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Autore: R_Iccio    18/10/2015    0 recensioni
Negli ultimi due anni dalla conferma del “Regime” gli attentati terroristici crebbero esponenzialmente sfuggendo al controllo dei vari governi, causando crisi e tensioni sociali non indifferenti. Diversi stati, corrotti dall'anarchia, finirono per scomparire, per poi essere sottomessi da un'organizzazione, di cui nessuno sapeva nulla... I media dei paesi non ancora in sfacelo accusavano i più grandi movimenti terroristici di queste malefatte, ma essi non erano nient'altro che pedine su una scacchiera molto più grande, di cui anche noi facevamo parte.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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-Io sono Koh, lo spirito dai mille volti, e ora, io mi impossesserò del tuo.-

Raggelai dal panico, che razza di situazione! Il mostro, ora privo di ogni aspetto, mi si avventò addosso, tentando di aggrapparmisi alla faccia. Scartai di lato, rapido, e mi concentrai per trovare una via di fuga, noncurante della profonda ferita che uno dei suoi ripugnanti artigli mi aveva inferto al braccio destro, detto fra noi, me ne accorsi a malapena. Più o meno alle mie spalle, celata dalla penombra e dalla polvere, si ergeva una scalinata di scarsa pendenza, con gradini bassi e larghi scolpiti nella nuda roccia. Mi ci fiondai, veloce, e falcai gli scalini al massimo delle mie possibilità.
La bestia mi inseguiva sibilante d'ira e ostacolata dai pochi appigli che gli offriva quella via... ma era pur sempre più veloce di me! La salita finì, e mi ritrovai all'esterno del rifugio dello spirito: l'atmosfera era crepuscolare, e l'area appariva desertica e rocciosa. In lontananza si scorgeva una foresta, fitta e tetra, accompagnata da malsane pozze d'acqua, almeno così a occhio. Superai imperterrito una scimmia, che spaventata dal nostro fremente inseguimento gridò, lo spirito deviò di scatto e si abbatté sulla bestia per divorarne il volto. Guadagnai terreno. Mi fiondai nella foresta, immergendo le caviglie nelle acque paludose, che al tatto parevano fresche e pure, e continuai la mia incessante fuga. Lo spirito continuava a seguirmi: si avvicinava e poi si allontanava, saliva su di un albero, mi superava, sbucava giù da un ramo con una faccia spaventosa, e si lasciava superare, godendo delle mie reazioni. Corsi e corsi, forse per intere ore, fino a che la selva si tramutò in un bosco, verde e puro, con ruscelli cristallini e funghi colorati. Mi addentrai in una piccola radura, la attraversai, e nel mezzo di essa lo spirito si decise a finire il suo gioco. Mi circondò, girandomi attorno col suo corpo rivoltante, senza lasciarmi via di fuga. Continuava a fissarmi, con le sembianze della maschera bianca, attendendo la mia espressione più folle e disperata, più malata. Rivoli di sudore gelato iniziarono a solcarmi il viso, la lucidità iniziò a venirmi meno, gli spasmi presero il sopravvento del mio corpo.

Tentai di gridare, niente.

Il corpo dell'insetto gigante scattò in avanti, senza volto, mirando al mio.

-KOH!!- Gridò una voce, potente e ferma. Il mostrò si irrigidì, a pochi pollici dal mio sudore, e si voltò lentamente, calmo. -Cosa vuoi, vecchio?- Cominciò il mostro, con una voce incredibilmente tranquilla e pacata. Un uomo panciuto e ben piazzato ergeva a una decina di metri da noi. Aveva una lunga barba bianca e folti capelli canuti, racchiusi con una spilla d'oro a forma di fiamma. Vestiva con una tunica nera, coi bordi ricamati in rosso, e calzava delle scarpe rosse a punta, tipo quelle medio orientali. -KOH!! VERGOGNA DEGLI SPIRITI, ALLONTANATI DAL RAGAZZO!!- Pronunciò la frase carico d'ira, ma il suo volto rimase impassibile. -Non lascerò che un vecchio pazzo mi privi del mio divertimento- Rispose lo spirito, e si voltò nuovamente verso di me, schioccando le chele. 

