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Autore: _IcePotter    18/10/2015    6 recensioni
Kendall Schmidt ha diciotto anni e nessuna intenzione di innamorarsi. Come ogni ragazzo della sua età che si rispetti però, anche lui ha bisogno di qualcuno che sia disposto ad andare a letto con lui ogni volta che ne ha voglia. Logan Henderson è tutto ciò che ha sempre cercato. È disponibile a qualsiasi giorno e a qualsiasi orario e si è rassegnato alla regola del Niente sentimenti. Carlos Pena si trova nel bel mezzo di uno strano triangolo amoroso: Kendall, il suo orgoglio e Logan. James Maslow vive una relazione complicata: la sua ragazza è la sorella di uno dei suoi migliori amici.
Da qualche tempo, Kendall sente qualcosa di stupido, lì, proprio dove sta il petto. È strano, ma sente la strana necessità di passare più tempo possibile con Logan, per conoscerlo un po’ meglio. Quando parla di queste cose a Carlos, l’amico gli propone una scommessa: avrà a disposizione una settimana per fare quello che vuole con Logan, senza però portarselo a letto. Kendall accetta senza nemmeno pensarci. Del resto, si dice, è impossibile che si stia innamorando.
***
Kogan|Long-fic|Accenni di CarlosxAlexa|JamesxSorpresa
Alle mie #Rushers. Vi voglio bene!
Per motivi personali, il terzo capitolo sarà online dopo il 23!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Kendall, Logan, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Till the night ends

There's a million voices screaming that this love's a dead-end road
L’indomani, quando Kendall si era svegliato sentiva le tempie che pulsavano e i muscoli indolenziti. Il biondo aveva sbattuto più volte le palpebre, cercando di riprendere la cognizione del tempo e dello spazio. Alla fine si era addormentato profondamente, probabilmente per diverse ore. Il sole era ormai alto nel cielo e il suo cellulare gli aveva confermato che era da poco passato mezzogiorno.
Aveva sbloccato il cellulare con una mano mentre si stropicciava gli occhi con l’altra. Aveva visto diversi messaggi da parte di Carlos, di sua madre e di alcuni dei suoi amici, tra i quali James. Adesso che ci pensava era da un pezzo che lui e il suo amico non si vedevano. Lui era stato troppo impegnato con tutta quella storia della scommessa e il castano era sparito dalla circolazione da un po’.
Non era riuscito ad impedirsi di pensare al modo in cui si svegliava quando era vicino a Logan. Ad esempio, sapeva stava iniziando a svegliarsi, lo capiva dal modo in  cui si stava lentamente agitando, partendo dalla testa e finendo con il coinvolgere tutto il busto. Lo aveva visto comportarsi in quel modo tante volte, mentre era a casa sua o casa dell’altro, che ormai conosceva alla perfezione i suoi rituali mattutini. Era strano, rendersi conto di conoscerlo così bene senza averci mai fatto caso prima. Si chiedeva quante persone oltre a lui sapessero che non usciva mai di casa senza quello stupido pupazzetto a forma di aereoplanino in pezza che il padre gli aveva regalato da piccolo. Era un suo piccolo rituale, diceva che non si sentiva al sicuro senza quello. Un sorriso spontaneo aveva fatto capolino sul volto del ragazzo dagli occhi verdi. La sua mente gli aveva mandato una chiara immagine di Logan che sorrideva. Era.. bello. Non bello nel senso classico del termine. Era bello bello. Una di quelle bellezze che non ti saresti stancato mai di ammirare, che avresti fatto di tutto per tenerti strette.
Aveva scosso rapidamente la testa. Non era da lui pensare quelle cose, affatto. Nella sua testa, Logan avrebbe dovuto essere scopabile, non adorabile. Diamine, era soltanto quella vicinanza a dargli dei problemi. Aveva bisogno di staccare un po’ da tutto, di avere del tempo da trascorrere con un amico, soltanto per distrarsi un po’. Aveva bisogno di smettere di pensare a Logan, al piacere a Logan, all’essere geloso di Logan. Aveva bisogno di una pausa. Stop. Era come se avesse guardato senza mai fermarsi tre stagioni di seguito di Teen Wolf e non riuscisse più a smettere. Doveva staccare il computer e riposarsi gli occhi.
