23 Capitolo
Baratro
*fine capitolo scheda
Ascoltando
quelle parole, uno strano sorriso contornò le labbra di
Jonah:
si tolse l'elmo color del papavero e approvò.
“Già,
hanno tradito le nostre leggi. Le mie
leggi.”
I suoi
occhi, così violacei, saettarono da una prigione di fuoco
all'altra. Godeva Atropo, nel vedere finalmente marcire quegli
stolti; il flusso del Fato avrebbe ripreso il suo corso e molte
divinità dell'Olimpo gliene avrebbero dato il giusto
merito.
Come poteva però contemplare al meglio la morte di
quegli sconfitti? A questo dubbio aveva già risposto
adeguatamente... Si sarebbe divertita.
Erano come burattini di
stoffa: ne avrebbe tirati i fili sino a spezzarli, così come
era suo compito nel Destino degli uomini.
✾
Nel
frattempo Shiryu, Hyoga e Shun giungevano alla quarta casa, tempio
che ormai non ospitava più tenebre e maschere, ma solo un
Cavaliere intollerante, arrogante e dai modi non troppo eleganti e
piacevoli. Ravveduto, ma non per questo mutato nel
carattere.
Cavaliere, che ora era assente: “Non
c'è.”
Dichiarò infatti il russo.
“È come ha detto
Aries, DeathMask è corso dietro ai Cavalieri delle
Moire.”
“Che avventato.”
“No, ha fatto
bene. Rimanere nel tempio del Cancro quando i soli nemici che ci sono
si possono raggiungere...- Affermò il Saint del Dragone.
-...
Non so se sia una vera e propria mancanza di regole, ma quel che ha
fatto non è un ragionamento inavveduto.”
Ripresero la
scalinata, colmi delle preghiere che Atena stava loro dicendo.
Sentivano quel cosmo buono avvolgere il Santuario mentre tre ombre
scure, una più delle altre, macchiavano inesorabilmente come
gocce di petrolio quella pace.
“Hanno già fatto due
vittime, non gli permetteremo di farne una terza.”
“Non
ne saranno in grado. Abbiamo sconfitto Marine e Specters, abbiamo
superato tutti gli ostacoli disseminati sul nostro cammino. Quanto a
tenacia non abbiamo rivali... Atena ci guiderà. Dobbiamo
solo
arrivare... quanto prima.” Concluse Hyoga rilegando la
fasciatura sul suo occhio.
✾
“Dannati...”
Si ritrovò a pensare il Cavaliere del Cancro che, seppur
imprigionato insieme a Marie, era riuscito a tenere a bada le fiamme
dal suo corpo e da quello della ragazza col potere del suo vasto
cosmo d'oro. Non troppo però e non troppo a lungo avrebbe
sopportato.
Si ritrovò poi a guardare il cavaliere di Pyxis
che arrancava a terra. Abbassò il capo nella sua direzione e
le gridò: “Vuoi fare qualcosa o
autocommiserarti?”
Marie
non rispose, le membra le bruciavano così tanto, per il
fuoco
che li aveva inghiottiti, da non riuscire neppur ad alzarsi dalla
posizione china in cui si trovava.
Non
riusciva neppure a ragionare e l'alta temperatura che le premeva sul
volto coperto dalla maschera di metallo era insopportabile.
L'armatura d'argento poteva sostenere quel calore, ma l'uomo no. Non
aveva ancora bruciature gravi solo grazie a DeathMask, ma sapeva che
quello stallo avrebbe retto ancora per poco.
Il
suo maestro era da solo... imprigionato in una gabbia di fuoco e
colto alla sprovvista l'ultima cosa che s'era sentita di lui era
stato il metallico suono dell'armatura che cozzava sul pavimento
della decima casa.
Avrebbe
continuato a piangere se non fosse che gli doleva così tanto
il viso e che le si erano seccate pure le lacrime per l'ingente
calore.
“Atena...”
Alzò il volto e guardò colui che aveva sussurrato
quella parola. Era strano sentir pronunciare il nome della venerabile
dea Atena da un uomo come DeathMask. Fu udibile poco o nulla in quel
mormorio diretto fra lui e la sua dea.
“Atena.”
Ripetette anche lei, come a darsi coraggio, invocandola. Non voleva
morire, non voleva morire, non voleva. Si aggrappò alla
caviglia del cavaliere per issarsi su e questi quasi
inciampò
per il peso che gli era piombato all'improvviso.
“Togliti
quella cazzo di maschera se vuoi vivere.” Le disse
ritrovandosi
Marie avvinghiata alla sua armatura che era tiepida e non bruciante,
grazie all'emanazione del cosmo di Cancer.