Un'enorme zampata colpì il mostro al suo vertice anteriore (quello rivolto verso di me, per intenderci) facendolo rovinosamente schiantare a qualche metro di distanza. Un possente orso, muscoloso, e di dimensioni esagerate simili a quelle di un camion, si avventò sul mio nemico gravando su di lui con le forti zampe. Un orribile grido si levò nella radura, e il mostruoso millepiedi strisciò via, ferito.

Guardai ammirato l'orso: scuro e sproporzionato, magro e compatto. Si voltò verso di me, ricominciai a sudare freddo. Nel giro di pochi istanti la possente bestia si tramutò in un altro vecchio, panciuto e ben piazzato a sua volta. Vestiva una tunica bianca, ornata di colori dorati, e teneva le braccia nella tipica posizione da saggio asiatico con le maniche larghe e lunghe. Dei lunghi capelli bruni gli scendevano lungo le spalle, e la barba folta gli sfiorava le braccia. Dalla testa gli spuntavano, quasi fosse un gadget nipponico, due orecchie da orso, rotonde e pelose. Sotto le esageratamente folte sopracciglia, due piccoli occhi neri mi scrutavano, curiosi. Il naso del vecchio era schiacciato e gradualmente scuro, simile a quello di un orso, per l'appunto. Da sotto le braccia, poco più giù dei pettorali, si intravvedeva un motivo circolare ricamato nella veste. I due uomini mi si avvicinarono, e, pur facendo fatica a tener a freno la loro sete di curiosità, mi accennarono un inchino e mi invitarono a seguirli. Dopo pochi minuti di cammino arrivammo ad una casetta di legno, ai margini di un'altra radura. Mi fecero accomodare su una seggiola nel porticato e attesi che il vecchio vestito in nero mi servì del thè da uno squisito profumo. Accennai un sorriso e presi la tazza fumante tra le mani, appoggiai le labbra all'orlo, incerto, e sorseggiai, temendo di scottarmi. Un'ondata di delizioso thè mi scaldò le membra, non ne avevo mai assaggiato di così buono. Pareva quasi un alimento a me sconosciuto. -È delizioso!- Esclamai ai miei due ospiti, che nel frattempo si erano accomodati di fronte a me, sorseggiando a loro volta del buon thè. Notai che sul tavolino vi era incisa una scacchiera, complicata e intricata. Il vecchio che aveva preparato la nettarina bevanda mi sorrise -Grazie per il complimento, giovane... umano?- -Ehmm, sì.- Risposi, scosso dalla domanda particolare. -Grazie a voi per avermi salvato da quel... coso.- Continuai. -Oh, nessun problema- Iniziò il tizio orso, con una voce incredibilmente gutturale e roca. -Non deve permettersi di vagare nelle terre che non gli appartengono.- Continuò -E comunque è uno spirito, SPIRITO- Scandì. -Spirito?- Chiesi io -Ma scusatemi, dove siamo?- Continuai sconvolto. -Siamo nel mondo degli spiriti... Ovviamente. Lui stesso è uno spirito- Mi rispose l'uomo del thè, accennando al suo compagno. -Piacere, ragazzo umano! Io sono Beor!- Squillò lo spirito. -Lo spirito della pazienza... anche se ormai ho imparato a domare simile virtù- Lo scrutai, perplesso. -P-Piacere... Io sono Ivan, detenuto del Regime...- Conclusi, quasi ironico. -Io sono Iroh, consigliere del signore del fuoco e... umano, come te.- Alcuni brandelli di memoria iniziarono ad affiorarmi nella testa- Ma cos'è questo “Regime” di cui parli?- -È una specie di potenza mondiale, che sta conquistando il mondo... riassunta in breve... Ma... Siamo in un sogno, vero?- Iroh, ridacchiò -Oh, la prima volta io sono finito qua bene o male sognando!- E scrosciò in una sonora risata. -Quindi... Mi pare di capire- Continuò, serio -Che non provieni dai nostri mondi- Un luccichio si accese negli occhi di Beor. -Mmmh, direi di no...- finalmente collegai, Iroh, signore del fuoco, spiriti, mondo degli spiriti, addirittura lo spirito che fregava la faccia alla gente! Faceva tutto parte di un universo virtuale, inventato. Sono sempre stato appassionato di queste cose, e ora che ci penso, il modo degli Avatar, era uno di quelli che mi affascinava di più! Naturalmente, con l'ascesa del regime, computer internet e diavolerie varie vennero considerati semplicemente illegali, e ci vennero sequestrati. Coloro che venivano poi scoperti con, che ne so io, un vecchio telefono, o una calcolatrice scientifica, magari dimenticati in un cassetto o in soffitta, venivano pestati, e, a seconda della gravità, anche mutilati o trucidati. E poi comunque con l'ascesa di una dittatura, amici uccisi, famiglia divisa, rinchiuso, maltrattato e costretto a lottare per la sopravvivenza... Cioè, non è che proprio pensi tutti i giorni ad un maledetto cartone animato, no?

