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Autore: HOPE87    17/02/2009    11 recensioni
Quando le apparenze ingannano... e un vicolo buio sarebbe mille volte più sicuro della casa di un'amica...
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Fame

Fame

 

 

 

-         Chissà che accidenti di schifo ci rifileranno stavolta! - .

Volsi conseguentemente la testa verso Angelica, che stava analizzando il menù della mensa dell’università, scostandosi con una mano di tanto in tanto una ciocca di capelli castani che le ricadeva davanti al viso.

Distolsi subito lo sguardo, decidendo di concentrarlo sulla poltiglia che un cartellino giallo spacciava sfacciatamente per “pollo fritto”.

Deglutii, cercando di ignorare la nausea che mi aveva assalito, afferrando al volo un panino, una mela e una bottiglia d’acqua prima di seguire le mie compagne di corso al centro della sala, che avevano già adocchiato un tavolo libero.

-         Certo che ti sei proprio fissata consta storia della dieta! – esclamò Clara, osservando il mio vassoio semi vuoto, mentre, incurante, afferravo un coltello per sbucciarmi la mela.

-         Non ingurgiterò quella schifezza che voi vi ostinate a chiamare cibo – le risposi placidamente, storcendo il naso una volta che i miei occhi si furono posati di nuovo sul cosiddetto “pollo fritto”.

-         È da quando ci conosciamo che l’hai iniziato… dall’inizio dell’anno accademico. Non starai esagerando? – mi chiese poi, ricevendo in risposta un “no” accennato scuotendo la testa.

-         Diciamo… che non riesco ad essere costante. Provo a seguirla, ma improvvisamente mi prendono dei raptus che non riesco a placare se non cedendo. E sono di nuovo punto e a capo! - .

-         Questo succede perché mangi poco! Ecco, secondo te più tardi non ti verrà fame? – mi chiese Angelica, ostinandosi a spalleggiare la compagna, alla quale rivolsi uno sguardo seccato. Un po’ troppo seccato, dal momento che distolse subito lo sguardo dal mio, prendendo a mangiarsi il suo pranzo.

Che schifo.

-         Forse – decisi comunque di risponderle, dedicandomi poi a sbriciolare dei pezzi di pane e a portarmeli alla bocca con infinita lentezza, per far passare tempo.

Un fruscio attirò l’attenzione mia e di Angelica, facendoci alzare lo sguardo contemporaneamente su Clara, che aveva tirato fuori dalla borsa un quotidiano, soffermandosi con gli occhi spalancati sulla prima pagina.

-         Non è possibile… - mormorò, girando con mani tremanti il giornale verso di noi, per renderci partecipi della sua ansia.

Eh beh… la capisco.

-         Un altro omicidio? – chiese incredula Angelica, spalancando a sua volta gli occhi, facendo scorrere velocemente gli occhi sull’intero articolo.

-         Ed è di nuovo una della nostra università! – sbottò Clara, ritirando il giornale, con sommo disappunto della compagna che lo stava leggendo, accartocciandolo poi e infilandolo a forza nella borsa, con gesti stizziti.

-         Ah sì? – le chiesi sorpresa, non ricordandomi del nome della vittima.

-         Questa storia non mi piace… - mormorò poi, scostando il vassoio e allontanandolo da sé, ignorando deliberatamente la mia domanda.

-         Già… - mi limitai ad assecondarla, addentando poi la mia mela.

Finalmente tra le due calò il silenzio, e in breve tempo passò anche l’ennesima, noiosissima, pausa pranzo.

 

-         Ce l’hai il dizionario di latino, vero? – mi chiese Angelica, mentre percorrevamo la strada che ci avrebbe condotte a casa mia.

Mi limitai semplicemente ad annuire, cercando di concentrarmi sullo smorzare i crampi che mi si stavano susseguendo nello stomaco.

Rimase in silenzio anche lei, tanto che riuscii a ricordarmi della sua presenza solo quando non la sentii più accanto a me. Mi voltai, per capire cosa le fosse preso.

