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Autore: Verde Pistacchio    18/10/2015    1 recensioni
Una mano ruvida le stava accarezzando l’incavo del collo e quella pelle che una volta era rosea e delicata adesso era circondata da graffi, cicatrici. La mano continuò il suo percorso fermandosi alla spalla, sollevando parte del tessuto che la sua vittima indossava, per quello che ne era rimasto, così il pollice ruvido della mano destra descriveva piccoli cerchi che man mano si ingrandivano sulla spalla e lui sorrise fiero e contento di come era iniziata questa storia. Per il meglio, proprio per il meglio.
Genere: Azione, Erotico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Lime, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I
 
 
Il rumore preponderante era quello dei piattini, cucchiaini che tintinnavano contro le pareti dei bicchieri e le risate delle persone.
«Hai saputo che il regista Phill B. ha avuto un’accesa discussione con il protagonista del suo ultimo film.»
«Si, ho letto stamattina la notizia questa mattina sul blog ufficiale. Be’ che vuoi farci sono cip, possono permettersi certi capricci.» le due donne continuavano a spettegolare mentre bevevano il thè.
«Non vedo l’ora che inizino le vacanze, già non ne posso più del nostro nuovo professore di fisica!» si lamentò una ragazza con la sua amica, che ridacchiava divertita dal quel comportamento.
Il locale era pieno, non c’erano più posti liberi, le ragazze scorrazzavo con i piatti colmi di dolci e bevande a destra e a manca. Erano tutte molto stanche. Retasu stava versando del caffè sula tazza di una cliente ma per pochi secondi si estraniò dal mondo che la circondava, pensava ad Ichigo e alla sua scomparsa. Il caffè fuoriuscì dal bordo della tazza allargandosi su quasi tutta la superficie del tavolino «Signorina ma stia un po’ attenta! Guardi cos’ha combinato!» la signora di mezza età le rovesciò addosso quel tono come se fosse il saluto del buongiorno, la ragazza dai capelli smeraldo divenne rossa in viso, si aggiustò con mani tremanti gli occhiali «Mi … mi scusi signora, sono davvero mortificata. Non succederà più.» la signora stava per dire qualcosa ma fu interrotta dall’arrivo di Keiichiro che con un sorriso cordiale le disse: «Ci scusi, purtroppo siamo parecchio affaccendati. Le offriamo una fetta di torta per scusarci» concluse con quel suo sorriso che addolcì la donna in pochi secondi «Oh ma… non si preoccupi, son cose che possono succedere!» Retasu lo ringraziò con uno sguardo riconoscente «Andiamo, rimani pure in cucina a riposarti. Qui ci penserò io.» sussurrandole piano all’orecchio la verde seguì il suo consiglio.
 
 ***
 
Zakuro sistemava dei piatti in una pila, quando vide avvicinarsi Ryou gli chiese: «Ci sono novità?» non c’era bisogno di specificare altro, ormai l’argomento di quei giorni era il medesimo: la scomparsa di Ichigo. Erano già quarantotto ore che non avevano sue notizie. «No niente di niente al momento. Ho cercato tutto, ho fatto tutto il possibile, ma sembra si sia volatilizzata così all’improvviso, come per magia» era frustante non poter fare niente, si passo una mano fra i capelli biondi. Zakuro fissava la sala piena di clienti, non importava cosa succedeva intorno agli esseri umani, loro continuavano la loro vita. Era egoista da parte loro ma sapeva che in fondo era giusto così. Per quanto ne sapevano la rossa poteva essere morta e tutti gli altri avrebbero continuato la loro vita, avrebbero continuato a lamentarsi per qualcosa, a ridere per qualcos’altro. Loro erano fermi in un limbo rappresentato dall’attesa, dall’ignoto, mentre gli altri erano già fuori o non vi erano mai entrati. Anche loro dovevano pur uscire da quel luogo, ma forse adesso era troppo presto. Il suo pensiero corse ai genitori di Ichigo, non avevano parlato con loro dalla sera scorsa, quando decisero di chiamare la polizia denunciare la sparizione di una ragazza. «Ad ogni modo, sarà meglio inserire il cartello chiuso appena la sala si svuoterà. Dovete scendere tutte nel laboratorio. Chiuderemo prima oggi.» annuì con la testa.
 