“No.”
“Non
respiri neanche il poco ossigeno che c'è. -La
spintonò
un passo più in là. -Questa è una
guerra e in
guerra c'è chi perde l'onore per vivere. Intesi?”
Esistevano
due grandi categorie di soldati: L'eroe morto in guerra e il
sopravvissuto.
L'eroe
morto in guerra era l'uomo da amare e venerare per eccellenza, l'uomo
a cui tutte le macchie della sua breve vita -semmai ne avesse avute-
venivano cancellate con la sua triste fine. E più era
cruento
il modo in cui fosse morto, più l'uomo sarebbe stato
ricordato
con affetto e dolcezza come un soldato da cui prendere esempio nei
secoli dei secoli, nella memoria di chi fosse stato ancora vivo per
raccontare le sue gesta.
Secondo
Pyxis, Shura di Capricorn incarnava appieno questa categoria.
Il
sopravvissuto, invece, era una categoria strana. Si era vivi, ma si
aveva perduto ogni cosa con la guerra. Anzi, alle volte si perdeva
così tanto che non ci si riconosceva neanche
più... si
perdeva se stessi. Gli ideali sembravano persi, effimeri... a cosa
mai erano serviti? Gli istanti di adrenalina lontani, i giorni
pesanti... a ciarlare come un vecchio pazzo raccontando le gesta
dell'eroe morto in guerra.
Il
sopravvissuto diveniva un relitto a guerra conclusa. Un qualcosa di
spezzato, ma rimasto per ostinazione o per mera fortuna.
Marie
provava vergogna per questa sua ostinazione, ma non voleva cedere.
Marie voleva vivere, questa era una certezza disarmante e senza lode.
Voleva continuare a vivere per ricordare come un vecchio pazzo tutto
ciò che per lei era stato importante. E ne era sicura. E non
aveva ripensamenti. Bisognava decidere se valeva il prezzo, ma il
prezzo della vita era sempre troppo alto.
Le
mani tremarono all'inizio, il caldo era soffocante.
Poi
all'ultimo istante il gesto fu repentino, quasi deciso, più
veloce che mai: la maschera fu tolta e Marie sospirò e
annaspò
nel suo respiro allo stesso tempo. L'aria era rarefatta e lei aveva
preso una boccata d'aria di troppo.
DeathMask
era in piedi, il volto concentrato sul non far bruciare entrambi, ma
le ginocchia avevano cominciato a piegarsi per lo sforzo. Le fiamme
di Therapon erano fiamme alimentate dal potere del suo creatore e
spingevano con violenza verso di loro ad un ritmo decisamente troppo
serrato.
Il
cavaliere della Bussola buttò a terra la sua maschera:
“Ho
gettato il mio onore e questo Shura non me lo perdonerà mai.
-Non lo chiamò maestro, non se la sentiva.- Ma ho
volontà
di vivere e non solo a parole.”
DeathMask
sorrise, ma non fu un sorriso sprezzante quello che gli uscì
fuori, bensì un sorriso di consenso. Non disse nulla
comunque
e non si girò neppure nella sua direzione,
continuò a
sorreggere col suo cosmo d'oro la gabbia di fuoco che cercava di
stringerli in una morsa infuocata e letale.
Non
c'era tempo per rimuginare, si disse Pyxis. Ed era così
terribile quello che aveva appena fatto a se stessa, solo per
salvarsi, che non vi erano più scuse per cercare di fermarsi
e
fare una morte degna d'esser raccontata.
Tutta
la sua vita era stata un turbinio di situazioni a cui lei aveva
dovuto cedere.
Dire
addio ai suoi amici di infanzia per seguire Capricorn “Non
voglio che tu vada Marie, non lasciare l'orfanotrofio...”
,
allenarsi
duramente per divenire cavaliere
“Ehi
mi stai ascoltando? Marie mi raccomando, non tradirmi e metti in atto
i miei ultimi insegnamenti e tutta la pratica che abbiamo fatto prima
della guerra.”,
arrendersi
alla morte di Shura per poi vederlo ritornare come traditore,
arrendersi nuovamente all'idea di non vederlo più tornare,
vedere sterminata l'ultima traccia del suo passato, compiangere e
vedere di non essere stata utile neppure questa volta al suo maestro
“No... n-no... Ma-e...stro... no... ri-rispondete
vi... vi
supplico...”*
Ma...
ma c'era stato qualcosa che si era spezzato dentro Marie proprio
quando per la prima volta era stata presa lei in causa: il destino la
voleva morta. E la passività austera, quella di non reagire
se
la guerra non era la tua, era venuta meno. Perché lei non
era
come Shura, lei non lo era anche se la sua personalità non
importava poi molto in un campo di battaglia.
