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Autore: Lodd Fantasy Factory    20/10/2015    2 recensioni
Una lettera anonima. Al suo interno nasconde i ricordi e le riflessioni di chi ha deciso di guardarsi indietro. Il destinatario di questa lettera sei prorio tu, lettore. Scopri chi ha deciso di scriverti, e perchè.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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Consigliato.




Caro lettore,

Vorrei che pensassi a questo racconto come ad una lettera, che tu stesso hai trovato all'interno della tua casella postale. Immagina che tu sia il destinatario, che qualcuno voglia parlare direttamente con te. O chissà, forse ti sentirai stranamente più vicino a colui che la scrive.

Prima che tu possa affrontare questa lettura, voglio inoltre consigliarti un sottofondo musicale, che ritengo assai adeguato per immergerti nel profondo senso delle parole.

(Ascolta il brano)


 

Buona lettura!

*La busta è bianca, ben pulita. Non è specificato il mittente, ma un francobollo italiano per posta ordinaria lascia intendere che sia stata inviata da Roma. Quando la scarti, scivola fuori un piccolo biglietto. È in aggiunta ad un altro più grande, contenuto ancora nella busta*

 

[Salve,

 

Preferisco rimanere anonimo, affinché nessuna responsabilità ricada su di me per questa lettera battuta al computer. Ho cercato di renderla più simile possibile all'originale, ormai praticamente illeggibile a causa degli strappi. L'indirizzo era presente sul retro della busta... suppongo ci fosse la volontà di farLe arrivare la presente, sebbene la persona che l'ha scritta non sia stata in grado di spedirla.

 

Distinti saluti]

 

Kenya, 22 Settembre 2013

 

 

 

Chissà se qualcuno ha mai iniziato una lettera in questo modo. Suppongo sia sempre difficile farlo, sopratutto per qualcuno che non ne ha mai scritto una in vita sua, proprio come me. Ci vogliono i saluti, l'indirizzo, il nome? Non ricordo più... è passato troppo tempo da quando mi hanno fatto scrivere qualcosa di simile a scuola...

Ti conosco, e so perfettamente che avrai iniziato a leggere questi fogliettini andando dritta al nome finale... sì, sono io.

 

Da queste parti si dice che: “perso è colui che ha lasciato andare l'amore”. Ed io mi sento così sciocco ora, ad ascoltare le parole di persone che nulla posseggono, eppure che tutto sembrano conoscere. Verità che ho negato a me stesso da sempre.

Ho scritto questa lettera un milione di volte, esattamente con le stesse parole che leggi, e per mille altre ancora l'ho strappata, cercando di convincermi di credere che fosse solo un sentimento passeggero, una mia inutile costrizione. Eppure, forse, questa è la prima vera lettera, oltre che l'ultima, che ti scriverò.

Sono certo che non esistano altre possibilità che io continui a strappare i miei scritti. Dovessi farlo, sarebbe solo carta straccia... sarebbe inutile come l'idiota che troppo a lungo sono stato.

Sono un uomo che non ha mai compreso pienamente ciò che aveva fra le mani, ed è strano il corso della vita... ci rendiamo conto sempre in ritardo di ciò che abbiamo posseduto, ma siamo incapaci di riottenerlo, o spesso ci costringiamo all'idea che sia irraggiungibile. Incolpiamo il destino, quando siamo noi uomini, proprio noi, a tracciarlo, e poi a maledirlo. Sono stato uno sciocco, e mi dispiace di averti ferito così tanto, troppe volte. Forse scrivo solo per immaginare di poter ricevere il tuo perdono, qualcosa che ho sempre avuto, ma che non mi è mai appartenuto.

Sono sfuggito ad ogni dovere, ad ogni restrizione della mia misera esistenza. Sentivo di doverlo fare, sentivo di dover scappare da una vita che mi stava opprimendo, che mi stava annullando, soffocando. Ho raggiunto l'altra parte del globo per sfuggire a quel senso di disagio, ed ora che sono in questo luogo da quasi un anno, mi rendo conto che a certe cose è impossibile scappare, per quanto si possa correre, o quanto lontano possa mai andare... proprio perché sono insite nel nostro animo.

