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Autore: MaxB    13/10/2015    7 recensioni
1_Quando la mattina il sole filtrò timido dalla coltre di neve, un certo Dragon Slayer si svegliò intorpidito e dolorante per la scomodità del divano. Ma, trovandosi davanti il visetto dolce e sorridente di una certa maga, pensò che mai il suo risveglio era stato più dolce.
4_Si appoggiò al muro con la mano sinistra e con la destra strinse forte la vita della compagna, che sembrava essersi incollata a lui. Ogni parte del suo corpo aveva trovato il suo posto in quello di lei, come se fossero stati due pezzi di puzzle.
8_Era bastato uno sguardo complice per far capire a Gajiru e Rebi che quello sarebbe stato il loro posto. Isolati da tutto e da tutti, in pace con il mondo e la natura.
12_Quando vide la matassa di capelli turchini premuta contro il suo petto e vari vestiti sparsi per la stanza, si ricordò cos'era successo la notte prima.

L'evoluzione della storia della mia otp preferita, mantenendo i nomi originali giapponesi. Un piccolo estraniamento dal manga originale per dare una prospettiva shoujo e non shounen.
"Perché l'amore rende tutto più bello e sopportabile♥"
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil, Redfox, Levy, McGarden, Pantherlily
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita privata di una splendida coppia'
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Favola

- Ma io oggi voglio stare tranquillo - borbottò Gajiru, un po' ringhiando un po' piagnucolando.
- Hai perso la possibilità di stare tranquillo quando hai acconsentito ad avere Kin - ribadì Rebi tagliando le pesche.
- Ma Kin sarà il bambino migliore del mondo! Arashi e Inazuma sono due pesti!
- Cosa dici?! La vivacità di Arashi è dolcissima. È una bimba buona e brava...
- Ma se ha già il carattere di Titania-la-Belva!
Rebi gli lanciò un'occhiataccia continuando a tagliare la frutta, mentre Ririi rideva di fianco a lei. - Non essere maleducato. E invece Inazuma è un soprammobile. Non lo senti mai. Ed è molto sveglio.
- Con due genitori come la schizofrenica Mirajane e il bipolare Laxus stento a crederci.
Un'altra occhiataccia.
- Ammettilo, Ebi! La barista è talmente imprevedibile da far più paura di Erza!
- Comunque non sarà affatto male avere due bambini con noi in casa per un pomeriggio. Io non vedo l'ora. Così facciamo anche pratica.
- Visto che c'eri potevi anche invitare Yoshirou e Daiki! - borbottò Gajiru iniziando a tagliare una mela con il dito.
- Sai bene che sono troppo piccoli.
- E gli altri due allora? Non hanno nemmeno tre anni! Almeno sai se usano ancora il pannolino?
Rebi aggrottò le sopracciglia, riflettendo. Le scappò un sorriso quando Ririi le si avvinghiò al braccio dopo averla vista prendere un kiwi. - In teoria bisogna iniziare a toglierlo dopo un anno e mezzo. Quindi non dobbiamo cambiarli.
Gajiru grugnì. - E comunque perché dobbiamo farlo?
- Sia che sei monotono? Li ho invitati perché Mira, Laxus, Erza e Gerard devono andare in missione. Una missione di classe S in cui il committente ha espressamente richiesto loro quattro. Hanno già organizzato tutto e ci metteranno solo un giorno non mi sembra un così enorme sacrificio tener loro i bambini!
- Va bene, non serve agitarsi - bofonchiò buttando i quadratini di mela nella scodella della macedonia.
- Sei tu che mi fai agitare!
- Cedo che siano arrivati.
- Mm? - mormorò lei fissandolo.
Ririi raddrizzò le orecchiette tonde per un momento, prima di tornare a concentrarsi sul kiwi.
Cinque minuti dopo, il campanello suonò.
- Vado io - disse lui alzandosi.
Gajiru aprì la porta dell'anticamera e poi quella d'entrata. Non fece in tempo a vedere i visi dei nakama che Erza lo aveva già afferrato per il bavero: - Se succede qualcosa ad Arashi tuo figlio avrà un Dragon Slayer invalido per padre.