Okay, era un paragone decisamente pessimo. Eppure in quel momento aveva davvero bisogno di una pausa, in tutti i sensi del termine. Si era alzato, spolverandosi i pantaloni con le mani. Aveva scritto un messaggio a James e si era alzato, lanciando un’ultima occhiata alla casa che aveva fatto da spettatrice silenziosa a una delle notti più belle della sua vita.
***
James dormiva beato, con il petto nudo poggiato contro la schiena di Ciara. Anche la ragazza stava dormendo, con un dolce sorriso sul volto. Le mani del suo ragazzo le cingevano delicatamente la vita e entrambi avevano sul viso un’espressione radiosa in volto. Era la prima volta che dormivano nello stesso letto e la sensazione piacevole che provavano era nuova per entrambi. Era un calore strano, che partiva dal centro del petto e si diffondeva lungo la spina dorsale e poi lungo tutte le terminazioni nervose dei loro corpi. Si erano coricati a tarda ora, dato che erano rimasti a parlare fino a tarda ora. Era incredibile, ma ogni giorno scoprivano un nuovo lato dell’altro ed era qualcosa che non riusciva mai a smettere di sorprenderli.
Improvvisamente, una vibrazione proveniente dal cellulare del ragazzo, abbandonato sul comodino, aveva fatto si che l’oggetto precipitasse sul pavimento.
Kendall :)- Nuovo Messaggio
Sto arrivando a casa tua, super maratona di partite a FIFA oggi!
Il destino, il karma, il caso o come lo si voglia chiamare, è un gran bastardo. Se fosse stata un’altra occasione, un messaggio non letto non avrebbe cambiato la vita di nessuno. In quel momento specifico però, la vita che stava per cambiare era quella di ben cinque persone. E, per la regola pronunciata sopra, era difficile dire chi sarebbe uscito vincitore oppure se la storia si sarebbe chiusa in una tregua.
***
Quel giorno anche Carlos aveva avuto un risveglio abbastanza traumatico. Si era alzato con un urlo, risvegliato da un incubo che lo aveva fatto scivolare giù dal letto e gli aveva fatto sbattere la testa contro lo spigolo del comodino. Insultando mentalmente gli Dei dell’Olimpo e Percy Jackson, si era rialzato, cercando di riordinare le idee. Aveva il vago sentore di aver sognato qualcosa che aveva a che fare con Kendall, Ciara e James, ma probabilmente era soltanto colpa dell’amico che in quei giorni lo stava stressando troppo. Lo chiamava circa dieci volte al giorno per dirgli quanto era fantastica la sua relazione con Ciara, per parlargli di quanto la amava e quanto si sentiva fortunato ad essere ricambiato. Per carità, Carlos era sempre stato innamorato dell’amore nelle sua mille forme e aveva sempre avuto una paurosa tendenza a comportarsi da Cupido dei poveri, ma era davvero esausto. La prossima volta che l’amico l’avesse chiamato per parlare di Ciara avrebbe decisamente dato di matto. E si sarebbe messo a strillare come una ragazzina isterica in fase mestruale.
Aveva bisogno di prendersi una pausa dai guai dei suoi migliori amici o avrebbe finito con l’ammalarsi. Sbuffando, aveva chiamato Alexa. Mentre la ragazza al telefono gli diceva frasi dolce e gli prometteva che sarebbe arrivata il più in fretta possibile a casa sua, aveva cercato di ricordarsi qualcosa del suo sogno.
Quando la sua ragazza aveva riattaccato, aveva una visione del sogno abbastanza chiara. Aveva sognato che Kendall scopriva della relazione clandestina tra sua sorella e quello che considerava uno dei suoi migliori amici e si era messo a dare di matto. Non lo sapeva ancora, ma il suo sogno non era poi tanto diverso da ciò che stava per accadere. Cercando di convincersi che erano quei quattro cretini a farlo uscire fuori di testa, si era buttato sul letto e aveva affondato la testa nel cuscino, sperando che la mancanza d’aria fosse sufficiente a farlo morire soffocato. Non appena si era reso conto che le sue speranze erano vane, si era tirato le coperte fin sopra la testa e, sospirando sommessamente, si era girato nel letto per diversi minuti, fino a quando non era stato accolto nuovamente tra le braccia di Morfeo.
