe smettere e la dovrebbe smettere ma non ce la fa, non ci riesce quando Michael “oggi sei un po’ con la testa incassinata” ridacchia, allunga un braccio e con la mano gli tira uno schiaffato in testa e poi si inserisce nuovamente nell’animato discorso che il suo ragazzo e Giulia stanno avendo.
C’è il numero “14” inciso in una targhetta di metallo, piazzato nel bel mezzo del tavolo nella sala privata, apparecchiato con una tovaglia beige e varie pietanze su di esso; tutto sembrerebbe quasi tranquillo e felice, ma lui sente che c’è qualcosa di sbagliato.
Tutto quello è sbagliato, lo aveva detto, lui, che quella sarebbe stata una serata sbagliata, che il contatto con Giulia gli sta provocando gli effetti sbagliati e gli sguardi di Mika ancora di più, che non riesce a mangiare il Sushi e quello è davvero sbagliato.
Sente che la testa gli scoppia e che il vociare delle persone è troppo alto, ed ora più di tutto sente anche gli occhi di Mika che lo scrutano preoccupato. Le sue labbra continuano a parlare, riesce persino a seguire il discorso in maniera decente, ma lancia delle occhiate ad intermittenza e Federico vorrebbe — per Dio solo sa quale motivo — potersi crogiolare nel fatto che il riccio si stia preoccupando per lui. Ma non può e lo sa e lo odia.
E’ per questo che tossisce all’improvviso, e allontana piano la sedia, provando a non dare nell’occhio “il bagno purtroppo mi reclamo, vogliate scusarmi”, dice con fare scherzoso pur essendo tutto tranne che divertito e alzandosi.
Giulia gli chiede se è tutto okay e lui fa un cenno, perché cos’altro può risponderle?
No, sono nel bel mezzo di una crisi di identità sessuale? No, non è tutto okay perché Michael mi ha annodato la cravatta?
Non gli sembra il caso.
Andy per tutta risposta gli dice che non c’è assolutamente nessun problema e gli sorride e Federico, davvero, lo giura, ci prova a ricambiare ma non riesce a fare neanche quello.
L’unica cosa che nota è che quando si allontana, Mika rimane l’unico a non avergli detto nulla, lo osserva fino a quando non arriva alla porta del bagno e Fedez sente i suoi occhi mandargli in fiamme la schiena.



