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Autore: darkjedi    19/02/2009    1 recensioni
Il titolo dice tutto!
Questa è una traduzione ed mi è stato gentilmente concessa da Elizabeth Goode
YAHOO FINALMENTE E' FINITA QUESTO E' IL QUINTO E ULTIMO CAPITOLO|
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Elrond
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ESILIATO

Esiliato 1

By Elizabeth Goode

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

 

"Esiliato."

Il silenzio pesava nelle sue orecchie. Quella singola parola che veniva da quelle labbra lacerò il suo cuore. Alcuni minuti prima, si era sentito come un uomo, mentre partecipava ad una conversazione adulta con un altro adulto. Un uomo, innamorato di una donna che ricambiava il suo amore. Quella sola parola lo ridusse di nuovo ad un bambino, un bambino abbandonato, disperato, affamato d’amore e di approvazione. Improvvisamente, non gli importava più che la sua abilità con la spada fosse leggendaria, che potesse localizzare un cervo vedendone soltanto  un’impronta sul terreno. Non gli importava di aver rischiato la sua vita per quell’uomo e per quelli che lui aveva più cari. Anni di felicità a Rivendell furono strappati via quando il padre adottivo, Lord Elrond Mezzo-Elfo, emise quella parola.

Si costrinse a rimanere esteriormente calmo, ma era difficile, così difficile che in quel momento poteva sentire la voce incrinarsi mentre le lacrime minacciavano di uscire. "Quando devo partire? "

"Tra una settimana. Le tue ferite dovrebbero essere quasi guarite per quel periodo."

Estel mosse il suo braccio per prova, incapace di nascondere il fremito di dolore che il piccolo movimento aveva causato. Il braccio era rotto e in malo modo. Era stato fortunato se poteva ancora muoverlo e non si aspettava di dover andare via. Che  Elrond lo volesse mandare via in quelle condizione spiegava il perchè il Signore degli Elfi voleva che lui se ne andasse. Il dolore del suo braccio non era nulla comparato al dolore nel suo cuore.

"Certamente. Me ne andrò e vi dirò addio, ma vorrei parlare prima con voi."

"Di ciò che  devi."

“La ringrazio per avermi preso con lei quando non doveva. La ringrazio per aver prolungato la sua ospitalità anche dopo che ho raggiunto l’età matura. Mi scuso per ogni disagio che la mia mortalità ha causato a lei ed alla sua stirpe. Con il tempo, spero di ripagare almeno in piccola parte la sua gentilezza."

Preso contropiede dalle parole del figlio adottivo, Elrond poté solo annuire con il capo. "Ti sarà dato del cibo e dei rifornimenti, e naturalmente potrai prendere il cavallo che desideri."

Estel non perse tempo. Andò immediatamente a riempire il suo zaino di cibo e rifornimenti e lo portò nella stalla, dove sello il suo cavallo. Poi, salì nella sua stanza e scrisse due lettere, una per ognuno dei suoi fratelli, dicendogli addio. Tornò di nuovo nella stalla dove legò i suoi bagagli ed usò il braccio sano per salire sul cavallo. Nessuno avrebbe notato la sua assenza fino alla mattina dopo, quando Elladan ed Elrohir avessero trovato e  letto le loro lettere.

Legolas Greenleaf arrivò a Rivendell il giorno dopo. Era stato a Mirkwood negli ultimi due mesi, ed era felice di andare a trovare di nuovo i suoi amici. Elladan ed Elrohir lo incontrarono alle stalle e lo aiutarono ad occuparsi del suo cavallo.

"È bello vedervi entrambi di nuovo. Temevo che mio padre volesse tenermi occupato per sempre con i problemi di stato! "


Quando i gemelli né risero e neppure sorrisero, Legolas sentì una strana sensazione, come un brutto presentimento allo stomaco. Vide due paia di occhi tristi e notò per la prima volta le spalle abbassate.

"Cos’è successo? " E quando nessuno dei due rispose immediatamente, chiese, "Dov’è  Estel? "

Elladan chiuse gli occhi. "Sei testimone di un giorno terribile qui a Rivendell. Nostro padre ha scoperto che l’amore di Estel per nostra sorella non è unilaterale, Arwen ricambia il suo amore."