-...Ma voi non esistete! Cioè, voglio dire... Siete frutto della fantasia del mio mondo!- Esclamai, scioccato. Era successo uno di quei classici trip: sogni, ti rendi conto che stai sognando e poi dici, “ma no, questo è reale, non è un sogno”, e poi ti svegli... In poche parole alla fine apri gli occhi e rimani dieci minuti buoni a pensare cosa cazzo era successo. Iroh mi scrutò interessato -Questione interessante, eppure noi esistiamo.- -In che anno siamo se posso chiedere?- -Siamo nel 105 dopo la caduta dei nomadi dell'aria. Cinque anni dalla fine della guerra dei cent'anni, se sai di cosa si tratta, ovviamente- Rispose lui. -Sì, sì ho presente... Ma perchè tu sei già qui, cioè, non dovresti essere ancora nella Nazione del Fuoco? Voglio dire... Sei relativamente giovane!- Il vecchio saggio scrosciò in una nuova risata -Si! Si! Non è ancora arrivato il momento di andarmene!- Rise di nuovo -Sono qui in vacanza! Ormai sono totalmente in pace con me stesso e col mondo! Ho persino indetto la giornata nazionale del thé!- E rise ancora, una lacrimuccia gli rigò una guancia. -Già, ricordavo qualcosa del genere...- Mormorai. -Ragazzo- irruppe Beor -Ma sai proprio tutto! Voglio dire... Ogni singolo dettaglio!- Esitai, imbarazzato – No, cioè... Conosco bene tutta la vicenda di Aang, Zuko e gli altri, ma per esempio a te non ti conoscevo...- Beor ruggì, irritato, e Iroh riprese a ridere. -Sai...- Continuò lo spirito della pazienza (anche se non dimostrava affatto simile virtù) -...È già successo un simile fatto in passato. Molti, molti millenni fa. Un uomo, un ragazzo più che altro, che diceva di venire da un'altra dimensione... Ma nulla del genere! Dai pochi frammenti che mi ricordo, quello non sapeva nulla del nostro mondo!- Iroh ritornò serio, mi guardò negli occhi e si schiarì la voce -Ragazzo mio, ora, parliamo di cose serie...-



Aprii gli occhi, ero nella mia solita, marcia, puzzolente, cella giallognola. Pensai a ciò che avevo passato, sognato, per l'esattezza. Tutto era molto confuso, ma a poco a poco riuscii a mettere assieme tutti i frammenti, e iniziai a ricordare tutto. Era stato un bel sogno, per lo meno.

