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Autore: Xau    16/10/2015    0 recensioni
La Sephelir è, alla prima visione, una piccola marginale colonia al servizio dell'Impero Enalico, esplorante nuovi pianeti per volontà della Reggente e portante come un'enorme bandiera il messaggio di un potere infermabile.
Un'arca dalle origini sconosciute incontrerà la Sephelir nella sua fuga, portando due piccoli monili celanti energie nuove. I giovani perlustratori riceventi tali doni alieni quanto potenti diventeranno la mira della Reggente Imperatrice.
E si sa, Ella non esita a sacrificare, pur di avere ciò che desidera.
Tranne un'unica, imperdibile persona.
Attenzione: lo scritto presenta scene carnali con descrizione poco particolareggiata, triangoli amorosi e/o carnali, descrizioni anche dettagliate di uccisioni, parole scurrili, scene di violenza breve come durata e lieve o media come intensità.
Genere: Introspettivo, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Viaggio esplorativo di mappatura primaria.
Sistema Ankhat'Lakrifa-1-Nha, posizione stabile fra dodicesima e tredicesima orbita attorno alla stella principale Lakrifa, tipo subgigante rossa.
Colonia generazionale di esplorazione Aspla Sephelir, classe Namka.
Servente del fiero Impero Enalico.
 
Non si sa il tempo esatto di questo viaggio. Tutto accade in un periodo così grande che l'unità più consona per suddividere gli avvenimenti più salienti sono le generazioni.
Ventitré dall'ultimo contatto con un pianeta dell'Impero.
Dodici dall'ultima reale visione di un avamposto dotato del benché minimo costrutto di civiltà.
Il resto del viaggio, veloce e allo stesso tempo tremendamente lento, ha portato gli esuli dello spazio accanto a pianeti privi di interesse di qualsiasi genere.
Solo un puntino. Sette milioni di persone, che chiamano casa un'enorme orbitale anulare, traversato da una struttura che forma il suo asse. Lo scopo che hanno in affido è di guardare, osservare, catalogare e infine, aprire la strada alle voglie conquistatrici della Reggente Imperatrice. Ella ha tutto il tempo che gli serve anche per sopportare la lentezza creata dalla lontananza fra i diversi astri, un tempo generoso che scorre lento dentro di lei e che la fa vivere decine di volte ciò che è dedicato ad un suo suddito, dalla giovinezza fiorita alla vecchiaia insecchita.
Ishmir è un ragazzo comune, con la funzione di osservatore orbitale e perlustratore. Passeggia lento lungo le strade pulite e candide della zona 59, coperta da nuvole basse e pigre che si lasciano dietro una pioggia leggera. Il cumulonembo che domina tutto l'insieme delle nubi -l'unica di esse abbastanza burbera da osar tuonare leggermente i suoi polmoni di vento- è oltre il lago locale e sembra si allontani sotto l'azione delle correnti dell'atmosfera, cui esistenza è possibile grazie all'enorme stazza di Sephelir. I raggi del sole artificiale illuminano gradevolmente gli edifici e il paesaggio circostante: il ragazzo è quasi estasiato questo pomeriggio della luce tiepida.
- Non ti facevo presente qui, anche tu pazzo per i dolcetti al cioccolato? -
Davanti gli si materializza senza segno premonitore una ragazza dagli occhi pallidi e dai capelli altrettanto candidi, dai tratti delicati e abbigliata di un vestito floreale. L'ombrello che ha con se è solo la proiezione trasparente di un campo di forza portatile, che lei disattiva appena si ripara sotto la tettoia della piccola pasticceria.
- Ame, salve. In realtà sono per... ehm... Lo scoprirai -, Ishmir, sorpreso, non riesce a comporre una frase completa. Ciò che teneva in serbo rischia seppur vagamente di essere scoperto prematuramente.
- Va bene. Non mi dire niente -, la ragazza percepisce i messaggi nascosti negli sguardi del giovane e decide di non portargli una sensazione disagiata. Completa la frase con un ampio sorriso, volendolo calmare. Ma dentro di lui il cuore -seppur un reattore a pulsazione- batte all'impazzata.
- Aspetta -, dice lui, - Voglio darti l'invito per stasera... -
Lei porge il braccio sinistro, sul cui palmo è visibile un cerchio luminescente. Ishmir apre la mano biomeccanica e i due si stringono le dita. L'impulso viaggia rapido e impercettibile.
- Ecco... Questo è l'invito. Trovi tutte le informazioni -
Ame si connette ai dati senza darlo a vedere. La connessione neuronale porta dirette sensazioni e pseudo-ricordi nella sua mente, senza necessità di altri intermediari. Scopre la presenza di dati criptati.
- Grazie, te ne sono riconoscente. Ti posso aiutare con i dolcetti -, lei spinge delicatamente Ishmir dentro la pasticceria, con vecchi ma resistenti droidi come commessi e gestori.
La passeggiata pomeridiana appare breve e contornata di fortuna, per la felicità del ragazzo. Fondamentale é il tempo di preparazione: in un'attività che richiede di eseguire perlustrazioni a lunga distanza o solo anche briefing di essi, la suddivisione del tempo deve essere congeniale. Nei periodi più movimentati, può accadere che ognuno dei 18 oscillanti in cui è diviso un diaciclo sia calcolato al minimo dettaglio. I due giovani lo sanno, sopratutto Ame, conscia al massimo della situazione difficilmente equilibrata in quanto sovraintendente di Ishmir e di aggiuntive due squadre esplorative che gestisce di persona.
D'altro canto, per il suo sottoposto tattico Ishmir, la situazione è almeno ora leggera. La sorpresa che ha quasi pronta non è stata scoperta.
La sera si fa presente quando gli specchi polarizzanti del sole portatile, chiudendosi come un fiore attorno ad esso, donano fili trepidanti di luce scarlatta. La notte regno delle stelle e dei loro tremolii lontani viene rischiarata maggiormente dai lampioni dalla luce bianca ma non eccessiva, che si accendono nel momento esatto in cui l'anello diaciclico -struttura anulare supporto del sole artificiale- si allinea con quello abitativo, creando una conformazione simmetrica.
Ame, ritornata a casa, non riesce a capacitarsi di cosa veramente indichi l'invito. Ishmir è un ragazzo un po' criptico, che tende a usare il silenzio come protezione. Tamburella le mani sul tavolo a levitazione del piccolo salone, con funzione anche di schermo tattile e che ora scambia dati con le espansioni cerebrali della ragazza. La comunicazione senza fili fa apparire solo il benvenuto per "un'occasione speciale".
Anche se il sistema di criptaggio dei dati appare semplice e fin troppo arcaico, non si capacita di come sia la parola di sblocco. E' l'unica protezione che la separa dai dati, ma Ame rimane titubante sul corromperla basandosi sulla forza di calcolo dei computer: ha la sensazione di esserci qualcosa di particolare nel scoprire la parola di sblocco e non vuole sacrificare il piacere di scoprirlo in favore di efficienti quanto troppo rapidi calcoli.
Si rialza per la quinta volta e attraversato il piccolo appartamento gestito dall'Ufficio Decisionale Tattico di cui fa parte, si ferma sul terrazzo che offre ampia vista sull'intero habitat in quanto sommità di un piccolo complesso residenziale. Alza istintivamente lo sguardo, puntando gli occhi verso le migliaia di luci che punteggiano la maestosa curvatura dell'orbitale e della struttura dell'asse. Oltre, la quasi impercettibile falce di Nabluk, il dodicesimo pianeta, con un'orbita più interna rispetto a quella di Sephelir. La gigante rossa fulcro del sistema in cui orbitano è troppo debole, fintanto che la sua luce è quasi vicina all'infrarosso e si perde facilmente fra quella più "naturale" del sole artificiale.
