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Autore: Axel_Pendragon    18/10/2015    0 recensioni
Hydrus è un ragazzo di sedici anni come tutti, dal nome un po' particolare.
Si ritroverà immerso in un'incredibile avventura quando, venuto a sapere che qualcosa era andato a schiantarsi nel bosco vicino la sua città, entrerà in contatto con un oggetto non identificato che gli conferirà poteri speciali legati ai pianeti del sistema solare.
Da quel momento si troverà ad affrontare i bulli della sua scuola fino a scontrarsi con temibili avversari.
"Quando la luna sorgerà, le stelle danzeranno, quando il sole sorgerà, il tuo cuore danzerà con loro, quando le galassie si uniranno tu farai danzare gli elementi".
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO II
Corse e Secchioni


Appena si fece mattina, iniziai a fare colazione e come ero solito fare, prima di prepararmi per andare a scuola, feci un paio di serie di addominali… o almeno tentai di farli poiché ero talmente stanco che per alzarmi mi sarebbe servito un bulldozer.
Pensai “Per Jennifer, devo farli per Jennifer” nella speranza che aumentando un po’ la mia massa muscolare mi avrebbe preso più in considerazione.
Anche se poi guardandomi allo specchio, non credei che mi sarebbero serviti a molto poiché non avevo un fisico messo troppo male… o almeno era quello che pensavo, quindi non ci feci caso e andai a vestirmi.
Anche quel giorno mi toccò andare a scuola, più ci pensavo e più vedevo il mio letto che prendeva vita e mi diceva, con voce suadente, di non abbandonarlo.
Per un pelo non persi l’autobus.
Salito, trovai un posto libero e mi misi seduto ascoltando della musica dalle cuffiette collegate al cellulare.
Tra una canzone e l’altra mi appisolai sul sedile ma fui svegliato dal rumore di qualcosa che sembrava essere andato a sbattere.
Come volevasi dimostrare, l’autobus era andato a scontrarsi contro un’altra auto.
Vidi l’autista, rosso in viso per la rabbia, scendere dal mezzo per andare a lanciare qualche insulto all'automobilista col quale si era scontrato.
Intanto, sapendo che non potevo fare altre assenze, presi una decisione che avrebbe mandato all'aria una calma e tranquilla giornata da studente, ossia correre verso scuola.
Ero ancora molto stanco ma non mi restava nient’altro da fare.
L’ultima volta che avevo corso così tanto era stato il mese prima quando la professoressa di educazione fisica, che più che una professoressa sembrava una donna dell’età della pietra, ci aveva obbligati a partecipare ad una corsa campestre facoltativa, non so se lei sapesse quale fosse il significato della parola “facoltativa” ma speravo che un giorno, prendendo in mano un dizionario, lo avrebbe capito.
Penso sia per questo che odiavo correre.
Così iniziò la mia corsa verso scuola, cosa mai mi sarebbe potuto accadere di peggio?
In quello stesso momento sentii qualcosa di freddo e bagnato che mi colpì la testa, poi lo sentii ancora e poi ancora.
Iniziò a piovere.
Se c’è una cosa che odiavo ed odio ancora oggi, è la pioggia, specie se si sta correndo controvoglia per un'altra giornata in quell'inferno.
All'angolo della strada aumentai la velocità ma andai a sbattere contro qualcuno finendo a terra << Hey guarda dove vai brutto… >> mi bloccai all'istante rendendomi conto che la persona col quale ero andato a sbattere era Jennifer, la quale era andata anche lei a finire con il sedere a terra.
<< Scusami Jennifer non volevo, sono un completo idiota, credo di aver bisogno di un paio di occhiali scusami, scusami, scusami! >>
<< Non ti preoccupare Hydrus non è niente! Piuttosto penso che tu sia un tantino in ritardo. >>
<< Eh già… >> dissi ridendo come un ebete << aspetta un attimo e tu che ci fai qui? Non dovresti essere a scuola? >> chiesi tirando fuori l’ombrello, che mi ero scordato di avere nello zaino e usandolo per ripararci dalla pioggia.
<< Sì ma mi sono sentita male quindi adesso sto tornando a casa da sola, non sono nemmeno entrata ed i miei non riescono a venirmi a prendere. >>
<< Capisco, beh... se vuoi posso accompagnarti a casa, almeno sei coperta con un ombrello e se ti dovessi sentir male hai qualcuno che ti può aiutare. >>
<< No non ti preoccupare, non c’è bisogno, penso di riuscire ad arrivare a casa da sola. >>
Appena finì di dire questa frase, mi resi conto che una macchina stava correndo sulla strada ad alta velocità, andando con la ruota su una grande pozzanghera vicino a noi.
