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Autore: Midori No Esupuri    15/10/2015    0 recensioni
[WARNING: SHERSTRADE]
Lestrade ancora non entra in polizia, ma Sherlock già gli ronza intorno durante i suoi primi tentativi di indagini.
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Dal testo:
-Motivi economici, hai detto prima. Doveva dei soldi all’assassino?
-Altrettanto ovvio. Pensare e respirare sono azioni così difficili da gestire per il tuo cervello, ma stai migliorando, sembra.
Greg sorrise, in un certo senso quella battuta era stata divertente.
-Riesco anche ad avere fame, se la cosa ti interessa.
-No, non mi interessa.
-Peccato, qui vicino c’è un bar favoloso. Potevamo prenderci un caffè.
-Non bevo caffè. E no, prima che tu voglia chiedermelo, difficilmente mangio durante la giornata. La digestione mi rallenta. Ora smettila di assillarmi, non parlare, non respirare, fuma un’altra sigaretta se proprio vuoi, ma lasciami risolvere il caso in pace.
Ci fu un attimo di silenzio.
-Tu non hai molti amici, vero? Questo sì che è davvero ovvio.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di accendini persi e amici appena trovati

-Fammi indovinare.- sospirò, cercando con tutto se stesso di non prendersela troppo per quell'ennesimo affronto.
-Non andremo a vedere la partita nemmeno oggi. Come l'anno scorso.
Non aveva ottenuto grandi risultati, suo padre lo guardò con un sorriso mesto da dietro gli spessi fascicoli che teneva in braccio, impalato contro la porta dell'ufficio che il giovane sedicenne teneva aperta per permettergli di entrare senza farsi del male.
-Greg, sai che mi dispiace, ma questo caso è importante e complicato... Il mio capo...
-Sì, conta su di te.- recitò l'adolescente, con un moto di stizza e il tono piatto dalla delusione.
"Diversamente da noi, a questo punto."
Si limitò a pensarla, quella frase, mentre sprofondava sulla poltrona libera dell'ufficio e si preparava a passare l'ennesima serata con suo padre a giocare al cellulare, mentre ascoltava distratto le imprecazioni per l'ennesimo caso difficile.
Giurò a se stesso, in quel momento esatto, che mai e poi mai avrebbe scelto una carriera che gli avrebbe assorbito completamente la vita, a costo di rimanere disoccupato.