Se fosse... Se quell'invito fosse per un piccolo appuntamento? Non è profondamente sicura del suo intuito, ma vuole comunque provare. Il petto le si accalda appena trapela per la sua testa lo scenario di un incontro più romantico rispetto a quello che si aspetta.
Rientra in casa, scendendo le scale vitree composte da gradini sospesi nel nulla. Compone mentalmente la password e la invia al tavolo, aspettando febbrilmente l'esito. Sgrana gli occhi lattiginosi nel vedere come la superficie traslucida si anima di ologrammi blu che indicano il riuscito accesso ai dati protetti. Li riceve come puri pensieri, e nel capire cosa contengono si mette la mano al petto, tremolante.
- Mi farà saltare il cuore -, dice fra se è se sospirando sonoramente.
Il vestito che ha addosso è una tenuta semplice, formata da sette falde. L'ampio fiore stilizzato all'altezza del cuore contiene un sistema che controlla sottili attuatori nel tessuto; ad un rapido comando, l'abbigliamento si trasforma, facendo scoprire elaborati pizzi anch'essi pieni di rosei fiori stilizzati, creati dalle pieghe complesse di falde intermedie più sottili.
Il treno a levitazione la porta alla zona 73, dove avviene l'incontro. Il punto segnato sull'invito è distante un isolato e il percorso appare deserto. L'assenza di aree commerciali e di luoghi ludici direziona gran parte della popolazione in altre aree, laddove le comuni luci urbane lasciano spazio a veri e propri caleidoscopi che rischiarano ampie porzioni di habitat. Arriva ad un parchetto cittadino, la cui parte centrale è uno stagno sovrastato da un salice piangente dal legno bianco. L'albero è l'appartenente ad una specie rara, non creata con metodi di pazienti incroci o innesti, con procedure scientifiche o con dottrine di Tecnospiritica: è un puro albero di Salice delle Lune, fra i cui rami lanterne sferiche sospese a mezz'aria emanano una luce ocreggiante e calda.
Rischiarato dalla silente luce, Ishmir è riconoscibile per i suoi capelli corti e trasparenti, simili a cristalli di vetro. Lei apre il cancelletto ed entra a passi lenti.
- Ti ricordi? -, la voce del ragazzo le arriva alle orecchie. Fra le mani tiene una scatola beige, senza alcun disegno sopra.
- Quindi è qui... -, Lei si siede a un braccio distanza da Ishmir sulla panchina dai disegni semplici.
- Questo parchetto è un luogo speciale -
- E' vero... E' molto bello -, lei lancia un lungo sguardo al giovane e alla scatola fra le sue mani.
- Non solo per questo -, lui alza il coperchio.
La scatola aperta rivela cinque piccoli dolcetti riccamente decorati; quello al centro raffigura in forma stilizzata loro due, un davanti l'altra, naso contro naso. Non sono quelli che il ragazzo ha scelto questo pomeriggio, ma più appariscenti, più... appetitosi. Come aveva fatto a nascondere questi dolci? In fondo era entrato con lui nel negozio.
Si limita a mettere le mani alla bocca per bloccare l'espressione di stupore.
- Per questo... Eri così misterioso... con me... -
Lui alza gli occhi alla volta creata dalle foglie del salice e alle lanterne.
- Questo parco è il luogo in cui ci siamo incontrati la prima volta per davvero. Ci conoscevamo già, ma qui ti detti il mio primo bacio sulla guancia. E tu... -, lui interrompe il parlato, sospirando per coprire il lieve accento di imbarazzo.
- Io in cambio ti avevo dato uno schiaffo. Non riuscivo a dirti quanto eri arrossato in quel punto -, lei inizia a ridere. Ishmir avvicina un dolcetto alla bocca di Ame e quasi inconsciamente la ragazza lo morde, gustando i diversi strati al cioccolato che sporcano le sue labbra.
- Ho pianto per quasi una decina di giorni, per paura di averti spavent-- -
Ame poggia il dito sulle labbra di Ishmir, interrompendo la frase. Termina il dolcetto, lasciando solo un pezzettino fra indice e pollice.
- Hai scelto bene. Sono buoni -, le luccicano gli occhi.
- Sì... E' il quinto isat da quando ti ho dato quel bacio... Per questo... -
Lei chiude gli occhi grandi e acquosi.
- Lo so. La password dei dati dell'invito è innocente amore. Hai faticato molto per un momento così semplice. Sei sempre serioso quando si tratta delle persone a cui tieni -
Lui gira la testa, allontanando la vista da quel viso infatuatore e nascondendo le guance leggermente purpuree.
- Questo mi è di dubbio... Non credo di sopportare responsabilità... Per questo mi preoccupo di non riuscire a proteggere nessuno, o ad essere sincero -
La ragazza prende il dolcetto raffigurante se stessa con Ishmir. Nella sua mente una sensazione di calma felicità la avvolge per qualche secondo.
- Veramente credi che non riesci a mantenere vicino a te qualcuno? -, gli domanda. Il suo sorriso dalle labbra appena rosee appare disteso, quasi etereo. Gira il manicaretto e lo osserva attentamente. Quando può, lui riesce ad avere forti legami e a proteggerli in modo quasi eroico. Conosce il ragazzo fin da quando avevano tutti e due un'età fragile, percependo ogni sua tristezza in modo empatico.
- Tu sei una compagna da molto tempo, sei familiarizzata con i miei problemi. Ma io non voglio farti vedere problemi e farti sentire così a disagio, o in colpa -
- E' nel tuo petto il sole che ti illumina. Anche un cuore artificiale può essere sinonimo di sincerità -
- Il mio cuore è... fin troppo resistente ai battiti delle emozioni -
Ame alza l'innocente pezzetto di dolce al cioccolato e lo rimette nella mano del ragazzo.
- Ecco a te -
Lui, senza cambiare espressione, prende il pezzo di dolce e lo gusta. Riesce a nascondere il nodo alla gola in modo molto modesto.
- Almeno i dolci li so scegliere... -
Lei si avvicina e si poggia contro di lui.
- Hai una propensione naturale alla dolcezza -, alza gli occhi per guardare da vicino il viso del suo sottointendente, amico e anche di più di questo, - Ora pensiamo al momento che hai atteso... Stavolta è il mio turno offrirti il miele della vita -
Sorride, per poi avvicinare le sue labbra a quelle di Ishmir. Il lungo bacio scambiato fra i due è appena percettibile. Dentro la mente del giovane, il ricordo fulmineo della stessa ragazza in infanzia, cupa e timida quanto una meritevole studiosa, si mescola sfumato alle sensazioni che ora bagnano salate la sua bocca. Quello schiaffo che ha segnato una sorta di ricostruzione del loro legame è ora solo un sospirante eco. Lei nota l'espressione cupa del giovane perso nei suoi pensieri.
- Lo sai Ishmir? Mi ricordi Sahaquiel -
- Sahaquiel? -
I due si tengono la mano, lui massaggiando le nocche un po' aspre della compagna che gli siede vicino. Dei dolcetti rimane solo quello più appariscente, quasi un pittorico quadretto di glassa la cui delicatezza non da coraggio alla coppia di mangiarlo.
- Sì. E' un angelo con una sua storia plasmata... Una piccola storia -
Lui semplicemente annuisce. Ame sa cosa vuol dire quel semplice gesto. Lo guarda dolcemente negli occhi quindi si schiarisce leggermente la voce e la mente: retaggio delle sue funzioni di consigliera di briefing.
- Sahaquiel, Messaggero delle Stelle e miglior allievo del Maestro Yeha, era un osservatore e guardiano dei popoli. I suoi occhi erano in realtà ciechi e spenti, privi di vita, vedeva attraverso lo spirito delle persone che legava a lui grazie ad un rapporto di fiducia reciproca e profonda... -
La ragazza tasta delicatamente il petto di Ishmir, sentendo la demarcazione fra gli impianti della spalla sinistra e la vera pelle. Continua a parlare, assicurandosi di non annoiare il ragazzo. Lui rallenta il respiro.
