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Autore: GioTanner    16/10/2015    3 recensioni
“Ognuno merita la morte. -Specificò DeathMask, scrocchiandosi il collo. -Ma non merita di sapere che sta morendo perché è... Destino. Sono cazzate.”
Capricorn abbassò il capo e quasi spuntò un sorriso sul suo volto, se non fosse che gli faceva davvero male muovere i muscoli facciali per le ferite e le escoriazioni: “L'uomo è nato per tradire il proprio destino; - decise di dire, mentre accarezzava il dorso della mano dove risiedeva la Spada Sacra.

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La volontà degli Dei duole saperlo, ma è a tratti più eccentrica di un umano; solo che l'uomo non ha potere mentre le Divinità quel che vogliono più volte ottengono.
E se dopo la sconfitta di Hades una nuova divinità - o forse è meglio dire tre- si destassero per un torto subito sul loro campo: il destino?
-Marie, nuovo cavaliere d'argento di Pyxis e i neo risorti Gold Saints potranno mai scampare alla divinità che pur da sempre fa parte della loro vita? Forse la più difficile da placare poiché in palio c'è la loro stessa sorte?
E c'è forse qualcosa più grande del fato stesso?
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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23 Capitolo

Baratro

*fine capitolo scheda


Ascoltando quelle parole, uno strano sorriso contornò le labbra di Jonah: si tolse l'elmo color del papavero e approvò.
“Già, hanno tradito le nostre leggi. Le mie leggi.”
I suoi occhi, così violacei, saettarono da una prigione di fuoco all'altra. Godeva Atropo, nel vedere finalmente marcire quegli stolti; il flusso del Fato avrebbe ripreso il suo corso e molte divinità dell'Olimpo gliene avrebbero dato il giusto merito.
Come poteva però contemplare al meglio la morte di quegli sconfitti? A questo dubbio aveva già risposto adeguatamente... Si sarebbe divertita.
Erano come burattini di stoffa: ne avrebbe tirati i fili sino a spezzarli, così come era suo compito nel Destino degli uomini.


Nel frattempo Shiryu, Hyoga e Shun giungevano alla quarta casa, tempio che ormai non ospitava più tenebre e maschere, ma solo un Cavaliere intollerante, arrogante e dai modi non troppo eleganti e piacevoli. Ravveduto, ma non per questo mutato nel carattere.
Cavaliere, che ora era assente: “Non c'è.” Dichiarò infatti il russo.
“È come ha detto Aries, DeathMask è corso dietro ai Cavalieri delle Moire.”
“Che avventato.”
“No, ha fatto bene. Rimanere nel tempio del Cancro quando i soli nemici che ci sono si possono raggiungere...- Affermò il Saint del Dragone. -... Non so se sia una vera e propria mancanza di regole, ma quel che ha fatto non è un ragionamento inavveduto.”
Ripresero la scalinata, colmi delle preghiere che Atena stava loro dicendo. Sentivano quel cosmo buono avvolgere il Santuario mentre tre ombre scure, una più delle altre, macchiavano inesorabilmente come gocce di petrolio quella pace.
“Hanno già fatto due vittime, non gli permetteremo di farne una terza.”
“Non ne saranno in grado. Abbiamo sconfitto Marine e Specters, abbiamo superato tutti gli ostacoli disseminati sul nostro cammino. Quanto a tenacia non abbiamo rivali... Atena ci guiderà. Dobbiamo solo arrivare... quanto prima.” Concluse Hyoga rilegando la fasciatura sul suo occhio.


“Dannati...” Si ritrovò a pensare il Cavaliere del Cancro che, seppur imprigionato insieme a Marie, era riuscito a tenere a bada le fiamme dal suo corpo e da quello della ragazza col potere del suo vasto cosmo d'oro. Non troppo però e non troppo a lungo avrebbe sopportato.
Si ritrovò poi a guardare il cavaliere di Pyxis che arrancava a terra. Abbassò il capo nella sua direzione e le gridò: “Vuoi fare qualcosa o autocommiserarti?”
Marie non rispose, le membra le bruciavano così tanto, per il fuoco che li aveva inghiottiti, da non riuscire neppur ad alzarsi dalla posizione china in cui si trovava.
Non riusciva neppure a ragionare e l'alta temperatura che le premeva sul volto coperto dalla maschera di metallo era insopportabile. L'armatura d'argento poteva sostenere quel calore, ma l'uomo no. Non aveva ancora bruciature gravi solo grazie a DeathMask, ma sapeva che quello stallo avrebbe retto ancora per poco.
Il suo maestro era da solo... imprigionato in una gabbia di fuoco e colto alla sprovvista l'ultima cosa che s'era sentita di lui era stato il metallico suono dell'armatura che cozzava sul pavimento della decima casa.
Avrebbe continuato a piangere se non fosse che gli doleva così tanto il viso e che le si erano seccate pure le lacrime per l'ingente calore.