Lui grugnì, allontanandosi dagli occhi di Erza: sprizzavano acidità.
- Con Rebi sono in buone mani. E anche con me. Magari Arashi diventerà anche un po' intelligente.
- E con questo cosa...
Gerard le bloccò il pugno tenendo la bimba in braccio. - Tesoro, non davanti ad Arashi - le bisbigliò dolcemente, cercando di calmarla. Solo lui sapeva come trattare con lei.
- Io ho fiducia in voi - intervenne Mirajane, sorridendo. - Rebi come sta?
- Sta tagliando la fr...
- Gajiru, falli entrare - lo interruppe la diretta interessata facendo capolino dal fianco del marito. - Scusatelo, le buone maniere non sono il suo forte.
- Tsk.
-  Tutto bene Rebi? - chiese Mira.
- Sì, sì dai. Non vedo l'ora che esca.
- Ormai non manca molto. Si è calmato?
- No. Sembra che diventi più grosso ogni giorno di più.
- Te l’avevo detto - intervenne Erza.
- Posso solo sperare che sia un maschio, perché se è una femmina, grossa come Gajiru... no, non sarebbe il caso.
Laxus ghignò e mise a terra Inazuma. - Dobbiamo andare. Torneremo questa sera. Fai il bravo.
Mira lo strinse forte: - Torneremo presto, piccolo. Va bene?
Inazuma annuì stoicamente e prese la mano che Rebi gli porgeva. - Qualche consiglio se si disperano?
- Inazuma si adatta a tutto. Se lo metti a dormire, dorme. Non piange. Se a fame te lo fa capire.
- Ad Arashi dai qualcosa da colorare se si agita. Si calma sempre. E il ciuccio solo se non sta zitta - aggiunse Gerard dando la propria figlia a Gajeel, dopo averla baciata.
Erza osservò con occhi di fuoco tutto il passaggio della piccola dalle braccia del padre a quelle del baby-sitter, borbottando frasi acide le cui uniche parole udibili erano "morto", "spezzare", "figlia" ed "evirazione".
Le uniche udibili da chi non era un Dragon Slayer, almeno. Infatti Laxus ridacchiò e Gajiru deglutì, arretrando leggermente con la bambina in braccio per nascondersi dietro la moglie.
- Ricordatevi che ancora non sono esperti nel correre da soli e che se devono fare pipì ve lo fanno capire. Farete pratica di sicuro. In questa borsa c'è l'occorrente anche per cambiarli se succede qualcosa, e ci sono i bavaglini. Se hanno fame potete anche dare loro la frutta frullata, ad Inazuma piace molto la mela - disse Mira porgendo una borsa a tracolla a Gajiru, che grugnì.
- D'accordo. Spero di fare un buon lavoro. Buona missione, a dopo - salutò allegramente la padrona di casa.
- A dopo, non stressarti troppo - la reguardì Erza, sempre materna verso le amiche. - Con te so che Arashi è in buone mani.
Gajiru entrò in casa senza salutare, evitando lo sguardo che, ne era sicuro, Erza gli avrebbe scoccato in maniera quasi violenta.
Ririi volò sul divano proprio quando Gajiru vi si sedette con Arashi in braccio, raggiunto poco dopo dalla moglie che teneva per le mani un bambino concentrato nel camminare.
- Guarda che carino! - esclamò Rebi chinandosi per prenderlo in braccio e appoggiarlo sopra il suo pancione.
Si sedette sul divano e Arashi fulmineamente diede una botta in testa all'amichetto.
- Ferma, piccola peste - la riprese bonariamente Gajiru, prendendole la mano. - Tale e quale a sua madre.
Infatti i capelli di Arashi, lunghi fino alle spalle, erano dello stesso colore scarlatto di quelli di Erza. In confronto, quelli di Inazuma sembravano bianchi.