- Durante un'osservazione, il Messaggero si innamorò di una giovane donna. Yeha, vedendo il suo allievo offuscato da sentimenti proibiti e incapace di vedere in modo equilibrato l'io delle persone e quindi di pervenire alla sua importante funzione celeste, decise di punirlo. La giovane donna si sacrificò ricevendo il male al posto del messaggero, vedendo in Sahaquiel una persona da proteggere. Prima che lei spirasse, i due si dichiararono amore sincero. Yeha, colpito da questo profondo legame, fece rinascere lei come ragazza di luce, quindi di liberare l'allievo dal suo compito -
Lei distoglie lo sguardo guardando in direzione degli edifici, che attorno al parco si ammassano vicini uni agli altri creando vialetti simili a minimalistiche stradine di bassofondo. Si alza e cammina con passo meditativo, girando in mano il dolce, la cui glassa mantiene la sua interezza grazie a uno strato di zucchero caramellato simile ad uno scudo stucchevole.
- Il tuo bacio sembra segnare la fine di una cecità: riesci a provare emozioni. Dicevano che non versavi lacrime, e hai pianto. Dicevano che non avresti voluto bene, e hai abbracciato con amore. Le persone attorno a te sono il tuo maestro, ti hanno visto cambiare -
Si gira e abbassa la voce, che diventa quasi un sospiro emotivo.
- Ishmir, ti ringrazio -
- Ma io... -, lui si alza, allungando istintivamente il braccio per prenderla.
Lei poggia la mano sulla bocca del giovane, frenando la sua voce con il dito sottile come zampa di farfalla.
- Lo so. So cosa vuoi dirmi, lo leggo nei tuoi occhi -, gli risponde con una voce impercettibile.
Lui le fa fare una piroetta e nel momento giusto le cinge la vita, tenendola a se.
- Io volevo passare la notte con te... -, lui abbassa leggermente lo sguardo.
- Chi ha detto che vado? Ehi, aspetta! -, Ame viene sorpresa dal ragazzo, che la prende in braccio e la poggia sull'erba in un luogo nascosto dalle fronde del salice, quindi la sovrasta.
- Guarda, i tuoi capelli sembrano raggi di stelle... -, lui trema leggermente.
Lei gira appena la testa. La chioma di capelli si lancia in tutte le direzioni, coronando come un'aureola il suo viso.
- Ecco un angelo, Ame -
Lei sente una mano sulla spalla, percepisce le dita di Ishmir scorrere all'altezza della propria clavicola, vicino ai pizzi dell'abito, poi le sente salire sulla nuca. Il pollice scopre a tatto i legamenti e i muscoli del collo sottile con delicatezza, scendendo fino al petto. Il ragazzo percepisce i battiti del cuore di Ame e il suo palmo si poggia sulla sorgente di quel ritmo regolare dopo aver scostato appena e in modo biricchino il pizzo elaborato. Si perde ascoltando quella musica, poi si risveglia e arrossa appena si accorge dove tocca. Lei però non sembra disturbata, quanto invece accaldata e piacevolmente sorpresa.
Lui leva la mano con velocità e tremante la alza come se volesse farla levitare, poi si gira.
- Ti accompagno a casa? -
- No -, risponde lei con voce calda, - Portami in braccio, ti prego -
Lui si gira solo per voler vedere l'espressione che lei fa, ma finisce per non resistere allo sguardo sorridente che dona. La prende in braccio senza fatica e inspira leggermente per percepire l'odore unico che lei ha, impiantato come una pietra miliare nella mente del ragazzo.
- Hai sempre avuto una buona fragranza -, le dice.
Riescono a recuperare la scatola e lui esce dal parchetto, abbandonando quell'angolo di pace ritagliato nello spazio urbano. La leggerezza di Ame permette a Ishmir di portarla a casa senza fatica, anche percorrendo il tragitto a piedi. All'attraversamento del confine da una zona all'altra, lui la alza leggermente per sottolinearne l'esile corporatura.
- Visto, sei come una piuma e attraverso senza fiatone il confine fra le zone... adesso -
Quindi fa un'ampia falcata, superando la sottile linea argentata segnata da un lato e dall'altro da ideogrammi che indicano la numerazione di ognuna delle suddivisioni dell'anello abitativo.
Arrivano a casa della ragazza quando l'ultimo oscillante della giornata è sul finire.
Si salutano, promettendosi di stare insieme l'indomani. Gli ultimi sguardi scambiati sono quelli di ragazzi ingenui e liberi, non pieni dei segreti che li animano. Non appaiono come i giovani sulle cui spalle grava la funzione di occhi a lungo raggio della colonia.
 
~~~
 
L'appuntamento dell'indomani, per qualche burla macchinata da grandi coincidenze, non arriverà. Appena l'anello diaciclico apre gli specchi e fa scoprire il piccolo sole con la delicatezza di una madre, i sistemi neuronali di Ishmir ricevono dati di chiamata ad alta priorità: presenza immediata e necessaria all'accademia.
Tale accademia è un complesso posto dentro uno dei tre grossi pilastri che collegano le parti periferiche di Sephelir alla sua struttura centrale. Un dedalo di ampie stanze e delicati corridoi cerulei si presenta maestralmente ritagliato nell'enorme struttura portante, affiancando la sua funzione cruciale agli altri due pilastri, sedi a loro volta del governatorato centrale e della Gran Biblioteca multimediale.
Ishmir entra in una delle due aule magne nell'esatto momento in cui il grande tavolo virtuale al centro inizia a formare le diverse immagini olografiche. La sala è una sorta di ampio anfiteatro dove i consiglieri tattici si aggiornano sulle diverse situazioni che accorrono. Normalmente solo i trenta sovraintendenti -ognuno comandante tre squadre di perlustrazione e osservazione- hanno accesso in questa area. Oggi è un giorno speciale e i diversi membri delle squadre hanno il permesso di affiancare i loro superiori. Ishmir si accomoda dentro una delle poltrone ergonomiche che a decine formano le file di posti e prima ancora di abituarsi alla maestosità del luogo si accorge che le menti dell'accademia sono già sedute nella prima fila, formante un grande seggio orientabile a piacere.
Un uomo di età avanzata, ma ancora solido nel suo corpo ben formato, si alza e dopo un gentile inchino si avvicina al tavolo. La colta e folta treccia è formata da capelli luminescenti, che ospitano fra le ciocche dei cilindri fatti di vetro e una sottile matrice di memoria al loro interno.
- Salve e benvenuti alla settima riunione tattica dell'attuale etta-diaciclo. Vi abbiamo chiamato, sovraintendenti e un membro per ogni squadra, per stabilire un piano d'azione relativo ad un oggetto che si avvicina a noi -
Conclude l'introduzione senza giri di parole e con una voce sicura e chiara. Tira fuori dalle ciocche uno dei cilindri luminescenti e lo poggia sul tavolo. La superficie lucida e scura dell'ampio tavolo si anima attorno all'oggetto, un dispositivo di memoria, e da essa si proietta un ologramma composto da cerchi di luce esili e intenti in un balletto lento e silenzioso. L'ologramma è ruotato con un tocco e la sala s'illumina delle evanescenti rappresentazioni della colonia, poi del sistema planetario in cui si trova. Ad un secondo tocco, appare un oggetto oltre la tredicesima orbita rappresentata, non blu come gli altri corpi, ma di un appariscente arancione. Un movimento di ingrandimento modifica di nuovo la forma delle immagini tracciate nell'aria: appare in dettaglio la colonia in orbita 1 a 1 con Nabluk assieme alla gigante stessa, al tredicesimo e ultimo pianeta e alla figura di una sfera liscia e perfetta oltre quell'ultima orbita.