Legolas scosse la testa e ripete, "Dov’è Estel? "

"Se n’è andato, Legolas. Nostro padre lo ha esiliato, lui non può più tornare a Rivendell, né può visitare Lorien. Nostro padre gli aveva dato una settimana per guarire prima di andarsene via, ma Estel se n’è andato questa mattina. Ha lasciato una lettera per me ed una per Elladan."

"Guarire? Cosa gli è successo, perchè aveva bisogno di guarire? "

Elrohir sospirò. "Gli orchi. Lui ed Arwen volevano fare di nascosto un picnic sotto le stelle, ma sono stati attaccati da una piccola banda di orchi, ed Estel ha combattuto contro di loro. Fortunatamente nostro padre, Elladan ed io stavamo dando la caccia agli orchi e lo aiutammo a sconfiggere quelle brutte creature, ma non prima che uno di loro gli avesse spezzato il braccio con crudeltà pura e semplice. Arwen gli si è inginocchiata accanto e gli ha dichiarato il suo amore. Fu come se il sangue di nostro padre si trasformasse in ghiaccio. Ha mandato Arwen, Elladan, e me  a casa, e penso che prima ha curato il braccio di Estel e poi l'ha informato che non era più il benvenuto qui a Rivendell."

Il principe di Mirkwood aggrottò le sopracciglia. "E voi siete d'accordo con questa decisione ?"

Entrambi i gemelli esclamarono allo stesso tempo, "No!"

Elladan spiegò. "Io sono triste perchè probabilmente Arwen deciderà di non salpare dai porti con noi quando il nostro tempo nella Terra di Mezzo finirà, ma non posso essere contento che Estel se ne sia andato. Lui è mio fratello."

"Ed è anche il mio." Elrohir scosse la testa con malinconia. "Nostro padre si pentirà di questa decisio- ne, temo. Lui ama Estel come un figlio."

"Lo amavo, Elrohir. Non c’è più amore nel mio cuore per un uomo che vuole togliere l'immortalità a mia figlia. Io gli ho dato il mio amore quando era un bambino, ho avuto fiducia in lui tanto quanto ne ho nei miei propri figli, e lui ha tradito questa fiducia. Ho fatto il mio dovere nei confronti dell'Erede di Isildur. Preghiamo Iluvitar che abbia instillato in lui abbastanza forza di carattere e che faccia quello che deve."

Legolas lanciò un’occhiataccia al Signore di Rivendell. "Estel ha più carattere della maggior parte degli elfi. Per favore non insulti il mio amico in mia presenza."

Elrond strinse le labbra. "Va bene, anche se vorrei ricordarle, giovane principe, che lei è un ospite in questo posto."

"No, non credo di esserlo più. Lei ha lasciato suo figlio andarsene via di qua con la disperazione nel  cuore ed una ferita non ancora guarita. Io lo seguirò."

Dopo aver detto questo, il principe di Mirkwood salì di nuovo sul  suo cavallo e se ne andò via.

Elrond cercò di incontrare gli occhi dei suoi figli, ma entrambi volsero lo sguardo altrove.

Estel cavalcò tutta la notte, non fermandosi né a dormire e neanche a riposarsi, mentre si trovava nelle terre selvagge. Mangiò una piccola razione del cibo che si era portato da Rivendell, e alla sua vista sentì dei brividi di disagio attraverso tutto il corpo. Arwen lo amava veramente, come lei gli aveva detto? Si, suo – Lord Elrond si era preoccupato qualche volta per lui?

Estel si ricordò quando era un bambino molto piccolo, quando si accucciava contro il suo padre adottivo per cercare conforto. Elrond aveva spesso confortato il piccolo Estel dopo gli incubi, sedendosi accanto a lui finché il giovane umano non si addormentava. Si ricordò di essere caduto nel fiume da una grande altezza  mentre era ad una battuta di caccia con i suoi fratelli e Legolas. Elrond aveva guarito le sue ferite ed era stato con lui durante tutta la malattia che l’aveva seguita. Estel non avrebbe mai dimenticato il tocco gentile delle mani di Elrond mentre toglievano via i suoi capelli dalla fronte febbricitante.

