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Autore: Little_Lotte    13/10/2015    4 recensioni
Anakin e il dolore.
Un rapido viaggio attraverso i momenti più importanti della vita del giovane Skywalker, ogni piccolo passo che lo ha portato, lentamente, fino al Lato Oscuro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Chosen One'
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La tua nascita fu un dono inatteso e quanto mai insperato.

Non fu padre a generarti, non fosti frutto d'amore o di passione, ma figlio di un Destino beffardo, di una tragica sorte il cui disegno era già perfettamente tracciato, sin dai tuoi primi istanti di vita.

Il parto di tua madre fu assai doloroso, come una violenza: mentre tu nascevi lei urlava e si contorceva, pregando il cielo e chissà quale divinità affinché quelle pene fossero sedate il prima possibile.

Poi le sue braccia amorevoli ti accolsero ed ella ti rivolse un sorriso stanco, traboccante di amore e commozione; ti amava più della sua vita e poco importava, al momento, il ricordo di quel lancinante dolore.

In fin dei conti, pensò Shmi, ne era valsa la pena.

Eppure, suo malgrado, quel dolore era ancora lì, sospeso nell'aria ed ancora perfettamente palpabile; non sarebbe mai svanito, anche se sepolto nei meandri più bui della memoria, esso avrebbe continuato ad affliggere tua madre nei momenti peggiori, durante una notte di sogni tormentati o nel delirio di una febbre troppo alta.

Il dolore che tu le avevi provocato, sarebbe rimasto ancora lì.

E persino in quel momento, quando eri solo un neonato in fasce, eri già pronto ad adempiere al tuo destino.

*

Trascorresti la tua infanzia sul pianeta di Tatooine, insieme a tua madre.

Eravate solamente due schiavi, per tutti contavate meno della terra su cui i vostri padroni poggiavano i piedi.

Eppure, in un certo senso, eravate felice: avevate ancora l'un l'altra e fino a quando non vi avessero separato, tutto sarebbe sempre andato per il meglio.

Shmi lavorava duramente e tu, troppo piccolo per i lavori pesanti, la osservavi impotente mentre veniva sgridata, insultata, talvolta persino picchiata. In silenzio, versavi lacrime di dolore mentre lei si rialzava in piedi senza protestare, dissimulando la propria fatica, i pugni serrati e le labbra contrite, per mascherare una debolezza che non poteva permettersi di mostrare a viso aperto.

E soffrivi, consapevole delle tue colpe.

Se solo fossi stato un po' più grande, pensavi, tutto il lavoro non sarebbe stato solamente nelle sue mani; se tu non fossi stato lì con lei, non ci sarebbe stato bisogno di lavorare il doppio, al triplo della fatica, solamente per portare a casa un tozzo di pane in più.

Se tu non fossi mai esistito, Shmi non avrebbe mai provato così tanto dolore.

E allora tu piangevi, sempre più disperato e rassegnato.

Sempre più impotente.

Sempre più consapevole del fatto che tua madre non avrebbe mai smesso di soffrire a causa tua.

*

Avevi solamente dieci anni quando i Cavalieri Jedi ti portarono via dalla tua prigione.

Avevano promesso di trasformarti in uno di loro, poiché sapevano che tu eri speciale: L'incarnazione Terrena della Forza, il Prescelto... Tutte cose che cercavano di non ripeterti troppo spesso, per paura che un simile potere potesse darti alla testa.

Del resto, dovevi imparare a dominare le emozioni, se volevi essere un vero Jedi.

Guadagnarsi la tua fiducia fu molto difficile: avevi ancora molta paura, memore di troppi anni trascorsi in schiavitù, e tanta rabbia, un rancore non troppo sopito nei confronti di tutte quelle persone che avevano rovinato la tua vita e quella di tua madre.

Il tuo cuore ardeva di giustizia e fu con la speranza di poter, un giorno, fare ritorno a casa e trarre in salvo tutti gli schiavi, che abbandonasti Tatooine per diventare un Jedi.

A Shmi, tuttavia, non fu concesso seguirti.

E tu, nuovamente impotente, dovesti accontentarti dell'effimera promessa che prima o poi, in un futuro non troppo lontano, avresti fatto ritorno al suo cospetto e l'avresti portata via per sempre da quell'orrore.

Il giorno della tua partenza piangevi in silenzio, osservando tua madre in lontananza che, con le lacrime agli occhi ed il cuore in frantumi, ti augurava buona fortuna e proclamava il suo eterno amore per te.

Piangevi per lei e per te stesso.

Per essere stato, ancora una volta, l'unico responsabile del suo dolore.

*

Come Jedi pensavi di essere un totale fallimento.

Insicuro e spaventato, nascondevi i tuoi reali sentimenti dietro ad una maschera di arroganza e spavalderia.