- Ho bisogno delle vostre idee, perché sembra che il Governante della colonia e il suo circolo di affiancatori se la stiano facendo sotto -, l'uomo spiega senza alcuna limitazione di pudore, indicando con lo sguardo le logge occupate in prima fila.
- Cosa è blu siamo noi o i corpi celesti non degni di nota, quella luce arancione è l'oggetto sconosciuto. Una sfera nera, con una massa due terzi quella della Sephelir e con un diametro di ottantanove aurali. Come vedete, la traiettoria che segue punta verso di noi con un'evidente correzione di orbita -
Gli occhi color ebano dell'uomo continuano a squadrare la folla di persone con incorruttibile calma.
- Sei sempre stato così acido col governo? Ti facevo più tranquillo, Honat Aseb'Alte... A proposito, perchè non sappiamo altro dell'oggetto? Siamo dotati di strumenti mobili a più spettri  -, la voce è quella di una sovraintendente in età matura, non donna ancora e non più ragazza.
- Quando ho passato metà della mia vita vicino al Governate Esplaioy, so il fatto mio, sopratutto se quella sfera nera ha la possibilità di essere una colonia Nemenide. Il tempo non è dalla nostra parte e i droidi a navigazione automatica inviati per questa ragione non mandano segnali da sette oscillanti. Voglio idee congeniali entro la fine di questo oscillante o almeno idee quantomeno sopportabili prima della pausa tè della tarda mattinata -
Al tocco di un'icona sul tavolo-schermo, Honat fa apparire le poche immagini riprese dai droidi prima della perdita di comunicazione. Le fotografie eseguite in vari spettri visivi fanno vedere l'enorme corpo sferico, lucido e silenzioso, con le sembianze di una luna di marmo.
Ishmir si alza, quasi solenne.
- Eseguirò una perlustrazione con equipaggiamento telescopio. Se Ame dichiara il suo consenso, anche adesso sono pronto ad usare un velivolo navetta -, Ishmir si alza come fosse pizzicato sul fondoschiena.
Deve prendere ad ogni costo quella missione.
- Sei a conoscenza del fatto che necessiti della compagnia di un sovraintendente per una missione perlustrativa di tale importanza? -, gli occhi dell'uomo al tavolo degli ologrammi osserva il giovane con occhi austeri, ma calmi e consenzienti.
- Si, lo so -, il ragazzo fa un lieve e gongolante sorriso. Ame si alza e si gira sorpresa, guardando il ragazzo.
Una ventina di nillit più tardi, l'ascensore li porta silenziosamente alla struttura centrale. Supera velocemente il livello dell'atmosfera e presto la mancanza di gravità fa volteggiare i due, che non si attengono dal girare come trottole.
- Quindi è così che hai conquistato un po' di tempo per noi? -, Ame fa un sorriso a trentadue denti.
- Si, non volevo stare in mezzo all'attività dell'accademia tattica -, Ishmir si perde nel viso della ragazza. Lei ride con gentilezza quando si accorge dell'espressione infatuata. Dal finestrino rinforzato l'anello dell'habitat appare sottile e fragile come un nastro di seta. Per pochi momenti, il ronzio del sistema elettromagnetico di movimento dell'elevatore riempie le orecchie di Ishmir. L'asse centrale appare indescrivibile a livello di proporzioni: l'ascensore per quanto grande sia è un granello di polvere che corre a velocità appena osservabile lungo la superficie del pilastro rigata dalle decine di binari lungo cui viaggiano gli elevatori.
Uno scossone segna l'attivazione del blocco dell'ascensore e l'apertura della doppia porta.
Superato un disimpegno sferico, usato talvolta come sala di pressurizzazione, si affacciano sul corridoio che corre senza fine, illuminato a giorno.
- Andiamo -, Ishmir prende la mano di Ame e si dirigono verso una piccola monorotaia che serve per viaggiare lungo il corridoio. Percorrono quasi tutta la struttura dell'asse nel senso della lunghezza, quest'ultima due volte il diametro dell'anello abitativo, entrando senza fatica nell'ampia area degli attracchi il cui fulcro è l'abitato a cilindro cavo avvolto da labirinti di corridoi che collegano le migliaia di baie d'aggancio.
Come da prassi, il sistema locale di gestione dell'Habitat 00 invia attraverso gli impianti neuronali dei due ragazzi la mappa e le diverse informazioni, cruciali per orientarsi qui. Per chi è novizio, le numerose pubblicità inviate insieme a dati di navigazioni più importanti possono far perdere la testa con la stessa efficienza dei numerosi bordelli presenti qui. Ma per Ishmir, basta solo un pensiero di comando per levare quest'orgia di scritte appariscenti e offerte da urlo -meglio dire da gemito- dalla sua mappa.
 Il percorso è poco promettente. Lui si era abituato a interi pianeti a luci rosse durante le sue missioni e lei a labirinti di viuzze e navigatori elettronici vecchi, ma qui la situazione è nuova.
- E' tutto completamente a zig zag... -, mormora appena il ragazzo.
- Dai -, fa lei con tono ottimista, - Qui possiamo comunque orientarci -, sottolinea con un gesto della mano la curvatura dello spazio abitato. Escono dall'ampio ingresso che forma il sistema di entrate ed uscite. L'habitat è illuminato con la stessa intensità del cielo al tramonto, ma il tutto proviene dalle innumerevoli luci che tappezzano gli isolati e che rischiarano, fra lampioni e insegne multicolori, un ambiente talmente marginato da essere terra di piaceri sfrenati e giocattoli psichici dagli attraenti effetti elettronici sulla mente enalica. Ufficialmente è un luogo di smistamento e preparazione, ma negli effetti, è più economico portare gli arrivi importanti direttamente all'anello abitativo. Lo 00, in conclusione, si è reso utile secondo un modo tutto suo.
- Non siamo invidiati. Le mie squadre si perdono sempre. Non ti racconto di quell'allievo che alla fine si era talmente disorientato da esser stato ritrovato dopo tre diacicli. Pernottava da una donna che si era ringraziata con... pagamenti in natura. -, Ame osserva l'ambiente circostante e imbocca con naturalezza una scala che da accesso ad un ponte fra due condomini fatto da negozi e appartamenti ammassati gli uni sugli altri. Con fluida intuizione, segue il percorso senza badare alla mappa dentro la sua mente.
- Non mi sorprende, qui tutto si paga in questo modo -, Ishmir butta l'occhio dentro uno dei bordelli che si affaccia sul penombroso ponte coperto, il cui ingresso illuminato troneggia vicino ad un negozio di incensi. Al bancone di ricezione, una formosa e sensuale donna dai lunghi capelli corvini fa due passi e scosta lentamente le tende, poggiando gli occhi dalle lunghe ciglia sul giovane. Lui agisce d'istinto, sorprendendo la donna con uno sguardo focoso e stranamente calmo, come se gli avesse risvegliato la briciola di una natura nascosta.
La struttura sospesa serpeggia, aggrappandosi ad altri edifici e dando origine ad annodate scale piene di disimpegni, portoni, porticine, oltre cui si celano camere e appartamenti, ammassati e tenuti insieme da rozze e grosse strutture di travi. E' un susseguirsi di gallerie, passaggi sopraelevati formati da case attaccate e altre stranezze architettoniche degne di un bassofondo.
