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Autore: Chrome    17/02/2009    0 recensioni
E se Raikou non avesse odiato la madre? Se non avesse partecipato alla rivolta nel clan Shimizu ma questa ci fosse stata lo stesso?
[Raikou e Raimei]
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Era l’ora del tramonto, il sole era poco sopra la linea dell’orizzonte.
Il cielo arancione tingeva di colori caldi il paesaggio. Era una serata tranquilla.
I due fratelli, sulla via di casa, chiacchieravano allegramente. La bambina rideva felice e ancora piena di energie, mentre il ragazzo conversava quieto, sorridendo.
Il terriccio scricchiolava sotto i passi saltellanti della piccola.
Gli alberi intorno a loro si muovevano sotto la spinta di una leggera brezza. Il vento sospirava, rendendo il momento particolarmente sereno.
Raimei correva in avanti, si fermava, faceva una giravolta e aspettava il fratello. Lui manteneva sempre lo stesso andamento, divertito dalla vivacità di quella ragazzina bionda così carina ma così determinata con la spada.
Il pomeriggio l’avevano passato ad allenarsi. Erano gli eredi del clan Shimizu, sentivano quasi l’obbligo di essere forti.
Ma quel pomeriggio era diverso. Quel giorno lo zio dei due fratelli, Iroku, si era comportato in modo strano. Si aggirava per il villaggio con la faccia seria e concentrata sui suoi pensieri. Non era allegro e spensierato come il solito. Anche le altre persone intorno avevano un comportamento sospetto, e varie volte gli era stato chiesto se quello stesso pomeriggio avesse intenzione di uscire e quali fossero i programmi della piccola Raimei.
Forse intuendo qualcosa o forse per precauzione, aveva deciso di portare la sorella ad allenarsi in un posto ben lontano da casa.
Sulla strada del ritorno, l’ansia gli crebbe in petto. Certo, aveva pensato di allontanarsi per un breve lasso di tempo, ma una volta a casa? Se le sue paure fossero diventate realtà, cosa avrebbe fatto?
Il clan era da un po’ di tempo infastidito da qualche incomprensione e tensione interna. I sussurri udibili nel silenzio emanavano sentenze sul comportamento della madre, Kourin. Aveva cercato di evitarli, ma pian piano l’incertezza della fedeltà di alcuni conoscenti era diventata persistente.
Raikou non aveva nulla da rimproverare alla madre, e sebbene non riuscisse a negare totalmente alcune sentenze degli abitanti di Fuuma, continuava a stimare Kourin in qualità di mamma ma anche di capo clan.
Mancavano pochi minuti, e sarebbero arrivati a casa.
Il ragazzo ricordò il sollievo dello zio nel sapere che sarebbero usciti di casa entrambi.
Raimei si fermò, e annusò l’aria. Raikou fece lo stesso. Si sentiva odore di fumo.
Ricordò gli occhi dello zio, vaghi e freddi.
La sorella prese a correre, con gli occhi spaventati. Lui la inseguì cercando di afferrarla prima che arrivasse sulla soglia di casa.
Ricordò il distacco e la serietà della madre.
Raimei spalancò la porta della casa in fiamme. Raikou arrivò qualche centesimo di secondo dopo. La madre fu quella che videro per prima. Poco lontano il padre, con il volto esangue posato sul pavimento. I due corpi non distavano molto tra di loro, ed erano entrambi senza vita.
E lì in piedi, Iroku sovrastava i genitori brandendo la spada sporca di sangue.
Ricordò i discorsi segreti degli altri samurai.
Iroku si accorse di loro. Li guardò con uno sguardo glaciale ma trionfale.
Era riuscito nel suo scopo?
Raikou digrignò i denti, colmo di rabbia e rimorso.
Intuendo quello che sarebbe potuto succedere, non sarebbe dovuto scappare. Avrebbe dovuto mandare via Raimei con una scusa e restare lì a difendere la famiglia. Se fosse stato lì, forse tutto questo non sarebbe successo. Sua madre e suo padre sarebbero vivi, la casa non sarebbe andata a fuoco, e lui avrebbe ancora una famiglia in cui stare.
- Perché l’hai fatto?! – gridò contro lo zio. La sua mente viaggiava a senso unico, non riusciva a dire cose più articolate.
Poco gli importava della risposta, in realtà.
