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Autore: Shinra    17/02/2009    3 recensioni
Il ritorno di Zack. Un nuovo clone minaccia il Pianeta. Una verità che Cloud non è pronto ad affrontare...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cloud Strife, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: Questa storia l'ho scritta molto tempo fa, in inglese. Se c'è una cosa che ho imparato al liceo, è che la traduzione non è poi così semplice come ci si aspetterebbe. E questo mi ha dato non pochi problemi. Tuttora non sono per nulla soddisfatta di come è scritta, ma siccome la storia di base mi piaceva, ho voluto pubblicarla anche qui. Un giorno la riscriverò tutta da capo in un italiano decente. Siate spietati nelle critiche. :-)

Capitolo 1: Sorprese

Il caldo torrido dell'estate era resto sopportabile dalla velocità della moto. Il vento gli scompigliava i capelli, una sensazione alla quale era abituato, ormai.
Stava attraversando il deserto di Midgar, una desolazione rocciosa che si estendeva per chilometri. Dopo che la Lifestream aveva salvato la città dalla Meteora, non tutti i settori erano stati ricostruiti. Molti giacevano ancora abbandonati e in rovina, anche se la gente continuava a vivere negli Slums.
Cloud si voltò a guardarla. Per quanto potesse essere orribile, quella città era ancora viva. Cercò di ricostruirla nella sua mente: la chiesa, il mercato, il bar di Tifa... non così come era adesso, ma come era stata prima. Prima di tutto, prima della ShinRa, prima dei Turks, prima di Sephiroth e delle Weapon... Se si concentrava poteva ancora sentire il rumore del vetro che si spezzava sotto la sua schiena, l'impatto con il suolo, una sensazione di tepore e poi un voce lieve, quasi sussurro, che lo chiamava riportandolo alla vita...
Ma il ricordo più forte che aveva di quel luogo erano i treni.
Il rumore di sfregamento delle ruote, le vibrazioni, la forza d'attrito dell'aria, la condensa che invadeva i binari all'arrivo in stazione e dentro le gallerie, le ombre che sfrecciavano sui muri... e poi c'era quell'odore inconfondibile di gomma bruciata.
Ricordava anche il cielo di Midgar, ovvero le piattaforme di cemento grigio che sovrastavano gli slums, dispensatrici di sensazioni cupe e opprimenti. Bastava guardare in alto per sentirsi incredibilmente piccoli... e inutili.
Ma anche nel punto più alto della città, sulla terrazza del palazzo presidenziale, se si guardava in alto l'unica cosa che si vedeva era la foschia nera e perenne che copriva il sole, gettando tutto nell'ombra. Anche adesso che i reattori non funzionavano più e l'inquinamento era diminuito, quella nuvola nera non si era ancora diradata. Sarebbero stati necessari ancora centinaia di anni, probabilmente, prima che fosse scomparsa del tutto. Forse solo Nanaki e i suoi figli sarebbero stati in grado di vedere quello che sarebbe diventata per volere di Holy.
Quella città di smog e traffico. Ex-quartier generale della corporazione più importante del pianeta e dell'esercito dei SOLDIER.
Midgar.
Senza di lei, Cloud Strife non sarebbe esistito. E neanche Sephiroth. E neanche...

Una melodia metallica irruppe nell'aria.
Cloud tolse la mano destra dall'accelleratore ed estrasse il telefono dalla tasca.
Nel lasso di tempo che intercorse dall'occhiata che diede al display a quando si portò il telefono all'orecchio, Cloud pensò a come avesse potuto fare tutta quella strada pensando a tutto fuorché a guidare, senza essere andato a schiantarsi contro una roccia; e se il cellulare infilato nella tasca dei pantaloni gli avrebbe causato sterilità.
Si ricordò allora di ciò che quegli scienziati pazzi gli avevano fatto, e di tutte le volte che era stato esposto alle radiazioni della Materia, e decise che un po' di onde elettromagnetiche non avrebbero potuto aggravare di molto la situazione.

“Cloud.” disse.

“...”

Conosceva solo una persona capace di rispondere con i puntini di sospensione, e la certezza di sapere chi ci fosse esattamente dall'altra parte dell'apparecchio non gli fece piacere.

Finalmente Rude parlò, “Tra mezz'ora al nuovo quartier generale ShinRa.” dopodiché Cloud si ritrovò a fissare il display che dal verde sfumava al nero.
I modi di Rude non gli andavano molto a genio, ma Cloud era sollevato che non si fosse trattato di Reno. Quell'uomo amava tenerlo al telefono per nulla, e l'ultima volta gli aveva fatto scaricare la batteria.
Il nuovo quartier generale della ShinRa era esattamente dalla parte opposta a quella verso cui si stava dirigendo.
Avrebbe impiegato il doppio del tempo adesso, e oltretutto Tifa gli aveva fatto promettere di ritornare per cena.
Maledizione a Rufus, pensò Cloud.
Avrebbe pagato la benzina, o sarebbe stato peggio per lui.