Estel spazzò via le lacrime, anche se non c'era nessuno a vederle. Cosa avrebbe pensato Arwen quando  avrebbe scoperto che lui se ne era  andato? Gli avrebbero detto il perchè lui non era più a Rivendell, o gli avrebbero fatto credere che lui non si preoccupava più di lei ?

Lui cavalcò per tre giorni spingendosi sempre di più, fermandosi solamente per mangiare e riposarsi. Quando si avvicinò ad un villaggio, il suo primo pensiero fu di trovare qualche posto riposarsi quella notte. Anche un Ramingo come lui non poteva durare molto a lungo senza una buona notte di  sonno.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * Il suo letto al secondo piano della locanda ed era leggermente meglio che dormire sul terreno fuori. La locanda era costruita poveramente ed era ventosa, il letto vecchio e duro. Alla fine, la sua stanchezza estrema vinse sul disagio fisico e sul dolore emotivo. Il giovane Ramingo dormì saporitamente, fino a quando un grido acuto e penetrante  proveniente da fuori lo svegliò. Era il grido di un orco e nella sua esperienza, non c’era mai solo uno orco.

Con la spada in mano, scese silenziosamente per i gradini. Senza nessun avvertimento la porta della locanda si aprì all’improvviso e molti orchi si precipitarono all’interno. I clienti della locanda e la famiglia del locandiere gridarono terrorizzati. Estel era l'unico uomo armato nella stanza, e così lui affrontò gli orchi da solo. Se fosse stato riposato e guarito completamente dalla sua ferita, lui sarebbe stato in grado uccidere almeno dieci di loro, ma stava soffrendo per l’esaurimento, il suo spirito era scosso, ed il suo braccio gli faceva terribilmente male. Riuscì ad uccidere otto di loro prima che le  mani crudeli di un orco gli si chiusero intorno alla sua gola, stringendo finché tutto diventò nero.

Legolas vide del fumo all'orizzonte, e sentì una brutta sensazione in fondo al suo stomaco. Lui sperò che il suo amico non fosse in nessun guaio, ma nel suo cuore, lui poteva solo sperare che fosse vero. I guai seguivano il giovane umano come se fossero incollati al suo mantello.

Incoraggiando il suo cavallo a muoversi più velocemente, lui coprì in poco tempo la distanza dal villaggio che bruciava. Quando arrivò, davanti a lui apparve una vista deprimente. Gli edifici bruciavano, le  persone si prendevano cura dei feriti, grida di disperazione e di rabbia erano tutt’intorno. Di tutti gli edifici, la locanda era quella ridotta peggio.

Legolas assicurò il suo cavallo, sussurrando a bassa voce parole di conforto in elfico all'animale che era chiaramente angosciato da quello che stava succedendo. Un estraneo, in un posto sconosciuto sarebbe andato direttamente ad una locanda. Estel era un estraneo in questo posto, e così Legolas era sicuro che  avrebbe trovato lì dentro qualche indizio, se non addirittura il suo amico.

La stanza principale della locanda era distrutta. Le carcasse di otto orchi giacevano accanto ai gradini, e questi non erano semplici Goblin. Questi erano gli orchi più grossi e possenti  che l’elfo avesse mai visto. Estel aveva ucciso quegli orchi?  L'aveva fatto da solo, con il braccio gravemente ferito? Che cosa gli era accaduto dopo?

Una voce fece sobbalzare l’elfo dai suoi pensieri. "Stai cercando qualcuno?"

La voce apparteneva ad un uomo che doveva avere tra i trenta e i sessanta. Era sporco e sudicio, odorava come se fosse stato in mezzo ai maiali per lungo tempo.

Quando Legolas non rispose, l’uomo ripeté la sua domanda. "Stai cercando qualcuno? Quelli che erano qui, probabilmente ora sono ora morti o peggio. Gli orchi hanno vuotato la locanda di tutta la carne e la birra, e hanno ucciso la maggior parte degli abitanti."

Il principe Elfo si mosse  controvento verso l'estraneo. "Sto cercando un amico. Lui probabilmente è arrivato la notte scorsa, ha i capelli scuri che gli arrivano alle spalle. È probabile che abbia usato il nome Strider o Estel."