***
Strada facendo Kendall si era messo a ripensare a tutto quello che gli era successo pochi giorni prima. Probabilmente, era stata la stanchezza a farlo reagire in quel modo assurdo. Non sarebbe riuscito a spiegarsi altrimenti il modo in cui aveva reagito quando aveva visto Logan insieme a quel tipo, Brian. Effettivamente era stato molto preso dallo studio e da tutta quella storia della scommessa, era più che logico che fosse bastata una cosa così stupida a farlo andare fuori di testa. No? No, okay, era stupido pensare una cosa del genere. Semplicemente gli dava fastidio vedere che Logan passava quel tempo con qualcuno che non era lui. Era normale, no? In un certo senso, dopo tutti quei mesi passati ad avere il monopolio sul suo corpo ogni volta che gli andava, era strano per lui pensare che qualcun altro potesse avere accesso a quella che considerava una sua esclusiva proprietà. Okay, proprietà non era il termine più corretto da utilizzare, ma era così che lui lo vedeva. Logan era qualcosa di suo e basta, il fatto che avessero una relazione incentrata sul sesso non voleva dire che non ci tenesse a lui o, peggio, che volesse che qualcun altro lo facesse soffrire come aveva fatto lui. Era un grandissimo controsenso, se ne rendeva conto. Voleva che nessuno gli facesse male, ma lui era il primo a farlo soffrire. Se ne era reso conto. Nei mesi precedenti era riuscito ad ignorare la leggera stretta allo stomaco che lo colpiva quando vedeva gli occhi di Logan lucidi di lacrime che davanti a lui non avrebbe mai pianto. Sapeva di essere la causa di quelle lacrime, ma non aveva mai fatto nulla per cercare di fermarle. Non sapeva cosa fosse a frenarlo, ma era rimasto fermo, lasciando che fosse Carlos a consolarlo e a dirgli quelle parole gentili che avrebbe voluto dirgli lui. Aveva paura di sbagliare tutto con Logan. Sapeva che lui era una di quelle persone che si meritavano tutto l’affetto del mondo. Qualcuno che lo amasse e che gli ripetesse ogni giorno quanto si sentiva fortunato ad averlo accanto. Come avrebbe fatto lui, che non riusciva ad andar bene neppure a se stesso, a ricoprire quel ruolo così importante nella vita dell’altro? Non ci sarebbe mai riuscito, ne era certo. Quindi aveva deciso di non provarci neppure, per la troppa paura di restare scottato. Una delle poche cose che l’esperienza con il padre gli aveva insegnato era che lui riusciva soltanto a deludere le persone che si fidavano di lui. Lo aveva fatto prima con suo padre, che forse si meritava di soffrire, e poi lo aveva fatto con Logan, che al contrario si meritava tutto l’amore possibile. Tutto quello che lui non sarebbe ma riuscito a dargli. Tutto ciò che poteva offrirgli era un abbraccio e il loro modo personale di dimenticare come era andata la giornata che si apprestavano a lasciarsi alle spalle. Logan meritava qualcuno alla sua altezza e lui non lo era. Semplice. Due più due uguale quattro, lui e Logan non erano sulla stessa lunghezza d’onda. A questo punto restava soltanto da chiedersi se c’era una formula matematica che spiegava quel dolore sordo che provava petto al pensiero che tra lui e il moro non ci sarebbe mai stato nulla oltre quel malsano rapporto fisico che li legava da mesi.