-         Non c’è un’altra strada? – mi chiese titubante, fissando spaventata la strada poco illuminata che ci stavamo apprestando ad attraversare per arrivare nel mio condominio.

-         Questa è la più breve – le risposi, analizzando il suo volto contratto in una maschera d’angoscia.

-         Ancora con quella storia dell’assassino? – le chiesi esausta, sorprendendomi per l’incredibile stupidità che stava dimostrando in quel momento.

-         Beh… è sera… e… - mi rispose lei balbettando, facendomi ridere appena.

-         E secondo te, se l’assassino volesse farti fuori, aspetterebbe la sera? – le chiesi divertita, scuotendo la testa, per niente concorde col suo punto di vista.

Vedendola immobile, decisa probabilmente a non volersi schiodare da lì, ritornai indietro, raggiungendola e dandole uno scappellotto dietro la testa, guidandola poi verso un’altra strada.

 

-         Chiudi la porta a chiave – mi supplicò, una volta che fummo entrate nel mio appartamento. Sorrisi divertita, mentre giravo la chiave nella toppa.

-         E dimmi – mi rivolsi a lei dalla cucina, dopo che l’ebbi fatta accomodare nella mia stanza. – cosa dicono di questo fantomatico killer? – le chiesi, aprendo poi il frigorifero, decidendo con cosa cenare quella sera.

-         È un serial killer – mi urlò lei di rimando, facendomi sorridere di nuovo divertita. Addirittura?

-         I cadaveri delle vittime sembrano avere tutti delle cose in comune - .

-         Cioè? – le chiesi di rimando, incuriosita sul serio da quell’affermazione.

-         Sono stati tutti… - pronunciò, prima di fermarsi. Io cominciai ad estrarre diverse varianti dal frigo e ad annusarle, scoprendo spiacevolmente che tutto sembrava essere andato a male, a giudicare dalla puzza.

Ritrassi le mani disgustata, storcendo il naso, portandomi una mano alla bocca con ancora il pezzo di carne che avevo estratto dal frigorifero. Mi serviva qualcosa di fresco.

-         Sono stati tutti? – chiesi allora, ricordandomi della descrizione che mi stava facendo Angelica.

-         Sono stati tutti fatti a pe… - .

Mi voltai, constatando che la voce che avevo sentito, come avevo immaginato, era troppo vicina.

Angelica, in piedi per miracolo, sull’uscio della porta, sbiancò, spalancando la bocca, mettendosi probabilmente a contemplare il contenuto del mio frigorifero, passando poi a guardare le mie mani sporche di sangue, una delle quali stringeva a sua volta una mano, quella che mi aveva fatta riflettere sul procurarmi qualcosa di fresco.

-         Beh… avevi ragione tu. Avrei dovuto mangiare di più a pranzo. Adesso ho fame – le spiegai, e prima che urlasse afferrai le forbici che giacevano sul tavolo – destinate comunque a lei ancora prima che mi scoprisse – e la colpii alla gola, tranciandole di netto la carotide.

Visto che ero già a metà dell’opera, iniziai dalla testa.

-         Questo sì che è cibo! – esclamai, mentre mi dedicavo a masticare la carne tenera del collo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Angolo dell’autrice…

 

Penso che si sia capito che il titolo va letto in italiano XD

Primo esperimento splatter.

Avevo pensato a qualcosa di decisamente e più verosimilmente splatter, nel vero e proprio senso della parola, ma non avendo mai scritto in proposito, mi sembrava azzardato, così come mi sembra azzardata questa fic, nonostante lo splatter s’ “intenda” e non si “legga”.

L’effetto a sorpresa sarà riuscito?

Bah.

A voi il giudizio.

 

Senza pretese.

 

 

HOPE87

(che ringrazia tutte le persone che hanno commentato e aggiunto tra i preferiti “L’incubo”)

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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