Gli occhi dell'uomo si offuscarono tristemente. "Strider, lei dice? Un individuo alto, un braccio bendato? "

Legolas annuì impazientemente. "Sì, è lui! Dove è ?"

"Se n’è andato, questo è quello che so. Lui ha ucciso tutti gli orchi in quel mucchio. E’ stato grazie a lui che io sono riuscito a scappare con la mia famiglia e a nascondermi fra i maiali."

Lottando contro il bisogno di gridare per la frustrazione, Legolas costrinse la sua voce a rimanere gentile. Non era colpa di quell’uomo se il suo amico era scomparso. "Mi dica, signore. Quando dice che lui se n’è andato, vuole dire che lui è andato via o che lui è morto ?"

"Nessuno dei due, mastro elfo. Io voglio dire che gli orchi lo hanno sopraffatto. Ho visto dal porcile mentre loro se ne  andavano via. Hanno preso il suo amico con loro, se lo sono caricato sulle spalle come un sacco di farina."

Legolas sentì le sue gambe piegarsi sotto di lui. C'era stato una volta non  molto tempo fa, specialmente per un elfo, che aveva vissuto tanto a lungo quanto lui, che la cattura di un uomo dagli orchi non l'avrebbe colpito così. Quello era stato prima che lui incontrasse Estel. Il pensiero del suo amico nelle mani brutali degli orchi gli faceva bollire il sangue dalla rabbia e aveva la pelle d’oca al solo pensiero. Lui sapeva di persona che la prigionia di Estel tra gli orchi non sarebbe stata piacevole. Lui sapeva anche che doveva liberare l’uomo prima che lui fosse ferito irreparabilmente. Legolas era stato prigioniero degli orchi solamente per un paio di giorni prima che il resto del suo gruppo fossero venuti  a liberarlo. Le sue ferite erano guarite rapidamente grazie al suo sangue dei Priminati. Gli elfi guariscono molto più velocemente degli umani e lui rabbrividì al pensiero di quello che ad Estel fosse accaduto.

“Grazie, signore. Lei è stato molto utile. Io devo inseguirli per salvare il mio amico."

L’uomo annuì. "Buon fortuna, Mastro Elfo. Io spero che lei trovi il suo amico."

Legolas salì di nuovo sul suo cavallo e mormorò a bassa voce, "lo troverò. Questo è sicuro. Io spero solo di trovarlo vivo."

Il dolore, intenso ed accecante era l'unica cosa che riusciva sentire. La sua testa gli faceva male, il suo braccio pulsava spietatamente, la sua anima era come se fosse stata fatta a pezzi. Immagini si rincorrevano nella sua mente, rinfacciandogli la sua vita prima dell’esilio. Lui si rivide bambino mentre giocava a nascondiglio con Elladan ed Elrohir, i suoi fratelli elfi che spesso giocavano con lui. Lui si ricordò quando veniva svegliato dagli incubi dalla voce gentile del suo padre adottivo, che calmandolo lo faceva riaddormentare. Lui si ricordò di Arwen che solo pochi giorni prima del suo esilio gli dichiarava il suo amore per lui...

Poi, le immagini cominciarono a deformarsi. Lui sentì la voce di Elrond cambiare dal tono calmo e gentile a quello aspro e pieno di odio. "Esiliato." La parola echeggiò nella sua mente fino a che un colpo violento al torace lo costrinse ad aprire gli occhi con un dolore improvviso.

Era circondato da orchi, era disarmato e le sue mani erano legate. Estel strinse gli occhi, mentre  mormorava una preghiera ai Valar che la sua morte fosse rapida. Con  sua sorpresa loro non lo attaccarono.

"Chi sei? "

Estel aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì nessun suono. Sorpreso, portò le mani alla gola, lui si ricordava che le mani dell’orco gli avevano stretto il collo e rabbrividì. La sua trachea doveva essere stata danneggiata. Lottando per parlare, lui riuscì a gracchiare raucamente, "Strider, un ramingo del nord."