 
Quando sente la porta della stanza del bagno aprirsi, Federico si sta tirando su i pantaloni perché ha effettivamente fatto la pipì, questo lo fa sentire leggermente — ma davvero di poco — meno in colpa, non ha detto una completa bugia qualche minuto prima.
Certo, va bene, avrà pur omesso le cose più importanti, ma d’altronde ci sono certe cose che uno deve tenere per sé e davvero non sa più neanche a cosa stia pensando perché l’unica cosa che vorrebbe fare sarebbe ficcarsi la testa nel cesso e tirare lo sciacquone due volte.
O anche tre.
Sospira piano, appoggia la mano sulla maniglia e apre la porta. Esita un secondo quando i suoi occhi vedono chi c’è al di fuori, e l’idea dello scaricarsi insieme all’acqua nel water non gli sembra più così tanto impossibile o assurda.
Michael è appoggiato al muro proprio frontalmente alla cabina dalla quale è appena uscito, ha le braccia incrociate, la giacca blu leggermente stropicciata sul lato destro e lo sguardo fisso sul pavimento, la fronte leggermente corrugata.
Quando sente il rumore della porta, scatta e solleva la testa, guarda il ragazzo che ha di fronte e “Fedéz”, gli dice.
Sorride solo un po’, con il lato destro della bocca sottile.
Federico non risponde e lo sa che sbaglia perché, andiamo, è tutta la sera che si sta comportando come qualcuno che sta macinando qualcosa nella sua testa, ma ci sono cose che certe volte non riesce a fare e parole che molte volte si rifiutano di venire fuori e rimangono bloccate proprio poco prima della punta della lingua e allora preferisce rispedirle lungo la gola e chiudere la questione.
“Che c’è con te che non va, staserra?” gli chiede e davvero, potrebbe smetterla, perché le cose sono già abbastanza catastrofiche senza che lui usi quel tono gentile.
Fedez non risponde subito, si prende il suo tempo, gira la manopola dell’acqua fredda e aspetta che quella inizi a scorrere copiosa, poi “non c’è niente che non vada.”
“Tu sei pensieroso”, e sì, , è veramente fottutamente pensieroso, e allora?
“Non vedo dove sia il problema — sbotta, la voce che sale di poco ma abbastanza per Michael —, non sei mai pensieroso? Fortunato! — si allontana dal lavandino, dando le spalle al più grande e scuote le mani nell’aria, facendo cadere delle gocce d’acqua sul pavimento laccato.
Si ferma per un secondo e passa veloce una mano sul viso, poi si gira verso Michael.
Vorrebbe dire qualcosa ma viene preceduto da Mika che si scuote un secondo i ricci e sposta l’anca dal muro, “tu hai… tu puoi dirmi se c’è qualcosa che ti preoccupa, you know that.”
Ed è vero, Federico lo sa, lui sa tante cose a dire la verità, sa che due più due fa quattro, che lui rimarrà sempre basso, sa che continuerà a comprare le scarpe con tre colori fosforescenti diversi anche se alla gente fa schifo, che sa scrivere delle canzoni, sa che gli piacciono i tatuaggi, è solo che per determinate cose non ci sono le parole giuste.
Come si spiega qualcosa che non conosci?, è questo quello che vorrebbe dire, ma non lo fa perché la sola idea di star provando delle emozioni mai provate prima e non riuscire a conoscerle, decifrarle, lo manda in bestia. Vorrebbe potersi capire. Vorrebbe poter capire la sua mente e le reazioni del suo corpo, vorrebbe avere la capacità di prendere quello che sente dentro e spiegazzarlo, leggerlo come se fosse il testo di una canzone da modificare.
Mika aspetta pazientemente una risposta con le spalle a qualche centimetro di distanza dal muro e da lui, e Federico riflette per qualche frazione di secondo, con poca razionalità.
Sospira ancora, fa un passo avanti, e poi torna indietro, sempre fermo sulla stessa tavoletta di quel maledetto bagno da cui vorrebbe poter uscire, Mika lo guarda ancora e cerca una risposta.
E Federico, in qualche modo, riesce a dargliela.
Spezza lo spazio che c’è tra di loro con due passi.
Prende un respiro profondo.
Ed in quel momento si rende conto di essere lucido, non irrazionale, sa cosa sta facendo ed è questo quello che lo spaventa nello stesso momento in cui guarda negli occhi per un solo secondo Michael, per poi sollevarsi di poco sulle punte e affondare la mano nei capelli scuri e annodati di una maledetta star internazionale che gli annoda le cravatte, si preoccupa per lui e che ha buttato a terra castelli e castelli di quelle che pensava fossero certezze.
Nell’esatto istante in cui Federico preme le labbra contro quelle di Michael, la prima reazione che ha è quella di chiudere gli occhi e non sapere neanche il perché.
La prima cosa che avverte sono le labbra leggermente screpolate ed incerte di Mika, il bacio viene ricambiato sin da subito ma lo avverte e lo classifica come uno di quelli timidi, e Federico non cerca quello, ha bisogno di capire e Michael deve permetterglielo perché è stato lui a chiedere.
Stringe un po’ di più la mano nei suoi capelli e con l’altra scende sul suo collo, lo vuole più vicino, vuole sentire una reazione, vuole sapere se è confusione o reale attrazione, vuole il calore del corpo dell’altro contro il suo ed è quello che ottiene.
Non lo stringe a sé dai fianchi, ma la mano è attorno alla sua nuca e quello sembra bastare affinché la figura di Mika si modelli alla sua, basta quello per far scattare qualcosa.
C’è qualcosa di più deciso e quasi di più violento nel modo in cui il più grande gira piano la testa per far combaciare le loro labbra nel modo migliore e gli posa una mano poco più sopra della schiena, c’è qualcosa nel modo in cui sente la sua lingua premere contro le sue labbra, chiede il permesso ma lo fa in modo deciso.
In sottofondo c’è il rumore di piatti che vengono trasportati da una sala all’altra, ma tutto quello che Federico sceglie di sentire è il modo in cui sta venendo baciato — è il migliore che abbia mai provato, fino a quel momento —, sceglie di sentire il profumo di Mika e i respiri affannati, il sapore della sua saliva e sceglie di sentire le ginocchia quasi molli, di aggrapparsi alla giacca del più grande.
Sente i riccioli solleticargli il viso, e la mano di Michael scorrergli piano lungo tutta la spina dorsale — assapora la scarica di brividi e il calore nel bassoventre — fino ad arrivare al collo, lo solletica e accarezza piano la pelle soffice e colorata dall’inchiostro, il fiato inizia a mancare e piano, sono costretti a separarsi.
Federico è scosso, persino ricordarsi il suo nome dopo un bacio del genere gli viene difficile, decide di non spostarsi velocemente, una mano ancora sulla nuca e l’altra stretta alla giacca, sente il sangue scorrere veloce in ogni parte del suo corpo e il viso è in fiamme.
Rosso e accaldato.
Ne vorrebbe ancora.
Michael, d’altra parte, è altrettanto frastornato, rallenta piano la stretta al collo e lo guarda piano, delicatamente negli occhi ambrati dando la possibilità di Federico di notare particolari del suo viso come le ciglia lunghe e l’arco di Cupido pronunciato.
Si allontana piano, di qualche passo — a malincuore —, quello che ha fatto è sbagliato, non avrebbe dovuto e riesce a leggere la stessa cosa nello sguardo di Michael.
Si schiarisce la voce ed il mondo ricomincia a muoversi nuovamente, i rumori ora sono più chiari, oltre al rumore dei piatti ora riesce a sentire porte che sbattono, posate, le chiacchiere della gente e tutto quello che riesce a dire è “volevi una risposta”, il sapore del più grande ancora impresso nelle pieghe delle sue labbra.
Michael lo guarda, camicia leggermente spostata e capelli spettinati, non dice una parola, osserva bene il suo viso, la sua mascella, il modo in cui le labbra si siano tinte di rosso, ma più di tutto si rende conto di una cosa.
“Vieni qui”, gli dice, grattandosi la punta del naso, “il nodo di tua cravatta si è sfatto”, la voce è bassa e Federico di nuovo vicino a lui.