Allontanandosi un poco da Ame, il ragazzo nota una porticina alta nemmeno due bracci, riccamente decorata. Rimane a guardarla ipnotizzato dalla ridicola grandezza, fin quando la sente aprirsi e ne esce una donna che -escludendo una gonna cortissima- è completamente nuda. Davanti al ragazzo, si gira facendo ballonzolare le sue evidenti curve, impassibile del fatto di essere vista così scoperta, e senza troppa fretta poggia un cestino per la spazzatura vicino a un cassonetto li vicino. Si gira e con falcate che rendono ulteriormente evidenti le sue dotazioni carnali, rientra impaziente e visibilmente felice di continuare a provare qualsiasi spettro di sensazioni si celi dietro quel piccolo uscio.
Sotto gli sguardi di Ame, Ishmir si limita ad alzare un sopracciglio.
- Non pensavi che la Sephelir fosse così? -
- Ad Anab trovi di peggio -, risponde lui piacevolmente scandalizzato da quella vista rimanendo comunque composto, o tentando di esserlo.
La loro prima destinazione è un locale di riparazioni elettroniche di bioimpianti di vecchia fabbricazione, un edificio a cinque piani alto e stretto connesso da svariati ponti ad altri edifici. La facciata copre la funzione di gestione delle missioni d'alto rango: nascosta nel ghetto, tutta una serie di permessi adatti solo a chi manovra ordini urgenti. Troppo semplice mandare direttamente l'ordine agli attracchi; normalmente ci sono due persone contemporaneamente, uno riceve i dati dal chiosco missioni e lo manda per via neuronale al sovraintendente attendente agli attracchi. Quindi vengono ricevuti i dati di conferma, ritornanti al chiosco che a sua volta comunica con centro tattico. Stesso metodo è usato al secondo gruppo di attracchi all'altro capo della colonia, ma si parla di altre necessità alla base del dirottamento informativo nell'altro habitat.
Lo scambio di dati è immediato. Percorsi un quarto di giro del "cilindro" per arrivare ad un ingresso, escono dal dedalo di edifici, attraversando svariate paratie automatiche che permettono di connettere il tutto attraverso corridoi circolari a due parti. Questo particolare sistema comunicante è dovuto al fatto che l'Habitat 00 ruota in modo indipendente dal resto dell'asse per assicurare una gravità artificiale.
I corridoi chiaramente etichettati rendono facilitata la navigazione dei due a gravità quasi nulla e in meno di due nillit si lasciano alle spalle tutti i quattro strati di comunicanti e atri.
Ame punta ad una delle centinaia di ampie paratie che aprono la strada agli attracchi e osserva con attenzione il piccolo quadro luminoso in mezzo al portellone che ne controlla l'apertura.
- Eccolo qui -
Mette la mano sinistra sul display. Un grosso punto sul dorso della mano si illumina di un tenue verde, indicando l'avvenuta sincronizzazione.
- Attracco 276, accesso consentito -
Il sistema idraulico muove le grosse ante solo abbastanza per permettere l'accesso ai due. Superata l'apertura, si avvicinano alla nave di perlustrazione che troneggia al centro della baia con la sua forma lanceolata.
- E' strano pensare che una colonia ha un'altra colonia dentro di se -, Ishmir sfiora la fiancata della nave.  Ad una nuova sincronizzazione, stavolta fra il velivolo e il ragazzo, il ventre della navetta si apre facendo scoprire l'abitacolo posteriore. I due si accomodano nella cabina anteriore, dove si agganciano le cinture e avviano propulsori e il dedalo di meccanismi che danno vita al velivolo.
- Eccola qui, pronta all'uso, come la conosci tu -, fa Ame mentre con uno schiocco accende le luci sulla plancia, - Comunque non è raro. Molte colonie esploratirici detengono un abitato secondario da usare in caso di evacuazione. Solo che nel nostro caso lo 00 è stato relegato a città dei divertimenti.
- Una grossa madre con uno strano figlio -, il ragazzo poggia la mano sul piccolo scermo olografico di forma semisferica presente fra i due.
- Codice: 0 0 8 1 3 3 9 3 6  nha-he-dha-nau-nau-kla-bhe-shi-dhai-ha. Inizio sgancio. Apertura portellone esterno -, pronuncia velocemente il codice di permesso.
- Motori di manovra, tutto a posto. Propulsori, tutto a posto -, Ame a sua volta sblocca il sistema di navigazione e attiva il computer di bordo.
Uno dopo l'altro, lo schermo di navigazione principale e i display secondari si accendono in un caleidoscopio di ologrammi traballanti. Lei osserva il ragazzo eseguire tutte le procedure di partenza.
- Sistema di bordo, permesso di partenza - Ishmir passa la mano sopra uno degli schermi.
- Accettazione confermata, navetta 3-Mha-907. Soggetto 378-Pek-4-Xau-6-Mha-2-90-70-12902-Ishmir-Atbe-18-Pha e soggetto 192-Mhu-9-Ehp-1-Ri-1-27-96-09067-Ame-Ak'an-39-Tau riconosciuti. Benvenuti a bordo -
- Ci potevi risparmiare i nostri codici univoci... -, Ishmir prende la doppia manetta mentre lancia alla plancia uno sguardo interrogativo.
- E' una procedura standard. E' nel mio programma dichiarare i codici univoci per una maggiore sicurezza -
- Sembra che tu provi piacere a dirceli ogni volta in modo completo  -, il ragazzo sospira sonoramente.
- Il mio piacere è quello di servirvi nella perlustrazione, Ishmir Atbe 18-Pha -
Ame inizia a ridere.
- Che c'è? -, lui ora squadra la sua sovraintendente con la stessa espressione piena di dubbi.
- Riesci a litigare con un computer di bordo... Navetta, sgancio -
Alle parole della giovane, i sistemi di aggancio sbloccano il velivolo e oltre l'ampio portellone della baia ora aperto l'oscurità dello spazio da il benvenuto ai due. I piccoli propulsori di manovra fanno indietreggiare la nave e appena fuoriuscita Ishmir la gira sul posto.
- Perlustrazione oggetto sconosciuto con strumentazione visiva a lungo raggio -, dice lei appena attiva il sistema di comunicazione.
- Confermo attività dichiarata. Seguite rotta di allontanamento 0978 per direzione 213-75-163. Gestione di volo via computer di bordo a nave 3-Mha-907, termino messaggio -
- Confermato. 213-75-163 per 0978 -, risponde alla comunicazione, poi fa un lieve gesto ad Ishmir.
Il ragazzo tira appena la doppia manetta. I due anelli laterali che formano i propulsori principali si illuminano e ruotano per aggiustare l'angolo di manovra, spingendo la nave ad allontanarsi dalla colonia. Gli attracchi ordinati ora visibili nel loro insieme non rispecchiano la sovrappopolazione dell'Habitat a cui sono collegati. Il velivolo di perlustrazione traballa per via della forza dei propulsori. Appena si spengono, il silenzio pervade la nave, che per inerzia continua la sua strada.
- Navetta, pilota automatico fino a cinquantamila dall'oggetto in osservazione -, il ragazzo lascia i comandi e il computer prontamente diventa maestro del velivolo.
- Pilota automatico attivato. Tempo arrivo: un oscillante e settantotto nillit -
Ishmir si sgancia la cintura  e rientra nell'abitacolo posteriore, dove agganciate sotto le banchine trovano posto delle casse rinforzate. Ne apre una e tira fuori delle grosse sfere vitree nere, in totale quattro e del diametro di un braccio. Dentro ognuna di esse si intravede una fotocamera ad alta risoluzione.
Appena ne sfiora una, questa si attiva e punta silenziosa il suo occhio sul ragazzo. Ne controlla l'orientamento, come si muove e come gestisce la fotocamera. Alla fine, le spegne, facendole diventare le biglie nere che erano pochi momenti prima.
- Ecco qui. Uno spazietto per noi -, Ishmir rimette le sfere nel loro contenitore. Ame volteggia fino ad uno dei piccoli finestrini laterali, da cui la colonia Sephelir si vede nella sua interezza. Il ragazzo le sfiora la guancia sentendo il tremolio della tensione.