Rammento ogni singolo momento trascorso al tuo fianco, dal primo divertente incontro all'ultimo raggelante pianto. Mi sembra ancora di udirlo riempire questa tenda, come un lamento che non concede requie alcuna. Sono stato io a causarlo: il ragazzo che si credeva uomo... l'uomo che si credeva un saggio. Ed invece non ho mai saputo niente, o meglio, non ho mai visto realmente ciò che eravamo: l'universo.

Sentivo di star sprecando la mia vita in una triste Italia, che oggi mi appare ancora così distante e tremendamente decrepita, tanto che l'ho lasciata alle spalle, senza voltarmi indietro a guardare; ho fatto le valigie e sono corso lontano da tutto e da tutti. Ma forse volevo solo andare lontano da te e da me.

Si dice che quando ami una persona, quando la ami davvero, non vorresti mai farle del male. Credo che sia proprio per questo che sono scappato, Elisa.

 

Non volevo arrecarti altro male con il mio struggente egoismo, con il mio insensato disappunto, con il mio folle orgoglio. Credevo di essere un uomo, ma ora, lontano da ciò che ho sempre desiderato, non mi sento altro che un bambino impaurito, che si rannicchia sotto le fredde coperte. Ma non vi sarà nessuno a rincuorarlo.

O forse è la consapevolezza che non esista una cura. Forse è proprio questo a rendere il mio animo tanto umile... a rendermi almeno per una volta... umano.

Ho sempre ragionato razionalmente, pensando col cervello a cosa fosse più corretto fare, la scelta più sensata, più lungimirante. Non ho mai lasciato che fosse il mio cuore a prendere le decisioni.

Quando veniamo feriti siamo come le bestie, che mostrano gli artigli e sono pronte a combattere, ma mai disposte ad abbassare la guardia... neanche davanti ad una mano che ti viene tesa per sollevarti dal baratro. La tua è sempre stata tesa, anche quando ti ho voltato le spalle.

Non sono mai stato bravo a fare promesse. Sono incapace di mantenerle, nemmeno con me stesso. Sono un fallimento sotto ogni aspetto, sotto ogni punto di vista. Avevo l'arroganza di voler cambiare il mondo, ma come si può se non lo si conosce? Come si può pretendere di cambiare il mondo, se non si ha un vero motivo per farlo...?

I miei li ho persi nell'instante in cui ho voluto separarmi da te, salendo sul primo volo per il Kenya. Dicevo che avevano bisogno di me, quando in realtà ero io ad aver bisogno di stare lontano da tutto ciò che era in grado di farmi sentire un perfetto idiota, da quella gente che continuava a ripetermi che stessi sprecando la mia vita.

Sono arrivato qui, dove i soldati locali maltrattano la popolazione. Trattano i cadaveri come carne da macello. L'equipe di medici a cui sono stato affiancato è fredda e distaccata; sono tutti qui per ricercare, e non per curare. Alcuni di loro mi somigliano, dentro.

L'aria è tesa, quasi fosse una nuova caccia alle streghe. I civili nascondono i propri cari in casa, cercando di evitare che siano portati via... mi chiedo spesso come reagirei se fossi al loro posto. È come stare in trincea... solo che le siringhe hanno preso il posto dei fucili ed i sassi quello delle bombe. L'Ebola è divenuto il nemico contro cui combattiamo, un nemico a cui l'intero mondo ha giurato battaglia... Questa è la mia guerra mondiale...

 

Non sono mai stato bravo ad esprimere i miei sentimenti, e sono stato sempre troppo prolisso e ripetitivo per spiegarmi facilmente. È la mia natura complicata... e credo lo sia proprio perché ho sempre avuto paura di espormi, di mettermi a nudo davanti al mondo.

Eppure, non mi sono mai sentito nudo neanche quando giacevo al tuo fianco, con solo le nostre pelli a sfiorarsi ed a scaldarci. Sentivo sempre una parte di me coprirsi con la mia morale, con le mie frasi fatte... con le mie menzogne. Sfuggivo al pensiero di essere per una volta vulnerabile, incapace di difendermi. Credevo che mostrarti ciò che ero mi avrebbe reso debole.