Una figura mi sovrastava, aveva l'aria agitata... Kenny? Perchè nel mio letto...? Ah già, ieri Tommy si era procurato un sacco di lividi al campo, così, per farlo dormire comodo, la ragazza si era trasferita da me per una notte. In fondo io ero più grosso del mio amico, molto più piazzato, per questo la scelta di dormire con me era un azzardo... A malapena ci stavo da solo in quel vecchio mobile! Ma.. Kenny era... Sporca di sangue?! Cioè, non che distribuissero assorbenti lì in carcere, ma mi pare che se sei sporca di sangue su collo, seni e ventre c'è qualcosa che non va... Che diavolo era successo dunque? Balzai seduto, piazzandomi col viso a mezza spanna dal suo: convivevamo da due mesi in un buco, non ci facevamo certo problemi di questo genere... Lei continuò a fissarmi, agitata -Stai bene?!- Iniziò, preoccupata. -Sì, più che altro che diavolo ti è successo?- Non feci a tempo a finire la frase che mi accorsi di avere il braccio destro rovente, eppure non era a contatto col corpo della ragazza. Lo osservai e notai uno squarcio nella carne, poco sotto la spalla. Una lacerazione netta, provocata da qualcosa di affilato. Un grosso, incredulo sorriso mi si stampò in faccia.


-Ci vuoi spiegare che diavolo è successo? Voglio dire, come hai fatto?- Incalzò Tommy. -Anche se ve lo dicessi, non ci credereste!- Affermai allegro. La porta ronzò, e una mano ci posò sull'uscio un vassoio colmo di vivande e... carne! Erano mesi che non vedevo della carne, non che ne andassi pazzo, ma dopo un po' ne senti la necessità!

Kenny sospirò, rassegnata, e prese parola:- Questo ci conferma i nostri sospetti: siamo i prossimi, e il regime ci vuole in salute.- Io e Tommy rimanemmo in silenzio. -Ragazzi... Dovremmo provare a...- -Evadere!- Mi anticipò Kenny -Ci stavo giusto arrivando.- Tommy ci guardò come se avessimo appena dichiarato l'esistenza di Babbo Natale. -Il punto- Continuò la ragazza -è che fuggire è pressapoco impossibile- Un muto “Ma va?” affiorò sul viso di Tommy -Ma magari lavorando in tre riusciremmo a ricavare qualcosa di più!- Concluse Kenny. Annuii in assenso: -Dicci ciò che sai, e poi vediamo come organizzarci-. Ci sistemammo comodi e iniziammo a mangiare, analizzando tutti i dati in nostro possesso:


Il carcere era una vecchia cascina composta da un grosso edificio quadrato con all'interno un notevole spazio aperto contornato da uno stretto porticato. La facciata Ovest della struttura godeva di un grosso cancello in ferro massiccio a doppia anta, tipo portone da castello. Alle estremità della facciata Ovest la struttura si alzava di qualche metro creando due simmetriche torri squadrate. Dalla parte opposta del cancello, invece, si ergeva una terza torre, questa volta un po' più bassa, cilindrica e con il tetto piano e accessibile. Da ognuna delle tre torri ruotavano turni da tre a due guardie, reciprocamente di notte e di giorno.

La struttura era adibita di fari e luci che illuminavano ogni buco, notte compresa. All'interno del cortile c'erano due tralicci, non dico fragili, ma nemmeno stabilissimi. Io e Tommy abbozzammo quindi al volo di abbattere uno dei due pali inscenando un incidente durante uno scontro... Pareva un diversivo niente male, sarebbero saltate tutte le luci, e allo stesso tempo le porte non si sarebbero più chiuse! Era un piano interessante, non fosse stato che i tralicci, come ci spiegò Kenny, erano ormai solo dei pali impiegati a sostenere qualche faretto e niente più.

Il Regime aveva ideato una nuova tecnologia in grado di trasmettere energia tramite onde... Tipo Wi-Fi, credo...

In pratica Kenny ci spiegò che da qualche parte ci doveva essere un generatore che alimentava il carcere e la campagna circostante. Ma che questo generatore risiedeva negli alloggi del personale, dei militari ossia... Raggiungerlo sarebbe stato un suicidio.

Gli alloggi delle guardie erano sottoterra: tutto l'edificio superiore era occupato da celle e celle, più una mensa con annessa cucina per i dipendenti.

Dal porticato interno, a destra del cancello e sotto una finestra del corridoio centrale, partiva una scalinata che scendeva, senza ombra di dubbio, alla caserma.

