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Autore: M4RT1    18/10/2015    2 recensioni
"Dormi", si dice Stiles, ma non ci riesce. [...] Perché la mamma è morta e Stiles lo sa, e a nulla serve che la madre di Scott gli abbia detto che ora è felice, perché le persone morte non sono felici. Sono morte e basta.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Melissa McCall, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non esistono i mostri. Non esistono. Mantra silenzioso, rassicurazioni che nessuno più potrà dargli. Stiles rabbrividisce e sgrana gli occhi, le iridi castane rivolte al soffitto e agli strani giochi di luce della luna. Si diverte a prendersi gioco della paura dei bambini. 

"Scott?" 

Il sussurro, appena udibile nel silenzio della notte, sembra espandersi nella stanza come gas. Le pareti stesse si impregnano della voce acuta del bambino e paiono ripetere la domanda più e più volte, riempiendo lo spazio di sussurri minacciosi che sommano paura alla paura.

"Scott?" ripete Stiles, ostinato. Al terzo richiamo l'altro bambino si desta, infastidito.

"Che c'è?" chiede, lamentoso. Il suo tono tradisce una certa stanchezza, tanto che riesce a stento a rigirarsi fino a volgere il suo sguardo
verso l'amico.

"Secondo te esistono i Lupi Mannari?"

Fuori, tutto è silenzioso. Melissa ha permesso ai bambini di dormire nel letto matrimoniale, ma così facendo si è trovata rannicchiata nella stanzetta di suo figlio e ora, probabilmente, dorme in posizione scomoda nel lettino a forma di automobile. 

"Ma che domande fai, Stiles?" biascica Scott. Ha i capelli arruffati e indossa un pigiama rosso con la stampa di Spiderman sopra, identico a quello che ha regalato all'amico per Natale. "Certo che no. Lo sanno tutti che i mostri non esistono" sentenzia, sicuro. "E nemmeno i fantasmi" aggiunge, più per convincere se stesso che l'altro.

Stiles annuisce, silenzioso. Osserva le immagini che la luna continua a proiettargli davanti e sospira ancora. Quando era piccolo (non che adesso sia grande, ma dal pomeriggio precedente si reputa tale) si ritrovava spesso sveglio nel cuore della notte, allora sgattaiolava nel lettone con i genitori e svegliava uno dei due, a turno. Stanotte sarebbe toccato a sua madre fargli il latte caldo. Solo che non può. 

"Scott?" sussurra di nuovo. "Posso raccontarti una storia?"

Scott non è per niente d'accordo e lo dimostra ampiamente prendendo a calci le gambe dell'amico e mugugnando qualcosa riguardo la scuola del giorno dopo. Ma Stiles non vuole che i mostri tornino e sa che l'unico modo per tenerli a bada è parlare. Comincia la narrazione delle avventure di due amici con un pigiama rosso, ma l'altro è già di nuovo assopito e a nulla valgono i tentativi di risvegliarlo.

Fuori comincia a tirare vento. Gli alberi frusciano, l'aria ulula, la notte si popola di figure misteriose. "Dormi", si dice Stiles, ma non ci riesce. Non ci riesce e i mostri tornano, e hanno cinque braccia e si lasciano dietro una scia di sangue che assomiglia a quello di suo padre quando, quel pomeriggio, si è tagliato contro il vetro a cui ha dato un pugno. Quando aprono la bocca, emettono strani versi acuti, dei bipbip insistenti simili a quelli della mamma mentre moriva. Perché la mamma è morta e Stiles lo sa, e a nulla serve che la mamma di Scott gli abbia detto che ora è felice, perché le persone morte non sono felici. Sono morte e basta.



Il corridoio è buio, quando Stiles decide di avventurarsi alla ricerca di Melissa. A piedi scalzi, stringendosi spasmodicamente una mano nell'altra, cammina lentamente verso la porta del suo migliore amico. La apre. Non cigola, per fortuna. La mamma di Scott dorme placidamente al posto del figlioletto, un po' stretta ma tutto sommato comoda. Quasi gli dispiace, svegliarla.

"Melissa" sussurra comunque il bambino, avvicinandosi. "Melissa, ho bisogno di una cosa."

D'altronde, è stata lei a dirgli "se ti serve qualcosa chiamami", o no? E infatti apre subito gli occhi, come faceva anche la sua mamma - deve essere un loro superpotere svegliarsi così in fretta. In un momento è seduta e gli sta stringendo una mano, preoccupata. "Che c'è, Stiles? Qualcosa non va?"

Annuisce, anche se non è del tutto vero. "Melissa" ripete. Gli piace quel nome, anche se è strano. Ma d'altronde, chi è lui per parlare di nomi strani? "Posso raccontarti una storia?" domanda, serio. Si prepara a spiegarle che è l'unico modo che ha per cacciare via i mostri, che senza storia non riuscirà a dormire e che no, non vale se è lei a raccontarne una. Ma la mamma di Scott, ancora una volta, lo spiazza. 

"Certo, vieni qui" gli dice. Lo fa sdraiare accanto a lei, ignorando le sue proteste sul loro peso e sul fatto che il letto non è cabrilato per due persone insieme. Lo stringe come faceva la mamma - per un momento è la mamma, ha lo stesso profumo di sapone e latte e le stesse mani sottili che gli solleticano il braccio. E lui finge che sia così, finge che lei sia Claudia e che suo padre non stia dormendo solo, in una casa vuota, ubriaco (perché Stiles sa che è ubriaco, inutile che Melissa gli abbia raccontato che era solo stanco). Comincia a parlare e continua per molto tempo, raccontando tutte le cose stupide che gli vengono in mente. Parla di mostri e padri che bevono liquore e amici troppo stupidi per ascoltare storie alle due del mattino. Poi racconta di una mamma che sparì sotto un lenzuolo bianco, lontana dal figlio che stava solo mangiando dei crakers. 

"Dove l'hai portata, la mamma?" chiede all'improvviso. "Quando le hai coperto la faccia, dico" precisa, perché gli piace essere puntiglioso. Melissa si prende del tempo per rispondere, così tanto che Stiles le scuote un fianco con la mano temendo che si sia addormentata. Alla fine dice solo:

"In obitorio. E' lì che vanno le persone-" si interrompe, ma poi sembra capire che lui sa. "Le persone morte."

Stiles annuisce, serio. Vorrebbe chiederle come si scrive obitorio, ma rinuncia e si accoccola contro il fianco della donna, gli occhietti chiusi e le mani strette a pugno. Ha sonno, ora, ma vuole anche star sveglio a controllare che i mostri non assaltino casa di Scott mentre tutti dormono. Alla fine opta per un compromesso.

"Farai tu la guardia?" chiede a Melissa e lei, ancora una volta, fa sì con la testa.

"Ti va un po' di latte caldo?" aggiunge addirittura, come se fare la guardia ai mostri non sia già abbastanza spossante. Stiles annuisce.
Melissa si alza. Ha quasi raggiunto la porta quando si volta a controllare che lui sia ancora a letto (ha la fastidiosa abitudine di seguire gli adulti dovunque vadano) e lo trova lì, sdraiato, gli occhi chiusi. 

"Grazie, mamma" sussurra al vuoto. Sorridono entrambi.
  
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