Non
era mai uscita allo scoperto più di tanto, solo zampilli del
suo io avevano alle volte fronteggiato la sua apparente
formalità
inflessibile e rigorosa.
Marie
aveva sedici anni e il cuore le rimbombava nel petto che questa volta
voleva e doveva fare lei. Fare qualcosa. E togliersi quella maschera
era stato un gesto semplice, ma tachicardico.
Spostò
la frangia dai riflessi aranciati per asciugarsi il sudore dalla
fronte e digrignò i denti: “Spero che sia ancora
vivo,
anche se non vorrà più vedermi.”
Aveva
rotto la Sintonia? Quella che vi era fra allievo e
maestro e
che da tutta la vita l'aveva accompagnata?
Con
quale coraggio!
Quale
sciagura...
L'armatura
di Pyxis si inebriò del cosmo che la sua padrona ora,
lentamente, scaturiva. Marie era a poca distanza dal cavaliere del
Cancro e, sebbene la temperatura fosse asfissiante, ora doveva
provare il tutto per tutto. Cosa le restava in fondo? La maschera
l'aveva tolta e non poteva sprecare la ferita al suo orgoglio e alla
sua virtù di cavaliere con una vigliaccheria.
Respirò
affannosamente, ma non tentennò mai e si diresse senza
indugi
verso il fuoco.
Le
sue tre stelle guida le sentiva potenti e maestose. Tre stelle
meravigliosamente luminose, distanti l'una dall'altra quasi a
perdersi, eppur unite nel formare la splendida Bussola dei cieli.
Decise a risplendere, a vivere nonostante dalla terra si vedessero a
malapena.
Così
come un cavaliere d'argento si vedeva a malapena davanti
all'imponente schiera del Destino.
Si
posizionò di fronte ad una parete di fiamme e
parlò:
“Togli la tua protezione DeathMask.- I suoi occhi grigi non
erano mai stati così perentori. Il cavaliere si
ritrovò
a guardarla in volto senza neppure fiatare. -Permettimi di vivere e
togli il tuo cosmo dal fuoco.”
“Bruceremo.”
Rispose, più a se stesso che a lei. Eppure DeathMask lo
fece,
perché di stare immobile a vedere le sue forze sfiancarsi
proprio non n'era il tipo.
Il
baratro era così vicino da sentirne il vento fischiare da
dentro quella pozza senza fondo.
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*= le frasi in corsivo sono frasi che sono state pronunciate proprio in quei momenti che ora Marie, cavaliere della Bussola, ricorda. (Se andate indietro nei capitoli le ritroverete scritte infatti in dati attimi della storia). :3
Dlin
dlon, annuncio: come avrete capito non prendo in considerazione il
Next Dimension, boh forse s'è capito, forse no. Anyway... i
bronzini che metto sono Shiryu, Hyoga e Shun. Non metto Seiya solo
perché a fine storia diciamo che è fuori dai
giochi.
-d'altronde lui serve per sconfiggere Hades dai tempi del mito, e
quindi se ora non c'è se la potranno pur cavar 'sti poveri
Bronze Saints che in fondo per le loro imprese son leggendari!- Ah,
altra cosa... ho pensato di rimettere la benda a Hyoga solo
perché
a mio pensiero personale fuori dall'Ade potrebbe averla ancora.
Sì,
nel ND so che non c'è, ma non prendendolo in
considerazione...
Liberi di contestare (:
Ps: Marie è un continuo di contraddizioni, piccina. Ma ci sono affezionata a come originariamente l'avevo in mente. Lei era un tripudio di onore e valore perché così le era stato insegnato... di fronte alla morte la prontezza del suo spirito e del suo istinto la mette a dura prova. Spero si comprenda e vi piaccia :3
Enjoy! (Vi lascio alla scheda)↓
SCHEDA:
CAVALIERE DEL DESTINO IRRISOLTO:
Nome:
Helene
Anni:
19
Nazionalità:
Greca
Luogo
d'Addestramento:
?
Colore
occhi:
color grano/marrone molto chiaro.
Colore
Capelli:
violacei e lisci.
Carattere:
Impertinente e sfrontata, devotissima alle Moire.
Attacchi:
Non pervenuti/ controlla le correnti marine.
Armatura:
Rossa Scarlatta. Poiché egli è uno dei sette
Cavalieri
devoti alle Moire, il sangue è il giuramento con cui legano
il
proprio Destino.