La piccola si lamentò, disturbata dalle mani del ragazzo, finché non si accorse di quanto grandi erano. Con interesse ossessivo e sguardo determinato, iniziò a giocare con le mani di Gajiru. La piccola riusciva a malapena ad afferrargli il dito. Inazuma decise che quello studio anatomico poteva essere interessante, quando Gajiru fece il solletico ad Arashi, facendola ridere. Dopo pochi istanti i piccoli si contorcevano in braccio al torturatore, ridendo in quel modo spensierato che è tipico solo dei bambini. Rebi osservava la scena estasiata, ridendo a sua volta, mentre Ririi era testimone, dalla testata del divano, della dolcezza di quel burbero e rissoso compagno.
- Vediamo cosa combinano se li facciamo giocare insieme - borbottò Gajiru ghignando... in modo dolce.
- Non sono delle cavie.
- Ma no, era per farli divertire.
I bambini vennero fatti sedere sul divano e iniziarono subito a scrutarsi.
- Aashi - disse Inazuma.
- Ashi! - ripeté la bimba. - 'Uma!
L'amichetto negò. - No 'Uma. 'Zuma.
Rebi ridacchiò di fronte a quella scenetta: un marmocchio che criticava l'amichetta perché aveva sbagliato a pronunciare il suo nome, che lui stesso aveva sbagliato.
- Gajiru? Non sono adorabili? - bisbigliò osservando come i due piccoli giocavano con un nastro che avevano trovato sul divano.
Ma non ottenne risposta. Ed era impossibile che suo marito non l'avesse sentita dato che era riuscito a prevedere cinque minuti in anticipo l'arrivo dei loro nakama, con il suo udito sopraffino.
Ririi attirò l'attenzione della ragazza scuotendole piano la spalla: Gajiru fissava i bambini come ipnotizzato, attirando la loro attenzione e giocando con loro. Li stava facendo ridere. E sorrideva. Sorrideva dolcemente, come una mamma che vede per la prima volta la vita che ha portato in grembo per nove lunghi mesi. O come una persona che si è sempre sentita inadeguata quando finalmente trova qualcuno in grado di capirla. Consapevolezza. Non sempre una cosa positiva, ma sicuramente illuminante.
Rebi si allungò per baciare teneramente il marito, in barba a Ririi e ai bambini. Era suo, lo amava, e presto avrebbe cresciuto con lui il loro primogenito. Le aveva donato la vita, perché prima di lui non aveva vissuto davvero. E quindi continuò a baciarlo anche quando il loro nakama si schiarì la gola e diede loro le spalle. I due innamorati si fermarono solo nel momento in cui sentirono dei lamenti provenire dalla voce profonda di Inazuma. Guardando verso il basso, i coniugi Redfox si resero conto che la piccola e intraprendente Arashi stava cercando di baciare Inazuma. O meglio, di ribaciarlo dato che lui si era lamentato proprio perché la vivacissima Arashi si era presa troppe libertà.
- No, Cosetta. Tale e quale a Rebi sei! Troppo libertina - la sgridò Gajiru prendendo la bimba in braccio, che urlò in protesta.
- Ehi!  - esclamò Rebi, facendo ridere Ririi.
- Secondo te hanno fatto colazione? Non è che hanno fame? - chiese Gajiru.
Ririi si girò a fissare i bambini, e Arashi, arrampicatasi sulla spalla del gigante di ferro, gli afferrò la coda. Inazuma seguiva tutti i suoi movimenti in silenzio, studiando quello strano esserino che gli ronzava sempre attorno.
- Ehi, Arashi, vuoi un po' di frutta? - chiese il micio, allontanando la coda dalla famelica e curiosa bocca della piccola.
- Mela! - disse Inazuma.
- 'Uma vuoe mela!  - ribadì Arashi.
- E tu patatina? Vuoi la mela? - chiese dolcemente Rebi
- Ashi vuoe mela!
- Direi che siamo a posto, allora. Pesti, venite qui - disse Gajiru tenendo salda la bimba sulla sua spalla e prendendo in braccio anche l'altro ospite.