***
Senza rendersene conto, si era ritrovato davanti al palazzo a più piani in cui viveva James. Aveva affittato un appartamento al quinto piano subito dopo aver compiuto diciotto anni, con il desiderio di rendersi indipendente il più preso possibile. Aveva una casa davvero graziosa, nonostante non fosse poi chissà quanto grande. Con stupore si era reso conto che, da quello che poteva vedere, tutte le finestre della facciata principale erano chiuse. Possibile che quello scemo stesse ancora dormendo? Alzando le spalle, Kendall aveva salito i gradini che lo separavano dall’ingresso e aveva aperto l’ascensore che lo aveva portato fino al quinto piano. Aveva provato a bussare gentilmente contro la spessa porta in legno, sperando che James avesse mantenuto la sua pessima abitudine di addormentarsi sul divano e che quindi lo avesse sentito e si fosse svegliato. A quanto pare l’amico non aveva intenzione di svegliarsi. Sbuffando, si era abbassato e aveva sollevato il tappetino con la scritta WELCOME che si trovava ai suoi piedi. Come si immaginava infatti, sul pavimento c’era una copia delle chiavi d’ingresso. Borbottando tra i denti –come si faceva ad essere così scemi da lasciare le chiavi in un posto così dannatamente ovvio?- aveva infilato le chiavi nella serratura e l’aveva fatta scattare. Cercando di non fare rumore, aveva buttato le chiavi su uno dei divani e si era spostato in corridoio. Fischiettando a bassa voce, aveva continuato a camminare fino alla camera da letto, che aveva la porta lievemente socchiusa. Per un secondo l’aveva sfiorato il pensiero che il suo amico potesse essere in compagnia di una ragazza, ma lo aveva scacciato immediatamente. Insomma, l’ultima ragazza di James era Lauren, una stronza di prima categoria che dopo tre anni di relazione aveva deciso di lasciarlo per scappare in Corsica con un cinquantenne pieno di soldi. Il castano era rimasto parecchio scottato da quella storia e, fatta esclusione per qualche fiamma occasionale, non ricordava di averlo mai sentito parlare di ragazze. Aveva aperto al porta con tranquillità, soltanto per poi bloccarsi sulla soglia. Effettivamente James dormiva. Con una ragazza, proprio come aveva pensato. Fin lì nulla di male, se non fosse stato che si trattava di sua sorella.
***
A ripensarci in quel momento, era uno dei più grandi cliché della storia. Ma faceva male comunque. Quello che aveva sempre considerato come uno dei suoi migliori amici, gli era stato vicino con il solo scopo di portarsi a letto sua sorella. Sua sorella. Che aveva quindici anni. Era ancora una bambina e quel, quel, non riusciva neppure trovare un modo per definirlo, si era approfittato di lei. Di quel piccolo angelo dagli occhi e i capelli scuri, che già a sette anni riusciva a batterlo a tutti i giochi da tavolo che conosceva e che riusciva a farlo cascare nell’ennesimo scherzo che architettava insieme a Carlos. Ci aveva messo soltanto pochi istanti a lasciare che la rabbia prendesse controllo del suo corpo. Aveva sentito qualcosa stringergli convulsamente le viscere e ogni pensiero era sparito, sostituito dal violento impulso di trasformare James in un prosciutto. Aveva assottigliato gli occhi, squadrando i due addormentati, ignari della situazione.
La rabbia lo aveva gito prima che riuscisse a fermarsi. Istintivamente aveva chiuso la mano a pugno e aveva colpito la parete, sperando che il colpo lo aiutasse a cancellare quella visione. Purtroppo quando aveva riaperto gli occhi sua sorella e quell’essere erano ancora davanti a lui. Kendall aveva stretto i denti, sperando che il macigno che sentiva sul petto si facesse più leggero. Sentiva una morsa allo stomaco che non accennava affatto a diminuire e gli faceva venir voglia di urlare. Nuovamente guidato dall’istinto, aveva scaraventato sul pavimento una fotografia attaccata al muro, il cui vetro si era presto infranto. Il rumore aveva avuto l’effetto di far ridestare i due ragazzi ancora sul letto. Nell’arco di pochi secondi entrambi si erano alzati di scatto e avevano iniziato a guardarlo con gli occhi spalancati. James aveva aperto la bocca per dire qualcosa, ma lui non gliene aveva dato il tempo.