Atena...” Alzò il volto e guardò colui che aveva sussurrato quella parola. Era strano sentir pronunciare il nome della venerabile dea Atena da un uomo come DeathMask. Fu udibile poco o nulla in quel mormorio diretto fra lui e la sua dea.
Atena.” Ripetette anche lei, come a darsi coraggio, invocandola. Non voleva morire, non voleva morire, non voleva. Si aggrappò alla caviglia del cavaliere per issarsi su e questi quasi inciampò per il peso che gli era piombato all'improvviso.
Togliti quella cazzo di maschera se vuoi vivere.” Le disse ritrovandosi Marie avvinghiata alla sua armatura che era tiepida e non bruciante, grazie all'emanazione del cosmo di Cancer.
No.”
Non respiri neanche il poco ossigeno che c'è. -La spintonò un passo più in là. -Questa è una guerra e in guerra c'è chi perde l'onore per vivere. Intesi?”

Esistevano due grandi categorie di soldati: L'eroe morto in guerra e il sopravvissuto.
L'eroe morto in guerra era l'uomo da amare e venerare per eccellenza, l'uomo a cui tutte le macchie della sua breve vita -semmai ne avesse avute- venivano cancellate con la sua triste fine. E più era cruento il modo in cui fosse morto, più l'uomo sarebbe stato ricordato con affetto e dolcezza come un soldato da cui prendere esempio nei secoli dei secoli, nella memoria di chi fosse stato ancora vivo per raccontare le sue gesta.
Secondo Pyxis, Shura di Capricorn incarnava appieno questa categoria.
Il sopravvissuto, invece, era una categoria strana. Si era vivi, ma si aveva perduto ogni cosa con la guerra. Anzi, alle volte si perdeva così tanto che non ci si riconosceva neanche più... si perdeva se stessi. Gli ideali sembravano persi, effimeri... a cosa mai erano serviti? Gli istanti di adrenalina lontani, i giorni pesanti... a ciarlare come un vecchio pazzo raccontando le gesta dell'eroe morto in guerra.
Il sopravvissuto diveniva un relitto a guerra conclusa. Un qualcosa di spezzato, ma rimasto per ostinazione o per mera fortuna.

Marie provava vergogna per questa sua ostinazione, ma non voleva cedere. Marie voleva vivere, questa era una certezza disarmante e senza lode. Voleva continuare a vivere per ricordare come un vecchio pazzo tutto ciò che per lei era stato importante. E ne era sicura. E non aveva ripensamenti. Bisognava decidere se valeva il prezzo, ma il prezzo della vita era sempre troppo alto.
Le mani tremarono all'inizio, il caldo era soffocante.
Poi all'ultimo istante il gesto fu repentino, quasi deciso, più veloce che mai: la maschera fu tolta e Marie sospirò e annaspò nel suo respiro allo stesso tempo. L'aria era rarefatta e lei aveva preso una boccata d'aria di troppo.
DeathMask era in piedi, il volto concentrato sul non far bruciare entrambi, ma le ginocchia avevano cominciato a piegarsi per lo sforzo. Le fiamme di Therapon erano fiamme alimentate dal potere del suo creatore e spingevano con violenza verso di loro ad un ritmo decisamente troppo serrato.
Il cavaliere della Bussola buttò a terra la sua maschera: “Ho gettato il mio onore e questo Shura non me lo perdonerà mai. -Non lo chiamò maestro, non se la sentiva.- Ma ho volontà di vivere e non solo a parole.”
DeathMask sorrise, ma non fu un sorriso sprezzante quello che gli uscì fuori, bensì un sorriso di consenso. Non disse nulla comunque e non si girò neppure nella sua direzione, continuò a sorreggere col suo cosmo d'oro la gabbia di fuoco che cercava di stringerli in una morsa infuocata e letale.
Non c'era tempo per rimuginare, si disse Pyxis. Ed era così terribile quello che aveva appena fatto a se stessa, solo per salvarsi, che non vi erano più scuse per cercare di fermarsi e fare una morte degna d'esser raccontata.
Tutta la sua vita era stata un turbinio di situazioni a cui lei aveva dovuto cedere.
Dire addio ai suoi amici di infanzia per seguire Capricorn Non voglio che tu vada Marie, non lasciare l'orfanotrofio...” ,
allenarsi duramente per divenire cavaliereEhi mi stai ascoltando? Marie mi raccomando, non tradirmi e metti in atto i miei ultimi insegnamenti e tutta la pratica che abbiamo fatto prima della guerra.”,
arrendersi alla morte di Shura per poi vederlo ritornare come traditore, arrendersi nuovamente all'idea di non vederlo più tornare, vedere sterminata l'ultima traccia del suo passato, compiangere e vedere di non essere stata utile neppure questa volta al suo maestroNo... n-no... Ma-e...stro... no... ri-rispondete vi... vi supplico...”*
Ma... ma c'era stato qualcosa che si era spezzato dentro Marie proprio quando per la prima volta era stata presa lei in causa: il destino la voleva morta. E la passività austera, quella di non reagire se la guerra non era la tua, era venuta meno. Perché lei non era come Shura, lei non lo era anche se la sua personalità non importava poi molto in un campo di battaglia.
Non era mai uscita allo scoperto più di tanto, solo zampilli del suo io avevano alle volte fronteggiato la sua apparente formalità inflessibile e rigorosa.
Marie aveva sedici anni e il cuore le rimbombava nel petto che questa volta voleva e doveva fare lei. Fare qualcosa. E togliersi quella maschera era stato un gesto semplice, ma tachicardico.
Spostò la frangia dai riflessi aranciati per asciugarsi il sudore dalla fronte e digrignò i denti: “Spero che sia ancora vivo, anche se non vorrà più vedermi.”

