Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
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Autore: psychobitch    19/10/2015    1 recensioni
Salve! Una precisazione: non ho descritto il protagonista più di tanto per lasciare ogni cosa alla vostra immaginazione. Detto questo, spero che la storia vi piaccia.---
---"Forse un giorno ci rincontreremo."
 A quelle parole avrei potuto avere due reazioni completamente differenti. La prima; voltarmi verso il muro dietro di me, fregarmene del contare fino a dieci e tirarci un pugno. La seconda; abbracciarlo per l'ultima volta. Perché questa volta sapevo che sarebbe stata l'ultima.
-Forse un giorno ci rincontreremo- disse Jared abbassando lo sguardo e serrando le labbra contemporaneamente, come se stesse raccontando un evento spiacevole.
-Ah si?- sussurrai io, con la mia solita ironia. -E parleremo di come ci siamo torturati per poi arrivare a questo?-
La sua espressione mutò. Era diventata un pò la mia espressione.
-Comunque una cosa la so per certo.- Affermò, portando lo sguardo dalla parte opposta alla mia, come se volesse evitarmi.
-Cosa? Cosa sai?- Gli chiesi quasi avessi fretta.
La realtà è che probabilmente mi mancava il respiro, o forse erano solo le urla dei fan lì fuori che mi impedivano di sentire bene.
-È che t'ho amato
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Mi scelgono? Bene. Non mi scelgono? Meglio ancora.- borbottai buttando la sigaretta ormai finita a terra. -Leslie Wachter!- urlò di nuovo il membro dello staff. -Ar-ri-vo!- urlai io a mia volta, sbuffando sonoramente, mettendomi la chitarra al collo. Mi incamminai verso la sala prove di un edificio che, anche se sono nato e cresciuto a Los Angeles, non ho mai visto. Una porta a vetri, qualche macchinario per il suono e una sala oscurata. Il membro dello staff si fa da parte dopo aver aperto la porta. -Prego- dice distrattamente. Chissà quante volte avrà dovuto ripetere questa parola oggi. Lo supero. Entro, e il mio sguardo viene catturato da dei dischi appesi sulla parete. David Bowie, U2.. Non ero mai stato in un edificio del genere, ne ero affascinato ma al contempo intimidito. Poi mi ricordo di essere ad un audizione e volgo lo sguardo a coloro per i quali ero quì. -Lei è?- disse qualcuno nella stanza. Mi girai verso il proprietario di quella voce, che avevo sentito molte volte. Alzai lo sguardo e vidi che davanti a me c'era la band al completo; la stessa che avevo sentito anche solo di sfuggita in una sola canzone del mio mp3, o nei supermercati. -Leslie Wachter.- risposi secco, cercando la sedia destinata ai partecipanti. -Da quanto tempo suoni?- sempre la stessa voce, quella del cantante, Jared Leto, che a dirla tutta non mi guardava con particolare entusiasmo. Forse avrei dovuto stamparmi un sorrisetto finto sulla faccia, come quello che sfoggiano loro quando tu dicono "le faremo sapere". Avanti Leslie, vecchio bastardo sorridi. E così fu. Sorrisi. Un sorriso forzato, certo, ma un sorriso. Leto non sembrò mutare espressione. Si limitò solo ad alzare le sopracciglia in attesa di una risposta. -Da quando ero piccolo.- risposi, ancora con quel sorrisetto finto che cominciava a darmi problemi alle guance. -Suonaci qualcosa.- stavolta la voce era diversa. Era del chitarrista, colui dal quale avrei dovuto trarre ispirazione, dato che stavo facendo un provino come turnista. Tomo. Lui invece aveva stampato un sorriso che sembrava essere vero. E sembrava che solo il suo lo fosse dato che anche Shannon, il batterista, mi guardava male. -Mhmh- mugolai alle sue parole, abbassando il volto per poi cominciare a suonare. Durante tutto il tempo dell'esibizione avevo deciso di non guardare in faccia i miei giudici, tanto per non rovinarmi la festa; ma non facevo altro che pensare a quei dischi appesi al muro. Pensavo che io probabilmente non ci sarei mai stato la. Ma loro si, i 30 Seconds to Mars si. Loro forse c'erano già. Mi accorsi che il pezzo che dovevo suonare era finito, ormai lo avevo suonato così tante volte a così tanti provini che era tutto automatico, ma pur sempre spontaneo; e adesso che pi pensavo, forse aver dovuto cambiarlo perché non aveva mai fatto colpo. Alzai il viso, e vidi che le loro facce erano cambiate. Niente di speciale, si intende, ma almeno non mi guardavano più con quegli occhiacci. -T..- -Ti faremo sapere, giusto?- chiesi ancora col plettro in mano, aggiustandomi i capelli che mi stavano cadendo sul viso. Avevo interrotto Shannon, che era tornato a guardarmi con uno sguardo che sapeva di disgusto. Invece a Jared era piaciuta la mia uscita, aveva quasi un ghigno sul viso. -Tu hai fatto molte audizioni, vero?- mi chiese, trasformando il ghigno in un vero e proprio sorriso. Avevo letto che Jared Leto aveva "gli occhi più belli del mondo secondo l'opinione generale" ma dal vivo era ancora più lampante. -Diamine..- sussurrai, ma in modo da farlo sentire, mettendomi poi il plettro in bocca in modo da riporre la chitarra nella custodia. Tomo e Jared si misero a ridere, invece Shannon sembrava cominciare a nutrire istinti omicidi verso di me. -Bhe, allora mi farete sapere- aggiunsi, scendendo dalla sedia e ponendomi davanti a loro, in attesa del permesso di andarmene. -Speriamo che sia l'ultima audizione, eh Leslie?- disse Jared, abbassando lo sguardo per scrivere qualcosa sulla cartellina che aveva sulle gambe. Non mi degnò di uno sguardo, non alzò la testa, non si mosse per niente. Se non avesse detto il mio nome, avrei sicuramente pensato che stesse parlando con qualcun'altro.  -Si.Speriamo- risposi, facendo un cenno con la testa per salutarli, incamminandomi poi verso la porta Avevo letto quell'annuncio su internet. I 30 Seconds to Mars cercavano un turnista di chitarra. Se fosse andata bene, mi sarei dovuto esibire con loro in tour, non tutti i giorni certo, ma esibirmi davanti a tante persone non era una cosa per me. Mi incamminai verso casa, o meglio, la cosa che doveva essere una casa. Vivevo in un appartamento in periferia di Los Angeles che pagavo una miseria, perché appunto io guadagnavo una miseria. I miei genitori mi avevano sempre detto di andare all'università, ma io non volevo fare il medico o l'avvocato, io volevo semplicemente suonare. C'è a chi va bene e a chi va male, a me non è andata, come succede a molte persone; quindi mi ritrovavo qui a mangiare scatolette e a dormire su un materasso perché non potevo permettermi un letto vero, ma avevo la mia chitarra, e quello mi era sempre bastato. Per i seguenti tre giorni, i capi non si fecero sentire, quindi pensai che sicuramente non mi avevano scelto. Dovevo andare avanti con la mia vita, continuare a fare del mio meglio per arrivare a fine mese e probabilmente smettere di fare provini perché non mi avrebbero portato a niente. Dovevo forse cominciare a suonare solo per me stesso, o magari continuare solo a suonare in strada per guadagnare qualche dollaro. Era finita. Niente più provini, niente più aspettative e addio al mio sogno. I miei genitori avevano ragione ed io torto; ma questo a loro non glielo avrei mai detto.
   
 
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