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Autore: Jessie95    17/10/2015    3 recensioni
TRATTO DALLA STORIA:
"Il primo è un signore sui quarant’anni, alto, capelli brizzolati e tiene un braccio intorno alla vita di mia zia, lei ha le braccia sul suo petto e lo guarda con un’espressione da bambolina innamorata, l’altro è un ragazzo che sembra essere mio coetaneo, forse avrà vent’anni, alto anche lui e capelli scuri, lui non fa niente, mi fissa e basta."
***
"Sento una mano afferrarmi per farmi voltare. Nemmeno il tempo di dire qualcosa, che Blake mi ha già buttato sulla sua spalla come un sacco di patate. Inizio a scalciare e a sferrare pugni sulla sua schiena ordinando di essere messa giù, ma lui mi appoggia a terra solo per spingermi in macchina e chiudermi lo sportello in faccia.
Dopo essere salito sull’auto, mi osserva e dice: «Bel reggiseno, piccola. Molto eccitante.»"
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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1.
Sono tre giorni che mi ha detto che se ne va a fare il giro del mondo con il suo nuovo fidanzato.
Sono tre giorni che sono arrabbiata con lei, che ha deciso di lasciarmi da mia zia.
Sono arrabbiata e stanca dei suoi capricci.
… Ma non le ho detto nulla.

In macchina non parliamo.
Mamma è troppo concentrata a guidare ed io, sinceramente, non ho voglia di fare come se niente fosse, per cui continuo a guardare fuori.
Sta piovendo.
Le gocce di pioggia scivolano sul finestrino e io le guardo scendere pensando a quanto sono belle, perfette. Ho sempre amato l’acqua.
L’acqua è forza, se il suo scrosciare viene interrotto da una diga è capace di distruggerla con la sua semplice pressione.
L’acqua è materna, puoi sentire le sue carezze e la sua dolcezza che ti circondano mentre sei dentro di lei.
L’acqua è tranquillità, la calma che possiede un lago ne è la prova.
L’acqua è purezza, così limpida e cristallina… non mente mai.
L’acqua è libertà, lei può andare dove vuole, niente e nessuno è capace di dirle dove andare e se incontra un ostacolo lei cambia strada.
Non esiste un solo aggettivo per poterla descrivere.
L’acqua è solo semplice e bellissima acqua.
Dio, vorrei essere come lei in questo preciso istante, poter scivolare via e non dover andare da nessuna parte, poter tornare nel nostro piccolo appartamento dove sono nata e cresciuta. Tornare nella mia vecchia scuola, anche se non ho molti amici, quei pochi che ho sono tutti più grandi e non sentiranno molto la mia mancanza. Tornare dal mio ragazzo, Leo, che ha promesso di chiamarmi ogni giorno. Tornare nella mia bolla che è stata distrutta dallo stupido nuovo fidanzato di mia madre.
Dico: quindici anni più giovane, mamma? Davvero? Sì che sei ancora una bellissima donna per i tuoi quarantacinque anni, però… Lui non va bene per te, com’è che non lo capisci? È solo un altro che non vede l’ora di farti soffrire, come gli ultimi quattro!
Ma chi sono io per dirti cosa fare? Per ora lui ti fa felice ed è questo quello che conta, ma quando arriverà il giorno in cui ti farà del male, giuro che io non risponderò delle mie azioni.
Meriti di meglio mamma, meriti un uomo che ti ami per quello che sei davvero, che non giochi con te come fanno i giovani di adesso, meriti qualcuno che non scappi appena sorge il sole per paura di incontrare tua figlia, lasciandoti da sola, nel letto, con le lenzuola fredde.
Ecco quello che vorrei dirti, però i miei commenti su Lucas li tengo per me, so che ti arrabbieresti parecchio se ti dicessi tutto questo.
Quindi tutto quello che faccio è restare in silenzio a guardare le goccioline di pioggia che scendono dal finestrino per tutta la durata del viaggio.