- Ame, non ti preoccupare. Andrà tutto bene -
Il velivolo passa vicino al tredicesimo pianeta, battezzato Akplan. Si tratta di un gigante gassoso, con sette lune, di cui due abbastanza grandi da poter essere terraformate. Sa dell'esistenza di gigantesche officine, che racchiudono una luna o un pianeta e lo rinnovano. Ma quelle enormi macchine sono nelle galassie più ricche dove i governi locali trasformano decine di pianeti tempo di contare fino a cinque.
Ishmir massaggia la schiena ad Ame tenendola in un abbraccio sensuale. Per via della tensione che sentono, giustificabile in quanto si avvicinano ad un oggetto sconosciuto, non riescono a riposare o a frenare i pensieri che affiorano e riscompaiono nel dimenticatoio della loro mente. Sono perlustratori, sono sempre affiancati dalla perenne possibilità di vedere sempre qualcosa di mai visto prima.
Piuttosto per evitare di essere erosi dalle preoccupazioni che per necessità d'affetto reciproco, si ritirano in un angolo e si lasciano ad una lunga serie di baci e di effusioni. Lentamente, i due si abbandonano una all'altro ed è l'avviso automatico a ricordare loro che il tempo è finito.
- Cinquantamila aurali distanza dall'oggetto -
I due si risvegliano da uno stato di accaldata e tenebrosa trance. Se non fosse stato per quella voce sintetica, i due avrebbero finito per fare cose molto più spinte: Ame si accorge di essere senza la parte superiore della sua tuta, completamente denudata dalla vita in su, stretta al ragazzo e tenuta contro la parete; Ishmir le tiene ancora le gambe divaricate e smette solo allora di baciarla insistentemente sulla pancia.
Lui la copre con la giacchetta, mentre una sensazione fredda di incredulità gli permea le guance, affiancandosi alla sensazione di risveglio eccessivamente improvviso. Lei porta ancora la sensazione metallica della mano sinistra di Ishmir sul suo fianco nudo, una mano quella del ragazzo che così come il braccio, la spalla, parte del petto e colonna vertebrale sono fatti di sistemi meccanici che hanno preso il posto di carni martoriate.
- Io, scusami... C'è ancora quella parte di me che... -
Ame lo interrompe mentre si riveste. E' rossa più della sera prima, le sue guance sono colorate quanto due luci di emergenza. Ci sta quella parte nascosta del ragazzo che soltanto chi è legato all'amore può liberare da quella mente normalmente composta. Lei aveva appena provato questa cosa sulla sua pelle.
Il ragazzo, ancora rintronato, rientra nella cabina e attiva i sensori tattici della navetta. Anche a massimo ingrandimento, l'enorme sfera appare sgranata. I pochi spettri in infrarosso indicano un corpo freddo e immobile.
Inspira profondamente, per calmare il fuoco dentro di se, poi dichiara con voce ben scandita.
- Navetta, connessione incrociata col primo telescopio -
Ame, rimasta dietro, riapre il contenitore, acchiappa una biglia e l'attiva. Inserisce il telescopio portatile all'interno di un loculo a doppia paratia. Ad un comando neuronale, l'obiettivo elettronico viene lanciato in direzione della grossa sfera; lancia quindi un secondo telescopio, poi richiude l'anta.
I due si scambiano uno sguardo. Uno di essi è preoccupato per quel che ha fatto a lei, l'altro accaldato e solamente sorpreso.
- Ishmir, dimmi cosa abbiamo -, dice lei con voce tremula ma chiara.
Gli ologrammi che riempiono la cabina di pilotaggio cambiano disposizione e le prime immagini a quasi duemila ingrandimenti dei due telescopi portatili fanno vedere una superficie ricca di riflessi scuri, senza alcun tipo di fessura o apertura. Gli scafi dei droidi di perlustrazione mandati diacicli prima orbitano smantellati attorno alla sfera in un sottile anello di detriti.
- Ame, i perlustratori automatici mandati dall'accademia sono fatti a pezzi... Navetta, cosa concludi? -
- I droidi a pilota automatico sono stati investiti da una grande quantità di energia fisica -
- Attacco con armi? -, Ishmir vede Ame lanciare il terzo telescopio secondo le coordinate di rilascio previste.
- Negativo. La superficie d'impatto che ha danneggiato gli automi è stata molto ampia  -
- Investiti?? -
- Affermativo -
Ame arriva come un torrente e per tenersi si abbraccia al ragazzo, - Navetta, inversione, allontanati e mantieniti a sessantacinquemila! -
- Confermo comandi -
Lui non riesce a dire niente: chiederle come sta sarebbe una domanda sciocca.
- Ame, sediamoci nel caso quel coso si risv-- -
Non riesce a completare la frase. La navetta viene tirata con forza ed accelera in direzione della sfera nera.
- Manovra di allontanamento! Ora! -, Ame strilla con un voce diventata sottile.
- Impossibile eseguire manovra,  forza di natura sconosciuta  superiore alle attuali capacità di spinta -
- Cosa? Correzione, sfrutta la gravità dell'oggetto come fionda -
- Impossibile effettuare manovre, movimenti rotazionali e laterali bloccati. Attivo scudi primari -
- Dannazione, stiamo cadendo verso la sfera! -, Ame prende il ragazzo per le spalle e lo stringe. Normalmente non è così... Ishmir sa perché. Vede la ragazza sudare per quanto è tesa.
Può solo tentare una cosa: se è eccitata a causa di quei tocchi sensuali, forse la stessa cosa può anche risolvere questa eccessiva emotività.
Pensando che sia una sciocchezza inutile seppur intentata, prende la ragazza per i fianchi, scosta un poco l'abbigliamento e la bacia teneramente sulla pancia scoperta. I respiri affrettati che rompevano il silenzio ora sono spariti e al loro posto c'è un sospiro profondo e lento.
- Tutto a posto? -
Ame leva lo sguardo, tentando di tutto per non sorridere, - Si, mi sento meglio -
Lei riesce a ricomporsi e si accomodano sulle poltrone dell'abitacolo. All'esterno, una decina di sfere luminose non più grandi di una mano girano attorno alla nave.
- Principiatori di gravitoni, la navetta è bloccata dentro un guscio a gravità controllata... -, Ame osserva attentamente le sfere, - Questo spiega perché non possiamo muoverci per conto nostro -
- Gravitoni? -, Ishmir si fissa su una di quelle sfere. La prima cosa che gli viene in mente guardandola è l'immagine di... lucciole obese.
- Sensori di fase nei miei bio-impianti, queste sfere sembrano più interessate ad osservarci, i droidi sono stati distrutti perché privi di segni biologi-- -
Un impulso ad alta frequenza risuona nelle loro orecchie. E' un suono modulato, veloce e impaziente, che balla al ritmo di un messaggio binario.
Ishmir attiva i suoi sistemi di decodifica e traduce in frasi enaliche le onde emmesse dalle sfere di luce. I suoi neuroni vibrano di un'anemica voce sintetica.
Noi-- vogliamo-- capire se voi-- siete pericolo-- o meno.
- Non siamo pericolosi. Se avete ricevuto cambiamenti dalla nostra colonia, è riguardo alla nostra stessa domanda nei vostri confronti. Noi siamo della stirpe enalica. Voi chi o cosa siete? -, il giovane formula le domande verso un interlocutore inesistente.
Noi Sablin. Modellatori di mondi-- Noi di passaggio-- Per osservare vostra colonia-- ed andare verso stella Unaithas-- Unaithas-- è nostra salvezza.
- Sablin, dove ci portate? -, Ame si affaccia da una degli oblò.