I due bambini gridarono e risero durante il tragitto verso la cucina, che si concluse con un volo in aria e un atterraggio sicuro sul tavolo della cucina. Rebi corse subito dai bambini intimando loro di non camminare o gattonare sul tavolo, dato che rischiavano di cadere. Alla fine riuscì a sistemate Arashi, la più terribile ed energica, nel seggiolone nuovo di Kin, mentre Inazuma si lasciò prendere in braccio senza fiatare.
In pochi minuti lo spremiagrumi si ritrovò tra le zampette di un gigantesco Lily che lo stava lavando, mentre Rebi e Gajiru imboccavano i piccoli.
- Apri la bocca, Cosina - mormorò il ragazzo cercando di mettere in bocca ad Arashi un cucchiaino di mela tritata.
- No!
- Ma hai voluto tu la mela!
- Ashi sola!  - si lamentò artigliando con le manine paffute la manona del suo distributore di cibo.
- Non puoi fare da sola, ti sbrodoli!
Inazuma deglutiva la poltiglia dolciastra senza battere ciglio, fissando Arashi che faceva i capricci. In pratica teneva la bocca aperta in attesa che Rebi vi depositasse il cucchiaino, senza nemmeno guardare cosa stava finendo dentro alla sua cavità orale.
- No bodoi, no bodoi! - urlò Arashi sgambettando dentro al seggiolone.
Gajiru sbuffò mentre Ririi e Rebi ridevano: la bimba era una Erza in miniatura.
- Va bene, fai tu - mormorò Gajiru, come un orso che si lamenta. E infatti a sua moglie ricordava proprio un orso. Un immenso, morbidoso, dolce e brontolone orsacchiotto.
Arashi prese il cucchiaio che il ragazzo le porgeva, stringendolo nel pugno chiuso come fanno tutti i bambini. La piccola lo immerse nella tazzina con la mela tritata e quando lo tirò fuori sulla posata c'era una montagnola di frutta, così alta che cadde per metà sul seggiolone nel percorso dalla tazza alla bocca della bimba. Arashi spalancò le fauci e cercò di farvi entrare il cucchiaio, ma questo prima sbatté sulla sua guancia, rendendola appiccicosa e lucida, e poi venne trascinato nella bocca. Della cucchiaiata iniziale, ciò che entrò nella bocca di Arashi fu un trenta percento scarso.
Rebi e Inazuma applaudirono facendo ridere la bimba che, no, non era assolutamente compiaciuta come Erza. No no.
- È adorabile - cinguettò Rebi. - Guardala! Ha le guanciotte dello stesso colore dei capelli.
- È terribile. È come Erza - si lamentò Gajiru cercando di pulirle il viso nonostante le proteste e i gridolini arrabbiati della bambina. - Chi sei tu, e quale mostro ti ha generato? Non potevi prendere da tuo padre che almeno non rompe le scatole a nessuno?
Arashi, che a due anni già compiuti capiva parecchio di quello che le veniva detto, anche se spesso faceva la gnorri per giustificare la sua disobbedienza, gli fece una pernacchia con la bocca. Gajiru la fissò, perplesso, per poi ridacchiare di fronte alla linguetta impertinente di quella peste. Inazuma aveva la bocca aperta in attesa del cucchiaio di mela, e non capiva cosa stesse accadendo, ma Rebi rideva di gusto, imitata da Ririi.
 - E se Kin sarà così? - chiese la ragazza.
- Non sarà così - tuonò suo marito. - Sarà educato e rispettoso. E non farà il ribelle a due anni.
In risposta, Arashi gli fece un'altra pernacchia. - Mela!
- Te la meriti?  - ribatté Gajiru, severo.
- Sì!
Sorrise involontariamente. Per quanto tremenda fosse, quella bimba era carinissima e adorabile a modo suo.
- Va bene – concesse, riempiendole il cucchiaino in modo che riuscisse ad infilarselo in bocca.
Arashi lo guardò con diffidenza, all'erta come sua madre. Poi afferrò la posata e se la spiaccicò sulla guancia, mancando la bocca.
Gajiru rise mentre Rebi era troppo perplessa per farlo. Sentendosi presa in giro, la bambina ricominciò a calciare il seggiolone, urlò e sbatté i pugnetti sul tavolo.