 ***
 
Parcheggiò la macchina in giardino, spense il motore, alzò il freno a mano, scese dall’auto. Ormai ogni azione era diventata meccanica, la sua testa aveva un solo ed unico pensiero, un chiodo fisso: sua figlia. Dov’era? Era sparita senza dire niente a nessuno, così all’improvviso. Era ancora viva? Quest’ultima domanda era la più dolorosa… i suoi vestiti erano perfettamente stirati, Sakura sua moglie continuava le sue faccende domestiche, nonostante il dolore. Vero lei soffriva pure, ma a differenza sua non si era lasciata andare alla deriva, continuava a sperare… e lui? Non lo sapeva. Voleva sperare, ma una parte di se stesso gli diceva che non c’era più niente in cui sperare, forse Ichigo non sarebbe più tornata, forse non l’avrebbe rivista mai più. Certe volte pensava che se avesse visto il suo corpo forse poteva andare avanti. Il pensiero di un corpo senza vita, di quel corpo, che lui aveva visto crescere per sedici anni, riverso a terra e chissà magari anche insanguinato gli metteva i brividi. No sapeva se avrebbe retto al dolore e alla pura di una visione simile, però forse il suo spirito aveva bisogno di questo per andare avanti e trovare pace. Aveva accumulato parecchie nottate in bianco ed anche se era stanco andava lo stesso al lavoro, ma con la testa ed il cuore non c’era proprio.
Entrò in casa poggiando il giaccone sull’appendiabiti all’entrata, si tolse le scarpe e si avviò verso la cucina, da cui provenivano alcuni rumori di stoviglie e l’acqua che scorreva. Non appena Sakura, sua moglie lo vide alla porta lasciò tutto quello che stava preparando ed abbracciò forte Shintaro. «Sei tornato finalmente.» la sua voce era attutita dai suoi abiti e la testa poggiava stanca sul petto del marito. Il giorno prima aveva versato tante lacrime, adesso era solo stanca. Erano entrambi così affaticati da non avere l’energia per piangere ancora. Sakura sospettava che suo marito avesse già esaurito tutte le lacrime, lo sentiva tremare e singhiozzare la notte. Desiderava unirsi a lui, fargli sentire la sua vicinanza ma non poteva, avrebbe rotto anche i suoi di argini e così non andava bene. L’unica cosa che poteva fare era accoglierlo come faceva tutti i giorni, con l’unica differenza che ora il suo stato d’animo non era più calmo ma colmo di apprensione, paura e tanta tristezza.
Suo marito ricambiò, con la stessa energia, l’abbraccio. I momenti di rabbia avevano lasciato il posto a quelli di disperazione. Al solo pensiero che la sua bambina non c’era più il suo cuore si spezzava in due. Non era giusto, non aveva fatto niente di male. L’unica pretesa di Ichigo era stata quella di vivere una normale vita da adolescente, era un desiderio così ignobile? Sakura sembrava tenere duro, ma il suo volto in meno di ventiquattro ore era invecchiato.
Il piatto che aveva sotto il naso sembrava prenderlo in giro, la cosa più giusta da fare sarebbe inondare quel katsuobushi* con le sue lacrime, in un quantità tale che se fosse ritornato in vita poteva sguazzarci dentro. Il mercoledì Sakura era solita prepararlo, era anche uno dei piatti preferiti di Ichigo…
«Qualche novità?» il pranzo, ormai messo da parte dopo il vano tentativo ingerire qualcosa, era caratterizzato da queste domande trite e ritrite. Shintaro avrebbe potuto rispondere a sua moglie gridando semplicemente che se ci fossero state notizie gliele avrebbe riferite immediatamente, perché si parlava della loro figlia, non starebbe con le mani in mano. Non l’avrebbe mai fatto, mai. Amava sua moglie e non poteva scaricare la sua frustrazione su di lei.
«No tesoro niente di niente per ora. Non voglio neanche accendere la televisione.» da una giornata intera tempestava la centrale di polizia per avere informazioni, ma non erano riusciti a cavare un ragno dal buco. Sicuramente qualcuno aveva spifferato la notizia a qualche rete locale e, magari, in quel momento mandavano in onda un servizio sulla scomparsa di una giovane ragazza. Strinse forte i pugni, non aveva bisogno delle loro voci fredde per sapere che molto probabilmente non l’avrebbero più trovata. Non aveva bisogno della loro pietà, aveva bisogno solo di rimanere in compagnia di sua moglie e sperare, forse vanamente, in un miracolo.
«Immagino che sarai stanca. Andiamo a letto a riposare» baciò teneramente la fronte di Sakura e si addormentò abbracciato a lei, i suoi pensieri navigavano su acque agitate.
***