Credo di essermi addormentata perché quando il motore della macchina si ferma mi sembrano passati si e no cinque minuti, ma siamo già arrivati a destinazione.
Ciao stupida città di cui non ricordo il nome.
Addio vecchia vita, non credo che ci rivedremo.
Odio di già questo posto.
Scendo dalla macchina e mia zia sta correndo verso di noi. Capisco che la mia permanenza qui sarà lunga e assolutamente insopportabile.
«Finalmente siete arrivate!» esordisce tutta contenta, abbracciandoci «Non vedevo l’ora di vedervi. Sarete stanche… perché non entrate dentro?»
«Oh Johanna, mi piacerebbe davvero, ma devo proprio andare, Lucas mi aspetta.» Oh santissimi numi, sembra proprio una ragazzina innamorata…
«Ma come, Jane, già te ne vai?»
Nella nostra famiglia c’è la strana tradizione di dare ai propri figli nomi che iniziano con la lettera J, a me è toccato ‘Jessie’, tutto sommato non mi posso lamentare… almeno non è antico come ‘Josephine’, il nome di mia nonna. Almeno ‘Jessie’ ha carattere.
Mia madre se ne va via facendomi le solite raccomandazioni: stai attenta; non dare preoccupazioni a tua zia; fai i tuoi compiti; non dare confidenza agli sconosciuti; mangia… cose da mamma insomma, e mi lascia da sola in questa città che non mi piace, con mia zia e la mia nuova casa.

Mia zia mi accompagna dentro casa – una piccola villetta a due piani in mezzo a tante altre con un immenso giardino che la circonda – e mi fa fare il giro di ruotine, al piano terra si trovano il salotto e la cucina, mentre al piano superiore ci sono il bagno, la sala arte – mi sembrava strano non aver visto da nessuna parte tele e pittura visto che mia zia è un’artista – e tre ampie camere da letto, sono tre stanze in fila su un lungo corridoio, l’ultima è quella in cui starò io. Mi chiedo il perché di tutte quelle camere, ma soprattutto il perché di una casa così grande se, prima del mio arrivo, viveva da sola.
Zia Johanna mi aiuta a portare in questa stanza le mie valige e appena le posiamo accanto il letto sentiamo il rumore della porta d’entrate che si apre e poi, subito dopo, si chiude.
Mia zia sembra tutta contenta, mi prende per il braccio e mi trascina fuori dalla stanza, ma appena capisce che la sto seguendo mi lascia e scende di corsa le scale, mentre io mi blocco a metà scalinata a vedere chi è entrato… e mi ritrovo con quattro occhi, dello stesso verde intenso, puntati addosso.
Il primo è un signore sui quarant’anni, alto, capelli brizzolati e tiene un braccio intorno alla vita di mia zia, lei ha le braccia sul suo petto e lo guarda con un’espressione da bambolina innamorata, l’altro è un ragazzo che sembra essere mio coetaneo, forse avrà vent’anni, alto anche lui e capelli scuri, lui non fa niente, mi fissa e basta.
C’è un silenzio imbarazzante che dura circa un minuto, poi zia Johanna dice: «Oh, Jessie, tesoro, vieni a conoscere mio marito e suo figlio», ed ecco spiegato il mistero della casa grande.
Bene, Jessie, starai in mezzo ai piedi di tua zia, grazie mamma, tanto valeva stare in mezzo ai tuoi!
Scendo le scale facendo attenzione a dove metto i piedi cercando di non cadere, tenendomi ben salda al corrimano, la mia goffaggine si fa viva sempre nei momenti meno opportuni.
Quando arrivo davanti a loro, il marito di Johanna mi si avvicina tendendomi la mano.
«Ciao Jessie. Il mio nome è Andrew Morgan e, come ha già detto Johanna, sono suo marito. Sei la benvenuta in casa nostra. Lui è mio figlio, Blake, avete più o meno della stessa età e spero vivamente che andrete d’accordo.» stringo la mano anche a lui, la sua stretta è forte e salda come quella del padre. Poi ci trasferiamo tutti in cucina dove mia zia dà vita al suo lato casalingo e inizia a cucinare.
Io non ho molta fame. Lo dico e, congedandomi, vado nella mia stanza, dove mi sdraio sul letto e mi addormento.