- I capricci no, marmocchia – le intimò Gajiru prendendole con delicatezza le manine paffute.
- Sì! Bruto!
- No...
- Sì!!
Il ragazzo grugnì. Non poteva dare la mela a quella statua di Inazuma?
- Pipì!
No... Tutto, ma quello no!
- Ashi pipì!
- Rebi, te la lascio.
- Non posso, ho Inazuma in braccio.
- Erza mi uccide se vedo sua figlia nuda!
Rebi ridacchiò. - È una bambina! Erza ti ucciderà se la lascerai andare in bagno da sola!
Sbuffando, il ragazzo fece scendere Arashi dal seggiolone e la mise per terra. Poi le porse la manona. - Pipì?
- No!
Gajiru strabuzzò gli occhi. - Ma non dovevi fare pipì?
La bimba corse ciondolando fino a Rebi e si attaccò alla sua gonna. Seduto sulle sue ginocchia, Inazuma fissava la sua amica con curiosità.
- Lei pipì!
- Arashi, vuoi che ti accompagni io?
- Sì!
- Ma io non posso. Vedi? Ho Inazuma in braccio.
- Tu pipì! - la supplicò la bambina con gli occhi marroni liquidi di lacrime.
A Gajiru si sciolse il cuore. Era così tenera... Non quanto Rebi, certo, ma era davvero cucciolosa.
Sospirando, le si avvicinò e lei si nascose dietro la gonna della donna, ferita nell’animo. Lui si inginocchiò per cercare di essere più alla sua altezza e si sforzò di far sparire il cipiglio che aveva in fronte. Rebi, intuendo cosa volesse fare suo marito, gli sorrise per incoraggiarlo. Ririi invece guardava tutto dall'alto, con interesse.
Gajiru si schiarì la gola. - Arashi... - mormorò con la voce più pacata che riuscì a tirare fuori. Il risultato non fu dei migliori, ma la bimba sembrò apprezzare il tentativo. Le porse la manona. - Posso accompagnarti in bagno?
La piccola ci rifletté sopra, per poi assumere la tipica espressione fiera della madre, con il mento alto. - Sì.
Rebi ridacchiò e abbracciò il piccolo Inazuma per quanto la panciona glielo consentisse. Gajiru si allontanò mano nella mano con Arashi, ma la piccola chiese di essere prese in braccio.
Dieci minuti dopo, quando Inazuma era stato pulito e ben imbottito di mela, Arashi fece il suo ingresso in cucina correndo sulle gambette malferme e urlando le sue risate.
- Motto!
- Motto? - chiese Rebi, confusa.
- Sì! Lui motto!
- Gajiru è morto?! - esclamò spaventata, alzandosi e portando con sé Inazuma.
- Jiu motto! - ripeté la bimba. Poi guardò nel corridoio e rise, scappando verso il gatto.
- Sì, morto di puzza! - commentò il morto-vivente entrando in cucina. - Ha fatto anche la cacca.
Ririi e Rebi risero, imitati da Arashi che corse ad abbracciare la gamba dell’uomo che aveva ucciso. - Motto!
- No, tu sei morta, piccola peste! - ruggì lui prendendola e lanciandola giocosamente in aria.
La bambina rise e cercò di abbracciargli il collo, con sgomento di tutti i presenti.
- Oh-oh, Rebi, mi sa che hai una rivale - disse Ririi ridendo sotto i baffi.
- Se qui ci fosse Juvia impazzirebbe. Rivale in amore – esclamò lei fissando Arashi con sguardo divertito.
Ririi si trasformò e prese in braccio Inazuma per non caricare troppo Rebi. Il bimbo era un po' stupefatto dalla trasformazione del micetto, ma non si oppose. Come aveva detto Mirajane, quel piccoletto era un soprammobile.
- Gajiru, l'hai lavata? - indagò Rebi.
- Sì ha la faccia priva di mela, ora - confermò portando Arashi da un braccio all'altro.
- No, dico, l'hai lavata dopo che ha fatto pipì?