Noi portiamo voi enalici nella-- nel-- la nos- tra colonia.
Ishmir si dirige verso la plancia e comunica col computer di bordo.
- Navetta, disattiva i propulsori. Manda questo messaggio: "Oggetto non pericoloso. Sono comunicativi. Motivo dell'avvicinamento, pura osservazione." -
Ame, dalla finestra, osserva l'enorme corpo nero farsi sempre più grande. Dai telescopi portatili, riceve nuovi dati: il corpo inizia lentamente a riscaldarsi.
 
~~~
 
La navetta arriva a poche tese distanza dalla sfera. E' gigantesca, fuori scala, e la superficie perfettamente lucida, come uno specchio nero aperto alla luce delle stelle. La velocità di viaggio è stata enormemente superiore rispetto alle capacità propulsive della navetta considerata da sola, Ame aveva stabilito con precisione quanto: trenta volte la velocità massima del perlustratore.
L'arrivo dei visitatore fa scattare un'attività dormiente nella sfera. Sottili fessure si formano dal nulla nella superficie perfettamente liscia e una grande porzione tringolare si stacca, facendo scoprire un'ampia galleria della stessa forma. La placca, lentamente e maestosamente, si pone dietro la navetta, pronto a richiudere lo spazio esposto appena la nave sarà entrata. Il tutto rimane in quel modo e la forza di spinta venuta dalle sfere di luce si dissolve. Quelle lucciole obese sono scomparse.
Sono da soli.
Ishmir, con premura, spinge i comandi fino alla minima velocità di avanzamento ed entra nella colonia. La zolla metallica li segue debitamente e si ricongiunge con la superficie. La galleria termina in un ampio spazio sferico, da dove partono altri pozzi.
Lo scambio rapido di sguardi precede l'agitazione che si osserva nelle tremule pupille di Ame, che s'imbruniscono di toni violetto scuro. Lui spalanca gli occhi e punta verso una direzione come tante altre. In una decina di nillit, Ishmir raggiunge la destinazione con calma e silenzio, sotto lo sguardo attonito della giovane.
Un enorme spazio sferico custodisce un mondo a se stante: appare subito essere quaslcosa simile alla Sephelir, una colonia abitata, un mondo errante a se stante. Non c'è luce diurna, ma una punteggiatura nottilucente di toni arcobaleno, che cinge terra e cielo sbrinando l'oscurità che pervade l'enorme cavità di decine di aurali diametro. Solo le nubi, succubi a queste luci primordiali che attraversano la loro adularescenza, interrompono parzialmente la tela di tremolanti punteggiature che proviene dai cristalli cubici scuri che formano la tessitura di queste terre curve.
Ishmir, con la difficoltà di concentrazione tipica di un bambino a cui è appena stato fatto un dono complicato e strambo, fa poggiare la navetta su un altopiano vetroso e crepato. L'aria meditativa che aveva prima è scomparsa nel nulla, come se si fosse interrotto un invisibile cavo di comunicazione che entrava nella sua testa.
Una sfera più grande rispetto a quelle apparse prima e tinta di una luce violetta si crea dal nulla e scende vicino la navetta, toccandola e girandoci attorno. I due la osservano tentando di capirci qualcosa finquando ogni strumento della nave cade in un silenzio elettronico completo e il portellone inferiore si apre.
- Ishmir... Vogliono farci scendere...? -, Ame, malgrado abbia una mente femminile e quindi brillantemente logica, vuole avere una conferma da chi si trova accanto a lei.
- Se ci volevano bloccare... Non avrebbero aperto l'accesso -, il ragazzo si alza e con cautela esce dall'abitacolo. L'atmosfera è respirabile e l'aria ha odore di brezza salata.
- Ishmir, tutto a posto? -, lei aguzza le orecchie, ma non riceve riposta.
- Ishmir? -, raggiunge l'esterno e punta subito gli occhi sull'altro, illuminato da un bagliore che riconosce subito.
Il vero aspetto dei Sablin viene apprezzato dagli occhi dei due ragazzi appena la palla di luce che troneggia davanti a loro sboccia come un giglio, creando sopra di esso una sorta di portale circolare.
Tre figure umanoidi a quattro braccia, plasmati della stessa materia sfuggente e luminosa, iniziano a volteggiare materializzandosi ed uscendo da quella finestra esistenziale, sovrastando gli ospiti che hanno invitato nella loro casa scura e criptica. Si ergono in tutta la loro interezza, decorati da ali ampie e ondeggianti di piume accecanti come supernove.
Angeli, senza tempo, frammenti di universo intrisi di anima.
Si lasciano dietro la sicurezza di quel grosso cerchio a mezz'aria, poggiando i piedi sulla fredda distesa di gemme, senza alcun rumore, sospiro o tremolio.
Sono maestosi, Ame ne rimane quasi sconvolta. Barcolla intimidita dalla massiccia altezza degli esseri e finendo col spingere la schiena contro il ragazzo.
Ishmir, al contrario, appare calmo e riesce a rassicurarla, che respira in modo rapido e mozzato.
- Grazie del benvenuto, viaggiatori Sablin -
Alla voce del giovane, i nuovi arrivati si girano leggermente uno verso l'altro. La figura al centro si avvicina a loro a falcate lente, facendo intravedere nell'aura di luce che l'abbraccia i lineamenti di una donna dalla gradevole carnagione opalescente, dagli occhi senza pupilla, grandi e gentilmente emotivi. Ogni pollice della sua pelle è macchiato di centinaia di punti, che lenti si trascinano in rivoli traccianti sbiadite eliche di galassie stellate e policrome. Il corpo è sottile, un'esile virgola dall'aspetto sensuale.
Ishmir, come in un profondo dialogo mentale, che supera anche i forti filtri delle espansioni neuronali, comprende ogni minimo tremolio dentro lo sguardo della donna alata. Con enorme sorpresa per Ame, lui alza la mano e la mette palmo a palmo con quella molto più grande della Sablin.
- Capisco ora -
Il ragazzo si gira verso la compagna, pronto a rispondere alla sua espressione perplessa e quasi pietrificata.
- Hanno paura, ci chiedono aiuto. Il nostro impero divora mondi e popoli con enorme ingordia. Decima promessi sorveglianti di astri e stelle, oscurando le costellazioni e le energie antiche in favore di energie nuove ma corrotte -
Ame si mette la mano al cuore, mentre Ishmir continua a spiegare con parole che non sembrano completamente sue, - Vedono tutto. Vedono come ci espandiamo e copriamo con le nostre polveri la nostra stessa casa -
Lei vede il ragazzo e la donna di luce ora come un'unica entità, che parla di situazioni enormemente grandi con una singola voce. Ishmir non può... Ishmir non può unirsi con la mente... Osserva le due mani, una della Sablin che avvolge l'altra enalica. Il suo cuore trepida e la voce ansimante delle vene le pulsa in testa.
- Lascia Ishmir, è mio! -, schiocca la sua voce mentre si avvicina con passo dritto e rompe con gelosia la stretta che tiene assieme le mani. Stringe con disperata prepotenza le dita del suo compagno e sottointendente di squadra, come a cancellare col suo calore la frescura dell'angelo che ancora sente sulla pelle di Ishmir.
La donna si limita a rispondere allo sguardo focoso della ragazza con un'espressione calma e imperturbabile, per poi indietreggiare leggermente e comunicare attraverso rapide occhiate con gli altri due esseri.
Ishmir vorrebbe crivellare la compagna con occhi di fuoco, ma non ci riesce: non è mai stato rabbioso. La sua voce però trapela cupezza emotiva e una virgola di pressante disagio.