Volevi essere il migliore di tutti e temevi, al tempo stesso, che essere il migliore non sarebbe mai stato abbastanza, né a diventare un vero Jedi e – soprattutto – a salvare tua madre. Ti guardavi intorno intimorito ed ogni cosa, intorno a te, sembrava vacillare fino a caderti addosso, a farti sprofondare in un abisso senza fine, dal quale non avresti mai più fatto ritorno.

Troppo permaloso ed iracondo, diceva il tuo Maestro.

Troppo sensibile.

E forse erano proprio quei sentimenti così vivaci ed ardenti dentro al tuo cuore, che stavano lentamente plasmando tutto ciò che un bel giorno saresti diventato, a discapito di qualsiasi previsione; chissà, magari in futuro anche il Maestro Obi Wan lo avrebbe capito, ti avrebbe guardato negli occhi ed avrebbe finalmente compreso il tuo vero valore.

E per una volta, in tutta la vita, tu non avresti avuto la terribile sensazione di trasformare in cenere tutto quello che toccavi.

*

Quando tua madre spirò fra le tue braccia, non fu lei a provare dolore: Dopo aver patito le sofferenze più atroci, Shmi se ne andò serenamente, confortata dal fatto di poter avere le tue forti e generose braccia come suo ultimo giaciglio.

Il suo cuore si fermò senza fare rumore ed il tuo esplose di rabbia con l'energia di una bomba atomica, l'odio penetrò fin dentro ai tuoi tessuti e velocemente prese possesso del tuo corpo, guidando la tua mente e le tue mani contro chi giudicasti responsabile della morte di tua madre.

Non vi fu esitazione, in quell'esecuzione a sangue freddo: tutti in quel luogo meritavano di morire, di soffrire nello stesso modo in cui, per anni, aveva sofferto la tua povera madre.

Soltanto alla fine, quando abbassasti la tua arma per riprendere fiato, l'odio nei tuoi occhi scivolò via per lasciare il posto alla paura, una paura ben più grande e difficile da controllare di quanto tu avessi mai avuto l'occasione di sperimentare prima di allora.

Qualcosa era cambiato dentro di te, qualcosa di importante: sopra il tuo animo puro ed immacolato, adesso spiccava il colore sanguigno di mille vite spezzate, un'onta che difficilmente saresti riuscito a dimenticare e lavare via.

Eri diverso, Anakin, e lo sapevi: non più cavaliere di luce e giustizia, ma vile assassino consumato dall'odio.

Non più portatore di speranza, ma di morte e distruzione.

*

Il cuore di Padmè si spezzò insieme al tuo.

Non furono le tue mani o le tue armi ad ucciderla, ma le tue parole: eri diverso, Anakin, diverso da quel ragazzino che tanti anni prima avevano tratto in salvo da Tatooine; diverso dal giovane Jedi insicuro del quale si era così profondamente innamorata.

Eri solamente un brutto sogno, eri diventato disumano e fasullo.

Ed il suo dolore, quello che tu le avevi inflitto, era reale.

Padmè morì a causa tua e forse, in quel momento, una piccola parte di te spirò insieme a lei; quell'Anakin così buono e gentile, sorridente ed insicuro, se ne andò per sempre, così come era arrivato.

Ed era stata la tua paura, mischiata all'odio e alla rabbia che covavi verso il mondo intero, ad uccidere entrambi.

Ormai non ti restava altro da fare che arrenderti al Lato Oscuro ed inchinarti ad esso, portavoce di un dolore che, tuo malgrado, ti accompagnava di passo in passo da quando eri nato.

*

La tua ultima battaglia contro Obi Wan fu fomentata dall'odio e dal terrore: odio, per un Maestro che non ti meritava, che per molti anni ti aveva allenato all'ombra della sua gelosia per il tuo potere così nettamente superiore al suo; terrore, per un destino infausto e spaventoso verso il quale ti stavi inevitabilmente dirigendo.

La sconfitta bruciò come il fiume di lava incandescente nel quale eri precipitato e chiunque altro, al posto tuo, sarebbe morto sul colpo durante l'esito di quella battaglia.

Ma tu, Anakin, eri troppo forte.

Consumato dall'odio e dalla rabbia, tu non avresti mai cessato di ardere come un fuoco impetuoso; non più Jedi ma Servo del Lato Oscuro, non più protettore ma giustiziere a sangue freddo.

Mentre strisciavi fuori dalla lava bollente, Anakin Skywalker sprofondava per sempre in essa.

Ed il tuo Destino giungeva infine a compimento.


 


 

Questa storia è un omaggio ad Anakin Skywalker, personaggio magnifico e - a volte - decisamente incompreso.

 

  
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