Il più grande e il più brutto degli orchi si inclinò accanto a lui, e lui quasi svenne dalla puzza del suo alito. "Bene, Strider. Un ramingo? Possiamo usare un ramingo! "

Gli altri orchi risero e scimmiottarono Estel la cui mano ancora copriva protettivamente la gola ferita. "Sì, abbiamo bisogno di un ramingo! "

"Zitti! Io sono Ugblood, Capitano di questa unità. Tu ci condurrai al regno Elfico di Rivendell."

Estel scosse la testa. Lui non avrebbe mai condotto degli orchi nella sua casa per danneggiare suo padre, i suoi fratelli e la sua amata. Loro dovevano prima ucciderlo. "Io non vi aiuterò. Io non so neanche dove si trova Rivendell, ed anche se lo sapessi, morirei piuttosto che portarvi là! "

Ugblood si piegò di nuovo accanto all’uomo, fissandolo con un sorriso cattivo che lo agghiacciò fino alle ossa. "Vedremo piccolo ramingo. Prima che io abbia finito con te, tu desidererai che io ti lasci morire! "

Una paura gelida impregnò i sensi di Estel mentre tentava invano di scappare. Uno degli orchi diede una lunga frusta con un manico di legno ad Ugblood, ed Estel lottò per fuggire mentre gli orchi lo tenevano fermamente a terra. Mentre la frusta mordeva la sua schiena, Estel portò il suo braccio ferito sul viso, stringendosi l’avambraccio per impedirsi di urlare.

Legolas guardò l’accampamento degli orchi dal limitare della foresta. Lui non poteva dire cosa stava succedendo, ma il suono di un grido aspro gli confermò  che Estel era là ed era, per il momento ancora vivo. Un altro grido costrinse il principe elfico a cadere sulle ginocchia, mentre si teneva la testa tra le mani. Gli orchi lo stavano picchiando e Legolas era impossibilitato per aiutarlo. "Tieni duro, Estel. Non arrenderti! Verrò da te appena calerà la notte."

Quando finalmente cadde la notte, Legolas si mosse silenziosamente solo come un elfo sapeva fare e attraversò l’accampamento degli orchi, cercando il suo amico. Non dovette cercare a lungo, Estel era legato ad un palo di legno che era infilato nel terreno. Lui sembrava essere privo di sensi, e al chiaro di luna, l’uomo sembrava davvero molto giovane. Quello che rimaneva della sua camicia era appeso a brandelli sulle sue spalle che erano segnate dai lividi causati dalle percosse. Una brutta ferita correva dall’attaccatura dei capelli in giù fino alla mascella lungo un lato del viso, ma quello che soprattutto attirò l'attenzione di Legolas furono dei segni sul collo di Estel. Profonde contusioni violacee circonda-

vano il suo collo e avevano la forma delle mani di un orco.

Tirando fuori il suo pugnale, Legolas tagliò le corde che legavano il suo amico, alzando dolcemente il giovane uomo. Al suo tocco, Estel fece un pietoso lamento di dolore che Legolas soffocò facendo posare la faccia dell’uomo sulla sua spalla. Muovendosi silenziosamente, Legolas portò via con se Estel nella foresta dove il suo cavallo lo stava aspettando. Gettando praticamente Estel sulla sella, Legolas montò dietro di lui e prese le redini.

Dopo avere cavalcato abbastanza a lungo per essere certo che gli orchi non li avrebbero trovati, Legolas sollevò Estel dalla sella e lo distese su una coperta sul terreno. Il luogo dove si erano fermati era una radura nascosta nel profondo della foresta. La luce del sole che scendeva tra i rami, non rallegrava l'umore dell’elfo mentre lui iniziava lo spiacevole compito di occuparsi delle ferite di Estel.

Usando il suo pugnale, Legolas tagliò i resti della camicia dal suo corpo, facendo delle smorfie quando la camicia si attaccava alle ferite. I tagli cominciavano dalla cima delle sue spalle e coprivano la sua schiena fino alla vita. Le ferite arrivavano fino ai muscoli del giovane, causando a volte degli spasmi. Gentilmente, l’elfo pulì le ferite fermandosi ogni tanto per passare  una mano tra i capelli per confortarlo. Il suo corpo tremava e la sua fronte bruciava di febbre.

"Ada! Mi dispiace! Ti prego, non mandarmi via! "

L’uomo privo di sensi stava delirando, e la disperazione nella sua voce lacerò il cuore di Legolas.