Mise la mano sull’elsa della sua spada e fece un passo, tremante di rabbia.
- Kourin non aveva diritto di essere il capo clan, non ha legami di sangue con gli Shimizu. – disse Iroku, guardando ammaliato la lama sanguinante che brandiva. – E’ ora che ci sia una rivoluzione. – ghignò.
Raikou estrasse la spada e gli si lanciò contro. Con un fendente mirò all’avversario, ma questo lo evitò. Fece qualche passo in avanti, tentando di non perdere l’equilibrio mentre la furia lo scuoteva. Iroku approfittò della bassa guardia di quel momento per colpirlo sulla nuca.
Il suo vantaggio però durò poco. Le mani di Raikou si chiusero convulsamente sull’impugnatura dell’arma, e con forza resa potente dall’ira colpì lo zio.
Quest’ultimo cadde a terra, con gli occhi spalancati. Cadde in ginocchio e portò una mano alla ferita, ma non fece in tempo a sfiorarla che era già spirato.
Raikou ansimava per la rabbia. In quella stanza c’era qualche altro samurai deceduto durante gli scontri che probabilmente si erano protratti fino ad allora.
Dentro a quella casa piena di anime morte, il silenzio invadeva ogni spiraglio di vita.
Ripose la spada, guardando sconvolto i volti dei genitori morti. Si chinò sulla madre, la girò in modo da poterla guardare in viso e iniziò a piangere.
Solo dopo si ricordò di non essere l’unica persona rimasta viva.
Alzò lo sguardo, ma le lacrime gli appannavano gli occhi e non riuscì subito a trovare quello che stava cercando.
Dopo un po’ scorse una figura sulla porta.
Là dove era stata lasciata, Raimei era rannicchiata su se stessa. Sembrava più piccola che mai.
Raikou si alzò barcollando, e corse da lei. Le poggiò una mano sulla schiena, mentre con l’altra cercava di arrivarle al viso coperto dalle braccia.
Quando riuscì ad alzarle il volto, si sentì svenire.
Lei aveva gli occhi sbarrati, le lacrime che ormai non si controllavano più. Tremava ed era rigidamente piegata su se stessa. Il suo sguardo guardava il nulla.
Raikou le prese il viso tra le mani per costringerla a guardarlo negli occhi. Lei dopo un po’ cedette, sentendo il calore del fratello. I loro sguardi si osservarono per un po’ in silenzio. Lei aspettava che lui dicesse qualcosa, ma il ragazzo non sapeva cosa dire.
Dopo qualche secondo di silenzio, si decise a parlare.
- Raimei. Mi dispiace che tu abbia dovuto vedere certe cose. – pianse, chinando il capo. – Ma ti prometto – riprese – che non lascerò che ti succeda niente. – riuscì a dire soltanto.
Iniziarono entrambi a singhiozzare.
Due orfani, due fratelli, i due eredi del glorioso clan Shimizu, privati dei genitori, dell’orgoglio, e del futuro.
Un rumore di passi si udì dal giardino, mentre il fuoco crepitava. La casa non avrebbe resistito a lungo.
Quando i due uomini, accorsi dopo aver visto l’incendio, diedero un occhiata dentro alla casa, i due fratelli erano già spariti. Abbandonati a se stessi, con le sole spade regalategli dalla madre poco tempo prima, fuggirono da quel posto.
Ci sarebbero stati l’uno per l’altra; il clan Shimizu, potente e orgoglioso, sarebbe rinato con loro.

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Chuu~ Ecco la mia prima fan fiction su Nabari No Ou!
Tralasciando il fatto che mi sono sparata in vena (?) tutti i capitoli in due giorni, io AMO questo manga. *-* E amo ancora di più Raikou e Raimei. ♥
Perciò ecco una piccola one-shot sui due fratellini! So che Raimei è meno piagnucolona di come l’ho descritta io, e anche Raikou è un po’ diverso. Però.. vabbè. °-°'
Spero vi sia piaciuta, probabilmente scriverò altro su di loro. *-* Ma non prometto niente. ._.' Mi sarebbe piaciuto continuare questa fiction, vedere come se la cavano i due fratellini nel mondo crudele. Però voglio dare una fine alla storia prima di mandarla alla deriva. ;_;'
Quindi.. grazie per aver letto! Alla prossima! ♥
  
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