- Ma per chi mi hai preso, per Salamander? Ovvio che l'ho pulita! Le ho messo anche la pasta Fissan sul sedere perché era scorticata.
Rebi lo guardò con stupore. Erza le aveva detto che togliere il pannolino le aveva causato anche delle infiammazioni, ma se ne era dimenticata. Che Gajiru addirittura gliele avesse lenite era stupefacente.
Lui, intuendo i pensieri di sua moglie, ghignò. - Sono bravo, eh?
- Mi tocca ammetterlo.
- Come ti tocca, Ebi?  - esclamò con tono fintamente arrabbiato.
- Ho un marito superdotato e me ne vanto - disse lei allora, avvicinandosi per baciarlo.
Gajiru ovviamente si chinò di malavoglia per lasciarsi baciare con disappunto. Sì sì. Non aveva proprio voglia di baciare quella minuscola meraviglia che aveva sposato.
- Piccola, quando partorisci? Ho voglia di fare le porcherie con te.
Rebi rise e lo trascinò in soggiorno mentre Ririi li seguiva. Purtroppo per lui, aveva un buon udito.
 
Avevano disegnato e giocato con le costruzioni che avevano comprato per Kin, e il soggiorno era invaso da torri pendenti e devastate e fogli multicolore dalle fantasie astratte, pennarelli e briciole di biscotto. Ririi aveva cucinato e Gajiru si era impegnato per riordinare il soggiorno con il bizzarro aiuto della piccola Arashi. Inazuma non lasciava mai il grembo di Rebi e osservava con occhio critico tutto quello che combinava la sua amichetta. Gajiru ghignava fissando la bimba che raccoglieva fogli sparsi e li posava in un unico punto davanti alla finestra aperta. Con la sua andatura dinoccolata sgambettava attorno al tavolo della sala da pranzo in mutande, dato che faceva caldo, cercando di fare un'unica montagnola di fogli da dare al suo nuovo amico gigante. Peccato che il vento, che entrava come un ladruncolo dispettoso dalla finestra, sparpagliasse ulteriormente i disegni in giro per la stanza. Dunque, se Gajiru avesse lasciato campo libero alla pulitrice in erba, dopo dieci minuti sarebbero stati ancora punto e a capo.
Il pranzo fu tranquillo e divertente con Arashi che si sporcava persino la punta dei capelli. Alla fine decise che il cibo era un ottimo accessorio e se lo spalmò sui ai vestiti, di fronte ad un Gajiru che aveva gettato la spugna e ad una Rebi che rideva tanto da avere le lacrime agli occhi. Ririi sogghignava e l'unico con lo sguardo pieno di disappunto era Inazuma, che mangiava più compostamente degli adulti. Be', di Natsu e Gajiru di sicuro!
Nel primo pomeriggio riempirono la vasca da bagno di bolle di sapone e acqua tiepida per lavare i marmocchi che si erano sporcati e avevano sudato. Arashi aveva un futuro da artista e la sua fantasia le suggerì che il pavimento del bagno assomigliava ad un bel prato. Dunque perché non mettere un bel laghetto nell'erba? In parole povere, Ririi dovette asciugare persino il vetro del bagno, tanto erano alti gli schizzi prodotti dagli sgambettamenti di Arashi. Rebi era troppo divertita da quei due. Erano uno l'antitesi dell’altra: Inazuma la ignorava e faceva i suoi interessi fissando le bolle con curiosità, mentre lei si muoveva come un serpente e infastidiva l’imperturbabile Inazuma che non la degnava di attenzione. Brutto colpo per la vanità di Arashi.
- Ti prego Ebi, fermala! - supplicò Gajiru quando furono seduti nuovamente sul divano. - È argento vivo, una maledizione in carne e ossa, una... un... - piagnucolò affondando il viso nella spalla della moglie.
Arashi gli si era  arrampicata sulle spalle del ragazzo e voleva a tutti i costi far muovere il suo "cavallino".
Rebi rise di fronte a quella scena. - Fai pratica ora, Kin potrebbe essere peggio.