"Per favore, Elladan, Elrohir... mi sono perso. Voi dovete trovarmi, fratelli... ma, voi non desiderate trovarmi, lo so. Tu  saresti stato orgoglioso di me, Elladan. Ho ucciso otto di quelle orribili creature, loro non troveranno mai Rivendell."

Legolas pigiò un pezzo di stoffa umida sulla fronte del suo amico. "Estel! Torna alla luce, amico mio. Sono solo io Legolas, sono qui con te."

In risposta, Estel s’inarcò di nuovo, come se fosse stato colpito da un’altro attacco di dolore. "Arwen, mia amata... nessun diritto, io non avevo nessun diritto... "

Lo spostò da quella posizione così che poteva tenere il suo amico che stava ancora tremando, Legolas sentì la sua rabbia montare di nuovo. Da quando aveva conosciuto il giovane umano, Estel aveva sentito troppo profondamente la differenza tra lui ed gli elfi. Lui desiderava sopra ogni cosa l'approvazione di suo padre, e dal suo infelice arrivo a Rivendell parecchi giorni prima, Legolas avrebbe giurato che Lord Elrond lo amava come un vero padre.

Il principe elfo aggrottò le ciglia, perso nei ricordi. Nella sua mente vide Estel che studiava febbrilmente la storia Elfica nell’enorme biblioteca di Lord Elrond, poi vide un Estel molto giovane, riluttante a parlare perché  non riusciva a esprimersi ancora bene nella lingua elfica. Poi, ancora riluttante a parlare molto finché lui non si era liberato completamente del suo accento. Così tanta determinazione in un bambino così giovane. Legolas ricordava ancora altri esempi apparentemente isolati che ora riusciva ad unirli insieme per avere un quadro perfetto. Una volta, era giunto per una visita da Mirkwood per vedere Elladan ed Elrohir, i gemelli trascorrevano molto tempo a giocare con il loro fratellino adottivo, per esempio per addestrarlo. Estel aveva solo dodici anni quando iniziarono ad  addestrarlo con la spada. Estel s’impegnò in questo addestramento molto seriamente come lui s’impegnava in tutto quello che faceva, ed in breve tempo aveva perfezionato i movimenti che i suoi fratelli gli avevano insegnato. Elladan aveva sfidato poi Estel in un finto duello per esaminare quello che aveva imparato. Usando solamente le mosse e la difesa che  aveva insegnato a suo fratello, Elladan stava molto attento a non ferire  il ragazzo umano, comunque Estel si rivelò per essere un avversario più forte di quanto Elladan avesse pensato. Infilò nel duello qualche mossa a sorpresa, Elladan lanciò la sua spada nella mano sinistra, poi chinò la testa e rotolò, prendendo i piedi di Estel da sotto. Ridendo Elladan aiutò il suo giovane fratellino ad alzarsi in piedi mentre spiegava che il trucco che aveva usato gli era stato insegnato da Arathorn, il padre umano di Estel. Legolas sentì la voce del giovane Estel che risuonava nella sua testa chiara come se stesse accadendo in quel momento. "Io non combatterò come  un Edain. Io combatterò come un elfo! "
Legolas scosse la testa tristemente. Estel aveva cercato di essere simile agli elfi soprattutto per avere  l’approvazione da Lord Elrond. Il Signore degli Elfi aveva spedito a suo figlio adottivo, segnali non intenzionali per venti anni, e il messaggio era stato chiaro; essere degli Edain era indesiderato.
"Mi dispiace... mi dispiace, Ada! Non ti farò arrabbiare di nuovo! "

Il principe elfo coprì con il mantello il suo amico e lo vegliò tutta la notte.

Due cavalieri entrarono correndo a Rivendell, portando il marchio reale di Mirkwood, Elladan ed Elrohir andarono loro incontro. Un elfo alto magro scivolò giù dal cavallo che era stanco come il suo cavaliere, passando le redini all'altro cavaliere che sembrava essere il servitore.
"I figli di Elrond? "
I gemelli annuirono.
"Porto un messaggio da parte del Re Thranduil di Mirkwood. Ci sono delle questioni urgenti da discutere. Posso avere un’udienza con vostro padre? "
Elrohir disse. "Naturalmente. Per favore, ci dica di più mentre andiamo ai suoi alloggi."