Penso a te, Elisa... sei un riflesso di una storia passata di cui non sono in grado di liberarmi. Avverto un peso che sento di dovermi togliere dal cuore. Forse il tuo perdono, o solo l'illusione di poterlo ricevere potrà consentire al mio spirito di sentirsi libero di riabbracciare il destino che ho tanto maledetto, ed a cui mi sono sottratto.

Questa lettera è troppo lunga, ma non la riscriverò... la lascerò così com'è venuta... sincera. Non voglio rovinare questo frammento di purezza, l'unico che ho concesso alla mia intera vita, e vorrei che fosse parte di te, per sempre.

In questi ultimi giorni ho sognato di tornare in Italia, e di trovarti all'aeroporto, ancora una volta con la tua mano tesa a ricercare la mia. In quell'illusione eri consapevole del mio arrivo, ed ancora una volta pronta ad accogliermi a braccia aperte. È un peccato che io abbia brutalmente sciupato questo sogno cercando il tuo profilo su facebook...

Hai avuto la forza di rimetterti in piedi. Ti sei fidanzata, e l'uomo che hai scelto ha deciso di condividere con te la sua intera vita: ti ha sposata. Ha fatto ciò che io non ho mai avuto il coraggio di fare, perché non sono bravo con le promesse... e so di averlo già detto.

Sono felice per te, davvero.

Guardo all'esterno della tenda di contenimento, per quanto la finestrella mi conceda di fare, ed ammiro l'ultimo tramonto dipingere l'orizzonte. È un tramonto terribile, deturpato dai fumi dal sapore di cenere, dal suono degli spari. Un sole pigro che non ha la forza di brillare prima di abbandonare il suo posto nel cielo: è il peggiore che abbia mai scorto nella mia vita. Allo stesso tempo però, mi accorgo che è l'esatta rappresentazione di ciò che ho vissuto e di ciò che sono stato: uno spettacolo che avrebbe potuto essere magnifico, ma che è stato interpretato da un pessimo attore.

Sono venuto qui per soccorrere queste persone, ma sono state loro ad aiutare me. Forse avrei continuato a vivere la mia vita come ho fatto sino a pochi giorni fa, ma questa esperienza, l'ultima, ha cambiato la mia intera esistenza.

In questa raggelante notte penserò ai tuoi occhi nocciola, alle tue sottili labbra ed alla tua timida voce. Ricorderò il momento in cui ti ho incontrata per la prima volta, ed al preciso momento in cui ho iniziato a sprecare la mia possibilità di rendermi un uomo migliore. Rammenterò la morbidezza delle tue labbra, la dolcezza dei tuoi sorrisi, il vispo batter delle tue ciglia... quante volte mi son perso a scrutarle, quasi fossero il batter d'ali di una farfalla. Mi pare quasi di cogliere il profumo dei tuoi capelli, della tua pelle. Ho sottovalutato il potere dei ricordi...

Nonostante tutto mi hai salvato ancora una volta da me stesso, ora che le tenebre ed il gelo mi afferrano, avvolgendo questa tenda vuota: non rimane che un corpo in attesa dell'ultimo rintocco d'orologio. Tornerò in Italia sdraiato in un letto di legno, avvolto da lenzuola raffiguranti la bandiera del paese da cui sono scappato.

Il Kenya è un posto magnifico. Dovresti venire a vederlo, un giorno; sono sicuro che ti sorprenderesti della bontà e della profondità di queste persone, di come il loro essere lontani dal nostro mondo li abbia resi tanto puri. È una purezza che lo smog, la tecnologia e la pigrizia ci hanno strappato via un giorno dopo l'altro, senza lasciarci rendere conto di quanto ci stesse sfuggendo dalle mani. Io ho dovuto raggiungere il Kenya per accorgermi di tutto ciò...

 

Dopo tutto questo tempo ne ho la conferma: ti ho amata.

Ora sono convinto di averlo fatto, e che quel sentimento fosse reale. L'ho lasciato andare, ed è giunto il momento che anche io mi lasci andare al mio crepuscolo, così come ho consegnato alle tenebre il nostro profondo rapporto.

Ti chiedo perdono, Elisa.

Per sempre tuo...

 

 

Alessandro

   
 
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