Il tavolo era ricoperto da distillatori, agitatori magnetici, filtri, centrifughe, becher, imbuti e provette. Ogni centimetro di superficie era occupato da qualche attrezzo. Trasportava il liquido con la pipetta da un contenitore ad un altro, mentre una seconda sostanza cambiava colore all’aumentare della temperatura, tramite il fornetto sotto la base del contenitore graduato. Stava per terminare il suo lavoro, che aveva richiesto praticamente ben otto ore di fatica, quando qualcuno lo riportò alla realtà: «Hai finito di giocare al piccolo chimico? Abbiamo ancora molto da fare» la voce sprezzante di quella donna lo mandava in bestia. Si girò infastidito da quella interruzione «Se non fosse per il piccolo chimico che hai di fronte, a quest’ora stavamo freschi» le ribatté con tono duro. La donna per tutta risposta arricciò le labbra in una smorfia come ad indicare pura indifferenza.
«Piuttosto, parlando di cose serie. Hai contattato il giornalista?»
«Ovviamente, per chi mi hai preso? Non sono stupida, lo conosco il piano!» sbottò la donna, ma su questo punto l’uomo aveva qualche dubbio… «Gli ho riferito tutte le informazioni, come mi avevi detto tu» il ragazzo sgranò gli occhi a quella risposta «TUTTO?! Sei diventata scema tutto d’un tratto per caso!» le urlò così forte che per un attimo la donna temette il peggio per le sue orecchie «Non urlare così idiota! Tutto non in quel senso… solo le informazioni strettamente necessarie.»
Uomini, pensò, sempre così stupidi. «La ragazza ti ha rivelato qualcosa?»
«No per ora delira soltanto, ma con questa bellezza qua» toccò con due dita la siringa in cui aveva inserito il liquido appena sintetizzato «Vedrai che inizieranno le danze» e quel suo sorriso diceva tutto, ma proprio tutto. Spostò il ciuffo biondo dietro le orecchie e sbuffò, sperava che dicesse la verità perché, pur non avendo una data di scadenza, non aveva nessuna voglia di un richiamo da parte del loro presunto capo. Uscì dal laboratorio e lasciando il suo compagno in compagnia della sua nuova sicurezza. Avevano ancora molta strada da fare, poco tempo e troppe cose ancora in sospeso. Soprattutto lei. C’era da divertirsi questo era sicuro, però quanto avrebbe aspettato?
 
 ***
 
Si sentiva come uno di quei palloncini che le madri comprano ai bambini durante le feste. Un palloncino ormai sgonfio però. Purin era una delle più pimpanti ed energiche fra il gruppo, adesso aveva molto sonno. La sorella minore Heicha le si avvicinò vedendola riposarsi da tanto tempo sul tavolo del soggiorno.
«Daijobu onee-chan?**»
«Sono un po’ triste. Non trovo più la mia amica Ichigo» difficile spiegare l’intera storia a sua sorella, ancora troppo piccola.
«Si è persa?» l’ingenuità della piccola le ricordava la sua e certe volte non aveva torto a pensare in modo semplice certe cose. Tendere a semplificare un fenomeno poteva aiutare la ricerca della soluzione.
«Sai una volta è successo la stessa cosa a scuola. Un micio che la maestra e noi avevamo accudito era scappato, poi però il giorno dopo è ritornato. Aveva fame, infatti mangiò molto. Lui sapeva che noi. Lui sapeva che noi lo abbiamo amato, per questo è tornato da noi, vero onee-chan?» Purin rifletteva su quelle parole. Ma certo, pensò contenta, il gatto era ritornato da loro perché sapeva che lo avrebbero sfamato. Era tornato in un luogo, per lui, sicuro. Sì, si disse, Ichigo sarebbe ritornata dalla sua famiglia e dalle sue amiche, perché loro le volevano bene. Non sapeva il motivo della sua scomparsa, ma sperava in un suo ritorno perché lei aveva fiducia in Ichigo. Erano amiche, ma soprattutto erano una famiglia e la famiglia non si abbandona.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Bene salve! Eccomi qui, come promesso ho aggiornato appena finito di sviluppare alcune idee. Non ho ricontrollato il capitolo e quindi mi scuso per gli errori! Però ho modificato il primo capitolo aggiungendo le virgolette del discorso diretto (prima non sapevo come farle xD) ed anche le caratteristiche della storia, coì come cambieranno i pairing, ci saranno nuove coppie e come avrete potuto notare ci sono nuovi personaggi ** spero vi piacciono per quel poco che avete letto, come ho già detto gli aggiornamenti non saranno veloci (mi spiace a tra blog da aggiornare con nuovi racconti ed ff da scrivere, più impegni universitari credo che avrò poco tempo). Ad ogni modo ringrazio chi sta seguendo la storia e chi l’ha recensita :D
 
A presto
Verde Pistacchio
 
 
*È uno dei piatti preferiti da Ichigo, insieme a: pesce, pizza e cialde con sciroppo d’acero o fragola. Il piatto in questione è un tonno essiccato che viene utilizzato in Giappone come base per il brodo di pesce. [Fonte: Mew Sisters l’unico sito unico]
** Come stai sorellona?



 
   
 
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