“Ci sono due brutte notizie. La prima è che Legolas, figlio di Thranduil è da molto che non torna a casa L’ultima volta che l’abbiamo sentito aveva deciso di andare a visitare Rivendell, lui spedisce sempre dei messaggi, ma non abbiamo ricevuto niente. La seconda parte è, e spero, che non sia correlato. Ci sono stati rapporti di bande di orchi molto vicini sia a Mirkwood che a Rivendell. Abbiamo ragione di credere che stanno tentando di trovare Rivendell. Molti piccoli villaggi sono stati già bruciati, e sono tutti umani."
La faccia di Elladan diventò pallida. "Bene, posso dirvi che Legolas è stato davvero qui, ma è andato via cinque giorni fa. Lui non è rimasto neanche una notte."
Il messaggero fece una smorfia. "Quindi, il figlio di Thranduil potrebbe essere là fuori da solo contro bande di orchi ? "
"Questo non è completamente vero. È probabile che lui non sia completamente solo. E’ andato alla ricerca di Estel, nostro fratello più giovane. Estel è un guerriero formidabile sia con l'arco che con la spada, proprio come il vostro principe." La voce di Elrohir conteneva una falsa sicurezza e sperava che  il messaggero non l’avesse sentita. Lui aveva una totale fiducia nelle abilità di Estel, ed in quelle di Legolas, ma nel suo cuore temeva che fosse successo qualche cosa di terribile.

Dopo avere consegnato il messaggero e il suo messaggio a Lord Elrond, i gemelli aspettarono, fino a quando gli uomini furono condotti via da alcuni servitori ed accompagnati in una stanza dove potessero riposarsi un po’.
"Ada? Cosa ne pensi di queste notizie? " Elladan aveva difficoltà a non far trapelare un tono accusatorio dalla sua voce.
"Io credo che il Principe Legolas sia in un considerevole pericolo. Dobbiamo mandare una squadra per trovarlo ed uccidere gli orchi."

La sua fronte si corrugò pensieroso, Elrohir chiese, "Perché gli orchi sarebbero improvvisamente  interessati a trovare Rivendell? Non possono pensare di entrare, non con i nostri arcieri e i guerrieri."
Lord Elrond sospirò stancamente. Lui non era stato se stesso da quando aveva cacciato via Estel, ma ogni tentativo di discutere la questione veniva bruscamente interrotto. "Io non so quello che loro pensano di fare, né qui e né ora. Voi dovete condurre una squadra per trovare il Principe di Mirkwood. Entrambi siete i più abili cacciatori di orchi a Rivendell e forse in tutta la Terra di  Mezzo."
Elladan chiese titubante, “e a proposito di Estel? Forse Legolas l'ha trovato e non è  solo dopo tutto."
"Oppure", anticipò cupamente Elrohir, "Oppure, lui non l'ha trovato, ed Estel è là fuori da solo. potrebbe essere catturato anche lui dagli orchi."

Elrohir aveva detto quello per uno scopo. Lui voleva vedere se il pensiero di Estel nelle mani degli orchi avesse un qualsiasi effetto sul loro padre. Era una carta crudele da giocare, l'idea di qualcuno catturato dagli orchi gli riportava sempre alla mente la cattura e la conseguente partenza nelle Terre Immortali di Celebrian, la moglie adorata di Elrond e madre dei suoi bambini.