- No. Lo inibisco e lo faccio diventare come Inazuma a furia di ninne nanne - brontolò quasi ringhiando.
Arashi intanto stava salendo sulla sua testa tirandogli i capelli.
Ora basta, ti calmi, piccola peste! - intimò alla bambina prendendola in braccio e fissandola negli occhi.
Cremisi contro nocciola.
- E se leggessi una favola?
- Favoa! - urlò subito la bimba allungando le braccia verso Rebi, che la prese in braccio.
Inazuma fece spazio all'amichetta e afferrò la maglia di Rebi, acconsentendo a quella proposta.
Ririi svolazzò fino alla biblioteca. - Quale vuoi? - urlò per farsi sentire.
- Una classica. Che li spaventi e insegni ad essere ubbidienti!
Poco dopo il gatto tornò con tre libri di favole in mano. Rebi mostrò le copertine ai bambini e aspettò che fossero loro a scegliere. Ma Arashi fu inamovibile e di fronte ai suoi capricci persino la decisione di Inazuma venne scartata: dovevano leggere la storia romantica. Tale e quale ad Erza, la piccoletta.
- Ora bambini ascoltate attentamente. Capito Arashi? Inazuma?
I due annuirono con aria solenne, emozionati.
- Anche tu Kin - disse parlando alla sua pancia. - Fai il bravo.
Arashi fissò il suo ventre tondo e lo toccò. - Kin? - chiese.
- Sì. Presto avrete un nuovo amichetto. O amichetta.
- 'Mico Kin - disse Inazuma.
- Esatto. Amico Kin. Iniziamo? Allora, c'era una volta...
- Ashi vedee.
- Ohu, stai zitta però, ora - la sgridò Gajiru.
La bimba si imbronciò. - Vedee!
- Vuoi vedere? - chiese dolcemente Rebi.
- Sì!
Fu deciso di far sedere i bambini sul divano, fra i due adulti, in modo che potessero vedere le figure, ma il marito Rebi-dipendente non voleva stare così lontano dalla moglie. Alla fine si sdraiò appoggiando la testa sulle sue gambe e Inazuma ed Arashi si sedettero sul suo ampio addome, con Ririi al loro fianco.
Ma la favola fu brevissima: nel giro di tre minuti tutti avevano preso sonno. Sorridendo, Rebi si accertò che i bambini fossero comodi e si mise a dormire accarezzando il viso del marito.

Il campanello suonò per la quarta volta.
- Ririi - bisbigliò tra i denti Gajiru.
Nessuna risposta.
- Ririi!
Quinta volta il campanello. Era l'odore di Erza. Avrebbe buttato giù la porta, ne era certo.
Non poteva alzarsi e aprire senza svegliare tutti. Alla fine tirò la coda del suo nakama soffocando un gemito quando i suoi artigli si ficcarono nella pelle sotto l'ombelico.
- Gatto, vai ad aprire - ringhiò senza mezzi termini.
Ririi soffiò come un vero felino, cosa che faceva solo quando era altamente irritato, e volò alla porta.
- Dove cavolo...!!
Gajiru udì forte e chiaro l'urlo di Erza nel momento in cui Ririi aprì la porta. Per fortuna la fece tacere prima di sentire tremare le fondamenta della casa. Purtroppo per lui, però, la casa tremò lo stesso quando Titania attraversò il corridoio della dimora Redfox a passo di marcia.
- Gajiru tu...!  - iniziò a sbraitare, fermandosi a metà frase. Era sbigottita. - Che stai facendo?
- Dormivo - borbottò lui.
Quattro paia di occhi, occhi di maghi di classe S, fissavano con sconcerto la  scena: due bambini appoggiati l'uno all'altra sopra ad un temibile Dragon Slayer in letargo che era a sua volta appoggiato a sua moglie.
- E la vera potenza di un mago si vede fra le mura domestiche - sghignazzò Laxus, deridendolo.
- Ora ti faccio vedere io razza di...
- Se svegli Rebi sei morto  - disse freddamente Mirajane, i capelli già mossi da un invisibile vento demoniaco.