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Erano passati circa dieci anni, l'ironia della vita aveva portato Greg a riconsiderare il mestiere del poliziotto quando il padre era morto in una sparatoria durante una rapina: nessun bambino avrebbe mai dovuto provare il suo stesso dolore, veder morire un genitore per mano di un criminale, perché lui li avrebbe uccisi o imprigionati tutti. Era il suo scopo di vita. Perciò aveva studiato per intraprendere la carriera da yarder e si ritrovava, quasi a ventisette anni, ad inseguire i racconti mediatici di alcuni omicidi e qualche vecchio amico del padre su una scena del crimine, cercando di risolvere qualche caso o, quanto meno, di capire la dinamica dell’omicidio. Aveva abbastanza esperienza essendo praticamente cresciuto sul campo di battaglia degli yarder, ma in qualche modo i vecchi amici di suo padre cercavano di tenerlo lontano da situazioni potenzialmente pericolose e Gregory finiva per fumare qualche sigaretta poco distante dalle indagini, frustrato. Quel giorno, purtroppo, non sarebbe stato diverso: aveva seguito gli agenti – suoi futuri colleghi, sperava – e li aveva lasciati lavorare, osservando il corpo da lontano mentre frugava alla ricerca dell’accendino tra le varie tasche dei pantaloni, della giacca, e persino quella sul petto della camicia. Teneva in bilico la sigaretta tra le labbra, che spesso minacciava di sfuggirgli se non la incastrava fra i denti, rendendogli impossibile persino imprecare per la mancanza dell’accendino… Finchè questo non gli sventolò a pochi centimetri dalla spalla.
-Deludente che tu te ne sia accorto dopo tre isolati a piedi.
-Oddio, grazie, mi stavo dispera…
Greg guardò il ragazzo comparso improvvisamente al suo fianco, venendo colpito all’istante dal colore particolare e gelido dei suoi occhi, incastonati nella pelle bianchissima. Era vestito con un lungo cappotto nero, già vedendolo si capiva che doveva costare molto, eppure i capelli scompigliati e le dita ingiallite dalla nicotina non lo facevano apparire una persona ricca. Si accigliò.
-Uhm, pare che stavolta sia un livello quattro. Meglio del solito.
-Livello quattro? Ma di che parli?- chiese Greg, accendendosi finalmente la sigaretta e prendendone una liberatoria boccata.
-Dell’omicidio, mi sembra ovvio.
-Oh. Vuoi entrare in polizia anche tu?
L’altro lo guardò come se avesse sparato la cavolata peggiore che avesse mai sentito, Greg giurò che gli avesse riservato anche uno sguardo fortemente offeso.
-Il giorno in cui mi annoierò di essere intelligente, entrerò in una squadra di idioti che non sa riconoscere un delitto passionale da uno con evidenti fondamenti economici… Ma quel giorno è ancora molto, molto, molto lontano.
-Hey, mi stai dando dell’idiota?- sibilò Greg, contrariato. –Io voglio lavorare con loro!
-Certo che sei idiota, fumi persino delle sigarette scadenti.
-E che c’entra con l’essere idio..?!
-Fa’ silenzio, al tua voce mi irrita e sto cercando di risolvere il caso!
Il giovane resistette al forte impulso di tirargli un pugno, pensando – o meglio, tentando di convincersi – che suo padre non lo avrebbe fatto.
-Da qui è un po’ difficile capirci qualcosa. Avviciniamoci, almeno.- ridacchiò, più calmo, alzando la solita bardatura gialla della scena del crimine. Il ragazzo riccioluto lo guardò per un istante, come se non capisse cosa Greg stesse suggerendogli, poi il suo volto magro si illuminò con un sorriso eccitato e corse verso il corpo, seguito dal giovane prossimo yarder.
Il corpo era steso a terra, la pelle grigiastra, Greg finì di fumare lasciando che l’altro si avvicinasse per primo e iniziasse ad osservare minuziosamente l’uomo deceduto.
-Ha lottato.- mormorava. -Con le unghie e con i denti, letteralmente, ma pur mordendo a sangue il braccio di colui che lo stava strangolando, non è riuscito ad evitare il soffocamento.
-E la ferita alla testa?- domandò lo yarder, stranito. -Post morte?
-Mi sembra ovvio.
-Motivi economici, hai detto prima. Doveva dei soldi all’assassino?
-Altrettanto ovvio. Pensare e respirare sono azioni così difficili da gestire per il tuo cervello, ma stai migliorando, sembra.
Greg sorrise, in un certo senso quella battuta era stata divertente.
-Riesco anche ad avere fame, se la cosa ti interessa.
-No, non mi interessa.
-Peccato, qui vicino c’è un bar favoloso. Potevamo prenderci un caffè.
-Non bevo caffè. E no, prima che tu voglia chiedermelo, difficilmente mangio durante la giornata. La digestione mi rallenta. Ora smettila di assillarmi, non parlare, non respirare, fuma un’altra sigaretta se proprio vuoi, ma lasciami risolvere il caso in pace.
Ci fu un attimo di silenzio.
-Tu non hai molti amici, vero? Questo sì che è davvero ovvio.
-Uhm. E allora?- biascicò l’altro, piccato. Beh, aveva trovato un nervo scoperto, era un passo avanti piuttosto al farsi semplicemente offendere.
-E allora, te lo ripeto. Prendiamoci un caffè, un caffè, quello che ti pare, e poi risolviamo questo caso. Se mi aiuti ad entrare in polizia, magari, potrei passarti qualche cartella tra gli irrisolti…
-Oh.
L’atteggiamento ostile del suo interlocutore era cambiato completamente, si vedeva da come il viso fosse meno contratto, meno accigliato.
-Conosco un cinese aperto fino alle due del mattino, alle venti e trenta è ancora… Sherlock. Sherlock Holmes. Avrei dovuto dirlo un quarto d’ora fa, ma suppongo che a questo punto… Avete molti casi irrisolti? Spero siano difficili, non mi piace perdere tempo.
Rise ancora, Greg, annuendo.
-Sì, ne abbiamo tanti. E ho la chiave dell’archivio di mio padre. Può tornare utile, non pensi, Sherlock?
-Molto.
Si diressero al bar, il suo primo caso da novello yarder stava per essere risolto. Anche se con un piccolo aiuto, il primo di un lunga, lunghissima serie.
  
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