- Lei mi comunicava, mi ha fatto vedere immagini che non abbiamo mai visto. So ora. Nin'me mi ha fatto capire tutto -
- Nin'me, la donna alata? -
- Si, la Guardiana -
- C-cosa ti ha detto?! - Ame non riesce a trattenere la preoccupazione nei confronti del ragazzo, come se l'incontro con quella donna avesse dissolto l'amore che tiene in un piccolo cerchio i due giovani.
- La nostra Reggente che distrugge tutto, trasforma pianeti in briciole. Odia con tutta se stessa le Guardiane Sablin, proprio perché vogliono fermare l'espansione del nostro impero per mantenere in equilibrio la realtà di questo universo -
- Vuol dire che ci stiamo condannando a morte? -
La risposta decisa del ragazzo è ridotta ad un solo monosillabo, - Si -
La donna alata volta di nuovo gli occhi sui due fragili enalici che ha davanti. Stavolta è Ame a catturare l'attenzione della Sablin, che si avvicina e fionda il suo sguardo di un candore quasi argenteo dentro quelli lattescenti della giovane. La sua generosa mano sovrasta la chioma pallida di quella che diventerà una messaggera.
- Non ti incordare. Ti faranno vedere tutto -
Le parole di Ishmir sono precedute dalle immagini eccessivamente nitide che la ragazza riceve nella sua mente. Vede un pianeta dai toni rosati e percepisce, come se fosse davanti ad uno schermo con una risoluzione estremamente alta, ogni essere che si aggira sulla superficie. Ci sono popoli equilibrati con quella natura autoctona. Nessuno di chi vive su quelle terre percepisce un enorme essere meccanico, silenzioso come l'ombra della morte, che avvolge il pianeta pronto a trasformarlo secondo le necessità della Reggente.
Le immagini si muovono inesorabili, facendo vedere l'infermabile gola della gigantesca ombra fatta di ingranaggi. Ame non riesce a mascherare le immagini, neppure a fermarle: ogni minimo punto di quell'immagine cela altri punti più piccoli, che a loro volta si scindono in minimi dettagli. E' in grado di provare il terrore di ognuno di quegli esseri, quelle persone che si ritrovano sotto la furia di un enorme dio artificiale
- Basta...! -
Le emozioni della Sablin risuonano in ogni anfratto della sua testa. Sono caduti, impotenti davanti alla furia dell'impero di cui lei fa parte, sconfitti e privati di cosa avevano a loro caro e imperdibile. Il forte benessere del regno che era fino a qualche momento fa il suo vanto, è costruito su morte e menzogne.
Migliaia di altre immagini entrano prepotenti nei suoi ricordi. Narrano distruzioni, eliminazioni di intere realtà, mentre la figura della Reggente, dagli austeri occhi cerulei e dalla bellezza indescrivibile, trapassa con sguardo nero l'animo della ragazza.
Il silenzio pervade quell'angolo in penombra della colonia, poi un tonfo spezza la calma meditativa.
Ame ha appena interrotto il legame che la univa alla donna alata, perdendo l'equilibrio e cadendo col sedere a terra. Il cuore batte con tale velocità che ha l'impressione voglia evadergli dal petto.
- O-ora capisco... -
Fatica a trattenere le lacrime. Si alza tremolante aiutata da Ishmir.
- Loro sono le ultime, la loro colonia è un'arca. Si dirigono verso un sistema che per loro rappresenta un'area di salvezza e un ultimo luogo di speranza -
Ame squadra incredula gli occhi del suo compagno. Sono ora pieni di una strana calma, come quella che permea l'espressione delle Sablin che si avvicinano a loro in cerchio, cingendo come premurose madri i due enalici.
Appena quelle figure serrano le mani, come ad assicurarsi di essere inseparabili, inziano a levitare portando con loro i due giovani, che si presentano al centro di una lenta danza a ritmo di musica composta da puri silenzi.
Perdendosi nel buio dell'enorme habitat, viaggiano come spiriti narratori di leggende oltre le nuvole, lasciandosi dietro il terreno e la sicurezza di poter poggiare i piedi su qualcosa di solido.
Dopo un tempo difficilmente quantificabile, le cinque presenze si trovano pressapoco al centro della colonia, la gravità è nulla e la ragazza perde rapidamente il senso di un sopra ed un sotto, girando la testa in tutte le direzioni.
Le tre Sablin si allontanano e lasciano spazio attorno ai due ragazzi per l'apparizione di tenue ricostruzioni di firmamenti e galassie, roteanti come in una girandola senza fine colorata di sanguineo rosso da una parte e da un delicato celeste dall'altro.
Nell'incombente macchia rossa che sembra quasi voler prendersi tutta per se i due ragazzi, lei riconosce l'enorme estensione del loro impero, che macchia lento, come il sangue che cola da un'animale sofferente, il resto delle policrome corde di quelle galassie miniaturali.
- Quella è... la nostra patria? -, Ame tenta di aguzzare la vista, per riconoscere i pianeti uno a uno, ma non riesce. Sono moltissimi astri, troppi sotto l'egida della Reggente.
Tutto il caleidoscopio si contrae completamente in due punti luminosi che si chiudono su loro stessi a formare due piccoli anelli. I diafani oggetti, senza minima impurità visibile sulla loro pietra candida, vengono presi dalle gentili mani delle Sablin e come imperdibili e preziosi talismani vengono donati ai due, un per ognuno.
Fatti scorrere al dito anulare, portano immediata la sensazione che nella fragilità di cui sono creati si nasconda veramente il peso assoluto di miliardi di stelle. Ishmir non sente due oggetti che cozzano freddi, ma un debole e armonico tintinnio che sale lungo tutto il braccio, come se dentro il minerale di luce fosse rinchiuso un carillon senza tempo e spazio.
Il ritorno a terra e la vista dei quegli angeli della notte che li invitano a rientrare nella navetta segna per loro il termine per questa visita, breve ma intensa. Sentono come se fossero gli unici, dopo migliaia di anime che sono passate per questa colonia, a capire veramente e a fondo.
E' una caterva di sensazioni, che non abbandona alcuno dei due perlustratori fino all'uscita dall'arca venuta da aree sconosciute.
Il velivolo viene guidato nel silenzio più assoluto attraverso gli enormi pozzi d'accesso che portano all'esterno, come una cripta di evasione. Solo quando il cielo stellato si apre avvolgendo metà del paesaggio, il perlustratore attiva i suoi sistemi di bordo senza preavviso, dichiarando un messaggio che un computer di navetta non potrebbe mai da solo proferire.
- La forza di capire è nel cuore di chi lontano sa viaggiare -
Ad una certa distanza dalla scura superficie che protegge quel mondo errante, i due ragazzi si circondano di uno strano strappo nella realtà. Ad Ame manca un battito e sente come se un piccolo pezzo del tempo che protegge la sua giovinezza fuggisse via come scandalizzato da qualcosa.
Scambia con il compagno uno sguardo sincero e preoccupato, come a predire qualcosa. I sistemi di bordo iniziano a autoverficiarsi con insistenza, dando l'impressione che quel guizzo di coscienza che serpeggia fra i diversi circuiti elettronici voglia cancellare la voce digitale che ha appena proferito la frase sentita nella cabina.
La radio emana qualche indistinguibile sillaba, quindi si agganci al più accessibile canale di comunicazione che trova.
- Navetta di perlustrazione 3-Mha-907. Questo è un messaggio a ripetizione automatica inviato dal governo della colonia Aspla Sephelir. Prego, inviateci qualche segnale che indichi un vostro segno di vita oppure una vostra attività. La vostra assenza dura da 5 diacicli -
Ishmir spalanca gli occhi, mentre le guance gli si gelano come avvolte dal ghiaccio, per via della sorpresa. Ame respira profondamente per calmarsi.
- Uno strappo temporale coi fiocchi -, il ragazzo ride leggermente per sbrinare l'incredulità.
   
 
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