--

Era diretto verso casa.
Le parole di Rufus continuavano ancora a ronzargli in testa. Ruotò la manopola dell'accelleratore al massimo. Se qualcuno o qualcosa avesse avuto la cattiva sorte di capitare tra lui e la strada in quel momento, sarebbe stato tranciato dalle sue spade o messo sotto dalla moto, e non avrebbe avuto neanche il tempo di pensare.

“Un nuovo clone.” aveva detto.

“Che cosa?” le parole erano uscite dalla bocca di Cloud prima che lui potesse evitarlo. La sorpresa nel suo tono di voce era evidente, e Cloud maledisse sé stesso per non essere riuscito a controllarsi.

Prima Yazoo, Loz, Kadaj... e adesso?
Si sarebbe mai stancato Sephiroth di tornare in vita?
Le ultime due o tre volte che aveva salvato il pianeta non erano sufficienti?
Attraversò il guado di un fiume senza decelerare, l'acqua schizzò ai lati della moto bagnandogli i pantaloni e gli stivali. Qualche goccia colpì gli occhiali da sole, e la rabbia di Cloud aumentò.

Un nuovo clone, ripetè a sé stesso, asciugandosi le lenti con il dorso della mano inguantata. Che aspetto avrebbe avuto questa volta?
I capelli argentati erano d'obbligo, e anche gli occhi verde-azzurri, già... Che arma avrebbe utilizzato questa volta? C'erano state spade, pistole, pugni di ferro... Il prossimo che cosa avrebbe maneggiato? Una frusta per punire i bambini cattivi e disubbidienti? Avrebbe indossato una bandana con la scritta “Love Mamma”? Gli si sarebbe scagliato addosso urlando: “E questo è per la Mamma! E questo è per il suo braccio sinistro, e questo è per il suo occhio destro, e per--” basta, meglio finirla qua.
Ma chi aveva detto che il clone doveva essere per forza un uomo?
Sarebbe potuta benissimo essere una donna questa volta. Forse sarebbe assomigliata di più a Jenova, con la pelle blu e gli occhi rossi.
Una volta Barrett aveva detto che Sephiroth e Aerith si assomigliavano, e questo commento aveva portato a una lunga discussione sull'origine degli Ancient.
Alla fine entrambi si erano ritrovati d'accordo sul fatto che Sephiroth era pazzo, e che sarebbe potuto diventare una malattia contagiosa. A quel punto Cait Sith aveva cominciato un'escalation di aggettivi attribuibili a Sephiroth per tutte le lettere dell'alfabeto. Cloud cercò di riportarli alla mente ed era arrivato alla lettera L per “Lunatico”, quando il cellulare squillò di nuovo.

[Nota dell'autrice: aiutate Cloud a ricordare gli altri aggettivi! :-P]

“Cloud.” rispose.

“Hey Cloud! Ma dove sei finito?” una vocina squillante.

“Ciao Marlene, sto per arrivare a casa.”

“Va bene! Tifa si chiedeva se ti eri dimenticato della tua promessa di tornare per cena.”

Cloud sospirò, le promesse erano diventate una cattiva abitudine in quella famiglia, “Sì, non preoccuparti, dille che non l'ho dimenticato.”

“Ooo—kay!” Cloud si chiese se per caso Marlene non stesse frequentando Yuffie un po' troppo spesso, “Fantastico! Sbrigati che qui stiamo tutti aspettan--”

La seconda sorpresa della giornata. Cloud aggrottò le sopracciglia, “Marlene, tutti chi?”

“Emm...” sentì dei rumori di sottofondo dall'altra parte dell'apparecchio, e pensò che forse non gli era dato sapere di quel tutti che lo stava aspettando, anche se aveva una vaga idea di chi quel tutti potesse essere...

“Non preoccuparti,” disse subito a Marlene, “Rassicura Tifa, dille che non ho sentito bene.”

“Troppo tardi.” era Tifa.

Chi è che mi sta aspettando allora?”

“Indovina.”

“Indovina cosa?”

“Quanti ne abbiamo oggi?”

“Diciannove, perchè?

“E questo non ti fa venire in mente niente?”

Cloud restò qualche attimo in silenzio, alla fine si arrese alla sua ignoranza, “No.”

Dall'altra parte dell'apparecchio sentì Tifa sospirare, “Va bene, va bene, sbrigati ad arrivare. Stiamo morendo di fame.” e riagganciò.

Cloud rimise il cellulare in tasca.
Qualunque cosa avesse avuto in mente Tifa non sarebbe stata la fine del mondo, pensò.

Non sapeva che le sorprese non erano ancora finite.

continua.

  
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