Feci appena in tempo ad aprire l’ombrello coprendoci dallo schizzo d’acqua, “i riflessi da videogiocatore a volte servono a qualcosa” pensai ridendo tra me e me. << Wow >> esclamò lei, stupita dalla mia mossa fulminea << grazie mille Hydrus, se mi avesse bagnata… non so proprio come ringraziarti! >>
<< Di nulla, insomma chiunque l’avrebbe fatto >> dissi arrossendo << ora devo andare, senti ti lascio il mio ombrello penso che serva più a te che a me. >>
<< Grazie mille sei il mio eroe! >> poi mi diede un bacio sulla guancia e andò per la sua strada.
A quel punto sentii il mio cuore iniziare a battere a gran velocità e la salutai con un rapido gesto della mano rimettendomi a correre, questa volta con maggiore velocità, era come se lei mi avesse ricaricato.
Arrivato a scuola bagnato, neanche mi fossi buttato in piscina con tutti i vestiti, mi diressi in fretta verso la mia classe ma non trovando nessuno mi ricordai che oggi, in prima ora, avevo educazione fisica.
Dopo tutta questa corsa pensai di chiedere alla professoressa di farmi saltare la lezione per una volta perché ero veramente troppo stanco.
Arrivato in palestra trovai la professoressa e tutta la mia classe ad attendermi con dei palloni in mano.
<< Buongiorno prof mi scusi per il ritardo, l’autobus ha fatto un incidente e per arrivare a scuola ho dovuto correre, sono stanchissimo prof non penso di riuscire a fare lezione. >>
<< Oh ma non ti preoccupare caro, è solo che i tuoi compagni avrebbero tanta voglia di giocare a palla avvelenata con te >> disse con un sorrisetto maligno che le ricopriva il viso.
Inizialmente non capii perché mi avesse detto quella frase poi, al suono del suo fischietto, venni bombardato da una serie di pallonate che mi fecero atterrare sul pavimento.
Rialzandomi la professoressa, accompagnata dalle risate dei miei compagni infami, disse << ora alzati e fammi dieci giri di corsa della palestra razza di scansa fatiche. >>
Mi misi a correre sempre più stremato e finiti i miei dieci giri di corsa suonò la campanella, suono celestiale che mi concesse il diritto di andarmene da quell'inferno.
Andai dritto in bagno e bevvi un lungo sorso d’acqua, neanche fossi un cammello.
Cambiandomi i vestiti, che erano bagnati ancora dalla pioggia e dal sudore e indossando qualcosa di fresco andai in classe per l’ora di matematica.
Quasi a metà dell’ora, mentre prendevo appunti sulla lezione, mi ritrovai un bigliettino che era appena arrivato sul mio banco con su scritto “ Tutto confermato per sabato sera? ”.
Guardai dietro di me e vidi il gruppo dei secchioni della classe che mi scrutava salutandomi con un cenno della testa.
Intanto uno di loro si soffiò il naso, l’altro stava leggendo un fumetto scrausissimo e l’altro ancora stava copiando gli appunti di matematica aggiungendo anche degli approfondimenti che lui solo conosceva.
Erano Daniel, James e Wilson, come già detto, i tre secchioni della classe.
Avevano tutti sedici anni tranne Daniel che ne aveva quindici avendo saltato un anno per la sua grande intelligenza, erano molto simili tra loro, avevano tutti dei grandi occhiali, una penna sempre a portata di mano nel taschino nella camicia e non si dividevano mai.
Si sarebbe potuto paragonare il loro fisico a quello di un insetto stecco, dato che erano tutti pelle ed ossa, erano evitati da gran parte della classe a causa delle loro fissazioni sulla scienza e su tutte le altre materie riguardanti la logica e per i loro discorsi che molte volte non si comprendevano neanche lontanamente.
 << Non capisco perché ancora li frequenti >> mi disse Jeff guardandoli male.
<< Lo faccio solo perché hanno l’attrezzatura per vedere stelle, pianeti e cose così, lo sai che amo questo genere di cose. >>
<< Ok ma non ci stare troppo o finirai per diventare anche tu una specie di incomprensibile idiota senza una vita sociale. >>
Il mio sguardo si spostò sul bigliettino e risposi loro scrivendoci sopra “Non vi preoccupate, ci sarò”.
Sabato sera saremmo andati in un bosco vicino la città perché secondo alcune voci pare che al centro di questo bosco ci si fosse andato a schiantare qualcosa di grosso.
<< Veramente credi a queste cacchiate? >> mi chiese Jeff incredulo.