Aveva rotto la Sintonia? Quella che vi era fra allievo e maestro e che da tutta la vita l'aveva accompagnata?
Con quale coraggio!
Quale sciagura...
L'armatura di Pyxis si inebriò del cosmo che la sua padrona ora, lentamente, scaturiva. Marie era a poca distanza dal cavaliere del Cancro e, sebbene la temperatura fosse asfissiante, ora doveva provare il tutto per tutto. Cosa le restava in fondo? La maschera l'aveva tolta e non poteva sprecare la ferita al suo orgoglio e alla sua virtù di cavaliere con una vigliaccheria.
Respirò affannosamente, ma non tentennò mai e si diresse senza indugi verso il fuoco.
Le sue tre stelle guida le sentiva potenti e maestose. Tre stelle meravigliosamente luminose, distanti l'una dall'altra quasi a perdersi, eppur unite nel formare la splendida Bussola dei cieli. Decise a risplendere, a vivere nonostante dalla terra si vedessero a malapena.
Così come un cavaliere d'argento si vedeva a malapena davanti all'imponente schiera del Destino.
Si posizionò di fronte ad una parete di fiamme e parlò: “Togli la tua protezione DeathMask.- I suoi occhi grigi non erano mai stati così perentori. Il cavaliere si ritrovò a guardarla in volto senza neppure fiatare. -Permettimi di vivere e togli il tuo cosmo dal fuoco.”

Bruceremo.” Rispose, più a se stesso che a lei. Eppure DeathMask lo fece, perché di stare immobile a vedere le sue forze sfiancarsi proprio non n'era il tipo.

Il baratro era così vicino da sentirne il vento fischiare da dentro quella pozza senza fondo.


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*= le frasi in corsivo sono frasi che sono state pronunciate proprio in quei momenti che ora Marie, cavaliere della Bussola, ricorda. (Se andate indietro nei capitoli le ritroverete scritte infatti in dati attimi della storia). :3


Dlin dlon, annuncio: come avrete capito non prendo in considerazione il Next Dimension, boh forse s'è capito, forse no. Anyway... i bronzini che metto sono Shiryu, Hyoga e Shun. Non metto Seiya solo perché a fine storia diciamo che è fuori dai giochi. -d'altronde lui serve per sconfiggere Hades dai tempi del mito, e quindi se ora non c'è se la potranno pur cavar 'sti poveri Bronze Saints che in fondo per le loro imprese son leggendari!- Ah, altra cosa... ho pensato di rimettere la benda a Hyoga solo perché a mio pensiero personale fuori dall'Ade potrebbe averla ancora. Sì, nel ND so che non c'è, ma non prendendolo in considerazione... Liberi di contestare (:


Ps: Marie è un continuo di contraddizioni, piccina. Ma ci sono affezionata a come originariamente l'avevo in mente. Lei era un tripudio di onore e valore perché così le era stato insegnato... di fronte alla morte la prontezza del suo spirito e del suo istinto la mette a dura prova. Spero si comprenda e vi piaccia :3

Enjoy! (Vi lascio alla scheda)↓


SCHEDA:

CAVALIERE DEL DESTINO IRRISOLTO:

Nome: Helene

Anni: 19

Nazionalità: Greca

Luogo d'Addestramento: ?

Colore occhi: color grano/marrone molto chiaro.

Colore Capelli: violacei e lisci.

Carattere: Impertinente e sfrontata, devotissima alle Moire.

Attacchi: Non pervenuti/ controlla le correnti marine.

Armatura: Rossa Scarlatta. Poiché egli è uno dei sette Cavalieri devoti alle Moire, il sangue è il giuramento con cui legano il proprio Destino.


   
 
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