 
La serata, poi, procede in modo normale — quasi —, Andy ha un imprevisto ed è costretto ad andare via circa un quarto d’ora prima del previsto, Michael gli chiede se vuole che vada via con lui ma la risposta è negativa, gli da un bacio sulla fronte — Fedez incrocia le gambe sotto al tavolo —, afferra la sua giacca mentre saluta Giulia stringendole la mano e baciandole entrambe le guance, e riserva a Federico un sorriso poco convinto prima di dirigersi abbastanza svelto all’uscita.
Esattamente ventiquattro minuti dopo, Michael, Federico e Giulia sono seduti nel taxi che fa la sua prima fermata davanti alla casa della ragazza.
“E’ stato un piacere”, dice, bacia Fedez veloce sulle labbra — Mika si arrotola attorno ad un dito un riccio — e saluta il cantante alla sinistra del suo fidanzato con un sorriso imbarazzato, poi afferra la clutch argentata e scende dalla macchina.
L’auto rimane abbastanza silenziosa per tutto il tragitto finale, c’è la musica che proviene dalla radio del tassista che si sparge all’interno del veicolo e la mano di Federico che si appoggia silenziosa sulla coscia di Michael e da lì è poco il tempo che impiegano ad arrivare a quella che sarebbe la seconda tappa, l’hotel di Mika.
L’auto accosta vicino al marciapiede, le auto sfrecciano lungo la strada e la musica si abbassa.
C’è un momento di silenzioso imbarazzo, quando “il mio hotel… è un po’ lontano, effettivamente”, dice Federico grattandosi la nuca, “è un problema se…”, non finisce la frase perché l’idea lo mette un po’ in confusione e anche un po’ in imbarazzo.
Mika non vorrebbe farlo, ma sorride e l’unica risposta è data da un cenno col capo. Il tassista viene pagato e loro scendono dal mezzo.