-Non-non- aveva detto con voce tremante a causa della rabbia- non ti azzardare. Non azzardarti ad aprire bocca. Cristo, ma ti ha completamente dato di volta il cervello? Mia sorella, mia sorella, cazzo! Vai a letto con le bambine adesso? Si può sapere che cosa sei diventato? Mi fai schifo cazzo! Per tutto questo tempo in cui io non ho fatto altro che starti accanto ogni qualvolta ne avevi bisogno, tu andavi a letto con lei! Non ti senti uno stronzo?- le parole avevano lasciato le sue labbra rapidamente, tanta era la furia e il disgusto che in quel momento avevano preso possesso del corpo del biondo. Si sentiva confuso ed oltraggiato, ma la rabbia aveva avuto il sopravvento il su tutto. Poteva anche non avere un rapporto felice con parte della sua famiglia, ma non avrebbe permesso che qualcuno toccasse in quel modo sua sorella. Soprattutto non uno dei suoi amici. Una di quelle persone che considerava praticamente come un fratello.
James aveva fatto un passo avanti, scostando il corpo esile di Ciara dietro il proprio decisamente più imponente.
-Ti assicuro che non è assolutamente come pensi- aveva esordito con gli occhi lucidi e la voce insicura. Ad osservarlo bene, il suo corpo era scosso da tremiti e sembrava in preda ad un grave conflitto interiore- Sai benissimo che non mi permetterei mai di mettere le mani addosso a nessuno che non lo voglia e comunque io e Ciara non-
A quelle parole la ragazza si era fatta avanti e aveva preso la parola sotto la sorpresa degli altri due.
-No, James, non devi giustificarti con lui. Kendall, mi dispiace dirtelo perché sei mio fratello e sai che ti voglio bene, ma certe volte dovresti proprio aprire gli occhi. Innanzitutto non credo proprio che con chi esco e che cosa ci faccio siano affari tuoi. A che scopo venire qui e fare tutta questa scenata? Sai perché io e James abbiamo deciso di non dirti niente? Perché sapevamo che avresti reagito in questa maniera e te la saresti presa senza un valido motivo. So che il concetto di amore per te è una cosa molto astratta, ma ti risulta così difficile renderti conto delle cose più ovvie? Sì, amo James. E sì, ci sono sette cazzo di anni di differenza tra di noi, e quindi? Tu e papà non avete un bel rapporto perché lui non riesce a capire l’amore che provi tu, giusto? E trovi corretto venire qui e comportarti esattamente nello stesso modo in cui lui si è comportato con te? Perché è questo che stai facendo. Sei venuto qui pretendendo di decidere a priori cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato per me, ma ti sei chiesto cosa penso io? Cosa provo io? Prima di metterti ad urlare cose senza senso –perché se tu conoscessi bene tanto come affermi sapresti che non mi avrebbe mai torto neppure un capello- hai mai pensato che forse sono qui perché lo voglio? Perché è questa la verità, Kendall. E tu devi accettarlo. Io sono innamorata di James e lui è innamorato di me e non permetterò che tu me lo rovini, chiaro?
Ho passato un periodo di merda quando tu te ne sei andato di casa. Noi due abbiamo sempre avuto un rapporto speciale e senza di te mi sentivo persa. Ma a te fregava solo di te in quel periodo e non hai fatto altro che respingermi ogni volta che ho provato ad avvicinarti. Sai cosa? Dopo un po’ ho smesso di starci male. Ho capito che tu avevi bisogno del tuo spazio e io del mio. Non siamo più due bambini Kendall. Sono passati anni dal periodo in cui tu mi davi ordini e io ubbidivo senza mai obbiettare. Ho fatto la mia scelta, ma non sta a te giudicarmi. Siamo responsabili delle nostre conseguenze. E ora, se non hai più nulla da dire, vorrei chiederti gentilmente di andartene. Dubito che tu abbia qualche alta cosa da fare qui.
Aveva parlato con una calma allarmante, ma nonostante ciò il suo tono era rimasto sempre fermo e duro. Il suo volto non faceva trapelare nessuna emozione, era una bizzarra maschera di freddezza e di compostezza.