Le finestre che davano sul cortile non erano sigillate, ma rimanevano comunque sorvegliate indistintamente dal resto...

Il cancello, che durante gli addestramenti veniva più volte usato come appoggio per pestare gente o frantumare svariati arti, rimaneva perennemente chiuso. Veniva aperto soltanto una volta al mese, quando arrivava il convoglio di jeep militari a prelevare i detenuti migliori. Durante quelle poche ore, ogni singola guardia veniva richiamata sull'attenti nel cortile, e gli appostamenti sopraelevati rimanevano scoperti, almeno fino a quando il convoglio non veniva avvistato.

Kenny ci spiegò che il carcere era isolato dal resto del Regime. Le guardie stesse erano per la maggior parte elementi fastidiosi o d'intralcio per gli schemi del Regime.

Dentro il carcere non vigeva nessuna legge, se non quella di consegnare cinque detenuti scelti mensilmente, e non esisteva neanche una scala gerarchica ben definita: il dirigente era l'unico vero ufficiale graduato, tutti gli altri seguivano una specie di legge del più forte... Facendo un paio di conti neanche loro se la passavano troppo bene...

Il fatto dell'indipendenza del carcere era un punto a nostro favore: niente telecamere e niente allarmi esterni.

-E questo e tutto ciò che so...- Concluse Kenny. -Quindi...- Titubai -Non abbiamo vie di fuga...- -Esatto, siamo nella merda! Non abbiamo speranze!- Proruppe Tommy, con una sfumatura alquanto saputella.

-Non è ancora detto. Sono sicura che abbiamo tralasciato qualcosa... Dobbiamo averlo fatto!-

-Magari il comparire dei novellini di giorno in giorno?- Sollevò apatico Tommy. Kenny rimase perplessa per qualche secondo... -Già... Potrebbe essere... Di sicuro non passano per il cancellone, sarebbe troppo pericoloso e vistoso, sarebbe facile evadere!- -E quindi...- presi parola -c'è un altro passaggio!- -Già...- Esasperò Tommy, e indovinate dove si trova? Nella loro stramaledetta caserma! Come cazzo pensate di entrare là dentro?-

-Con un diversivo.- Lo freddò Kenny. Tommy tentò di controbattere, ma la ragazza lo zittì con uno sguardo. -Ci penso io.- Riprese, calma e sicura di sé -Ce ne andremo di qui mentre entra il convoglio. Ci verrà dato qualche minuto per restare nella nostra camera, per poi dimostrare la nostra lealtà presentandoci e offrendoci al Regime di “nostra” spontanea volontà. E sarà in quel frammento di tempo che sgusceremo dalla finestra e ci infileremo nello scantinato. E il tutto senza che nessuno se ne accorga.-

-Ci faremo ammazzare!- Protestò il ragazzo. -Ce ne andremo, con te o senza di te!- Rispose aspra Kenny.



Pensa al bosco, pensa ad Iroh, pensa di essere lì. Concentrati, concentrati... Concentrati maledizione! Calmo, non è facile, calmo... Allora: bosco, casa, orso, Iroh, bosco, casa, orso...” Una luce mi sollecitò le palpebre, aprii gli occhi, entusiasta, e mi ritrovai nella solita sudicia stanza. Kenny era in piedi, con la brocca d'acqua in mano, e giocava coi riflessi di luce. Borbottai un'imprecazione e richiusi gli occhi.



Arrivati al quarto capitoletto di questa avventura ne approfitto per introdurmi: era da un po' che, detto terra terra, mi stavo annoiando e non avevo idea di che fare, così, perfezionate qua e là, ho deciso di tramutare le mie fantasie di quando ero ragazzino in fanfiction!

Con il prossimo capitolo finirà l'introduzione e inizierà la prima vera e propria saga della storia, che avviso non finirà tanto presto!

Per finire: fatemi sapere cosa ne pensate (dalla storia allo stile di scrittura) e criticate il criticabile!

Alla prossima!



   
 
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