La ragazza dormiva ancora della grossa, la testa sulla testiera del divano, e le mani sul ventre e sulla testa del compagno.
- Domani ti interrogo - minacciò Erza. il furore che si infrangeva a ondate sul padrone di casa. - Ora prendo Arashi e vado.
Gajiru ringraziò mentalmente i kami del cielo.
- Non ho ma visto Inazuma così addormentato. Gli hai dato un sonnifero? - chiese Laxus.
- No, si chiama "favola letta da mia moglie". Infallibile.
Gerard ridacchiò per prenderlo in giro, prima di essere trascinato fuori da Erza. - A domani!
- Grazie per averli tenuti - disse Mirajane sorridendo.
Laxus prese in braccio Inazuma e si diresse verso l'uscita.
- Un Dragon Slayer che si fa leggere le favolette - disse Gerard fuori di casa, facendo ridere gli altri.
Gajiru storse il naso: lo avrebbero preso in giro a vita.
Be’, almeno lui aveva le favole della sua Rebi.
 
Il giorno seguente la famiglia Redfox non fece in tempo ad entrare a Fairy tail che si ritrovò assediata da bambini. Arashi abbracciò il polpaccio di Gajiru e piagnucolò finché il ragazzo non la prese in braccio. La bimba rise, contenta, e seppellì il viso nel suo petto. Inazuma invece si fece mettere per terra da Laxus e corse verso Rebi con le braccia tese, facendo capire che anche lui voleva essere preso. Arashi lasciò un bacetto sugoso sulla guancia di Gajiru, che fece una smorfia di disgusto.
Ririi ridacchiò. - Sembra che i due bambini si siano presi la loro prima cotta!
Una strana sensazione di inquietudine attanagliò le viscere di Gajiru come delle pinze idrauliche. Alzando lo sguardo cremisi notò l'aura nera che muoveva i capelli di una donna. Capelli dello stesso colore dei suoi occhi.
- Gajiru - scandì Erza lentamente. - Che intenzioni ha con mia figlia?
Terrore. - Nessuna! Sono sposato! Parla con tua figlia piuttosto! Queste sono molestie.
- Giù. Le. Mani. Dalla. Mia. Fragolina!
- Se la lascio cade…
Con sue falcate Titania si portò a pochi centimetri dal ragazzo. Riprese la figlia senza tanti preamboli e si allontanò.
- Mi fai le corna, caro? - chiese Rebi ridendo, passandogli Inazuma che gli pesava sul pancione. - Cos'ha lei che io non ho?
Gajiru grugnì mentre Inazuma lo studiava da vicino. Gli piacevano i suoi piercing luccicanti.
- Una madre spaventosa - rispose a sua moglie.
- Dai, non è il tuo sogno avere Erza come suocera?
- Meglio che averla come consorte.
Una spada si ficcò sul muro alle spalle di Gajiru.
- Ti ho sentito! - sbraitò la furia dai capelli rossi.
 
 
MaxBarbie’s
Capitolo sottotono? Devo ancora finire di scrivere quello su cui sto lavorando da due settimane ahahahah. No, è tragico, non divertente. Non ho il tempo di fare un cavolo emerito e glassato.
Spero che il capitolo comunque vi piaccia, vi ho fatto conoscere meglio due dei finora quattro bimbi nuovi di Fairy Tail: Arashi e Inazuma! Presentandoli così, lentamente, spero che vi ricordiate chi sono e che diventino per voi più reali. Io faccio fatica nelle fic con tanti nomi, in cui ti presentano in un solo capitolo due bambini per coppia. Vado in crisi ahahah.
Per ora ci sono
Inazuma
Arashi
Yoshirou
Daiki.
E nel prossimo capitolo… eheheh… ci sarà KIN.
Siiiiiiiiiii.
Ora mi dileguo, grazie mille per i commenti che lasciate, mi scaldano il cuore. Mi scuso per il ritardo cronico, ma vi ricordo che sono qui, che ci sono, e che mi sto comunque impegnando. Metterò la spunta Storia completa, costi quel che costi.
A presto, scusate gli errori,
MaxBarbie
  
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