Gli faceva male sentire quelle parole da sua sorella, era come avere dieci coltelli piantati insieme nel petto. Ogni volta che cercava di toglierne uno, ecco che tutti gli altri si muovevano lasciandolo ferito e sanguinante. Aveva aperto la bocca, cercando di dire qualcosa, ma le parole gli erano rimaste incastrate in gola. Si era messo a correre, spintonando qualche povero passante e beccandosi anche qualche imprecazione. Il suo cervello però era altrove. Sua sorella. Sua sorella. Non ci poteva credere. Sentiva uno strano peso all’altezza del petto, come di qualcosa che si era inevitabilmente spezzato. Non lo avrebbe mai ammesso, ma era abbastanza sicuro di sapere di che cosa si trattava.
***
James si era seduto di nuovo sul letto e sentiva un enorme macigno gravargli sui polmoni, impedendogli di respirare. Le parole di Kendall avevano accesso in lui qualcosa che non sarebbe riuscito a spiegare a parole. Il biondo aveva forse ragione? Era davvero un mostro, un approfittatore? Davvero Ciara stava con lui perché, in qualche strano modo, lui l’aveva spaventata e lei si era sentita “costretta”? Erano queste le domande che si ricorrevano senza sosta nella sua testa, non dandogli pace.
All’improvviso una mano piccola e calda si era poggiata sulla sua spalla. Il castano aveva sollevato la testa e si era ritrovato a fissare gli occhi lucidi di Ciara. Si vedeva che anche lei non era poi così calma e tranquilla come aveva cercato di apparire davanti al fratello. Con James però si sentiva al sicuro, tranquilla. Sapeva che il ragazzo non si sarebbe mai permesso di giudicarla e che non era di certo la prima volta che si mostrava vulnerabile ai suoi occhi.
-Capirà- aveva detto lei, dopo qualche istante –Ha solo bisogno di un po’ di tempo per digerire la cosa, ma vedrai che non avrà problemi alla fine.
Il castano aveva sentito un nodo allo stomaco e, suo malgrado, si era trovato a dover distogliere lo sguardo da quello di lei. Si era costretto a non crollare, a resistere ancora per un po’. Poi, sperando di non scoppiare a piangere in quel preciso istante, aveva sollevato lo sguardo verso Ciara. Sapeva che poteva essere una delle ultime volte che la vedeva, quindi voleva prendersi un attimo per osservarla bene.
-Non- non- la sua voce era spezzata e aveva iniziato a picchiettare a terra con il piede, a disagio –Non sarà necessario.
La ragazza lo aveva osservato con aria interrogativa, mentre lui si costringeva a dire le due parole più dure che avesse mai pronunciato.
-È finita.
Ciara aveva spalancato la bocca, mentre dai suoi occhi finalmente fuoriuscivano tutte quelle lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento. Un singhiozzo aveva lasciato involontariamente la sua gola e lo stomaco di James si era contratto in un altro doloroso spasmo. Nonostante avesse avuto tutti i buoni motivi per obbiettare però, la castana non si era mossa. Il ragazzo sperava con tutto il cuore che decidesse di andarsene, perché era certo che non sarebbe riuscito a sopportare di averla vicina. Non con quello che sentiva, non dopo tutto quello che era successo.
Come se qualcuno dall’alto avesse deciso di accontentarlo Ciara si era mossa repentinamente per la stanza e aveva recuperato i suoi vestiti. Si era poi spostata in soggiorno e velocemente si era lasciata la casa alle spalle.
Soltanto dopo aver sentito il tonfo sordo della porta che si chiudeva, James aveva lasciato libero sfogo alle sue lacrime. Aveva stretto tra le braccia il cuscino, mentre il dolore che sentiva al petto non accennava a sparire. Non avrebbe mai immaginato che qualcuno sarebbe riuscito a spezzargli il cuore, non di nuovo.
Ma del resto, avrebbe dovuto rassegnarsi all’idea che Ciara era semplicemente diversa. E lui l’aveva semplicemente persa.
   
 
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