<< Bhe… un po’ sì, cioè… non credo con certezza che esistano cose come alieni o simili però oggettualizzato nel bosco potrebbe anche solamente essere un sasso del tutto inutile. >>
<< Tu speri che sia qualcosa di spettacolare eh? Rispondi a questa domanda: se effettivamente questo fantomatico oggetto si sia schiantato al centro del bosco perché le autorità non lo dovrebbero già aver preso? >>
<< Non lo so, forse non gli hanno dato molta importanza, poi essendo al centro di un bosco chi vuoi che vada a controllare? >>
<< Non ti vedo molto convinto, senti io non so cosa dobbiate fare in quel bosco, né so esattamente cosa ci sia lì dentro, quindi anche se a me non interessano queste cose spaziali ti accompagnerò, non mi fido di quei tre. >>
<< Grazie Jeff, sei il migliore >> dissi con un ampio sorriso.
<< Sappi però che per me addentrarsi nel bosco sabato sera è una pessima idea. >>
Effettivamente andare da solo in un bosco, di sera e con tre persone che sembrano anche abbastanza inquietanti, non era il massimo ma ora che sapevo che con me c’era Jeff fui molto più sicuro di me stesso.
Arrivata la fine dell’ora mi avvicinai al banco dei tre secchioni che come al solito passavano la loro ricreazione a giocare a carte oppure ad ipotizzare nuove teorie in ambito scientifico.
<< Eccomi, finalmente possiamo parlare tranquillamente. >>
<< Abbassa la voce Hydrus o qualcuno potrebbe sentirti >> disse Wilson preoccupandosi di chi vi fosse nelle vicinanze poi aggiunse << Allora sabato sera ci vedremo direttamente all'entrata del bosco, mi raccomando acqua in bocca, non vogliamo che tutti vengano a sapere della nostra ricerca. >>
<< Ehm… ok, verso che ora? >>
<< Facciamo verso mezzanotte >> mi rispose James mentre preparava il materiale per l’ora successiva.
<< Credo che vada bene devo portare qualcosa? >>
<< Una torcia e uno zaino per il resto portiamo tutto noi e se ce l’hai anche il cervello sai com'è, queste uscite non sono per quelli come te, Hydrus >> disse Daniel iniziando, insieme agli altri, a ridere come idioti.
<< Sì certo >> dissi guardandoli male << penso che porterò Jeff con me, almeno avrò qualcuno su cui contare invece di tre piscia sotto. >>
<< Jeff! Stai scherzando spero! Lui non ha nulla a che fare con questa ricerca >> disse James innervosito.
<< Non me ne frega nulla lui viene, punto! >>.
I tre si guardarono l'un l'altro e si misero a borbottare fra di loro poi James disse << Mmmmmh… e va bene portalo basta che non si metta a fare lo stupido, andremo lì per un’importantissima ricerca, non è un’uscita per un campeggio fra amici. >>
Tornando al mio banco fu come se mi sentissi osservato da qualcuno, mi voltai ma vidi tutti indaffarati a ripassare per l’ora successiva, sarà stata solo una mia impressione.
Finita l’ora potei uscire e tornarmene finalmente a casa.
Che giornataccia!
Prima perdo l’autobus e mi tocca correre poi vado a urtarmi contro la ragazza che mi piace, arrivato a scuola vengo colpito ripetutamente con delle pallonate dai miei compagni, venendo anche sgridato dalla professoressa e infine mi trovo ad essere preso in giro da tre secchioni…
Arrivato a casa, nel pomeriggio, passai tutto il tempo tra lo studio, i fumetti ed i videogiochi, qualche volta andai a controllare sul cellulare o su Facebook per vedere se mi fosse arrivato qualche messaggio o qualche notifica, arrivata l’ora di cena andai a mangiare.
Mi preparai qualcosa al volo, non avevo molta fame quindi decisi di farmi un paio di panini.
Finito di mangiare andai dritto a stendermi sul divano e in televisione davano un film dell’horror, non avevo mai provato a vedere un film di quel genere da solo, magari avrei dovuto cambiare canale… ma in fondo provare solo una volta non mi avrebbe ucciso.
Dopo solo mezz'ora di film mi ritrovai avvinghiato a tre cuscini per la paura, avrei voluto tanto cambiare canale ma il telecomando non si trovava e in quelle condizioni non mi sentivo in grado di poterlo cercare.
Ad un tratto il mio cellulare squillò, andai a controllare ma non sapevo chi potesse essere a quell’ora… magari un maniaco che mi aveva puntato!
Deglutendo risposi alla chiamata << P-p-pronto. >>
   
 
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