Federico, nel caso in cui ve lo steste chiedendo, ha dormito al lato destro del letto e Michael da quello sinistro, non si sono detti molto una volta infilata la chiave nella serratura, né quando sono entrati nella stanza.
Mika si limita a slacciargli in silenzio il nodo del cravattino, mentre Federico si sbottona la camicia.
Michael, poi, sospira piano, lo guarda mentre Federico si siede al bordo del letto per levarsi le scarpe e poi gli posa un bacio soffice al centro della fronte e passandogli piano una mano nei capelli, “io dormo solo a sinistra” gli sussurra; Fedez ridacchia e alza le mani.

Michael, Federico lo nota subito, è stremato.
Lo guarda infilarsi nel letto, spegnendo la luce della sua lampada e bofonchiando qualcosa che suona come un buonanotte mentre lui si sta ancora sfilando i pantaloni.
Si addormenta subito, Michael. Da le spalle al lato destro del letto ma è decisamente più in quello che in quello sinistro, quando Federico appoggia il pacchetto di sigarette sul comodino di una stanza non sua e scivola sotto il lenzuolo non si sente dispiaciuto a sentire il contatto della pelle calda dell’uomo che gli è al fianco. Dorme con i calzini ed i pantaloni di un pigiama blu che gli vanno a bassa vita e lasciano scoperto l’elastico dei boxer, Michael, ma rigorosamente senza maglia.
A nessuno dei due, comunque, da fastidio.
Federico si gode il morbido del materasso e sente i nervi, che sono stati tesi per tutto il giorno, rilassarsi al contatto di un cuscino e del calore.
Afferra il telefono, traffica con qualcosa per qualche minuto, scorre diverse pagine, controlla dei tweets e cancella delle foto.
L’ultima cosa che fa prima di mettersi a dormire nello stesso letto di una maledetta star internazionale, che gli annoda le cravatte, si preoccupa per lui e che lo ha baciato in modo incredibile, è aprire Facebook e postare una foto che Michael lo ha spinto — costretto — a scattarsi qualche ora prima.
“Ho rubato una delle cravatte di Mika”, è tutto quello che scrive, ed è tutto quello che basta e va bene così.

 





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Hoooola (ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧
Questa è la prima volta che intaso questa sezione (e probabilmente non sarà l’ultima), avevo iniziato questa fanfiction perché sul meraviglioso gruppo dei Midez di Facebook, una ragazza aveva scritto un commento dicendo: “immaginate cosa succederebbe se Mika, Giulia, Andy e Fede facessero un’uscita a quattro” e quindi <3
Spero vi sia piaciuta, io non ne sono totalmente soddisfatta ma schifo non mi fa per averci lavorato solo due giorni ed essermela betata da sola (quindi probabilmente avrete trovato 1000 errori…..), spero vi abbia regalato un po’ di emozioni e feels Midez (che non fanno mai male (~ ̄▽ ̄)~
Vi mando un bacione, alla prossima (sì, ci sarà probabilmente una prossima volta, è una minaccia)

chilometri.


♡ mi potete trovare sul mio profilo twitter e sul mio canale di edit di youtube (dove, [spam casuale] c’è anche un video Midez che ho caricato due giorni fa [emoji della luna che amicca] ♡

 
 
 
  
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