Mi sveglio di soprassalto. Fuori è ancora buio e la sveglia segna le 4:27.
È troppo presto, ho troppa voglia di dormire e sono troppo sveglia per riuscire a riaddormentarmi di nuovo, tutto maledettamente ‘troppo’.
Butto le gambe giù dal letto e scendo di sotto, ho bisogno di una bella boccata d’aria fresca che mi schiarisca le idee. Esco in giardino e rimango lì a riflettere.
Questa sarà la mia nuova casa. Tutto sommato è una bella abitazione, è grande, spaziosa ha un giardino immenso che prima potevo solo sognare, cosa potrei desiderare di più? Ma non sono comunque contenta. Questa non è la mia casa. ‘Casa’ è il luogo in cui stai a tuo agio con le persone a te care. Non voglio dire, con questo, che non voglio bene a Johanna, anzi, io la adoro, però… mamma era la mia casa. E quando anche la casa ti abbandona cosa ti rimane? Niente, ecco cosa.
Sento un brivido dietro alla nuca e mi accorgo di essere osservata. Mi giro di scatto e lì a guardarmi c’è Blake. Ci guardiamo, ci studiamo, ma ancora niente. È quasi frustrante!
Poi lui si avvicina fino a quando non è praticamente ad un passo da me… ed è in quel momento che ricordo di avere addosso solo la maglia del pigiama, come sono sempre stata solita a fare, che mi arriva a metà coscia.
«Già tenti di scappare, piccola?» dice.
Ok, ho sentito bene? Mi ha appena chiamata ‘piccola’, in modo sarcastico? Ho i brividi…
«Sono solo uscita a prendere una boccata d’aria…» Il suo sguardo mi scorre addosso più volte e, questo sì, che mette i brividi. Ma cosa vuole?
«Ti consiglio di rientrare,» e lo sguardo si ferma sulle mie gambe che, istintivamente, tento di coprire tirando verso il basso la maglietta. «i guardoni qui non mancano.» Già, e tu sei il primo, pervertito!
Entro in casa il più velocemente possibile, ma non faccio in tempo a salire le scale che lui mi blocca.
«A scuola non mi rivolgere la parola… rovineresti la mia reputazione, piccola.» ancora con questa piccola? Non ce la faccio devo dirgli qualcosa, non riesco a trattenere le parole: «Guarda che se mai sei tu che rovineresti la mia… piccolo.»
Mi giro, lasciandolo lì, e torno in camera dove cado in un sonno senza sogni.




ADESSO PARLO IO!
Popolo di EFP vi propongo una nuova originale romantica!
Per chi mi conosce già: Bentornati, non ho dimenticato di scrivere il seguito dei Jalia, ma avevo voglia di pubblicare qualcosa e questa storia, nonostante non so dove mi porterò e per quanto tempo si prolungherà, mi sembrava la più adatta e visto che ho un'amica dietro che mi spinge a finirla, prendo due piccioni con una fava! ;) 
Per chi non mi conosce invece, beh, da una parte meglio perchè non ho aspettative da mantenere, dall'altra spero che mi apprezzerete e che vi piaccia la mia storia. >.<
Quando ho scritto questo primo capitolo il mio obiettivo era quello di scrivere una storia quasi senza testo come la bravissima Collins è riusciuta a fare con la trilogia di Hunger Games, ma io non sono la Collins e le parti dialogate mi escono da sole, anche senza il mio consenso, per cui... ESPERIMENTO FALLITO.
Ah, un'ultima cosa. Gli aggiornamenti di "Love's a game, want to play" erano circa uno ogni tre giorni, con questa storia non credo che riuscirò a mantenere gli stessi ritmi, potrebbe essere un capitolo a settimana, come ogni due o come ogni mese. Spero comunque che come storia vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate. ^^
Jessie

PS: ricordo a tutti che, per chi vuole restare aggiornato sulle news, può chiedere l'amicizia a questo account FB: 
https://www.facebook.com/profile.php?id=100005716125061 <3
  
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