Funzionò. Un muscolo nella guancia del Signore degli Elfi si contrasse, e lui sfolgorò suo figlio con un sguardo duro. "Se Estel è stato catturato, gli orchi potrebbero costringerlo a rivelare l'ubicazione di Rivendell. Perciò, è della massima importanza che voi troviate ed uccidiate tutti gli orchi. Avete capito? "
Elladan annuì. "Ho capito, Padre."
Elrond trasalì all'uso di suo figlio del titolo formale anziché del più familiare, 'Ada.'
"Se tu pensi che Estel rivelerebbe l'ubicazione di Rivendell agli orchi,  non lo conosci affatto. Lui morirebbe prima di rivelare qualcosa."
Elrond scosse la testa. "Vorrei crederlo, ma dopo che lui ha tradito la mia fiducia nella maniera in cui lo ha fatto, non credo di potergli credere. Dopo tutto, lui è un Edain."
"Basta!"
Tutti e tre gli elfi si girarono sorpresi al suono di una voce femminile. Arwen stava in piedi sulla porta, e nessuno di loro mai l’aveva mai vista così arrabbiata. La sua faccia era anche più pallida del solito, con l'eccezione di una vampata di rossore furioso sulle guance. Non indossava i suoi soliti vestiti, ma indossava un completo da caccia. Il suo arco era gettato sulla schiena nello stile Elfico, e la sua spada era appesa alla cintura.

Elrond aprì la bocca per parlare, ma fu bruscamente interrotto. "No, tu mi ascolterai. Tutti voi mi ascolterete. Estel non ha fatto nulla che io non ho desiderato che facesse. Infatti lui aveva così paura di toccarmi all’inizio che ci ha messo molto tempo per farmi sentire a mio agio. Dopo tutto, io ero a Lorien mentre tu ed i gemelli cercavate di tenerlo qui legato a voi. Lui non ha mai approfittato di me.. Ne io di lui. Quando lo vidi al mio arrivo qui in Rivendell, seppi che la scelta di Luthien un giorno sarebbe stata la mia."
Lei aggredì suo padre, facendolo tacere di nuovo nel suo tentativo di parlare. "Io non ho finito! Tu parli della sua audacia, credi che una fanciulla elfa potesse amarlo – cosa sai della mia audacia? Lui dovrà essere un re degli uomini. Tu non lo hai chiamato Estel perché ti piaceva il nome. Se io vinco il suo cuore, se io lo faccio innamorare e poi non lo scelgo? Se io gli faccio delle promesse e poi parto per le Terre Immortale, lasciando un uomo distrutto a dominare sugli uomini? Tu pensi questo, padre? Davvero? Io non farò a lui quello che nostra madre a fatto a tutti noi! "

Elladan ed Elrohir non potevano credere a quello che aveva detto la loro sorella. La guardavano a bocca aperta. Le sue parole avevano riaperto una ferita dolorosamente mai guarita nella loro vita.
"Figlia, tu non sai cosa stai dicendo! Tua madre - la mia Celebrian - fu danneggiata molto gravemente dagli orchi. Loro abusarono di lei in un modo immaginabile. Lei scelse di lasciarci perché era l'unico modo in cui avrebbe potuto accettare quello che gli accadde."
Imperterrita, Arwen continuò, "E tu pensi che le brutte bestie tratteranno Estel più gentilmente di come hanno trattato nostra Madre? E perché lui è, come tu continui a ricordarmi, un Edain le Terre Immortali non saranno una scelta per lui. Lui non riuscirà semplicemente a fuggire dal dolore. Lui dovrà vivere con esso, o lo ucciderà. Se non c'era tempo abbastanza per uno dei priminati di riprendersi dalla prigionia, che speranza c’è per Estel ? Lui è cresciuto, sì, ma è ancora giovane, anche secondo il calcolo degli uomini."
Le parole di Arwen avevano colpito Elrond. Anche attraverso la sua rabbia per Estel, lui rabbrividì all'idea che il ragazzo fosse tenuto prigioniero dagli orchi. Nessuno meritava quello.

"Io vi aspetterò alle stalle quando siete pronti per andare via, fratelli." Con questo, Arwen si girò su sé stessa e impettito andò via.
I gemelli si scambiarono uno sguardo. Nessuno di loro aveva mai visto Arwen così furiosa, ed entrambi sperarono di non dover più essere testimoni della sua ira. Sapevano anche che lei aveva detto la verità. Loro erano stati quelli che avevano liberato Celebrian, e si sentivano ancora in colpa per non trovarla prima. Lei non aveva neanche detto addio ai suoi bambini prima di andarsene, ed i gemelli avevano a lungo sentito questo ed era di questo che lei li incolpava.

Senza un'altra parola, Elladan ed Elrohir seguirono fuori la sorella, lasciando Elrond a ricordare il passato e sperare per il futuro.

 

 

  
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